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Autore: Roccia di Burro    10/02/2009    1 recensioni
I demoni sono una razza a metà tra gli umani e gli animali, e si dividono in molteplici stirpi.
Un guerriero umano.
La figlia di due demoni di cui si sono perse le tracce.
Una guerra tra bande rivali.
Le faide tra umani e demoni.
["Ma io chi sono??"
"Se te lo dicessi metterei a rischio la tua vita."
"Ma non puoi impedirmi di sapere!!"
"Chiu, il mio compito è quello di proteggerti."
"E lo fai solo perché è un compito?"
"...Può darsi di no."
]
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo scusa per il ritardo...
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-Che cosa?-

-Hai capito.-

Chiu arretrò istintivamente, urtando la parete alle proprie spalle. Si sentiva profondamente a disagio.
Cosa voleva quello? La sua storia? Ma che razza di domanda era?
Gli venne in mente per un attimo Tsuda.
Quel posto non le era mai piaciuto, nonostante avesse vissuto lì da quando aveva cinque anni. Le altre ragazze la odiavano perché era, in un certo qual modo, "intoccabile". Il vecchio trovava sempre qualche scusa per non lasciarla ai clienti, ed era così che aveva mantenuto la sua purezza fino all'età di 21 anni, mentre le altre donne che per un motivo o per l'altro si ritrovavano costrette a rimanere in quel buco dovevano anche subirsi ubriaconi, delinquenti, criminali d'ogni specie.
Ogni volta che il capo non c'era, piccole vendette si riversavano su di lei, dettate da odio e invidia: un giorno, all'età di circa quattordici anni, si era svegliata con una strana sensazione di freddo sul collo. Guardatasi allo specchio, aveva notato con orrore lo scempio compiuto sui suoi capelli, ridotti ad un ammasso informe di ciocche tagliate grossolanamente. Un'altra volta i suoi vestiti erano "stranamente" spariti, un'altra ancora aveva trovato il suo libro preferito ridotto ad un mucchietto di cenere, e avrebbe potuto continuare per ore con la lista. Perciò aveva sviluppato un particolare senso di diffidenza nei confronti di chiunque, compreso quell'uomo che si trovava di fronte a lei e la subissava di domande.

-S-senti, forse sono stato troppo precipitoso, ma per me è importante: per favore, potresti raccontarmi come sei arrivata fin qui?-

Chiu respirò lentamente, pensando che in fondo non le costava nulla dirglielo.

-Vivo qui da sedici anni. Ma perché lo vuoi sapere?-

Lui le abbozzò un sorriso, arma sottile: una corona di denti bianchissimi che catturano la luce, labbra rosee e carnose che si stirano, viso che assume vivacità.
Chiu si rilassò.
Fuuko sapeva come comportarsi. A volte provava disgusto per sé stesso, dalla propria capacità di mostrare la faccia di sé che più gli accomodava, dalla straordinaria naturalezza con cui riusciva ad imbastire un discorso dalle fondamenta di puro, denso, fumo. Ma aveva uno scopo, una vera e propria missione da portare a termine.
Non era di certo il momento per lasciarsi andare alle smancerie e ai rimorsi di coscienza.

-Sono uno studioso, Chiu. Mi occupo dei demoni...-

Lasciò la frase a metà, per catturare le reazioni della ragazza. Come previsto, lei si irrigidì, pur se impercettibilmente. Non si lasciò scappare il leggero tendersi del nervo sinistro del collo sottile, gettando una minuscola ombra sulla pelle lattea. La mandibola indurì i lineamenti, la fronte si aggrottò lievemente.

-Sei uno studioso di demoni?- anche il suo tono di voce era più marcato e basso, quasi sprezzante.

-Si.-

-Perché sei per caso convinto... Che siamo degli animali? Bestie selvatiche? Fiere?- le vibrazioni rabbiose erano perfino palpabili.

Resistendo alla voglia di prendersi a pugni, Fuuko continuò la sua spiegazione, dal retrogusto amaro.

-Aspetta, non trarre conclusioni affrettate. Non ho detto che viviseziono i demoni, né tantomeno sto in appostamento ad osservare il loro comportamento alla stregua di... orsi, o cervi, o chissà cos'altro! Intendevo studioso dal punto di vista sociale e storico.-

Notò che la giovane, suo malgrado, aveva abbassato lo sguardo, pensierosa.

-Come sai, i rapporti tra umani e demoni... Non sono mai stati tra i più tranquilli, e sono convinto che informarsi reciprocamente su cultura, tradizioni e storia sia un ottimo modo per iniziare... a costruire qualcosa, che dici?-

Fuuko si sarebbe aspettato un commento sarcastico del tipo "Parli come un politico" oppure "Le belle parole le sanno dire tutti, bisogna vedere i fatti", ma Chiu, per quanta gente strana e poco raccomandabile avesse visto, non aveva di certo una panoramica sulla società, sui modi di comportarsi, sulle strategie di persuasione, a causa di quel pseudo-isolamento in cui era costretta da anni.

-Ma se vuoi approfondire questo aspetto dovresti recarti piuttosto in un villaggio, non credi? Qui ci sono solo io! Davvero, ti converrebbe essere più convincente, non sono cretina.-

I suoi occhi avevano perso la sfumatura limpida che avevano all'inizio, diventando più cupi e vicino al cremisi.
Il moro sentì una fitta al petto.
Non avrebbe mai voluto dover ricorrere a quello, se l'era conservato come ultima carta. Aveva pensato -sperato- che quella minuta demone tutta orecchie e capelli fosse stata un po' più credulona, invece si era rivelata attenta e brillante.

-Leggi molto?-

-Si. Ma questo cosa c'entra?-

-Nulla, curiosità personale.-

Sorrise internamente: il fatto che fosse interessata alla cultura e che le piacesse leggere non gli dispiaceva poi tanto. Anzi, era quasi soddisfatto. Staccandosi dalle riflessioni personali, si disse che era ora di sovvertire quello sguardo sospettoso e quel broncio che Chiu gli stava rivolgendo senza riserve.
Estrasse dalla tasca posteriore dei pantaloni un libretto avvolto da un involucro plastificato, e glielo porse.
Come da previsione, gli occhioni rosa scuro della ragazza si spalancarono per lo stupore.

-Un pass verde?!-

-Proprio così. Aprilo.-

Lei lo guardò con due occhi talmente enormi da catalizzare ogni sguardo su di loro.

-Posso?-

-Certo. Volevi una prova no? Eccola.-

Per transitare da una provincia all'altra, e meglio ancora, da uno stato all'altro, c'era una regola fondamentale: era obbligatorio possedere un permesso di passaggio, comunemente noto come "pass".  Ovviamente bisognava avere valide ragioni per spostarsi da un luogo all'altro, che potevano andare dal lavoro, alla visita a parenti, al semplice viaggio di piacere. Ogni impiego e ogni motivazione comportava varie restrizioni e richiedeva particolari requisiti. Chi non rispettava questa legge si guadagnava immediatamente un periodo di reclusione. I pass erano per quanto detto prima di vari generi, che si distinguevano tra loro per colore, che indicavano ognuno un settore diverso.
In particolare, i pass verdi concernevano professioni culturali e scientifiche ad alto livello, ed erano per questo motivo piuttosto rari.

-Forte, guarda quanta roba c'è scritto!-

Un pass verde permetteva inoltre di sostare o attraversare parecchie zone senza dover fornire una motivazione precisa, tranne il luogo di partenza e la destinazione finale, permettendo al viaggiatore di scegliere il percorso preferito.

-E' proprio carino!!-

I pass erano manifatture parecchio elaborate, e per questo difficili da riprodurre. Un falso era riconoscibile, e i tentativi di frode venivano scoperti con estrema facilità. Il governo si era perciò assicurato un'ottima immagine, e una buona reputazione nel campo della sicurezza.

-Chissà quanto devi aver studiato per avere un lavoro che ti permettesse addirittura un pass verde!-

Ma con la popolarità dei pass, era parimenti dilagato il contrabbando di questi. I falsari avevano iniziato ad adottare mezzi sofisticati in grado di riprodurre pass perfetti, mentre ai piani alti del governo, composto da palloni gonfiati che si erano adagiati sugli allori, nessuno si accorgeva di nulla, e l'intensità dei controlli era rimasta invariata da trent'anni e anche più.

-Già... Non sai quanto...- biascicò Fuuko desiderando di mordersi la lingua. -...Non sai quanto.-

Dopo aver scansionato ogni millimetro di quella filigrana color smeraldo, la piccola demone si rivolse al ragazzo, visibilmente rabbonita e dimentica della diffidenza.

-Allora, cosa volevi sapere poi?-

Un velo di tristezza gli oscurò il viso. Quanto avrebbe voluto non doverla prendere in giro a quel modo, ma se lei avesse saputo, tutto sarebbe andato a rotoli.

-I tuoi genitori, mi puoi parlare di loro?-

Lei chinò la testa, e iniziò a fissarsi le mani, che avevano ripreso a torturare la gonna.

-A dire il vero... Io non li conosco.-

-In che senso?-

-Cioè, non posso definirmi orfana, però... non saprei! Io non ho mai conosciuto i miei genitori... Il mio primo ricordo risale a quando avevo tre anni, più indietro è completamente vuoto. Si, direi che vuoto è la parola giusta. Ho vissuto con una coppia di giovani umani da quando avevo tre anni a quando ne avevo cinque... E poi...-

Si interruppe, lasciando in sospeso la frase e pronunciando le ultime parole con voce incrinata.

-Poi?- la incalzò Fuuko. Non avrebbe voluto fare pressioni, ma doveva sapere.

-Sono morti in un incendio.- sorrise e abbassò le palpebre, inspirando ed espirando forte. -E da quel momento io vivo qui.-

-Tutto qui? Ma i tuoi genitori sono morti, per questo vivevi con degli umani?-

-Non so proprio, ti dico. Non so che fine abbiano fatto, neppure come si chiamavano! Ogni volta che lo chiedevo alla mamma... Cioè, la mia mamma umana, lei diceva che me l'avrebbe spiegato quando sarei stata più grande, e Tsuda... Beh, dovresti avere capito che tipo è.-

-Oh si, so molto bene che tipo è...- sussurrò tra sé Fuuko.

-Come hai detto?- chiese.

-No, niente.- le sorrise amareggiato.

-Quindi tu non sai nulla? Proprio nulla?-

-No, davvero... mi dispiace così tanto... Avrei voluto aiutarti, ma non ho nessuna informazione interessante!-

Invece era meglio così. Lei non poteva neppure immaginarlo, ma per Fuuko era molto più comodo che lei fosse all'oscuro di tutto, così le sue spiegazioni, una volta giunto il momento, sarebbero potute partire da zero. Sempre che non si fosse tradito prima.

-Non ti preoccupare, mi hai già aiutato.-

Chiu lo osservò perplessa.

-Ma non ti ho detto nulla.-

-Invece no, mi è servito.-

-Bah, se lo dici tu...- si mise a guardarsi i piedi.

Dopo un attimo di silenzio, Fuuko tornò a parlare.

-Ora puoi andare. Grazie.-

Chiu, probabilmente assorta nei suoi pensieri, non aveva capito, e gli chiese di ripetere.

-No, nulla, ho finito.- sorrise di nuovo. -Ora puoi tornare nella tua stanza, Chiu.-

La ragazza assunse inconsciamente un'espressione di evidente disappunto. Appena quel ragazzo aveva scelto lei tra tutte le altre, aveva provato una grande paura, ma in quel momento, la prospettiva di ritornare alla stancante routine di tutti i giorni la faceva sentire molto peggio.

-Si. Grazie.- si alzò senza guardarlo in volto, dirigendosi verso la porta.

Ogni passo che avanzava le sembrava durasse un'eternità. Tutti i sensi erano acuiti, pronti a captare un qualsiasi richiamo, che non arrivò. Sentiva la gola secca. Posò una mano sulla maniglia, stringendola forte. La abbassò.

-Ah, Chiu.-

Si immobilizzò sgranando gli occhi. Non era possibile. Davvero... poteva ancora sperare. Un altro secondo lì avrebbe costituito un ricordo che avrebbe alleviato le sofferenze di un intero giorno. Un intero giorno di quella sua inutile vita.

-Si?- rispose con voce roca.

-Grazie ancora.-

"Grazie."
La parola le rimbombava nelle orecchie.
Quindi poteva andarsene.
Qualcosa all'interno del suo corpo si spezzò.
Qualcosa dalle parti dello sterno.
Uscì in fretta chiudendosi la porta alle spalle senza voltarsi né rispondere, corse nella propria stanza, incapace anche di piangere. Quelle quattro mura la soffocavano. Eppure non se ne poteva andare. Non poteva.

Fuuko rimase a fissare la porta, sentendosi svuotato.

-Quindi la prima parte è fatta.- si disse. -Bene, ora posso anche dormire.-

Ma contrariamente a quanto avrebbe voluto, scivolò in un sonno agitato.

Il giorno dopo, Chiu si svegliò con addosso un indicibile malumore. Era maldisposta verso se stessa, figuriamoci con il resto del mondo. Quando Keimi andò a svegliarla, sempre con il suo tono dolce e per niente sprezzante, si trovò davanti una figurina irosa che le riservò un'occhiataccia da far gelare il sangue.

Fuuko si svegliò che aveva più sonno di prima. Rincoglionito come se lo avessero centrifugato, si infilò sotto la doccia, rischiando di addormentarsi sotto il getto d'acqua e di spaccarsi la testa contro il muro. Un po' ristorato, infilò un paio di pantaloni di un sobrio color rosso fiamma e uscì in corridoio. Non si accorse di avere Chiu a pochi passi, che andava nella direzione a lui opposta, fino a che questa non lo superò urtandogli un braccio.
Improvvisamente vigile, si voltò a guardarla.

Cazzo. L'aveva preso male, l'addio brusco della sera prima. Era ora di passare al piano B.

-Chiu!-

Non lo ascoltò.
Grazie a un paio di ampie falcate, la raggiunse in velocità, afferrandola per un braccio e attirandola a sé.
Sorpresa, lei si dimenticò di assumere un'espressione arrabbiata.

-Vieni con me.-

-Cosa?-

Ok, era leggermente drastico come approccio, ma era la sua ultima possibilità.

-Vieni con me. La mia destinazione è un villaggio di montagna, lontano da qui...partirò tra un paio di giorni.-

Almeno questa era la verità. Parziale, ma verità.

-E perché vuoi portarmi con te?-

-Sei un demone. Ti prego. Sarà utile ad entrambi.-

Ma per uno strano meccanismo del suo subconscio, a Chiu quegli occhi neri che la fissavano sembravano troppo falsi, la voce vellutata troppo incerta, e quella stretta sul braccio troppo forte.
Con uno strattone, si liberò.

-Con te io non vado da nessuna parte.- sbottò.

Girò sui tacchi e corse via.

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Spero vi sia piaciuto^^ se potrò, posterò il capitolo un po' più in fretta...lasciate un commentino! =)
  
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