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Autore: PaperHero    19/09/2015    1 recensioni
Fan fiction preludio di Buon Natale, Paperone. Come è venuto in mente a Donald di far incontrare Goldie e Scrooge? Se siete curiosi e non vedete l'ora di scoprirlo, leggete questa storia e rencesite in molti, perchè sono curiosa di sapere il vostro parere. Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goldie O' Gilt, Paperino, Paperon De' Paperoni
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Scrooge&Goldie'
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L'origine

“ Natale, che festa stupida e inutile” pensava il ricco magnate Scrooge McDuck seduto alla sua scrivania e sommerso di fogli.  
-Le ho portato la colazione, signore- disse il fedele Battista, entrando nell’ufficio con cautela e trasportando un vassoio su cui erano poggiati una tazza di the alla noce moscata e un piattino di gallette.                                                                                                                                                      
Sapeva bene che il periodo natalizio non era facile per il suo principale, causandogli un umore instabile e intrattabile: se da una parte, appariva felice per gli incassi dei suoi negozi, dall’altra era nervoso, arrabbiato e stufo perché, oltre al fatto che i suoi dipendenti gli avevano chiesto le ferie per trascorrere la festa con i propri cari, riceveva in continuazione richieste di soldi e inviti per eventi di beneficenza. Ma cosa credevano che i soldi crescessero sugli alberi? La risposta era no! Per questo, aveva lavorato sodo un’intera vita per racimolare ogni singola moneta che si trovava in quell’edificio, custodite con amore e cura nella sua cassaforte e difficilmente ci avrebbe rinunciato.  

Anche il maggiordomo avrebbe voluto chiedergli un periodo di riposo ma non ne aveva il coraggio: temeva la sua reazione e, proprio per questo, se ne stava in silenzio mentre si tormentavano le mani sudate e tremanti, triste, irrequieto e sudando freddo.                                                                             
– Grazie, Battista. Puoi ritirarti- lo ringraziò Scrooge, senza alzare gli occhi dal foglio che stava leggendo e facendo un gesto con la mano
Battista posò il vassoio sulla scrivania per poi fermarsi a guardare Scrooge. Sentendosi osservato, quest’ultimo alzò lo sguardo e chiese:-C’è altro?-    
Aveva già notato che il maggiordomo era strano e che gli stava nascondendo qualcosa per via del suo comportamento. Si era già fatto un’idea ma voleva che fosse l’altro a scoprirsi, confermando cosi i suoi sospetti.   
– No, signore. Buon lavoro- rispose lui, allontanandosi. Era arrivato quasi alla porta quando si decise finalmente a dichiarare la verità    
– In realtà, sì. Ecco signore, io volevo …. io volevo … - balbettò, con tono incerto. Dannazione, perché non gli venivano le parole?        
Scrooge inarcò un sopracciglio ed esclamò:- Parla Battista. Il tempo è denaro-                                          
-Va bene, signore. Volevo chiedervi se mi potevate dare qualche giorno di ferie per il Natale. Però immagino che la vostra risposta sia no-rivelò tutto d’un fiato Battista, abbassando lo sguardo e attese la tanto temuta reazione che non tardò ad arrivare …                                                                          
-Cosa??? Tu osi chiedermi le vacanze in un momento del genere? Con il lavoro che cala ogni minuto di più? Tu sei pazzo! Se sapevi già la mia risposta perché me l’hai chiesto? Mi hai fatto perdere tempo prezioso e ora merito una spiegazione. Anzi no, non dirmelo- lo fermò Scrooge, vedendolo aprir bocca – Penso di sapere già il motivo. Volevi quelle ferie per trascorrere il Natale con la tua famiglia non è vero? Bè, sappi che non le avrai e ora fila- balzò in piedi, facendo cadere la sedia a terra e indicandogli la porta con un gesto rabbioso.    
Desolato e sconfortato, Battista apri quest’ultima ma, prima di uscire, appoggiò una mano sulla porta e, con voce seria e decisa, pronunciò:- Signore, gliel’ho dico come amico e non come maggiordomo. Lei è senza cuore e, se continuerà ad avere questo carattere, rimarrà da solo. La colpa sarà soltanto sua ma ha ancora una possibilità. Non la sprechi- detto questo, nella stanza cadde un irreale silenzio, rotto soltanto dal rumore della porta che veniva chiusa.                                                                                                                                                
Scrooge era notevolmente perplesso ma riprese a leggere i documenti, come se nulla fosse.            
 “ Tsk. Che sciocchezza, io non ho bisogno di nessuno”pensò, impegnato e stringendo i fogli tra le sue mani. 
La sua intenzione era di continuare a lavorare ma la sua mente, occupata dalle parole pronunciate dal maggiordomo, gli impediva di concentrarsi a dovere. Consapevole di ciò, abbandonò, con un movimento stizzito delle mani, i fogli sulla scrivania e rialzò la sedia che, senza accorgersene, aveva lasciato per terra. Una volta messa a posto, appoggiò una mano su di essa e lanciò uno sguardo verso l’elenco dei ricchi, appeso a una parete di quell’ufficio da almeno cinquant’anni.  
Vedendolo, gli riportò alla mente la felicità provata quando aveva scoperto di essere il più ricco del mondo ma anche la faccia e le parole arrabbiate di Ortensia, il suo andar via insieme a Matilda mentre promettevano di non vederlo mai più e le lacrime di quest’ultima. Ripercorse anche i momenti spensierati che avevano passato nella loro casa a Glasgow, prima che lui se ne andasse per cercare fortuna, e a quanto si era vergognato e pentito quando aveva letto la loro lettera in cui scrivevano che sarebbero andate via per smettere di giustificare il suo comportamento. All’inizio voleva raggiungerle per scusarsi ma, per via della sua spropositata febbre dell’oro, aveva sempre rimandato quel momento. E quando era finalmente arrivato, lui l’aveva sprecato: anche in quell’occasione, aveva tentato di fermarle e l’avrebbe anche fatto se non fosse stato fermato dallo stesso elenco che stava guardando con rabbia in quel medesimo momento.         
Fu proprio quell’emozione a farlo avvicinare velocemente alla parete e staccare con forza quello che era la dimostrazione, insieme al Deposito pieno di soldi, di quanto fosse avido o oculato risparmiatore come amava autodefinirsi lui.     
Gettato il documento sul pavimento, giunse al naso di Scrooge il profumo dolce e invitante del the alla noce moscata e, presa la tazza, incominciò a berlo con gusto e calma. Finita la bevanda, guardò la tazza e gli parve di sentire la voce di Battista dirgli: “… rimarrà da solo e allora la colpa sarà solo sua”.                                                                                                                                                     
Scuotendo la testa, Scrooge scacciò quei pensieri ed entrò nella cassaforte o Sancta Sanctorum, come l’aveva definita suo nipote Donald la prima volta che si erano incontrati.                                    
Accesa la luce, fu accolto dalla splendida lucentezza delle sue monete che raggiungevano i novanta metri e che erano state guadagnate con il sudore della fronte, l’impegno e con il duro onesto lavoro nell’arco di mezzo secolo.                                                                                                                                
Di solito il suo denaro l’aiutava a superare le crisi, ma questa volta quell’orribile e straziante sensazione che provava nel petto non era sparita. Anzi, si era accentuata quando, scendendo la scala, vide il baule pieno dei suoi ricordi in un angolo.                                                                           
“Nipote ingrato e perdigiorno. Gli avevo detto di rimetterlo apposto” rifletté, arrabbiato e, avvicinandosi all’oggetto, si accorse che era rimasto aperto. Come aveva fatto a sfuggirgli un simile dettaglio? Doveva aver avuto la testa tra le nuvole quel giorno.     
Dopo essersi ripromesso che non sarebbe successo mai più, controllò l’interno e vide che era tutto a posto, per fortuna. Sospirando di sollievo, Scrooge si rilassò e il suo sguardo fu attirato da una ciocca di capelli dorati e legati da un fiocco rosso, appartenuto alla madre, custodito in un foglio ingiallito ripiegato in tre parti.                                                                  
Con delicatezza, lo prese in mano e lasciò correre i suoi pensieri ai giorni trascorsi nello Yukon durante la corsa dell’oro e a una certa papera dal cuore di ghiaccio che l’aveva conquistato, arrivando perfino a fare l’amore con lei dopo che si erano lanciati insulti e oggetti a non finire. Rammentò che, quando si svegliarono, lui l’aveva mandata via, più per paura di quello che sarebbe successo  tra loro se continuavano a stare insieme e di perdere cosi l’obiettivo che si era prefissato da vent’anni che per altro, e, stupidamente, l’aveva pagata. Lei gli aveva lanciato le monete addosso, facendolo cadere sulla neve davanti alla capanna.                                                                                                                                 
“Che donna” aveva pensato in quel momento e stava facendo lo stesso ora a distanza di anni, mentre guardava la ciocca con dolcezza e gli occhi brillanti e sognanti.                                        
A malincuore, ritornò alla realtà e si accorse che, alla fine, aveva allontanato anche lei, il suo unico e grande amore e su cui ripensava continuamente ogni notte, sentendosi un verme per aver dato retta al suo orgoglio che gli aveva impedito di leggere quella lettera, finita in mezzo al manto bianco, inviata da lei quattro anni dopo, prima che lui ritornasse in Scozia dalla sua famiglia.                                                                                                            

La sua famiglia …. era rimasto solo e forse era per questa ragione che odiava cosi tanto quella festa ma, testardo com’era, non l’avrebbe mai ammesso   

Prima che le potesse fermare e trattenere, calde lacrime rigarono il suo viso e, seduto sulle sue monete con a fianco il baule e la ciocca, gli sembrò di risentire le veritiere parole di Battista “… rimarrà da solo e allora la colpa sarà solo sua”                                                                                                      “Avevi ragione, Battista. Sono solo un povero vecchio taccagno senza cuore” pensò Scrooge, nascondendo il viso tra le gambe e abbracciandole con le braccia più per nascondere quelle scie salate che gli rigavano il volto che per altro.                                                                     

Perché quelle lacrime erano, seppur lui si vergognasse di ammetterlo, la dimostrazione che stava soffrendo e pentendo per quella situazione. Nessuno doveva vederle .. nessuno …     
Pianse lacrime silenziose immerso nel suo dolore e con le immagini dei suoi cari che gli scorrevano davanti agli occhi chiusi …                                                                                                                                            


Nel frattempo Battista si era pentito di aver rivolto quelle dure parole al suo principale e si era deciso a chiedergli scusa. Entrò nell’ufficio e, trovandolo vuoto, immaginò che fosse nella cassaforte. Affacciandosi appena dalla porta blindata, rimase stupito quando vide le spalle di Scrooge scosse da quelli che erano singhiozzi. In un primo momento fu tentato di andare a consolarlo ma, pensando che non fosse il caso in un istante cosi delicato, spostò lo sguardo e notò la ciocca dorata. Fu colto all’improvviso da una magnifica idea e corse via, con un unico proposito in testa: doveva correre immediatamente da Donald e riferirgliela…                                                                                                                                                                            
Mentre guidava per la strada diretto verso casa Duck, sorrideva compiaciuto: il signore avrebbe ricevuto una bella sorpresa ed era sicuro che avrebbe adorato il Natale o cosi sperava…                                                                                                                                             
Fu cosi che Battista espose la sua trovata a Donald e, pochi minuti dopo, quest’ultimo stava facendo una telefonata …
-Pronto? Sono Donald Duck, avrei bisogno di parlare con Goldie O’Glittering … sì, è piuttosto importante …. Forse lei non capisce, io sono il nipote di Scrooge McDuck … sì, attendo … Buongiorno signorina Goldie … -.  

   
 
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