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Autore: HZLNL_1D    18/09/2015    3 recensioni
Dopo aver avuto soltanto delusioni, tendi sempre a stare sulle tue, a mantenere una certa distanza dalle persona, qualsiasi rapporto ci sia, tendi a mantenere una certa distanza da tutto quello che potrebbe procurarti altro dolore.
Ti abitui alla solitudine, oltre a quella esteriore, anche a quella interiore, che è peggio.
Impari a fare affidamento solo tu stesso.
È così la vita: ti toglie e ti da.
Sta a te trovare un modo per sopravvivere.
Qualcuno, per cui sopravvivere.
_______________________________
Dicono che gli opposti si attraggono.
Ma se per una volta, fossero due persone apparentemente diversi ma così profondamente uguali ad attrarsi?
Dalla storia:
"Allora, vado così ti lascio sola."
"Tanto ci sono abituata."
"Ok, vado."
"Ho detto che ci sono abituata, non che mi piace."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trailer: https://youtu.be/2VRi8FF7onE


12 years later. Epilogue.


Hornsby, 12 years later.

"Sei sicura di aver preso tutto?" 
"Sì, mamma." Scherzò Haley, dopo l'ennesima volta che il suo migliore amico le poneva la stessa domanda.
"Non prendermi in giro, sono solo agitato" disse il moro, imbronciandosi. Haley lo guardò e constatò che nonostante fossero passati ormai anni, riusciva ancora a farle tenerezza come quando erano due adolescenti. Lei rise e gli diede una pacca sulla spalla, contagiandolo con la sua risata. 
"Voi due non cambiate mai eh?" Entrambi si girarono verso la voce della donna che si avvicinò a loro, con un bambino tra le braccia. 
"No, lo sai bene ormai" le disse il marito dandole un bacio sulle labbra e prendendo in braccio il piccolo.
"Non potevi sceglierti marito e migliore amica peggiori, Jane" le disse Haley ridendo, mentre metteva l'ultima valigia nel portabagagli. 
"I migliori tra i peggiori, dai" disse la bionda ridendo e stringendo l'amica in un abbraccio. Haley la strinse forte a sé, pensando che per un po' di tempo non si sarebbero viste e che quegli ultimi abbracci le sarebbero dovuti bastare per qualche settimana. 
Pensò un attimo a quante cose fossero cambiate in quei dodici anni. Erano cresciuti tutti. Janelle si era trasferita ad Hornsby e dopo qualche anno Calum le aveva chiesto di sposarlo. Adesso erano felicemente sposati da tre anni e con un bel bambino di appena un anno. Erano proprio una bella famiglia. 
Sospirò pensando a quante cose fossero cambiate in quegli anni, compresa lei. 
"Starai bene, vero Hal?" le chiese Janelle sorridendo, ma non riuscendo però a mascherare del tutto quell'espressione turbata. 
"Jane, stai tranquilla. Starò benissimo, non vedevo l'ora che arrivasse questo momento" disse Haley, sciogliendo l'abbraccio.
"Io ho sempre saputo che ce l'avresti fatta, non ho mai dubitato di te." le disse sinceramente l'amica "Volevo solo essere sicura che starai bene tutti quei giorni da sola." 
"Jane, siamo cresciute sane e forti" rise Haley "Non abbiamo più diciassette anni, ne abbiamo ventinove. Tu hai una bellissima famiglia ora e io sto per andare a Londra, per firmare un contratto con una delle case editrici più famose per la pubblicazione del mio primo libro in una delle città più grandi. Stiamo realizzando i nostri sogni Janelle, non potrei stare meglio di così." le sorrise sinceramente Haley. Perché Haley era davvero felice. In quei dodici anni aveva superato tutti gli ostacoli che le avevano intralciato il cammino, con i suoi amici sempre vicini. Ci era riuscita, era diventata forte e adesso era fiera di ciò che era diventata e sapeva che nella vita avrebbe incontrato molte difficoltà ma non si sarebbe fermata davanti a nessuna di queste. Era orgogliosa di se stessa, e forse dodici anni fa, non avrebbe mai pensato a niente del genere. Ma in fin dei conti era un'adolescente a cui nella vita erano capitate davvero poche cose belle, e come tutte le persone aveva avuto il suo periodo buio dal quale era uscita più forte che mai.

"Credo sia ora di andare Hal, o perderai il volo." Calum si avvicinò alle due amiche, dalle quali si era allontanato di proposito per lasciar loro un po' di tempo per salutarsi. 
"D'accordo, dai vieni qui Jane. Ultimo abbraccio e poi scappo." Haley e Janelle si strinsero ancora una volta in un lungo abbraccio, scambiandosi le ultime raccomandazioni. 
"Fatti sentire, non dimenticarti della tua migliore amica una volta che sarai diventata una scrittrice di grande successo" scherzò Janelle, sciogliendo l'abbraccio. 
"Non potrei mai dimenticarmi di voi." disse Haley ridendo ma era la verità. Non si sarebbe mai dimenticata delle persone più importanti della sua vita. "Ora fatemi salutare il piccolo, su." 
Calum le fece prendere in braccio il bambino, che le sorrise raggiante. 
"Hai proprio un bel sorriso, Ashton." Disse sorridendo. Quel sorriso era dovuto un po' alle smorfie buffe che il piccolo Ashton stava facendo, un po' per quella strana sensazione che quel nome le provocava. Quel nome non lo avrebbe mai dimenticato, era una scritta indelebile nella sua mente e nel suo cuore. E le andava bene così. Non era una cosa che voleva cancellare, non lo riteneva un errore. Lo reputava una delle poche cose belle in un momento brutto della sua vita. 
Calum aveva deciso di chiamare così suo figlio per ricordare il suo migliore amico che ormai non sentiva da anni. Nessuno lo sentiva più da anni. 
Haley diede un piccolo bacio sulla fronte ad Ashton, per poi lasciare che Jane lo prendesse in braccio.

"Vi voglio bene!" Urlò Haley, alla sua migliore amica e al piccolo, sporgendosi dal finestrino prima che Calum mettesse in moto la macchina e partisse.
"Mi mancheranno" si lamentò, sistemandosi sul sedile del passeggero una volta che girarono l'angolo. 
"Grazie per la considerazione" disse Calum, fingendosi offeso. Haley rise ma subito dopo tornò seria "Mi mancherai tanto anche tu Calum."
"Dai piccola Hal, solo qualche settimana e tornerai da noi" le sorrise, dandole quella forza che gli aveva trasmesso per anni aiutandola ad andare sempre avanti. 
"Piccola Hal?" Disse ridendo "Ho ventinove anni ormai, Calum!"
"Resterai sempre la mia piccola Hal." Le disse con un tono deciso e risero insieme. "Josh? Come sta?"
"Molto indaffarato, ma sta bene. La sua nuova casa a Sydney è molto grande, dovreste andare a salutarlo tu, Jane e il piccolo." Gli consigliò, sorridendo serena. 
Josh si era trasferito a Sydney qualche anno dopo che Haley aveva concluso gli studi e le aveva lasciato la casa ad Hornsby. Ora lui viveva in una grande casa a Sydney, con sua moglie Dakotah e i suoi due figli Rebecca e Liam. 
"Haley" Calum la chiamò distogliendola dai suoi pensieri.
"Dimmi"
"Lo pensi mai?" Non c'era bisogno di specificare a chi si stesse riferendo, lo sapevano bene entrambi. Haley rimase sorpresa di fronte a quella domanda, perché ormai era un argomento che non toccavano quasi mai. 
"Se ti dicessi di no?"
"Ti direi che sei una grandissima bugiarda, come sempre" le disse, sforzando un piccolo sorriso. Poi il silenzio prese il sopravvento regnando per pochi minuti, fino a quando Calum parlò ancora "Anche io ci penso, spesso. A volte mi manca più del solito." Concluse sorridendo malinconicamente e guardandolo Haley si sentì in colpa.
"Mi dispiace, Cal" ammise Haley e non ci volle molto perché Calum capisse a cosa si stesse riferendo. Ne avevano già parlato negli anni precedenti. 
"Haley, sai bene che non è colpa tua. Le cose accadono sempre per un motivo. Se sono andate così, vuol dire che dovevano andare così. Non essere stupida." Le disse dolcemente. Lei sospirò, sapendo che Calum stesse dicendo il vero. Ma quei piccoli sensi di colpa le sarebbero rimasti per sempre, probabilmente. Sia perché aveva fatto in modo che Ashton andasse via lasciandosi alle spalle sua madre e sua sorella, e soprattutto il suo migliore amico. Aveva privato a Calum del suo migliore amico. E per di più, non sapeva come se la passasse Ashton. Nessuno lo sapeva, perché era sparito nel nulla. Nessuno sapeva dove fosse, cosa facesse, se stesse bene. 
"Hal, smettila di torturarti da sola adesso." la ammonì Calum, spegnendo la macchina una volta arrivati nel parcheggio dell'aeroporto. Si voltò verso di lei e le sorrise "Sta bene, so che è così. Ora andiamo." 
Haley annuì e dopo essersi rivolti un piccolo sorriso scesero entrambi dal veicolo.
Presero le valigie e si affrettarono ad entrare nella grande struttura. 
"Okay" Haley si fermò di fronte al moro e sospirò. Alzò il viso, così da poterlo guardare. C'era sempre stato questo piccolo problema di altezza tra loro due e Haley rise pensandoci. 
"Perché ridi?" le chiese il moro e pur non sapendo il motivo, si ritrovò a sorridere. Era sempre bello vederla sorridente. Gli bastava vederla felice per far sorridere anche lui. 
"Niente, stavo pensando alla nostra differenza di altezza" disse lei ridendo.
"Piccolo gnomo da giardino" la prese in giro Calum, ricevendo in cambio una smorfia da parte dell'amica. Calum pensò a quanto fosse bello il fatto che a differenza di anni tante cose erano cambiate, ma non il loro rapporto. Erano ancora lì a ridere e a prendersi in giro come due ragazzini. 
"Essere bassi ha i suoi vantaggi, ricordatelo!" Disse Haley, ripetendo la stessa frase che diceva ogni volta che Calum la prendeva in giro.
"E dimmene uno" la sfidò il moro, sapendo già cosa avrebbe risposto. 
"Ecco diciamo che tu non saprai mai cosa significa essere abbracciati da una persona più alta" 
"Sì e cosa si prova?" le chiese sorridendo dolcemente. 
"Ti fa sentire protetta e al sicuro. Quindi muoviti ad abbracciarmi!" Calum rise e senza pensarci due volte la strinse a sé. Voleva molto bene ad Haley, e sapeva che lei ne voleva molto a lui. Haley posò la testa sul petto di Calum, godendosi quella sensazione che amava tanto. Quello era e sarebbe sempre stato il suo porto. Il posto in cui si sarebbe sempre sentita protetta, al sicuro e immune a qualsiasi problema. 
Restarono abbracciati, ignari di quanto tempo fosse passato. Sciolsero l'abbraccio solo quando sentirono il primo avviso che annunciava il volo di Haley. 
"Ci vediamo presto, mi raccomando piccola Hal." Calum le sorrise e dopo averle dato un bacio sulla fronte, le passò il suo bagaglio a mano. 
"Ciao Cal." gli sorrise e si voltò, ma prima che superasse le due grandi porte, Calum la chiamò facendola voltare. 
"Sai Hal, magari un giorno leggerà il tuo libro e sorriderà, ripensando alla vostra storia." 
Haley sorrise e annuì, per poi proseguire. 
Il respiro corto e il cuore che le batteva a mille, mentre salendo sull'aereo pensava alle parole di Calum. E pensò che un vero sorriso sul volto di Ashton, non l'aveva mai visto.

Londra, 12 years later.

Londra, una tra le città più importanti del mondo. Una grande città, su ogni punto di vista. Per molti, la città dei sogni. 
Tra tutte quelle persone che all'ora di punta camminava frettolosamente tra le strade londinesi, nella speranza di non restare bloccati nel grande traffico, ce n'era una in particolare che dodici anni prima non si sarebbe mai neanche minimamente immaginato di trovarsi lì. 
"Frank, sì. Ti ho già detto mille volte che me ne occuperò io!" Disse esasperato. Si fermò, aspettando che il semaforo diventasse verde. Guardò l'orologio e sbuffò. Era in ritardo. "Frank, devi calmarti, prenditi una vacanza amico! Ora devo andare, tu sta tranquillo. Me ne occupo io nel pomeriggio. A più tardi." Chiuse la chiamata e un sospiro di sollievo uscì dalle sue labbra. Quello era il periodo del mese più pesante per chiunque lavorasse nel mondo del business. 
Il semaforo diventò verde e lui attraversò in fretta, riuscendo ad arrivare al parcheggio. Salì nella macchina e lasciò cadere la sua ventiquattrore nel sedile del passeggero. Allentò la cravatta troppo stretta al collo e tolse la giacca. Sospirò ancora una volta, passandosi una mano tra quei ricci biondo cenere. Dodici anni prima, non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe ritrovato seduto in una BMW Serie 6 Coupè, con tanto di giacca e cravatta, appena uscito da una delle compagnie più grandi di Londra. 
Rise amaramente e scosse la testa, facendo cadere un po' di quei ricci, adesso troppo corti rispetto a dodici anni prima, sulla fronte. 
Mise in moto la macchina e partì, mischiandosi nel solito traffico londinese.

Londra è da sempre stata la città dei sogni per qualcuno. C'era chi riusciva ad avverare quei sogni, chi no. Haley si sentì la ragazza più fortunata del mondo quando uscì dall'edificio di una delle più grande case editrici di Londra. 
Aveva appena firmato un contratto per poter pubblicare il suo primo libro, e mai si era sentita così fiera di sé stessa. Era un traguardo enorme per lei, non solo per il fatto che una casa editrice così famosa avesse accettato di pubblicare il suo libro, ma perché questo significava farsi scoprire da tantissime persone. 
Quel libro era la sua vita, era lei. I momenti più brutti, i più belli, i suoi pensieri. Tra quelle righe c'era ogni più piccola parte di lei. E ora era pronta a farsi conoscere da molte persone sconosciute.
La stessa ragazza che dodici anni fa fingeva sorrisi, mentiva agli altri e a sé stessa, perché non voleva essere scoperta. Non voleva che nessuno la capisse o in qualche modo capisse come si sentisse. 
Non sembrava più lei, ma in realtà non era cambiata. Era sempre Haley, solo più forte e indipendente, ma era lei.

Alzò gli occhi al cielo e inspirò, inevitabilmente i suoi pensieri finirono sulle parole che Calum le aveva detto qualche settimana prima all'aeroporto: "Sai Hal, magari un giorno leggerà il tuo libro e sorriderà, ripensando alla vostra storia."
Sorrise. Infondo lei lo desiderava e lo sapeva. Ovunque e con chiunque fosse, voleva che lui sapesse. Voleva che leggesse quel libro e scoprisse che lui era stato un elemento fondamentale della sua vita. 
Voleva che sapesse che inizialmente lo vedeva come una minaccia, qualcosa da cui scappare e difendersi. Ma che poi qualcosa in lui le aveva fatto cambiare idea. Si era ritrovata a non voler più scappare, ma ad avvicinarsi e aiutarlo. Voleva che sapesse che lei lo aveva capito, aveva cercato di aiutarlo e anche se aveva fallito lei lo aveva amato. Non voleva che pensasse che si era dimenticata di lui, non avrebbe mai potuto farlo. Voleva dirgli quello che non aveva mai potuto dirgli: che non è grande chi riesce a far innamorare una persona, ma chi riesce a far battere nuovamente il cuore di una persona ferita. 
E lui lo aveva fatto, con lei. E lei gli era grata per questo e per tutte le altre cose. E il pensiero di non poterlo mai ringraziare di persona, le faceva male. Lui, inconsapevolmente, aveva fatto molto nella sua vita occupando una parte fondamentale.

Abbassò lo sguardo, tornando alla realtà. Crescendo aveva imparato che avere rimpianti era inutile, che incolparsi per qualcosa non cambia nulla. Aveva imparato che le cose succedono sempre per un motivo e allora sospirò, smettendo di pensare a cosa sarebbe successo se lei non avesse mandato via Ashton quel giorno dodici anni fa. L'unica cosa che poteva fare era continuare a sperare segretamente che un giorno Ashton avrebbe letto quel libro e che sfogliando quelle pagine, si ricordasse di lei e di loro
Un sorriso smagliante tornò ad aleggiare sul suo volto, mentre si guardava intorno. Era pieno di gente che si muoveva frettolosa, cercando di spostarsi da una parte all'altra della grande città cercando di non restare bloccati nel traffico. 
A quest'ora gran parte delle persone abbandonava gli uffici, i genitori andavano a prendere i bambini a scuola e le strade erano sempre affollate. 
Quando arrivò a Piccadilly Circus, si ritrovò catapultata in una nuova realtà, sommersa completamente nello stile di vita londinese. Si guardò entusiasta intorno, completamente circondata da persone. Poi accadde qualcosa che Haley non seppe spiegarsi bene, i suoi occhi si spostarono come attratti da una calamita e si posarono su qualcosa che non credeva avrebbe mai più visto in vita sua: due occhi verdi.
Non ci volle niente perché i ricordi prendessero il sopravvento mentre le si mozzava il respiro. Ricordò ancora come cambiava di colpo, quando i suoi occhi azzurri si perdevano in quei pozzi verdi. Ricordò quegli occhi intrisi di quella voglia disperata di chi la voleva sopra ogni cosa quando i loro sguardi si incontravano. 
Proprio come Ashton si ricordò di quegli occhi azzurri, non avrebbe mai potuto dimenticarli. Lei non gli aveva mai detto nulla, ma i suoi occhi gli avevano sempre detto tutto. 
Un solo sguardo fu sufficiente, a distanza di dodici anni, per perdersi l'uno negli occhi dell'altro.
La distanza tra loro non era molta e quando Haley sembrò riprendersi da quell'ondata di ricordi che l'aveva sommersa si ritrovò Ashton di fronte, che la guardava mentre tutto intorno a loro sembrò fermarsi. 
Entrambi erano cambiati parecchio e senza interrompere il silenzio, restarono ad osservare l'uno i cambiamenti dell'altro.

Ashton era poco più alto, i capelli ricci biondo cenere sempre sulla fronte ma più corti. I suoi lineamenti erano leggermente diversi. Ora non era più un ragazzo, era un uomo. Con tanto di giacca e cravatta, quasi non sembrava più lui. Gli dava un'aria da uomo d'affari e guardando la ventiquattrore in pelle nera che teneva stretta nella sua mano destra, Haley pensò che probabilmente era davvero un uomo d'affari adesso. Chi non lo conosceva bene come invece lo conosceva lei, non lo avrebbe mai riconosciuto probabilmente. Ma a lei bastava guardarlo negli occhi per capire che quello che aveva davanti, era sempre Ashton.
Anche Haley era cresciuta. Adesso non era più una ragazza ed era palesemente evidente. Portava i capelli neri che le arrivavano appena poco più sotto delle spalle, ondulati. Il suo viso sempre con i suoi tratti delicati, ma da donna. In quel tailleur aveva un'aria da persona matura e sicura di sé, di chi è padrone della sua vita. Ma guardandola in quegli occhi azzurri, ritrovò la sua Haley.

Nessuno dei due aveva più pensato che un giorno i loro sguardi si sarebbero incontrati ancora una volta, ma adesso erano lì però non erano intenzionati a interrompere quel silenzio. A volte le parole non servono, a volte basta un semplice sguardo per esprimere ciò che le parole non sarebbero mai in grado di descrivere a pieno.
Improvvisamente una voce acuta e squillante irruppe nel loro mondo, facendo tornare Haley ed Ashton con i piedi per terra. Una piccola bambina dai lunghi capelli lisci biondo cenere corse contro Ashton, che la sollevò da terra prendendola in braccio.

Haley osservò stupita quella scena e guardò estasiata quella bellissima bambina. I lineamenti del viso erano delicati e molto dolci, le labbra rosee e sulle sue guance comparsero due tenerissime fossette quando un timido sorriso le si stampò in volto. Gli occhi erano verdi, lo stesso colore degli occhi dell'uomo che la teneva tra le braccia. 
"Papà, chi è quella donna?" chiese la bambina, indicando timidamente Haley, che guardava serena la scena che le si presentava davanti. 
"Nessuna, Kimberly." le rispose sorridendo, guardando prima Haley e poi puntando lo sguardo sulla piccola Kimberly. 
La bambina annuì sorridendo, mentre Ashton la metteva giù senza smettere per un solo secondo di guardarla con uno sguardo pieno d'amore. 
Prese per mano la piccola e rivolse un'ultima occhiata ad Haley, rimasta lì immobile per tutto il tempo. Le passò davanti e si voltò, così anche Haley, dandosi quindi entrambi le spalle. Ma prima di riprendere le loro strade, entrambi si voltarono per guardarsi un'ultima volta. Non fu un semplice sguardo. Sul volto di Ashton comparse un bellissimo sorriso sincero, che fece comparire due fossette ai lati del viso. Sembrò tornare quel ragazzo di diciotto anni. Haley ricambiò il sorriso, estremamente felice. Aveva finalmente visto quel tanto atteso sorriso sincero e pieno di felicità che tanto aveva desiderato di vedere sul volto di Ashton.
Adesso, Ashton ed Haley, erano davvero pronti a vivere.









[Spazio autrice]

Quasi non ci posso credere che sono qui a scrivere l'ultimo spazio autrice di sempre su EFP.
Quasi mi sembra di averla iniziata a scrivere ieri questa storia, e invece sono qui a postare l'epilogo. Voglio quindi prendermi del tempo per ringraziarvi tutte, sperando di non annoiarvi. Ma devo farlo, perché senza di voi questa storia non avrebbe un senso. Mi avete dato ogni giorno quella spinta che mi serviva per continuare a scrivere, con le vostre bellissime parole. 
Quindi grazie, a tutte. Soprattutto perché avete aspettato e continuato a seguire questa storia nonostante i miei continui ritardi nell'ultimo periodo. Quindi grazie a tutte.
Spero che questo finale sappiate apprezzarlo e capiate il vero significato della storia, so che lo farete. E questo per me è molto importante.
Inoltre volevo dire che non so se scriverò più altre storie, forse sì. Ma non qui,. Vi lascio il mio indirizzo del profilo su wattpad se un giorno avrete ancora voglia di leggere una mia storia. (https://www.wattpad.com/user/YouSaveMe_ ) 
 Mi mancherete, mi mancheranno le vostre bellissime parole. 
Grazie a tutte. 
Un bacio,
Giada 

  
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