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Autore: Juls18    19/09/2015    2 recensioni
Mimi aveva un rapporto conflittuale con i treni, su questo non c’era dubbio. Era sempre stato così, fin da piccola. Prima le piacevano, poi le odiava. Non riusciva a decidersi quale sentimento fosse prevalente... eppure, qualcosa, o forse qualcuno, potrebbe aiutarla a farla decidere definitivamente. O forse no. Ma si sa, il destino, è decisamente strano, e a volte, da una situazione ci si ritrova in qualcosa di totalmente diverso. E i treni, alla fine, c'entravano sempre
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mimi Tachikawa, Yamato Ishida/Matt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storie di viaggi, di incontri, e di treni

 

Mimi aveva un rapporto conflittuale con i treni, su questo non c’era dubbio.

Da piccola li adorava. Il suo primo ricordo di un treno era legato ad un evento ben preciso, che lei si ricordava ancora. Aveva quattro anni e per la prima volta sua mamma l’aveva portata a fare un viaggio in treno

-Andiamo dalla nonna!-

Le aveva detto sua mamma sorridente, e lei era andata. Non aveva capito bene cosa fosse un treno, o come funzionasse, ma per lei fu magico. Mimi si ricordava della sensazione di viaggiare a tutta velocità e del paesaggio che scorreva veloce mentre il treno percorreva il suo percorso. E poi si ricordava di essere arrivata nella piccola stazione ferroviaria di campagna del paesino dove abitava la sua nonna. Si ricordava i profumi che aveva respirato lì, caratteristici dell’estate in campagna. E lì, in mezzo a quell’allegria, c’era la sua nonna, che quando l’aveva vista aveva spalancato le sue braccia e lei ci si era buttata a capofitto. Sua nonna aveva un odore che lei adorava, sapeva di sole, di aria aperta, di fiori e di biscotti fatti in casa. Ed erano proprio biscotti appena sfornati che sua nonna teneva in un sacchetto nella sua mano destra.

-Sarai affamata, piccola mia dopo un viaggio così lungo. La nonna ti ha fatto i biscotti che ti piacciono tanto, ne vuoi?-

Quello era il primo ricordo di Mimi del treno, un gran bel ricordo, che sapeva di estate, di allegria, e che aveva un caratteristico odore di biscotti appena sfornati. La Mimi di quattro anni adorava i treni.

 

La Mimi di nove anni invece li odiava, i treni. Mimi si ricordava quel giorno di fine autunno, dove soffiava quel vento gelido che le saliva lungo tutto il corpo, facendola rabbrividire. Si ricordava di essere stata ferma su un anonimo binario della stazione di Shibuya con accanto i suoi genitori. Anche quella volta stava andando in campagna, nel paese dove abitava la sua nonna, ma non ci stava andando per una vacanza. Stava prendendo un treno per andare a dare l’ultimo saluto alla sua adorata nonna, che ormai non c’era più.

-È andata in cielo amore mio, è andata dal nonno-

Le aveva detto una mattina sua mamma in lacrime. E anche lei aveva pianto, e tanto. Piangeva anche quella mattina, mentre saliva sul treno e si sedeva su un sedile. Piangeva in modo silenzioso, solo le lacrime scendevano dai suoi occhi. Non faceva nessun rumore, ma dentro di lei, il suo cuore stava andando in mille pezzi. Il paesaggio che tanto le era piaciuto guardare la prima volta, quel giorno Mimi lo odiava. Perché più riconosceva i luoghi, più si rendeva conto che stava arrivando a destinazione. E lei non ci voleva arrivare. Ma il treno non si era fermato, aveva continuato imperterrito la sua corsa, e l’aveva portata lì, in quella piccola stazione, fredda e senza il dolce sorriso di sua nonna a riceverla. Al suo posto c’era ad attenderli sua zia, vestita di nero, anche lei in lacrime. Non c’erano stati caldi abbracci, nessun sorriso. Solo tanta tristezza. La Mimi di nove anni odiava i treni.

 

Il terzo ricordo vivido che aveva dei treni, non era proprio collegato ad essi, ma più precisamente ad una stazione. Era un bel ricordo, anche se quel giorno aveva pianto. Era il giorno in cui lei e la sua famiglia erano partiti per l’America. Mimi non sapeva quando sarebbe tornata, se mai sarebbe tornata. Era in attesa del treno che l’avrebbe portata all’aeroporto, in attesa alla stazione di Tokyo, quado si era sentita chiamare a gran voce. Si era girata e i suoi amici digiprescelti erano corsi da lei. C’erano tutti, Tai, Matt, Sora, Izzy, Joe e anche i più piccoli, Tk e Kari.

-Non avrai pensato che non saremmo venuti a salutarti, vero?-

Le aveva detto Sora, prima di prenderla tra le braccia e stritolarla in un lungo abbraccio. A quel punto Mimi aveva iniziato a piangere.

-Non voglio lasciarvi…-

Anche Sora paiangeva, ma le aveva risposto con una voce tranquilla

-Mimi, non ci lasceremo mai. Siamo i digiprescelti, gli unici e soli, saremo legati, sempre-

Quando le due amiche si erano separate, Sora le aveva sorriso. Tutti i suoi amici le avevano sorriso. Mimi a quel punto aveva abbracciato tutti quanti, provocando delle reazioni imbarazzate in tutti i suoi amici. Alla fine, per ultimo, Mimi si era avvicinata a Tk. Il più piccolo dei ragazzi l’aveva guardata serio e poi le aveva detto

-Tu tornerai. Devi tornare. Devi tornare a stare con noi, e giocare con me e con Kari, e insieme poi dobbiamo tornare a digiworld. Tu tornerai. Me lo prometti, vero?-

Mimi gli aveva sorriso, poi aveva alzato il suo mignolino e subito Tk glielo aveva afferrato con il suo.

-Promesso-

Gli altri ragazzi avevano sorriso nel vedere quella scena, ma per Mimi quello era stato uno dei momenti più belli della sua vita. Aveva dei migliori amici che le volevano bene e lei era davvero fortunata. E i treni, e le stazioni, a Mimi, tutto sommato erano tornati a piacere.

 

La diciassettenne Mimi, però, era arrivata alla conclusione definitiva che odiava i treni. Non c’erano bei ricordi che tenessero, ne l’affetto dei suoi amici. Lei odiava i treni, punto. Erano sporchi, pieni di gente, spesso in ritardo, per non dire quasi sempre, e poi la conducevano sempre in un posto che lei odiava con tutta se stessa: la scuola. Perché alla fine, Mimi, aveva mantenuto la promessa fatta a Tk. Era tornata dall’America, e ora frequentava il penultimo anno di liceo proprio lì, a Tokyo. Questo, però, prevedeva dover prendere tutte le mattine, ad un orario assurdo, per di più, cioè le 7:30 di mattina, praticamente l’alba per Mimi, un treno strapieno di pendolari, e, per non farsi mancare niente, anche dei manici. Perché molto spesso si era sentita sfiorare, e non per caso, da uomini alquanto discutibili. E quindi Mimi aveva deciso che i treni proprio non facevano per lei. Ed eccola lì, di nuovo, a quell’odiata stazione, in attesa dell’ennesimo vagone strapieno che l’avrebbe portata a scuola. Quella mattina era iniziata nel peggiore dei modi. Era stanca, aveva saltato la colazione e aveva anche un leggero mal di testa. Infine, per mettere la ciliegina sulla torta, Mimi sentì distintamente arrivare il treno assieme a quell’assordante rumore che identificava una brusca frenata. Ma possibile che i macchinisti non potessero frenare prima e un po’ più dolcemente? Ormai aveva perso il conto delle botte che aveva preso per colpa di quelle frenate brusche. No, decisamente il treno non faceva per lei. Lei era più un tipo da macchina, dove si viaggiava comodi, tranquilli, senza essere stipata e sballottata da tutte le parti. Lei odiava i treni, era un dato di fatto. E quella mattina non era da meno. Treno con dieci minuti di ritardo, ovviamente pieno, con solo posti in piedi. Mimi sospirò, rassegnata, ed entrò.

-Ancora due anni, solo due piccoli miseri anni, e poi sarò fuori dalla scuola-

Era quello che si ripeteva ogni mattina per darsi coraggio. Ma ormai il suo mantra non funzionava più. E quella mattina era proprio una giornata pessima sotto ogni punto di vista, che ormai, non poteva andare peggio di così, o almeno era quello che pensava. Ma l’universo le stava per dare l’ennesima dimostrazione che si, le cose potevano sempre andare peggio. Improvvisamente, una mano le palpò il sedere. Non era un contatto accidentale, era una vera e propria palpata. E la mano continuava impertinente, toccando e accarezzando. Per alcuni secondi la mente di Mimi si era come bloccata, presa dall’imbarazzo totale, ma dopo essersi ripresa e avere compreso la reale situazione di ciò che stava succedendo, si voltò bruscamente e stava per dirne quattro all’uomo che era dietro di lei, quando una voce la precedette

-Ehi, tu, togli subito le mani di dosso dalla mia ragazza!-

Mentre la voce parlava, Mimi si sentì afferrare all’improvviso e tirare bruscamente di lato, mentre le veniva serrato un braccio protettivo attorno alla vita. Mimi si ritrovò così con il viso premuto contro una camicia bianca, che nascondeva un petto solido contro cui era andata a sbattere. La ragazza alzò lo sguardo pronta a dirne quattro a quello sconosciuto, quando si ritrovò a fissare un paio di profondo occhi azzurri che la lasciarono senza fiato, un paio di occhi che riconobbe all’istante, occhi che la guardavano con uno sguardo preoccupato.

-Stai bene?-

Le chiese con un tono preoccupato nella voce. Mimi annuì. In quel momento non aveva perso solo l’uso della parola, ma anche qualsiasi altra funzione celebrale, e si lasciò trascinare volentieri dal ragazzo lontano da quel maniaco. Quando Mimi si sentì appoggiare le spalle al muro del vagone, si lasciò andare ad un sospiro

-Mimi… stai bene?-

Al sentire il suo nome, la ragazza recuperò le sue facoltà intellettive e si ritrovò, oltre ad annuire, anche a parlare

-Si Matt, sto bene. Anzi, grazie per avermi aiutato-

Matt sembrò tranquillizzarsi all’istante, e annuì.

-Nessun problema-

Le disse il ragazzo. Matt era fermo davanti a lei, in modo da proteggerla dagli altri passeggeri presenti e da altri eventuali maniaci.

-Comunque dovresti stare più attenta… soprattutto se ti capita una cosa del genere, dovresti urlare e…-

-Ma di solito sono attenta! È che questa mattina…-

Gli occhi blu del ragazzo la fissarono

-Giornata no?-

Mimi si ritrovò ad annuire, prima di sospirare rassegnata. I due rimasero in silenzio per qualche minuto. Mimi evitava lo sguardo del ragazzo che sentiva ancora su di se. Ad un tratto, però, le tornò in mente un dettaglio e si mise a scrutare con attenzione il vagone. Matt, vedendo lo strano comportamento della sua amica, la guardò, con uno sguardo indagatore. Quando Mimi vide lo sguardo che il ragazzo le lanciava, sorrise leggermente

-Sto cercando di vedere se c’è Jun sul vagone-

A sentire il nome della ragazza, Matt rabbrividì, e vedendolo Mimi non riuscì a trattenere una risatina.

-Che c’è Ishida, paura di una ragazza?-

Matt le lanciò una occhiataccia, poi si avvicinò a Mimi e accostò la sua testa a quella della ragazza

-Jun non è una ragazza. È un diavolo travestito da ragazza che ha un solo scopo nella vita: rovinarmela-

Mimi lo sguardò sconvolta, prima di scoppiare a ridere.

-Allora hai veramente paura di lei-

-Anche tu l’avresti se ti desse la caccia come fa con me. Comunque tranquilla, non è su questo treno, se no mi avrebbe già trovato e rovinato la mattina. Ma, a proposito, perché la stavi cercando?-

-Perché vorrei evitare vi avere contro l’intera popolazione femminile della scuola e, dato che ci terrei ad avere una vita tranquilla, l’ultima cosa che desidero è un pettegolezzo sul fatto che io e te stiamo insieme-

Matt la guardò perplesso per qualche minuto

-Io e te non stiamo insieme-

Disse poi il ragazzo, arrossendo un poco. Mimi gli sorrise e si avvicinò al ragazzo uno sguardo divertito negli occhi

-Se non sbaglio sei stato tu ad urlarlo poco fa. “Giù le mani dalla mia ragazza”-

Matt la guardò, aprì la bocca come per dire qualcosa, ma poi la richiuse, ed arrossì ancora di più. Alla fine distolse lo sguardo dalla ragazza e bofonchiò

-È stata la prima cosa che mi è venuta in mente. Quello ti stava… si insomma hai capito e io ho agito e…-

Mimi gli sorrise poi ridacchiò. Era raro vedere Matt, di solito così composto e distaccato e con quella sua aria impenetrabile, preso dall’imbarazzo e addirittura impacciato. Mimi ridacchiò ancora quella mattina, poi appoggiò una mano sul braccio del ragazzo, in modo che Matt spostasse lo sguardo su di lei

-Matt lo so, tranquillo. Sei venuto in mio soccorso senza nessun secondo fine, lo so. Sei un vero amico, tu. È che non ho resistito alla tentazione di prenderti un pochino in giro… scusa-

Matt la guardò, serio in volto. Poi si lasciò andare ad uno dei suoi rari sorrisi, e lentamente scosse la testa

-Non ti preoccupare-

In quel momento il treno frenò bruscamente, visto che era arrivato ad una stazione, e Mimi si ritrovò sbattuta contro il ragazzo, che, veloce con i riflessi, la prese al volo, in modo da non farla cadere. Mimi questa volta, si lasciò sfuggire un sospiro di frustrazione.

-Dannati treni-

Disse senza nemmeno pensarci. Matt la fissò sorpreso. Non aveva mai sentito dire niente del genere dalla ragazza. Mimi alzò lo sguardo e arrossì vedendo lo sguardo del ragazzo su di se. Come giustificazione disse solo

-Odio i treni-

Matta la fissò sbalordito, gli occhi sgranati per quella insospettata rivelazione

-Odi i treni?-

Mimi annuì. Poi, come per giustificarsi, si mise a dire

-Sono sempre in ritardo, sono sporchi, c’è cattivo odore, sono pieni di gente e ci sono anche i maniaci. I treni sono brutti, e io li odio-

Matt la osservò in silenzio ancora qualche secondo. Nel frattempo il treno aveva ripreso la sua corsa, e stava via via prendendo velocità, diretto alla prossima stazione.

-Hai ragione…-

-Ovvio che ho ragione-

-… ma sono anche piacevoli-

Continuò Matt, senza prestare attenzione all’interruzione della ragazza. Mimi lo fissò sconvolta

-Piacevoli? Cosa c’è di piacevole in tutto questo?-

Disse, alzando le mani e indicando il vagone pieno di persone.

-I treni sono piacevoli. Ti portano lontano senza che tu ti debba preoccupare. Che ci sia il sole, il vento o la pioggia, niente li ferma. Vedi sempre un sacco di persone interessanti, vedi tante realtà diverse unite in un piccolo spazio. Pensa a tutte le persone che ci sono qui adesso in questo vagone. Ognuno di loro ha una vita che noi non conosciamo, magari non li vedrai nemmeno più per il resto della tua vita, ma ora, adesso, siamo tutti accumunati da questo vagone, da questo treno. I bambini poi… loro sono bellissimi da osservare. Per loro è tutto nuovo e bello, si guardano attorno con quegli occhi sbarrati… i treni non sono male, a me piacciono-

Mimi si ritrovò rapita da quel discorso, e involontariamente si ritrovò ad annuire, senza nemmeno sapere il perché. Quello che aveva detto Matt… le aveva fatto battere il cuore molto velocemente ed era rimasta senza parole. Da quello che aveva detto Matt, il treno sembrava un luogo meraviglioso, ma Mimi non poteva cedere così facilmente. Dopotutto, lei era nota per essere testarda, e non avrebbe cambiato idea così facilmente

-Ma ci sono i maniaci-

Disse risoluta. Matt la guardò, e Mimi vide quello che le sembrò un lampo di malizia passare negli occhi

-È vero, ma quello non è un mio problema. Io non sono una bella ragazza che può subire un assalto, quindi non vale come motivazione-

Mimi arrossì sempre di più. Bella ragazza? Matt le aveva appena fatto un complimento? Si ritrovò a balbettare confusa

-Si ok ma… ma ci sono e… io ho, insomma cosa…-

Matt la guardò, poi ridacchiò divertito. Mimi si sentì sempre più arrossire. Improvvisamente sostenere lo sguardo del ragazzo era diventato difficile, e si mise a fissare il soffitto, disperata

-Facciamo così…-

Disse ad un tratto Matt con tono serio.

-Io tutte le mattine mi offro volontario come tua guardia del corpo contro i maniaci. Tu, in cambio, mi prometti di dare una chance ai treni?-

Mimi puntò di nuovo lo sguardo sul ragazzo. Matt era terribilmente serio in quel momento, non la stava prendendo in giro. Mimi si ritrovò a riflettere sul serio alla proposta che il ragazzo le aveva appena fatto.

-Perché ci tieni tanto che mi piacciano i treni?-

Matt sollevò in modo distratto le spalle

-Perché credo che qualsiasi cosa meriti una seconda chance, o una rivalutazione. Non ha senso restare fermi sulle proprie decisioni e non cambiare mai idea. Anche se si tratta di un treno-

Mimi pensò per un secondo che Matt la stesse in realtà prendendo in giro, e che fosse pronto a scoppiarle a ridere in faccia in qualsiasi momento. Ma vedendo quegli occhi azzurri così seri su di lei, Mimi si convinse della sincerità del ragazzo. Non era una presa in giro. E senza pensarci, si ritrovò ad accettare

-E va bene. Io ci ripenso, ma tu, per tutto il periodo della scuola, sarai ogni mattina con me, nessuna scusa-

-Parola d’onore-

Mimi sorrise contenta. Il treno, intanto, stava andando via via rallentando, segno che si stava avvicinando alla stazione, che era anche la destinazione finale dei due ragazzi. E questa volta il treno frenò dolcemente, senza sobbalzi o frenate brusche. Matt fece un cenno con la mano a Mimi, indicando la porta del vagone. I due si avviarono in silenzio, lei davanti, lui subito dietro di lei, a protezione. Una volta che il treno fu completamente fermo e le porte furono aperte, un numeroso gruppo di studenti, tutti con addosso la stessa divisa scolastica, assieme ad altri passeggeri, scesero dal treno. Matt e Mimi non dissero niente, scesero semplicemente e poi si avviarono verso l’uscita della stazione. Mentre scendevano le scale per il sottopassaggio, a Mimi non sfuggì le occhiate di alcune ragazze, probabilmente del primo anno, che vedendoli scendere insieme si erano date delle gomitata e avevano iniziato a confabulare, uno sguardo meravigliato sul volto. Fu in quel momento, vedendo quelle ragazze, che a Mimi venne spontaneo porre una domanda a Matt

-Tu fai sempre la strada da solo, vero?-

Matt si voltò a guardarla sorpreso

-Si, a meno che non sia con mio fratello. Perché?-

Mimi scosse la testa, e non aggiunse altro. Si affiancò al ragazzo e i due continuarono a camminare.

-A proposito, come sta Tk?-

-Bene-

A quel punto i due iniziarono a parlare, e fecero tutto il tragitto dalla stazione alla scuola chiacchierando. E dietro di loro, le ragazze che prima li avevano visti insieme, non li persero di vista per un secondo. E sconvolte commentarono la notizia

-Quella è la Tachikawa!-

-Ed è insieme a Matt Ishida!-

-Lui non viene mai a scuola con nessuna ragazza, è sempre da solo-

-Si saranno incontrati per caso…-

-Ma stanno chiacchierando e lui sta…-

-Oh, mio dio. Ha appena sorriso-

-Ha sorriso-

-Non è bellissimo quando sorride?-

Le ragazze rimasero un attimo in silenzio. Poi, alla fine, fu una di loro a dire quello che tutte le altre stavano pensando

-Non è che stanno insieme, vero?-

-No-

Dissero decise tutte, anche se ormai il dubbio si era insinuato.

-Certo che insieme sono una gran bella coppia… non trovate?-

A quella domanda, nessuna di loro rispose.

 

Una giovane donna dai lunghi capelli castani teneva per mano una bambina. La piccola doveva avere quattro o cinque anni, e aveva i capelli castani della madre, e un paio di occhi azzurri grandi che scrutavano con attenzione la grande stazione dei treni dove sua mamma l’aveva portata.

-Mamma, perché siamo in questo posto strano?-

La donna si inginocchiò sorridente verso la sua bambina.

-Vuoi vedere il luogo dove mamma e papà si sono innamorati?-

La bambina annuì contenta. Stringendo la mano della sua mamma, la piccolina si addentrò dentro la stazione, e rimase ad osservare stupita le persone, che andavano e venivano da tutte le parti, i rumori così strani, diversi da quelli di casa. Ad un tratto, la sua mamma la condusse attraverso una rampa di scale, su una banchina, dove era appena arrivato un treno.

-Ecco Manami, siamo arrivate-

La bambina si guardò attorno, meravigliata. Possibile che i suoi genitori si fossero innamorati proprio lì?

-Sei sicura mamma?-

Le chiese la piccola. La donna le sorrise, poi la prese in braccio.

-Certissima amore. Questo è il luogo dove tuo padre mi ha fatto vedere un mondo diverso, e mi ha fatto innamorare-

La piccola la guardò sempre più perplessa. Non ne era molto convinta, ma sua mamma non le diceva mai delle cose sbagliate, quindi si fidò. Poi la donna si avviò veloce verso il treno, e salì a bordo

-Pronta per vivere un’avventura?-

La piccola annuì

-Dove andiamo mamma?-

-Andiamo a fare una sorpresa a papà, che ne dici?-

La piccola annuì contenta. Una avventura con la sua mamma e la promessa di vedere il suo mitico papà erano la miscela giusta per vivere una bellissima giornata.

 

Mimi non avrebbe mai ammesso con nessuno, neanche con suo marito, che i treni, alla fine, le piacevano. Non avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura, che erano stati proprio i treni a farla innamorare. Perché se non fosse stato per quel rumoroso e strapieno treno, lei non avrebbe mai incontrato lui quella mattina, e le mattine successive, e non si sarebbe mai innamorata. E ora la sua bellissima bambina non sarebbe lì, seduta a fianco a lei, con gli occhi sgranati per l’eccitazione che provava nel vivere quell’avventura assieme alla sua mamma. Si, Mimi, alla fine, aveva fatto bene a dare una seconda chance al treno. Ne era valsa decisamente la pena. Ma questo a Matt non l’avrebbe mai detto.

 

 

Significato nome Manami:

愛美 - Manami
"Bellezza d'amore”
愛海 - Manami
"Mare d'amore"

 

 

 

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Buonasera a tutti quanti!!

Eccomi qua, tornata a scrivere su questi bellissimi personaggi che amo con tutto il cuore, e che per troppo tempo ho lasciato da soli.

Lo ammetto, mi è presa un attacco di nostalgia acuta guardando i trailer di Digimon advenute tri (che non vedo l’ora che esca!!) e mi è venuta voglia di scrivere di Mimi, che rimane sempre e comunque il mio personaggio dei Digimon preferito. Mi sono innamorata di lei a nove anni, e ho shippato troppo la coppia Matt-Mimi, quindi potrete benissimo immaginarvi la mia delusione alla fine della seconda serie… ma per fortuna che esiste il fandom, e io così posso scrivere di loro.

In tutto questo come ci si incastrano i treni? Perché l’idea di questa storia mi è venuta proprio su un treno, e ho pensato: perché no? Spero che l’idea vi sia piaciuta e anche la storia.

Intanto ne approfitto per ringraziare chiunque abbia letto, e chi vuole lasciare una recensione faccia pure, è il benvenuto.

Io ora vi saluto, vi mando un grande bacio dalla vostra

Juls

 

  
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