Prologo- The Beginning
Il cielo era carico di nubi,
nere, pesanti, gonfie di pioggia, come se gli dèi si preparassero a piangere.
“Agli dèi non importa degli uomini” pensò. Come poteva essere altrimenti? Sua
sorella doveva avere di certo una visione molto più poetica della vita; si
chiese che cosa stesse guardando, appollaiata sul grande doccione che si
affacciava a strapiombo sul mare.
«Centoundici anni» gli disse
lei a un tratto. Non si era neanche voltata, lo sguardo assorto in quel paesaggio
grigio e desolato, assorbito in una bellezza che lui non riusciva a vedere.
«Credi che lo avessero
capito?» continuò «Credi che si fossero accorti che in quel momento tutto il
loro mondo stava crollando?»
Lui non aveva una risposta,
infatti lei non l’attese e proseguì «Io penso di no. Ognuno avrà creduto che
fosse giunta la propria ora, che fosse giunta per molti di loro, ma non per
tutti. Nessuno avrebbe mai potuto immaginarlo, nessuno in quell’istante avrebbe
mai potuto comprendere che la città più grande mai esistita stava per essere
spazzata via dalla faccia della terra, trascinando giù con sé i propri abitanti
e il proprio sapere»
Ancora una volta non trovò
niente da dire; era una sensazione a cui ormai aveva fatto l’abitudine. Sua
sorella sapeva essere gioiosa e vivace, ma era anche estremamente curiosa e
profondamente legata alle proprie origini, perennemente protesa verso quel
passato ancestrale che le sussurrava di cose perdute e dimenticate. Un aspetto
di lei, questo, che amava, pur senza comprenderlo appieno.
Con un movimento improvviso la
giovane scattò in piedi, mantenendosi in precario equilibrio sulla pietra
ineguale. Gli occhi che tanto amava si piantarono nei suoi, quindi allargò le
braccia e si lasciò cadere nel vuoto.
Le sue gambe, di colpo
pietrificate, gli impedirono di muoversi, mentre la sua mente lottava per
scattare in avanti, incapace di raggiungere, di afferrare la sorella che ora
precipitava nel baratro, verso la roccia, attraverso le onde del mare. Un
ruggito spezzò l’aria e subito dopo la incendiò. Un turbine di vento caldo risalì
la voragine, accompagnato dalla risata divertita della ragazza, e in un istante
drago e cavaliere, entrambi d’argento, lo raggiunsero. Avrebbe voluto odiarla
per essersi presa gioco di lui, invece, senza nemmeno accorgersene, portò le
dita alla bocca e fischiò; attese una manciata di secondi prima di scorgere
l’ombra nera scendere in picchiata. Gli saltò in groppa al volo; uomo e animale
pronti ad ingaggiare l’ennesima competizione di velocità con le rispettive
sorelle.
«È pronto» annunciò l’altra
sua sorella, affacciandosi anche lei al grande balcone di pietra. Era più
austera, più matura e di certo la più bellicosa dei tre fratelli. Per questo
motivo amava anche lei. Annuì, quindi la seguì all’interno del Tamburo di
Pietra, la torre centrale della fortezza, percependo dietro di sé anche i passi
della sorella minore.
Raggiunsero la stanza
all’ultimo piano; non si trattava di un ambiente particolarmente grande, né
ricco o sfarzoso. La sala circolare era circondata da pareti di nuda pietra,
interrotte solo da quattro finestre che si aprivano sui quattro punti
cardinali. Ma non era l’arredamento che rendeva speciale quel locale.
Esattamente al centro era stato disposto un enorme tavolo di legno dipinto, dai
bordi frastagliati, ineguali, e la superficie solcata da rilievi e gibbosità.
Un’unica sedia, posta su di una pedana rialzata, era stata posizionata in
corrispondenza di una marcata sporgenza del tavolo. Si avvicinò, prendendo
posto. Sorrise soddisfatto. Esattamente da dove si trovava poteva dominare
tutta la superficie del tavolo che rappresentava la dettagliata mappa di una
vasta terra: il Continente Occidentale, come veniva chiamato, un territorio che
la sua gente non aveva mai tentato di conquistare, sebbene fosse ricco e
prospero. E deliziosamente frammentato. Sorrise di nuovo, scrutando ogni
singola curvatura del legno, studiando le numerose città che erano sorte nei
secoli.
«Molto bene» approvò infine, congedando
gli scalpellini e facendo cenno alle sorelle di avvicinarsi; si disposero
una alla sua destra e l‘altra alla sua sinistra. Vide nei loro occhi violetti
il suo stesso luccichio ambizioso; era il momento. In quel preciso istante la
conquista dei Sette Regni ebbe inizio.
Angolo Autrice
Salve gente! :)
Allora come avrete capito questo prologo segna l'inizio di un mio progetto molto noioso che riguarda, stranamente, i Targaryen. Ebbene si dopo anni di amore indiscusso per i Lannister, ho riscoprto le meraviglie dei Signori dei Draghi e la loro affascinante storia. Ovviamente questo è solo un brevissimo inizio (e menomale) dal momento che ancora devo capire quali eventi inserire e, soprattutto, cercare di dare un ordine, visto che le informazioni sono molte, ma spesso contraddittorie o confuse.
Nel frattempo commenti, suggerimenti e preferenze sono più che graditi ;)
_Jo