Lei, si sentiva sbagliata perché immaginava il campanile gotico come un gigante sofferente, dagli occhi di vetro, fittizi come le campane digitali che riproducevano l’Ave Maria, ad ogni ora.
[...]
Il dottor Nosfer le faceva paura, con quel suo pizzetto da capra, gli occhi piccoli come crune di aghi e i denti gialli, a causa delle troppe sigarette che fumava. A dieci anni, le avevano chiesto di disegnare qualcuno del collegio e lei aveva ritratto il dottor Nosfer, con il suo pizzetto caprino e i suoi occhi piccoli e pungenti – non aveva dormito, quella notte.
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Una sfida lanciatami da Aeternum.