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Autore: Papillon_    18/09/2015    3 recensioni
Kurt finisce per abbracciarsi. Finisce sempre per abbracciarsi, quando parla troppo, ma questa volta Blaine non lo lascia andare, e si sporge verso di lui per raccogliere le sue mani.
“Lo vedi cosa fai quando hai paura?”, soffia Blaine. “Ti abbracci.”
Kurt lo osserva attentamente, senza dire una parola.
“Voglio essere io le braccia che ti tengono stretto quando hai paura.”
.
Blaine trova Kurt in una notte d'inverno, ferito e pieno di paure e completamente solo, così prende la decisione di tenerlo al sicuro. Ma non può sapere che dietro quegli occhi cerulei si cela un segreto che cambierà tutto ciò in cui crede.
[Angel!Kurt; Human!Blaine]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ad Elena.
Buon compleanno! Sei tipo la moglie migliore del mondo. 
Questa cosina nasce perchè so quanto ami questa canzone - e mi pare di ricordare che qualcuno avesse detto "Vorrei tanto che qualcuno ci scrivesse sopra una Klaine... - E nulla, io ci ho privato. Uhm.
Ti voglio immensamente bene.




 
I’ve got my angel now
 
Blaine ha le mani infossate nelle tasche e le labbra che tremano quando lascia il locale in cui è stato fino ad ora con Sebastian, il suo migliore amico. Le strofina dolcemente vicino alla bocca, soffiando per darsi calore, impedendosi così di rabbrividire.
L’ultima volta che ha nevicato a Lima lui dev’essere sicuramente stato un bambino, perché non ricorda quasi nulla della consistenza dei fiocchi di neve, della loro dolcezza sulla pelle, o il modo assolutamente ingarbugliato in cui rimangono tra le ciglia. Non ha ancora capito se quella sensazione di gelo gli piaccia – gli piace pensare però che forse con il tempo si abituerà.
È stanco. Non riesce a dire se è ciò di cui ha parlato con Sebastian a renderlo triste, e pieno di pensieri (Sei sempre solo, Blaine, dobbiamo trovarti qualcuno, lo sai che mi preoccupo per te) e Blaine nel pensarci ha solo voglia di chiudersi nel suo appartamento e infilarsi sotto le coperte per leggere un buon libro, niente di più.
Sa che è difficile rimanere soli. Lo sa, visto che ogni sera al termine delle lezioni alla NYU torna in una casa vuota, così fredda che fa quasi paura; sa che c’è chi è capace di stare da solo e invece chi non lo è per nulla. Lui ama la compagnia dei libri, quel dolce profumo di carta sia nuova che vecchia, lo sfrigolio delle pagine che cambiano – e sì, a diciannove anni non ha ancora dato nessun bacio, ma cosa ci può fare se nessun ragazzo che incontra corrisponde agli eroi che tanto ama nei suoi libri o non ha il meraviglioso didietro di Harry Styles?
Sebastian è l’unico sprazzo di vita sociale che ha. Anche lui gay, quasi vent’anni ormai, e il suo esatto opposto. Sono amici da quando hanno lasciato insieme gli Walbers e hanno deciso di volare a New York – ma poi Sebastian ha continuato con la sua vita piena e sempre al massimo, viaggiando appena poteva e cambiando il ragazzo ogni mese, e Blaine – lui fatica a stargli dietro, a volte.
A volte si chiede se sarà sempre così.
C’è un bivio davanti a lui, quello in cui lui deve andare a destra per tornare a casa. E lo sta per fare, svoltare a destra, quando vede una strana luce provenire dalla parte opposta. Lì ci sono i parchetti per i bambini, e di sicuro oggi che nevica non ci sarà nessuno, si dice Blaine – eppure è certo di aver visto qualcosa.
Si trova a camminare con cautela verso quel parchetto, soppesando i passi e sentendo la neve scricchiolare sotto i piedi. E poi, proprio al centro del parco, di fronte a lui, vede qualcosa che francamente pensa non dimenticherà mai più.
Un ragazzo. Un ragazzo nudo, per di più, pelle diafana che si mescola con la neve attorno, la schiena longilinea distesa in una curva perfetta, squarciata da due tagli.
Il respiro di Blaine gli si blocca nella gola – non ha il tempo di pensare, di dire nulla, che si è già precipitato vicino a quel ragazzo, togliendosi la giacca per potergliela avvolgere attorno con le dita tremanti. Pensa, Ti prego non morire. Pensa, Sarei dovuto arrivare prima.
A Blaine sfugge un singhiozzo quando la punta delle sue dita si sporcano di sangue. Non può fare a meno di osservarle un attimo sforzandosi di non piangere e rimanere calmo, così chiude gli occhi e respira, conta, respira più forte.
“Ti prego.”, soffia, ruotando il suo corpo come può e portandoselo in grembo, avvolgendolo con la giacca per dargli tutto il calore che può. “Ti- ti prego, dimmi che stai bene, dimmi che stai bene, ti prego-”
Blaine sa che non può stare bene. Non con dopo che ha perso tutto quel sangue, non con le labbra di colore violaceo, non se è nudo e in mezzo a una strada – non sta bene di certo, ed è per questo che Blaine lo stringe più forte, gli accarezza delicatamente i capelli sporchi di neve all’indietro.
“Apri gli occhi.”, mormora assurdamente piano. Non sa cosa fare, non sa cosa dire. Non ha la forza di chiamare il 911 e dire loro che c’è un’emergenza perché quelle cose non succedono a lui, succedono solo nei film e Blaine non è altro che un cittadino come tanti, cosa può fare lui-
“Apri gli occhi.”
Un soffio, e quel ragazzo li apre per davvero.
Un bagliore blu illumina per un attimo la vista di Blaine, che un secondo dopo si appanna per via delle lacrime.
“Oh- oh mio Dio ti ringrazio-“, singhiozza, avvolgendo il volto dello sconosciuto tra le mani. “Ti prego, dì qualcosa- qualsiasi cosa-“, borbotta, lacrime copiose che abbandonano i suoi occhi. “Sei vivo, sei vivo, sei vivo, sei vivo-“
Vede il ragazzo sbattere le palpebre con estrema calma, il suo corpo tendersi leggermente e contrarsi per il dolore. Blaine non può fare altro che - stringerlo, stringerlo come se adesso fosse compito suo prendersene cura.
“Andrà tutto bene, te lo prometto.”, sussurra Blaine. “Ci penso io a te- ci penso io a te, promesso. Chiamo- chiamo un’ambulanza-“
“-er fa’ore.”, soffia l’altro ragazzo, muovendo appena le dita di una mano. Blaine non può fare altro che raggiungerle e avvolgerle come può. “Non…non chiamarla.”
Blaine aggrotta la fronte a quel punto, perché – come diamine potrebbe fare se non chiama un’ambulanza? La sua incredulità si trasforma preso in una smorfia spazientita.
“Non ti lascio morire.”
“Starò – bene.”, sussurra quel ragazzo, la sua mano che si improvvisamente è più salda attorno a quella di Blaine. “Solo, non – non lasciarmi qui.”
E Blaine si perde.
Si perde negli occhi blu di quel ragazzo, nelle sfumature più chiare; si perde nelle sue minuscole lentiggini, la pelle chiarissima e le guance ora più rosse. Gli accarezza i capelli di nuovo.
“Non ti lascio.”, gli promette, e lo intende davvero, con tutto il cuore.
 
Riesce a trovare il modo di portarlo a casa. In un primo momento non era nemmeno convinto di avere quella forza, non quando aveva raccolto il suo corpo tra le braccia, ma ci era riuscito. Si era dovuto fermare un paio di volte per riprendere fiato e far riposare le braccia, ma alla fine riesce a portare quel ragazzo al suo appartamento (e cavoli, quella è una pazzia. Un’assurdità. Non lo conosce. È un completo sconosciuto, è ferito, e lui l’ha portato in casa sua).
E’ quasi devastante il modo in cui trema, e il modo in cui si aggrappa a lui durante tutto il percorso, come se Blaine non dovesse mai, mai lasciarlo andare. Blaine deve fare forza sulle sue dita per staccarle dal proprio maglioncino, per poi correre in bagno e recuperare asciugamani puliti e una bacinella d’acqua.
Quando torna in cucina, il corpo del ragazzo è mollemente adagiato sul divano, le lunghe gambe nude che sono talmente lunghe da sembrare non finire mai; le palpebre cadenti, le lunghe ciglia aggrovigliate.
Blaine si prende cura di lui per tutta la notte. Lo fa con cautela, pulendogli le due enormi ferite parallele sulla schiena (si chiede chi sia così sadico da procurare due ferite del genere) e poi cerca di bagnarlo come può, e contenere il suo rossore quando le sue mani si avvicinano nei punti più intimi.
Immerge una mano tra i suoi capelli quando ha finito, quasi come se sentisse il bisogno di dimostrargli che è lì, che non se ne andrà. Si accorge troppo tardi che il ragazzo è sveglio, gli occhi puntati su Blaine.
“Dimmi come ti chiami.”
Nessuna risposta.
Blaine deglutisce, allontana la mano. “Io…io sono Blaine. Studio medicina, ma non ho la più pallida idea…non so che cosa ti è successo, e non so se io mi sono comportato bene. Io…devi solo superare la notte, va bene? Se superi la notte andrà tutto benissimo, te lo prometto.”
Il ragazzo sbatte le palpebre una singola volta, e sembra quasi che sia sul punto di addormentarsi.
“Kurt.”
Il cuore di Blaine perde un battito. “Come, scusa?”
“Il mio nome. Kurt.”, ripete il ragazzo stancamente, quasi come se fosse troppo debole anche solo per parlare.
 
Quella è in assoluto la notte più difficile per Blaine, di tutta quanta la sua vita.
Kurt si agita sul divano ripetendo cose che Blaine non capisce, che non riesce a capire; i suoi capelli si imbrattano di sudore come la sua pelle, e ben presto Blaine capisce che gli è venuta la febbre, così non fa altro che posargli panni bagnati sulla fronte ma non sono abbastanza, non sono minimamente abbastanza perché Blaine non è abbastanza, sta solo studiando, non è un medico, e se Kurt dovesse morire lui- lui-
“Ti devo portare in ospedale.”, sussurra a un certo punto Blaine, raccogliendo le sue guance con le dita. “Se non facciamo qualcosa- morirai-“
“No.”, soffia debolmente Kurt, prima di ancorarsi ai suoi polsi e spalancare gli occhi. “No, ti prego, loro- loro mi troveranno, mi troveranno- sono qui, stanno per arrivare, per favore-“
“Loro chi, Kurt?”, chiede in soffio Blaine, il cuore che batte così velocemente che sembra voglia scivolare via dal petto. Kurt stringe più forte la sua pelle, quasi affondando le unghie nella pelle morbida dei suoi polsi.
“Ti prego, Blaine.”, sussurra, ed è la prima volta che pronuncia il suo nome. “Se mi porti via, loro mi troveranno-“
“Va bene, va bene, shhhh.”, soffia Blaine, accarezzandogli indietro i capelli. “Sei con me, adesso, sei al sicuro. Nessuno ti farà del male.”, gli dice con dolcezza. E spera davvero di avere ragione.
Kurt si agita nel sonno continuamente, e Blaine non può fare altro che assicurarsi che la febbre non salga, e che la ferita sulla schiena non si riapra.
Finisce per addormentarsi con le mani intrecciate a quelle di Kurt, il corpo disteso per terra, il volto sul divano, vicino alla pancia di Kurt, che finalmente sembra essere tranquillo, avvolto da una nuvola di sonno, e il viso rilassato per lo più per la stanchezza.
 
Blaine non ha mai creduto nei miracoli.
E francamente, pensa che mai riuscirà davvero a crederci in tutta la sua vita – ma quando il mattino dopo sente Kurt muoversi sotto le sue dita, riflette sul fatto che forse aveva torto.
È ancora così debole da far paura, ma per lo meno Blaine riesce a raccoglierlo e portarlo nel suo letto. La febbre è scesa, e la ferita sulla schiena ha finalmente smesso di sanguinare, ma Blaine si premura di ruotare il suo corpo in modo che sia disteso a pancia in giù, senza così farsi del male.
Il respiro di Kurt è pesante e irregolare, e ogni volta che Blaine osa guardare i suoi occhi vede un abisso di tristezza che non ha il coraggio di decifrare.
Vorrebbe stringerlo a sé; vorrebbe farlo più di ogni altra cosa, anche se non lo conosce e non sa quale sia il suo colore preferito e non ha la più pallida idea se possa piacergli oppure no, ma ha voglia comunque di abbracciarlo, fargli capire che tra quelle minuscole mura è al sicuro.
Fa per accarezzargli una guancia, ma all’ultimo istante ritira la mano.
“Ti prometto che andrà tutto bene.”, sussurra, prima di lasciarlo solo.
 
Blaine comincia ad avere paura delle lacrime di Kurt.
Non perché Kurt sia brutto o spaventoso mentre piange – no di certo, Kurt ha qualcosa dentro che lo rende bello, bello sempre, persino quando sta piangendo. Ma teme le sue lacrime come i giorni di temporale, perché sono improvvisi, e sembrano non finire mai.
La maggior parte delle volte si limita a sedersi sul bordo del letto e gli sta vicino così, senza dire niente, senza fare nulla, senza nemmeno toccarlo. Gli lascia ogni giorno una ciotola di cereali che rimane sempre piena, e vicino un bicchiere di latte che Kurt a malapena assaggia.
Un giorno fuori c’è proprio il temporale quando Blaine si azzarda a dire una parola.
“Per favore.”, soffia. “Non…non lasciarti andare adesso che ce l’hai fatta.”
I singhiozzi di Kurt si fanno un po’ più forti, e Blaine gli immerge una mano tra i capelli, facendosi più vicino.
“Se solo mi dicessi cosa ti è successo-“, mormora, stringendo forte le labbra. “Forse posso aiutarti, forse potrei capire-“
Ma Kurt non racconta, Kurt non racconta mai niente, anzi – piange più forte, e più forte, e Blaine sente il proprio cuore esplodere.
“Va bene, va bene, shhh, non devi dire niente.”, mormora. “Non dire niente, fa lo stesso.”
Blaine sa che dire Fa lo stesso è la cosa più crudele del mondo, ma si sente così piccolo e insignificante che crede che ogni parole scelta da lui cambierebbe gran poco. Kurt è fatto di pezzi di vetro, e Blaine non è fatto di mani in grado di metterlo a posto.
Liscia un paio di ciocche tra le dita, imparandone la consistenza.
“Almeno mangia.”, borbotta Blaine, sentendo le guance diventare rosse e leggermente più calde. “Ci sarà qualcosa che ti piace-“
Le dita di Kurt si stringono attorno al cuscino, qualcosa di piccolo e inaspettato.
“Pane alle noci.”, soffia pianissimo. “La mia mamma…”, una pausa, e gli occhi di Kurt si fanno improvvisamente più limpidi. Blaine immagina che gli stesse per dire qualcosa del suo passato, ma sa che è troppo presto, troppo tutto, che non gli è concesso vedere oltre-
“So che non è facile trovarlo.”
Blaine aspetta il tempo di un minuto, e scende in strada alla ricerca di un panettiere.
Deve girare almeno metà New York prima di trovarne uno che venda il pane alle noci, ma vedere il sorriso abbozzato di Kurt quella stessa sera, il sacchetto di pane vicino al letto e le dita che ci si accartocciano attorno, gli fa pensare che ne sia valsa decisamente la pena.
 
Due notti dopo, Blaine viene svegliato da un forte rumore nella notte, e si alza dal divano con il cuore in gola. A pochi passi da lui, una figura scura che cammina pianissimo, che Blaine riconosce essere Kurt solo dopo qualche secondo buono.
Un altro momento, e Blaine si ritrova a corrergli incontro per impedire di andare via.
“Kurt-“
“Lasciami andare-“, soffia Kurt in un singhiozzo, strappando via il proprio braccio dalla presa salda di Blaine. “Devo andarmene di qui, tu non capisci, non capisci-“
“Ma cosa dici?”, chiede quasi spazientito Blaine, facendo un passo in avanti per fermarlo. “Kurt, sei debole, devi riposare ancora e non ti lascio andare via da solo-“
E’ a quel punto che Kurt si gira e lo spinge via con entrambe le mani, forte. “Sei – sei uno stupido.”, borbotta. “Ti sto mettendo in pericolo – sei già in pericolo tenendomi qui, devi lasciarmi andare-“
Blaine ha malapena il tempo di registrate il flusso di parole di Kurt, prima che si accorga del potente capogiro che lo sta avvolgendo – allunga le braccia prontamente per accoglierlo e stringerlo come può, sentendo il cuore balzargli nella gola nel percepire il calore del suo corpo bollente.
“Hey.”, mormora soltanto. “S-sei debole. Cosa ti dicevo?”
Un piccolo singhiozzo abbandona le labbra di Kurt. “Ma io devo andarmene.”, dice piano, quasi impercettibilmente. “Se ti succedesse qualcosa per colpa mia…”
“Andrà tutto bene.”, ripete Blaine per l’ennesima volta quel giorno, come una cantilena.
“Non posso coinvolgerti più di quanto abbia già fatto.”, mormora Kurt. “Questa è la mia vita-“
“E a quanto pare sei inciampato nella mia.”, borbotta scherzosamente Blaine. “Non chiedermi di lasciarti andare via, perché non posso farlo. Almeno non finchè non starai bene. E sarai al sicuro.”
Le dita di Kurt si stringono quasi automaticamente attorno alla stoffa del maglioncino di Blaine.
“Non è un gioco.”, soffia. “Starmi vicino potrebbe costarti la vita-“
“Correrò il rischio.”, lo interruppe Blaine, cercando i suoi occhi. Sfrontato e senza pensare, come sempre.
E’ più o meno in quel momento che Kurt si sgretola, di nuovo, e scoppia a piangere, di nuovo, immergendo la testa nell’incavo del collo di Kurt.
E Blaine non può fare molto altro che stringerlo a sua volta.
 
Qualche giorno dopo, Kurt è seduto sul divano mentre fissa un impreciso punto della stanza, tra le mani un pezzetto di pane alle noci avanzato dal pranzo. Blaine gli si siede accanto, alzando le mani per sfiorargli la schiena.
“Come sta la-“
Un sibilo, e Blaine ha a malapena il tempo di registrare il suono prodotto da Kurt che questo si è spostato bruscamente, gli occhi pieni di lacrime. I suoi occhi si spalancano, il pane cade con un piccolo tonfo sul divano.
“Scusami.”, borbotta Kurt. “Dio- scusami, so che tu non mi faresti- non mi faresti del male, è solo…”
“E’ okay.”, soffia Blaine, sbattendo appena le palpebre. “Va…va tutto bene.”
Kurt si avvolge il petto con le braccia, proprio come se sentisse il bisogno di tenere uniti tutti i suoi pezzi, sia quelli fuori che quelli dentro, quelli dell’anima.
“Non fa più tanto male.”
Un sopracciglio di Blaine scatta verso l’alto, forse un po’ troppo velocemente. “Ti sento ancora piangere la notte.”
“Non è…”, soffia Kurt. “Non è per il dolore. O per lo meno, non per quello fisico.”, gli spiega con cautela. Ma poi come sempre si ferma, e Blaine si sente così inutile, così frustrato-
“Non hai intenzione di dirmi cosa ti hanno fatto.”
“Non capiresti.”
“Non ci provi nemmeno, però.”, sbotta Blaine, muovendo le mani come fa sempre quando si agita. “Perché non capisci- che non sei un peso, Kurt? Ti ho trovato io, ti ho accolto io – hai rischiato di morire tra le mie braccia, Santo Cielo, non credi che meriti una dannata spiegazione-“
“Non voglio essere una tua responsabilità-“
“Non sei una responsabilità.”, lo corregge Blaine, abbassando bruscamente il tono di voce, diventando così reale e timido e dolce che Kurt quasi si spaventa. “Non pensarlo nemmeno per un secondo.”
Kurt si stringe ancora più forte tra le braccia.
“…forse non voglio dirtelo non perché non capiresti.”, soffia a quel punto. “Ma perché poi…poi non vorresti più vedermi.”
“Nulla che tu possa dire o fare potrebbe indurmi a non volerti più vedere.”
“Tu non sai niente, Blaine.”, taglia corto Kurt, passandosi entrambe le mani tra i capelli. “E credimi, è davvero meglio così.”
E vederlo lì, vederlo così piccolo e accartocciato e inerme per Blaine, è come ricevere mille pugnalate tutte insieme.
Non sa perché lo fa. Perché si avvicina e fa passare delicatamente un braccio al di là del suo corpo, e ancora prima che anche solo lo sfiori, Kurt si irrigidisce.
“Non ti toccherò la schiena.”, soffia dolcemente Blaine. “Voglio solo…solo provare a fare una cosa.”
Kurt solleva di poco lo sguardo, puntando gli occhi cerulei in quelli di Blaine. “Fare cosa?”
“Vorrei abbracciarti.”, sussurra pianissimo Blaine. “Posso farlo?”
E c’è un momento di assoluto silenzio poi tra i due, una sorta di passaggio – e Blaine sa che se Kurt si lascerà abbracciare cederà totalmente e sarà come dirgli Sto imparando a fidarmi di te, ed è sicuro che in quel momento il battito del suo cuore lo sentano dall’altra parte della città.
Kurt annuisce appena ed è buffo, perché poi è il primo ad avvicinarsi, il primo che si lascia cadere tra le sue braccia. Senza piangere.
E Blaine lo sfiora con cautela, accarezzando quei punti che sa di poter toccare, senza mai avvicinarsi troppo alle ferite (sia quelle sulla schiena, che quelle del cuore).
 
Kurt è meraviglioso negli enormi maglioni che Blaine gli presta. Ogni colore risalta la sua pelle diafana e tra tutta quella stoffa sembra quasi scomparire, e Blaine piace vederlo muoversi per casa, nel suo appartamento, in mezzo alle sue cose, a tutto ciò che gli appartiene.
Ed è ancora più bello quella notte, quando Blaine se lo ritrova ai piedi del divano, i piedi scalzi e gli occhi lucidi mentre si tortura le mani.
“Dormiresti con me?”, butta fuori tutto d’un fiato, respirando poi a fondo. “Non voglio…oh mio Dio, era orribile detta così, vero? Non deve succedere niente, è solo…c’è buio, tanto buio e…c’è più freddo del solito stanotte e-“
“Kurt.”, lo interrompe Blaine in un soffio. “Raccolgo la coperta a arrivo, okay?”
Blaine pensa che si è innamorato in quel momento, in quel momento in cui ha visto Kurt sorridere appena, non appena ha realizzato che Blaine avrebbe dormito con lui.
Camminano in punta di piedi fino alla camera di Blaine e si addormentano sul letto vicini ma senza toccarsi, finchè a un certo punto Kurt ruota la sua mano attorno a quella di Blaine, e in mezzo al buio cerca i suoi occhi con i propri.
“Mi dispiace di non dirti niente.”, soffia Kurt, perché pensa che sia più facile parlare quando gli altri non ti vedono, e c’è buio, solo buio attorno a loro. “Non è perché sono un codardo, è solo – è difficile tirare fuori tutto quello che è successo-“
Improvvisamente, le braccia calde di Blaine sotto attorno al suo corpo.
“Quando sarai pronto.”, gli dice dolcemente, sentendo i capelli di Kurt solleticargli il collo. “Non vado da nessuna parte.”
 
Qualche giorno dopo, Blaine torna a casa con la busta della spesa in mano che è praticamente più grande di lui; il casco di ricci che spunta di poco al di sopra, e un gran voglia di rilassare le braccia.
Spinge con un fianco la porta della cucina, la lingua tra i denti e un sorriso accennato al pensiero che quella sera proverà a cucinare il pane preferito di Kurt con le sue mani, quando –
Quando lo vede.
Lì, al centro della cucina, il suo paio di cuffiette nelle orecchie, gli occhi chiusi e un sorriso abbozzato eppure presente e reale, semplicemente bellissimo. Si muove come se non avesse spettatori, ballando - libero e disinibito, e Blaine vorrebbe piangere, perché non si era aspettato di innamorarsi così, non aveva mai creduto che l’amore potesse arrivare così; inaspettato mentre ti porta via tutto.
Non lo fa assolutamente apposta a inciampare sui suoi stessi piedi, la busta della spesa che gli scivola dalle mani facendo un rumore a dir poco assurdo; Kurt si blocca ruotando il capo verso di lui, leggermente spaventato all’inizio, ma divertito quando si rende conto che è solo - Blaine.
Si toglie una cuffietta, e lo guarda con gli angoli della bocca rivolti verso l’alto.
“Sto bene-“, borbotta Blaine, alzando una mano verso di lui. “Sto bene, uhm- sono solo…inciampato. Continua pure a-“, soffia, le parole che si perdono in un sibilo quando si rende conto che effettivamente un po’ il sedere gli fa male. Così impara a fare la figura del pesce lesso di fronte a uno dei ragazzi più belli che abbia mai visto.
Kurt gli si inginocchia vicino, uno sprazzo di luce negli occhi che Blaine teme non dimenticherà mai.
“Sei adorabile.”, soffia, e immediatamente dopo si copre le labbra con due singole dita. “Voglio dire…f-forse non avrei dovuto dirtelo, scusami.”, borbotta, le guance rosse e il tono di voce così piccolo e timido. Blaine lo vede alzarsi e sparire nella sua stanza – nella loro stanza, e sente il cuore scartare un battito alla realizzazione che anche lui possa valere qualcosa per Kurt.
 
Blaine non ha mai visto Kurt ridere così tanto, ma se è davvero l’effetto del pane allora non vuole mai smettere di cucinarlo.
Ci sono piccoli sguardi, sorrisi timidi e abbozzati e No lascia, faccio io, quando Blaine si alza per sparecchiare e Kurt lo interrompe. E Blaine pensa che quella potrebbe essere una bellissima immagine della sua vita – lui e Kurt insieme, sempre pronti a scherzare e ridere e litigare per chi dei due debba lavare i piatti.
Si siede sul divano, poi, aspettando che Kurt finisca e facendo finta di preoccuparsi di ciò che trasmettono alla TV, quando improvvisamente sente una presenza calda vicino a sé e sente il bisogno di voltarsi.
“Oggi, mentre ballavi – eri bravissimo.”
Blaine sa che non è mai stato bravo in quelle cose. Mai, nemmeno quando era davvero giovane ed era più facile trovare qualcuno adatto a lui, qualcuno che lo trovasse semplice e sé stesso. E sa che non potrà mai, mai piacere a qualcuno come Kurt, qualcuno di puro e immacolato come Kurt, che è così fragile e inverosimile e spezzato dentro da far paura. Ma non riesce a tenersi tutto dentro.
“E bellissimo.”
Vorrebbe dirgli che in realtà è bello sempre; è bello quando piange, la notte, e chiede di rannicchiarsi tra le sue braccia; è bello quando il mattino ha i capelli scarmigliati e corre in bagno per lavarsi i denti vergognoso; è bello la sera, mentre è disteso sul divano con le braccia ancorate al proprio petto per sentirsi al caldo; è bello quando sbatte le ciglia e beve il caffè perché è troppo forte, ed è bello adesso, mentre lo guarda con gli occhi spalancati.
Blaine abbassa fugacemente lo sguardo, sentendo il cuore nella gola e le mani tremargli un pochino. “S-scusami.”, soffia. “E’ solo – a volte non penso prima di parlare. Anzi – diciamo che non penso mai prima di parlare, ed è il motivo principale per cui mi caccio sempre nei guai e sono considerato un vero e proprio imbrana- mpfh-“
Le labbra calde di Kurt arrivano inaspettate come la pioggia di primavera, delicate come un soffio di vento. Blaine ha ancora gli occhi aperti ma si affretta a chiudergli, annegando in quel gesto e sentendo di morire dentro e fuori sempre un pochino di più; allunga una mano per appoggiarla delicatamente alla guancia di Kurt e trascinarlo più vicino, mentre le loro labbra imparano a modellarsi e scoprirsi ed è davvero la sensazione più bella del mondo –
Almeno finchè Kurt non si stacca da lui, gli occhi lucidi e spaventati e il respiro corto.
“Oddio.”, soffia, un dito che va a sfiorare le sue stesse labbra. “Oddio no – no no no no no non dovevo farlo, non dovevo-“
“Kurt-“, soffia leggermente Blaine, non sapendo nemmeno da che parte cominciare.
“Sono così stupido.”, mormora Kurt, passandosi le mani tra i capelli. “Ti avevo promesso di starti lontano e invece – guarda cosa –“, ansima, un piccolo singhiozzo che abbandona le sue labbra. “Io ci provo a starti lontano, Blaine, credimi, ci provo davvero, è solo che tu sei tu e hai quegli occhi così carini e quel sorriso carino e le ciglia così lunghe e-“, Kurt finisce per abbracciarsi. Finisce sempre per abbracciarsi, quando parla troppo, ma questa volta Blaine non lo lascia andare, e si sporge verso di lui per raccogliere le sue mani.
“Lo vedi cosa fai quando hai paura?”, soffia Blaine. “Ti abbracci.”
Kurt lo osserva attentamente, senza dire una parola.
“Voglio essere io le braccia che ti tengono stretto quando hai paura.”
Qualcosa di piccolo ma inesorabile si rompe negli occhi di Kurt. “B-Blaine…”
“No, io – io l’ho capito, Kurt. C’è qualcosa di - assurdamente complicato nella tua vita e io ho cominciato a farne parte e okay, potrebbe essere pericoloso, ma non m’importa.”, soffia delicatamente, posandogli una mano a coppa sulla guancia, carezzandogli lo zigomo. “Non m’importa niente se questo implica avere te.”
Le lacrime che Kurt piange in quel momento fanno talmente male che Blaine vorrebbe essere in grado di farle scomparire tutte, una ad una. “Non posso farti questo, Blaine.”
“Non mi stai facendo niente.”, dice pianissimo Blaine in risposta. “Sto facendo tutto da solo, e scelgo – scelgo di restare. E tu, Kurt? Tu cosa scegli?”
Un piccolo e inesorabile singhiozzo lascia le labbra di Kurt, seguite da un fragile, minuscolo sorriso.
“Te.”, mormora, prima di piegare il viso di lato e premere le sue labbra contro quelle di Blaine una seconda volta.
 
Blaine spera di poter imparare a memoria la consistenza delle labbra di Kurt. Perché ci sono mille baci e sono tutti diversi – c’è quello soffice del mattino, quello inesperto che sa di caffè con le labbra arricciate in un sorriso; quello inaspettato dopo che Blaine è tornato con la spesa, e ce ne sono tanti, tantissimi altri, perché è quasi troppo semplice baciare Kurt, e farsi baciare di rimando.
Proprio come ora, fermi e ingarbugliati sul letto mentre le loro labbra si scontrano dolcemente e Kurt ogni tanto sbuffa un principio di risata che Blaine raccoglie piano, tenendo le mani alla base della sua nuca per sentirlo più vicino e abituandosi al battito del suo cuore impazzito.
Le dita di Kurt si attorcigliano attorno ai suoi ricci delicatamente, come se ogni volta dovesse imparare una nuova strada.
“Mi piace tanto baciarti.”, sospira Kurt sulle sue labbra a un certo punto, facendo ridere Blaine. E farlo ridere è come un balsamo per Kurt, come se tutte le ferite dentro e fuori guariscano in una sola volta.
“E’ come se non trovassi la forza di smettere.”, mormora poi, stringendo forte le palpebre e avvicinandosi di nuovo, lasciando le proprie labbra a contatto con le sue, fresche, piene, incredibilmente rosse.
“Non smettere.”, gli dice estremamente piano Blaine, e Dio, se sono sdolcinati, e forse anche un po’ ridicoli, ma non importa a nessuno.
“Smetto solo quando devo riprendere fiato.”, ammette Kurt ancora più piano, le guance improvvisamente rosse. “Anche se con te – quando sto con te mi sembra di non averne bisogno.”
Kurt adora il colore degli occhi di Blaine. Lo adora perché non lo capisce, è un mistero, e come tutti i misteri è di una bellezza che non ha confini, e si sente così privilegiato ad esserne testimone ogni secondo. Così felice di poter vedere ogni volta che l’ambra si mescola col verde e con l’oro, producendo un risultato indescrivibile.
Lo bacia di nuovo, pianissimo questa volta, e una spinta dei loro corpi porta Kurt quasi completamente sopra Blaine, che si ritrova ad accarezzargli dolcemente la schiena attraverso il maglioncino. Sente il cuore di Kurt battere forte contro la sua stessa cassa toracica, il suo respiro accelerare di pochissimo e le labbra ammorbidirsi attorno alle sue, ed è in quel momento che attraversa con le dita lo strato del maglioncino, toccando la sua pelle nuda.
Non può saperlo.
Non può sapere quello che può accadere finchè non accade – e improvvisamente, Blaine non sta più baciando Kurt, ma è in una notte di pioggia, umida e fredda e lontana, e Kurt non è più il suo Kurt.
Lo vede a quel passo da lui, irraggiungibile eppure bellissimo, e invece di due cicatrici identiche in mezzo alla schiena, sono spuntate due ali bianche meravigliose.
E’ più o meno in quel momento che cominciano le urla. Quando due uomini si aggrappano alle ali di Kurt per spezzargliele via dalla schiena – e il suo volto diventa una maschera di dolore e pianto e lacerazione.
Quando hanno finito, Kurt giace per terra con due lunghe ferite parallele e gli occhi spenti pieni di lacrime. Poi viene raccolto come se fosse una bambola, e tutto diventa buio, ancora più buio –
Blaine sente la voce di Kurt dopo aver sbattuto le palpebre due volte consecutive, e i suoi occhi ora sono invasi dal bagliore ceruleo di quelli di Kurt. Attenti e spaventati.
Kurt lo guarda come se potesse scomparire da un momento all’altro, le labbra che tremano e le braccia ben salde attorno al proprio busto. “Blaine?”, soffia, uno sbuffo di fiato. “Cosa…che cosa hai visto?”
Francamente, nemmeno Blaine sa cosa ha visto. Ha visto qualcosa che non esiste, ha visto due uomini che strappavano via un paio di ali dal corpo di Kurt ma questo non può essere vero perché nulla di questo esiste, nulla di questo può essere vero-
E improvvisamente Blaine si ferma, deglutendo; pensa a tutte le volte in cui Kurt gli ha detto che stare con lui lo avrebbe messo in pericolo, alle notti buie in cui durante gli incubi ripeteva Loro mi troveranno, e ripensa alla primissima volta in cui aveva visto quelle due cicatrici perfette, allineate tra loro e assolutamente parallele, e –
“Ali.”, mormora, e la parola esce dalle sue labbra come se fosse pesante. “Tu avevi…”
Un minuscolo singhiozzo abbandona le labbra di Kurt. “Blaine.”, dice soltanto, copiose lacrime che abbandonano i suoi occhi umidi. “Blaine, per favore-“
“Non sei umano.”, borbotta Blaine a quel punto, alzandosi dal letto e facendo qualche leggero passo indietro. Kurt deglutisce, il cuore che scivola nello stomaco.
“No.”, dice pianissimo, e sa che non c’è il bisogno di mentire, non adesso per lo meno. “Ero –“, ansima leggermente, racimolando poi tutto il fiato possibile. “Sono stato un angelo.”
Blaine vorrebbe dire Non è possibile stai mentendo e questo è un sogno – ma per una volta nella sua vita riesce a non parlare troppo. Si porta entrambe le mani tra i ricci, non sapendo nemmeno cosa dire.
“Blaine.”, ripete Kurt per l’ennesima volta, cercando di sorridere. “Avrei…so che avrei dovuto dirtelo. Lo so. Non sapevo come fare, ed è solo colpa mia, va bene?”, mormora lievemente, le dita delle mani tremanti. “Ma ti prego, ti prego – non avere paura.”
Le dita di Blaine si stringono a pugno, e questa volta è lui a piangere una lacrima.
“Non so –“, borbotta piano, cercando di sorridere. “Non so cosa pensare.”
“Lo so.”, soffia Kurt, stringendo le lenzuola sotto di lui. “Però sono qui, va bene? E scelgo di restare, Blaine.”, mormora pianissimo. “E tu? Tu cosa scegli?”
Ci vuole il tempo di un battito di ciglia, e Blaine osserva Kurt forse per la prima volta a fondo, e pensa Ti amo, e tutto questo non cambia niente.
E poi dice, raccogliendo tutto il coraggio che ha: “Te.”
 
Kurt gli ha chiesto di stargli vicino, così Blaine ha raccolto una coperta e l’ha adagiata sulle spalle di entrambi, mentre Kurt è rannicchiato contro il suo corpo, le gambe incrociate sul letto e ingarbugliate con quelle di Blaine.
“Sono – ero. Scusami. Ero, perché senza ali adesso non lo sono più – un angelo custode. Sono vere, Blaine, le storie che dicono su di noi – aiutiamo la gente nella vita di tutti i giorni. Okay, forse non è così fiabesco…non è che a ognuno di noi è assegnata una persona, ma viaggiamo. In continuazione. E se qualcuno sta male, o ha bisogno di aiuto, noi facciamo quello che è in nostro potere per dare una mano.”
“E’ bellissimo.”, soffia appena Blaine. Tremendamente fuori luogo, ma aveva il bisogno di dirlo.
“Quel giorno, uhm – stavo seguendo una persona. Non è molto comune farlo, ma…può capitare, sai, di affezionarsi a qualcuno in particolare.”, borbotta Kurt, diventando leggermente rosso e distogliendo lo sguardo. “Sono stato…distratto. Noncurante. E mi hanno trovato.”
“Chi?”
“Li chiamano cacciatori di anime, perché sono gli unici in grado di vederci nonostante non siano come noi. Non sono nemmeno totalmente umani, è – è complicato. Sta di fatto che mi hanno trovato, e mi hanno strappato le ali.”
C’è un’intimità e una tristezza così profonda nelle ultime sue parole da smuovere qualcosa di denso e prepotente nello stomaco di Blaine.
Non ha bisogno di dire niente, che Kurt appoggia la testa sulla sua spalla.
“Non fa solo male alla pelle. Quel tipo di dolore è quasi sopportabile.”, soffia piano, la voce rotta e spezzettata. “E’ il modo – il modo in cui ti fa sentire durante, e dopo. Come se ti stessero spezzando in due. Ti tolgono ciò che ci rende noi stessi. È…è così orribile –“
“Shhhh.”, soffia Blaine, accarezzandogli leggermente i capelli. A quel punto le spalle di Kurt si muovono di poco, seguendo il suo pianto silenzioso.
“Smetti di essere un angelo, dopo.”, borbotta poi, cercando di asciugarsi le lacrime come può. “Non sei nemmeno umano. Sei a metà – un angelo senza ali.”, soffia, facendosi ancora più piccolo contro di lui. “Non sei più niente.”
“No che non sei niente.”, dice piano Blaine, sfiorando una sua guancia con la mano, e raccogliendogli poi il viso. “Kurt, non importa se non hai più le ali, okay?”, soffia pianissimo. “Perché per me rimani sempre un angelo.”
Kurt crede che quelle siano le più belle parole d’amore che gli siano mai state dette. E perché spesso non sa davvero come gestire l’amore, come maneggiarlo – soprattutto quando si tratta di Blaine – si sporge verso di lui e lo bacia, lo bacia perché è semplice, e perché spera che possa bastare.
 
Qualche pomeriggio dopo, Blaine trova Kurt disteso sul letto, addosso un maglione color vinaccia che è almeno il triplo del suo corpo e le gambe nude, infinite. Le sue ciglia sbattono come ali di farfalla, le dita accartocciate alle lenzuola sotto di lui.
Blaine in mano ha solo il proprio cellulare con un paio di cuffiette, una canzone che va a ripetizione da giorni. Si distende accanto a Kurt, sorridendogli appena e percependo le guance arrossarsi, prima di allungare una mano verso di lui, e posare una cuffietta sul suo orecchio.
Kurt sorride – piano. Come se volesse farlo con cautela.
 
Remember those walls I built 
Well baby they're tumbling down 
And they didn't even put up a fight 
They didn't even make a sound 

I found a way to let you in 
But I never really had a doubt 
Standing in the light of your halo 
I've got my angel now 

It's like I've been awakened 
Every rule I had you breakin' 
It's the risk that I'm takin' 
I ain't never gonna shut you out 

Everywhere I'm looking now 
I'm surrounded by your embrace 
Baby I can see you halo 
You know you're my saving grace 
You're everything I need and more
It's written all over you face 
Baby I can feel your halo 
Pray it won't hide away

I can feel your halo

I can see your halo
I can feel your halo
I can see your halo
 
E’ incredibile come gli occhi di Kurt si schiariscano, poi, un attimo prima di lasciare che le lacrime cadano.
(E’ la prima volta che però quelle lacrime non sono dovute alla tristezza).
 
Hit me like a ray of sun 
Burning through my darkest nights 
You're the only one that I want 
Think I'm addicted to your light 

I swore I'd never fall again 
But this don't even feel like fallin' 
Gravity can't forget 
To pull me back to the ground again 

It's like I've been awakened 
Every rule I had you breakin' 
It's the risk that I'm takin' 
I ain't never gonna shut you out 

Everywhere I'm looking now 
I'm surrounded by your embrace 
Baby I can see you halo 
You know you're my saving grace 
You're everything I need and more 
It's written all over you face 
Baby I can feel your halo 
Pray it won't hide away

 
I can feel your halo
I can see your halo
I can feel your halo
I can see your halo
 
E poi Kurt ride improvvisamente in mezzo al disastro di lacrime, le ciglia umide e quelle adorabili fossette in evidenza che gli si formano attorno alla bocca quando sorride in quel modo libero – allunga una mano verso Blaine, passandola attraverso i suoi riccioli morbidi.
“E’ – è davvero questo quello che senti?”, soffia impercettibilmente Kurt.
Blaine si morde appena un pezzetto di labbro inferiore. “Ogni singola parola.”, dice piano, quasi impercettibilmente, avvicinandosi a Kurt ancora un po’ e premendo insieme le loro fronti. E poi, proprio sulle sue labbra, canticchia “I’ve got my angel now…”, piano, troppo piano, perché vuole che rimanga un loro segreto, e così Kurt poi la bacia, come per custodirlo.
 
La cosa peggiore di tutte sono gli incubi.
Kurt si sveglia ogni sera con il nome di Blaine che gli scivola via dalle labbra, il corpo tremante e il cuore che batte nella tassa toracica così forte che sembra voler scivolare fuori – sogna ogni notte di spazi bui, mani che strappano ali, e il suo Blaine che diventa inerme e freddo tra le sue braccia. Finchè in una notte come tante sogna di nuovo tutto quello: sogna le proprie mani sporche del sangue di Blaine, e di nuovo si sveglia urlando e si trova tra le uniche braccia di cui si fida veramente, e si abbandona in loro.
“E’ solo un incubo.”, sussurra continuamente Blaine, accarezzandogli la schiena e i capelli in lunghi, rilassanti tocchi. E Kurt cerca di scacciare le lacrime, ma ogni volta è sempre più doloroso.
Finchè un giorno decide di parlargliene.
Blaine lo trova sul loro letto, e senza dire niente si siede dietro di lui, avvolgendolo come può e appoggiando il mento sulla sua spalla, e Kurt si sente così protetto, così a casa, da riuscire a immaginare di non aver più paura per un secondo.
“Non sono solo incubi, Blaine.”
Lui lo stringe un pochino più forte.
“Penso stiano cercando di dirmi che per riavere le mie ali dovrei-“, Kurt si blocca improvvisamente, la voce che si perde in un singhiozzo. “Dovrei ucciderti.”
Kurt sa già che non può perdere Blaine – non lo può mettere in conto, nemmeno ci riesce, ma sa anche che non può costringerlo a rimanere, non può costringerlo a sorridere di fronte a tutto quello. Perché Kurt non è altro che vetro frastagliato che solo Blaine sa tenere in piedi con le mani, ed è tutto stato sempre così complicato che Kurt non è ha capito né l’inizio né la fine ma sa che Blaine lo ha salvato, e per quanto lo riguarda continuerà a farlo fino all’ultimo suo respiro.
“Non voglio farti del male.”, soffia a quel punto Kurt, accartocciandosi su sé stesso e coprendosi il viso con le mani, iniziando a piangere. “Non m’importa niente delle ali – non potrei mai ferirti.”
E Blaine a quel punto fa qualcosa che Kurt non avrebbe mai, mai potuto mettere in conto.
Gli bacia un punto impreciso del collo, spostandogli ciocche di capelli ribelli, e con delicatezza solleva la sua maglia giusto lo spazio necessario per scoprire le cicatrici e senza una parola, in un soffio, le bacia entrambe con una lentezza e devozione tali da far piangere Kurt ancora più forte.
Baci piccoli, delicati come una piuma, e per la prima volta da quando le ha perdute, Kurt riesce a riconoscere che c’è qualcosa di infinitamente più meraviglioso delle sue ali.
“Ti amo.”, soffia a un certo punto, trovando la forza di sorridere. Al suono di quelle parole Blaine separa le labbra dalla sua pelle, sorridendo a sua volta.
“Ti amo anch’io.”
Le mani di Blaine scivolano in quelle di Kurt, e ben presto anche le loro labbra si incontrano a metà strada in un bacio così intenso e loro da togliere il fiato.
E Blaine non sapeva niente d’amore, di tenerezza, di rispetto, di purezza.
Impara tutto quella notte, quando fa l’amore con Kurt per la prima volta.
 
La pelle di Kurt è soffice come piuma sotto le dita di Blaine, mentre lo accarezza.
“Kurt?”
“Mmmh?”
“Stai bene?”
Kurt sorride nel buio della notte; non riesce nemmeno a dire che ora siano, intravede solo frammenti di luce che provengono dai bagliori della luna.
“Me lo hai chiesto cinque volte.”, gli dice dolcemente. “E la riposta è sempre sì.”
“Era…”, soffia Blaine, incollando le labbra ai suoi capelli. “Era la mia prima volta.”
Kurt è sempre una sorpresa, ma quella volta lo è più di sempre. “Anche la mia.”
Blaine deglutisce, il cuore nella gola. “Ma questo significa che…”
Kurt disegna un cerchio distratto sul suo bicipite, sbattendo appena le palpebre. “Una volta ero vivo.”, soffia con delicatezza. “Non ricordo molti dettagli della mia vita. Ma come puoi vedere, sono morto giovane.”
Blaine a quel punto gli accarezza i capelli, perché ha l’assoluto bisogno di sentirlo sotto le dita. “Com’è stato…insomma…”
“Morire?”
C’è solo silenzio per un po’, dopo.
“Ricordo poco anche di quello.”, soffia appena Kurt. “Ricordo il lottare, e il dolore, in un certo senso. E poi qualcosa nella mia testa che mi diceva che era tutto okay se mi lasciavo andare. E dopo, solo luce.”
Blaine avrebbe voglia di piangere per tutto il tempo che gli è concesso, perché non è giusto che quello sia successo a Kurt, non è giusto che Kurt abbia sentito tutto quello – poi ricorda che sta bene, reale e qualcosa tra le sue braccia, e lo stringe più forte.
Kurt a quel punto solleva appena il mento dal suo petto e gli sorride con dolcezza. “Non piangere.”, gli dice senza esitare. “Sono qui con te adesso.”
E Blaine lo bacia, lo bacia forte, imprimendo le loro labbra insieme per lasciare il segno e pensa che più forte lo bacio più sono le probabilità di tenerlo con sé – e quindi lo bacia così tutta la notte, finchè non si lasciano andare e si addormentano stretti, il cuore ricco di promesse.
 
Qualche giorno dopo, stanno passeggiando vicino a casa, stretti e veloci – Kurt non vuole essere visto in giro con Blaine, lo vuole al sicuro, ma vuole anche essere in grado di dargli tutto quello che può dargli, e una passeggiata la meritano dopotutto, no?
A un certo punto è proprio Blaine a fermarsi, stringendo appena le dita di Kurt. Lui si volta leggermente studiando la sua espressione, chiedendosi se potrà mai capire Blaine come Blaine è in grado di capire lui.
“Blaine-“
“Ero io, vero?”, sussurra Blaine in una domanda. “La persona che stavi…stai proteggendo. Mentre eri ancora un angelo.”
Kurt sente il suo cuore battere più veloce. “Blaine…”
“Dimmi solo sì o no.”, soffia Blaine. “Ero io?”
Kurt abbassa lo sguardo, le lacrime che premono per uscire. “Eri tu.”, mormora. “Non chiedermi perché – non lo so nemmeno io-“
Improvvisamente, le mani di Blaine sono calde e avvolgenti attorno alle sue guance. “E’ stata colpa mia.”, soffia piano, parole che sfumano con il vento di fine inverno. “E’ colpa mia se ti hanno strappato le ali, se eri così vulnerabile – e davvero non le vuoi riavere?”
Kurt si sente come – pugnalato.
“Hai l’occasione di riaverle.”, insiste Blaine, carezzandogli lo zigomo sinistro con la punta del pollice. “Fallo e basta-“
“Blaine.”, lo interrompe Kurt dolcemente, posando le proprie mani sulle sue. “Quando hai detto di amarmi, lo intendevi davvero?”
Gli occhi di Blaine si allargano leggermente. “Certo.”, soffia piano. “Ti amo.”
A quel punto una piccola, fragile lacrima scende dagli occhi di Kurt – e sulle sua labbra appare un minuscolo, docile sorriso. “Allora amami.”, dice semplicemente, sentendo il cuore tremare. “Non ho intenzione di farti del male.”
Ed è proprio in quel momento che si avvera uno dei maggiori incubi di Kurt.
Non ha nemmeno il tempo di vedere da dove arriva, e no, non ha decisamente il tempo di fermarlo. Vede solo la punta di una lama trapassare lo stomaco di Blaine, squarciandolo, e il suo volto trasformarsi in una maschera di dolore e incredulità.
Un rantolo di pura agonia abbandona le labbra di Kurt, mentre protrae le mani in avanti per raccogliere il corpo ferito di Blaine. “No.”, soffia, e non ha tempo di capire, non ha avuto tempo di fare nulla, “No no no no ti prego-“, ed è in quel momento che lo vede, lo stesso uomo che gli ha strappato le ali esattamente lì, di fronte a lui, con in un pugno la lama che ancora tocca il corpo di Blaine.
“Non lasciarmi.”, soffia in un ansimo Kurt, raccogliendo il volto di Blaine con entrambe le mani, singhiozzando tremando e sperando di svegliarsi perché tutto quello è un incubo, deve essere un incubo e adesso si sveglierà, deve svegliarsi, e Blaine sarà lì sano e salvo e con le labbra fresche e dolci e piene –
“Finiscilo.”, gli ordina il cacciatore senza esitazione, facendo un minuscolo cenno verso il corpo senza forze di Blaine. “Così riavrai le tue ali.”
Kurt non riesce nemmeno più a controllare i suoi pensieri – non sa più niente, non doveva trascinare Blaine fuori di casa, non doveva permettere che accadesse quello, non doveva innamorarsi di lui, non doveva renderlo così vulnerabile ed esposto. E lo sa, sa che se afferrasse quella lama e la conficcasse nel cuore le ali sarebbero di nuovo sue eppure – eppure gli sembra così maledettamente sbagliato, e ingiusto, così ingiusto
“Blaine.”, sussurra Kurt in un suono impercettibile, accarezzandogli via dalla fronte dei ricci e sorridendo come può. “Blaine –“
“Va bene se lo fai.”, rantola Blaine a quel punto, le mani accartocciate attorno ai suoi polsi, deboli come una foglia caduta. “Va tutto bene.”
E Kurt forse non aveva mai visto quanta forza c’era in Blaine fino a quel momento.
Ed è così che afferra la lama, effettivamente, ma non colpisce Blaine. Colpisce il cacciatore, forte e dritto al cuore, rubandogli ogni briciola di respiro. E quando è certo che non possa più muoversi in alcun modo, avvolge il volto di Blaine tra le mani e appoggia le proprie labbra sulle sue, delicate, leggere come il tocco di una piuma.
“Mi dispiace.”, soffia Kurt, quando vede che Blaine rimane immobile. “Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace –“
E’ un dolce bruciore alla schiena a distrarlo, pochi secondi dopo. Come mille micce accese che si propagano sulle sue cicatrici, muovendosi e aprendosi sempre di più, finchè Kurt ruota appena il capo e si rende conto che –
“Le tue ali.”, soffia una voce, e Kurt sente il cuore precipitare lontano quando si rende conto che Blaine è proprio lì, reale e meraviglioso – e sorprendentemente vivo, e non c'è più nessuna ferita. Gli accarezza dolcemente qualche ricciolo indietro, avvicinandosi alle sue labbra per respirarle, ed è pura perfezione quando Blaine allunga le dita per sfiorare le ali di Kurt – immacolate di distillata purezza.
“Sei il mio angelo.”, soffia a quel punto Blaine, baciando Kurt non un’accuratezza che pensava di non avere. E a quel punto Kurt avvolge il corpo di Blaine con le sue stesse ali ed è bellissimo, perché è come abbracciarlo doppiamente, come se non potesse mai lasciarlo andare davvero.
“E tu sei il mio.”
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(La canzone è naturalmente, questa.)
Un bacio! <3
   
 
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