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Autore: Kirame amvs    20/09/2015    2 recensioni
Daniel Holmes è un ragazzo bipolare che pochi anni prima dei fatti narrati ha ucciso la sorella su sua richiesta, conscio del fatto che la ragazza non avrebbe potuto sopportare il dolore per una vita. Non potendo poi riuscire a separarsi dal suo alter-ego Alaric Holmes (la versione di sé stesso assassina), ha deciso di liberarsi di colui che era prima dell'omicidio della sorella.
Il narratore è a sorpresa!
Partecipante al contest "Nei tuoi occhi" indetto da milla4 sul forum di EFP
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ave Atque Vale
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Nome: Kirame amvs
Titolo: Ave Atque Vale
Rating: Arancione
Genere: introspettivo, angst
Note: La frase Ave Atque Vale è stata pronunciata da Catullo e significa Salute e 
Addio. 
Perdonami se non posso pubblicare sino a settembre, ti darò appena possibile il 
link alla storia. 
Il mio personaggio si chiama Daniel Jasper Holmes, ma dopo l'evento che lo ha 
trasformato in ciò che è adesso ha voluto avere una nuova identità, chiamandosi 
"Alaric Holmes". Il narratore lo chiama Alaric perché riesce a vedere in lui sia la 
sua vecchia identità che la nuova.
Spero che sino alla fine non si riesca a capire chi narra le vicende, anche se non 
mi. Sento molto sicura nel preparare sorprese e colpi di scena epici xD
Ovviamente la mia storia non vuole essere assolutamente un invito ad atti ignobili 
come quelli descritti, cerco solo di vedere le azioni compiute da alcune persone 
attraverso prospettive diverse da quelle dettate dai pregiudizi popolari.
È voluto il costante e ravvicinato ripetersi del nome di "Alaric" o del diminutivo 
"Ric".
Ultima cosa: Questa storia non ha una vera e propria trama, è più un'accozzaglia 
di flashback e di riflessioni del narratore sul protagonista è su sé stesso/a.
Detto questo, spero che ti piaccia :) GiudiciA avvisata, mezza salvata ^^
Link della storia: Lo inserirò appena possibile.
Partecipante al "Nei tuoi occhi" contest, indetto da milla4 sul Forum di 
EFP. 
Mi è capitato di incontrare varie volte il protagonista di una delle tante storie che popolano 
il mondo. 
Daniel Jasper Holmes, altrimenti detto Alaric non è il tipico ragazzo problematico che si 
incontra nei vicoli del Bronx, di quelli che spacciano e fanno a botte a scuola. 
A dire la verità, Alaric non va più a scuola. Da quando non c'è più nessuno disposto a 
pagarglierla. 
Alaric Holmes ha poco più di ventitrè anni, ma quando mi guarda, sembra che abbia l'età del 
mondo. È per questo che mi sono avvicinata a lui. 
Dice che gli piaccio. 
Che gli faccio provare il brivido dell'avventura, che lo porto sull'orlo del baratro. 
La gente definisce Alaric un "pazzo". Anche io penso che non sia più normale, ma chi sono 
per giudicare la normalità? 
Di norma rispetto la mia regola d'oro, quella che mi sono imposta molti anni fa: non 
socializzare con le persone. 
Ma come si fa, quando Alaric ha subito così tante tragedie? È iniziato tutto con la morte di 
Kat, la figlia più piccola dei signori Arthur e Daphne Holmes. 
Ero lì quando è successo. Il maggiore degli Holmes adorava Kat. 
Da quanto mi ha raccontato Alaric, era una bambina splendida: solare, simpatica e gentile. 
Ma poi, il giorno in cui ho conosciuto il ragazzo, Kat se ne stava andando. 
Fra le stelle, dicono. 
In paradiso, dice a volte Alaric. 
Fra i morti, replico io, tra me stessa. 
Non sono un tipo sentimentale, mi definiscono "senza pietà". Non credo sia così. Certe cose 
ti cambiano. E Ric Holmes lo sa bene. 
Il suo punto di vista e il mio sono basati su un equilibrio precario, pronto a frantumarsi in 
schegge come vetro infranto. 
Lui mi compatisce. In fondo, dice, io devo subire tutto il dolore. 
Io compatisco gli assassini come Alaric. Alla fine, non sono forse uguali a me? 
La polizia non lo ha mai catturato. Un assassino spietato e privo di amore, che ha ucciso la 
sua sorellina più piccola e i suoi genitori. C'è scritto così nei giornali. 
Nessuno ha mai catturato me. Nessuno mi ha mai fermato dall'uccidere. È proprio per 
questo che io non ho fermato Alaric, quando ha ucciso Kat. Non avrei neanche potuto. 
Stavo lì a guardare quella scena macabra, seduta a gambe incrociate su un mobile del 
salotto. 
L'ha uccisa perché le voleva troppo bene. Non voleva che dovesse portare il peso del dolore, 
della vecchiaia, delle malattie. 
Quando lui mi parla, mi racconta che il 22 novembre era un giorno di pioggia e grandine, si 
sentivano i tuoni e i bagliori improvvisi dei fulmini spaventavano Charles, il vecchio e 
panciuto gattone dal pelo fulvo di casa Holmes. Alaric era appena tornato a casa, aveva 
poggiato le chiavi sul tavolino instabile nell'ingresso e aveva chiamato Kat. 
Kat aveva tredici anni, allora. Ora ne avrebbe diciotto, mi dice sempre Ric. 
L'aveva trovata nell'angolo del piccolo bagno, con i vestiti strappati e il viso rigato di 
lacrime. 
All'inizio, racconta lui, pensava che l'avessero picchiata. Aveva segni rossi sui fianchi e sui 
polsi, presto sarebbero diventati dei lividi violacei, e Alaric si era sentito attraversare da un 
fremito incontrollabile di rabbia. 
"Tu sei bipolare, e soffri di doppia personalità, Daniel." Gli disse una volta il suo psicologo. 
Era vero? È vero? 
Non lo so. Anche io sono bipolare. 
A volte sono magnanima, a volte crudele e torturatrice. 
Ma poi aveva notato che i vestiti erano strappati e le sue labbra si mostravano gonfie. 
Lei si limitava a guardarlo, con quei suoi enormi occhi da cerbiatta arrossati e ancora lucidi. 
E allora il fratello aveva sentito divampare un furore dentro di sé senza precedenti. 
L'avevano stuprata. 
«Chi?» Era stata la prima volta in cui avevo sentito la sua voce profonda e armoniosa, piena 
di "r" mosce e non pronunciate. Non avrei mai più dimenticato il suo accento londinese, 
fatto di r appena pronunciate e finali di parole sussurrati e senza peso. 
Di accenti ne avevo udito parecchi, durante la mia esistenza, avevo imparato a riconoscere 
ogni sfaccettatura di pronuncia. 
Kathleen gli aveva scandagliato l'anima con quello sguardo ambrato eppure incolore. 
A quel tempo mi aspettavo di poter catalogare l'accento della sorella di Ric, ascoltarlo prima 
che lei morisse. 
Ma non lo avrei mai potuto sentire. 
Aveva perso la voce. Forse non l'avrebbe mai più voluta recuperare. 
Aveva semplicemente parlato, muovendo le labbra rosse senza emettere neanche un suono. 
«Voglio morire, Dan» avevo compreso. 
Con un sospiro, mi ero avvicinata alla ragazzina, inginocchiandomi e accarezzandole una 
guancia. 
Il ragazzo non aveva dato segni di accorgersi di me. 
Era la prima volta che mi incontrava. 
Alaric non era come gli altri. Coloro che non avrebbero compreso i veri desideri della gente. 
Che si sarebbero opposti. 
A volte si è troppo deboli per rialzarsi. 
E troppo orgogliosi per strisciare. 
L'aveva abbracciata, circondandola con le braccia forti e tremanti di un'incertezza 
primordiale. 
«Lotterò per te, Katy» Le aveva sussurrato all'orecchio, depositandole un bacio sulla tempia, 
un bacio annegato nelle lacrime. 
Aveva scelto di essere cacciato per la vita, l'assassino di Kathleen Holmes. 
Con la mano tremante le tappò il naso e la bocca, e la vidi chiudere gli occhi e sorridere 
debolmente sotto la mano del ragazzo. 
Poco dopo lui tolse la mano dal corpo senza vita della tredicenne, e io la sfiorai appena, 
concedendole ciò che voleva. 
«Ave atque vale, Kathleen Elizabeth Holmes» Sussurrai sfiorando con la mano gli occhi 
della ragazza, quasi a chiuderli per sempre. 
*** 
Alaric mi guardò senza vedermi, posando gli occhi grigi come la tempesta su di me. 
«Non sono pazzo, ti vedo, ti sento e ti ascolto. Uccidimi» Mi disse, e non potei che 
accontentarlo. 
Mi presentai mostrandomi ai suoi occhi per la prima volta. 
Passai la mano sui suoi occhi sbarrati, chiudendoli. 
«Ave atque vale, Daniel Jasper Holmes, o, come piace a te, Alaric Holmes» 
Ho incontrato Daniel Holmes tre volte nel corso della sua breve esistenza. 
La prima quando morì sua sorella Kathleen. 
La seconda quando uccise suo padre Arthur e sua madre Daphne. 
La terza quando venni a portare via anche lui. 
Quando gli concedetti il mio dono. 
Quando concedetti il bacio della Morte a Daniel Holmes, il pazzo pluriomicida che 
chiacchierava con me. 
E veniva ascoltato. Forse non ero ancora così vecchia da non poter parlare alla gente. 
Forse perfino la Morte, alla fine, aveva potuto ritrovare la sua voce.

Ave Atque Vale

 

 

 

Nome: Kirame amvs
Titolo: Ave Atque Vale
Rating: Arancione
Genere: introspettivo, angst
Note: La frase Ave Atque Vale è stata pronunciata da Catullo e significa Salute e Addio. 
Perdonami se non posso pubblicare sino a settembre, ti darò appena possibile il link alla storia. 
Il mio personaggio si chiama Daniel Jasper Holmes, ma dopo l'evento che lo ha trasformato in ciò che è adesso ha voluto avere una nuova identità, chiamandosi "Alaric Holmes". Il narratore lo chiama Alaric perché riesce a vedere in lui sia la sua vecchia identità che la nuova.
Spero che sino alla fine non si riesca a capire chi narra le vicende, anche se non mi sento molto sicura nel preparare sorprese e colpi di scena epici xD
Ovviamente la mia storia non vuole essere assolutamente un invito ad atti ignobili come quelli descritti, cerco solo di vedere le azioni compiute da alcune persone attraverso prospettive diverse da quelle dettate dai pregiudizi popolari.
È voluto il costante e ravvicinato ripetersi del nome di "Alaric" o del diminutivo "Ric".
Ultima cosa: Questa storia non ha una vera e propria trama, è più un'accozzaglia di flashback e di riflessioni del narratore sul protagonista e su sé stesso/a.
Detto questo, spero che ti piaccia :) GiudiciA avvisata, mezza salvata ^^
Partecipante al "Nei tuoi occhi" contest, indetto da milla4 sul Forum di EFP. 


Δ Δ Δ


Mi è capitato di incontrare varie volte il protagonista di una delle tante storie che popolano il mondo. 
Daniel Jasper Holmes, altrimenti detto Alaric non è il tipico ragazzo problematico che si incontra nei vicoli del Bronx, di quelli che spacciano e fanno a botte a scuola. 
A dire la verità, Alaric non va più a scuola. Da quando non c'è più nessuno disposto a pagarglierla. 
Alaric Holmes ha poco più di ventitrè anni, ma quando mi guarda, sembra che abbia l'età del mondo. È per questo che mi sono avvicinata a lui. Dice che gli piaccio. Che gli faccio provare il brivido dell'avventura, che lo porto sull'orlo del baratro. 
La gente definisce Alaric un "pazzo". Anche io penso che non sia più normale, ma chi sono per giudicare la normalità? 
Di norma rispetto la mia regola d'oro, quella che mi sono imposta molti anni fa: non socializzare con le persone. 
Ma come si fa, quando Alaric ha subito così tante tragedie? È iniziato tutto con la morte di Kat, la figlia più piccola dei signori Arthur e Daphne Holmes. Ero lì quando è successo. Il maggiore degli Holmes adorava Kat. Da quanto mi ha raccontato Alaric, era una bambina splendida: solare, simpatica e gentile. Ma poi, il giorno in cui ho conosciuto il ragazzo, Kat se ne stava andando. 
Fra le stelle, dicono. 
In paradiso, dice a volte Alaric. 
Fra i morti, replico io, tra me stessa. 
Non sono un tipo sentimentale, mi definiscono "senza pietà". Non credo sia così. Certe cose ti cambiano. E Ric Holmes lo sa bene. 
Il suo punto di vista e il mio sono basati su un equilibrio precario, pronto a frantumarsi in schegge come vetro infranto. 
Lui mi compatisce. In fondo, dice, io devo subire tutto il dolore. Io compatisco gli assassini come Alaric. Alla fine, non sono forse uguali a me? 
La polizia non lo ha mai catturato. Un assassino spietato e privo di amore, che ha ucciso la sua sorellina più piccola e i suoi genitori. C'è scritto così nei giornali. 
Nessuno ha mai catturato me. Nessuno mi ha mai fermato dall'uccidere. È proprio per questo che io non ho fermato Alaric, quando ha ucciso Kat. Non avrei neanche potuto. 
Stavo lì a guardare quella scena macabra, seduta a gambe incrociate su un mobile del salotto. 
L'ha uccisa perché le voleva troppo bene. Non voleva che dovesse portare il peso del dolore, della vecchiaia, delle malattie. 
Quando lui mi parla, mi racconta che il 22 novembre era un giorno di pioggia e grandine, si sentivano i tuoni e i bagliori improvvisi dei fulmini spaventavano Charles, il vecchio e panciuto gattone dal pelo fulvo di casa Holmes. Alaric era appena tornato a casa, aveva poggiato le chiavi sul tavolino instabile nell'ingresso e aveva chiamato Kat. Kat aveva tredici anni, allora. Ora ne avrebbe diciotto, mi dice sempre Ric. L'aveva trovata nell'angolo del piccolo bagno, con i vestiti strappati e il viso rigato di lacrime. All'inizio, racconta lui, pensava che l'avessero picchiata. Aveva segni rossi sui fianchi e sui polsi, presto sarebbero diventati dei lividi violacei, e Alaric si era sentito attraversare da un fremito incontrollabile di rabbia. 
"Tu sei bipolare, e soffri di doppia personalità, Daniel." Gli disse una volta il suo psicologo. Era vero? È vero? 
Non lo so. Anche io sono bipolare. A volte sono magnanima, a volte crudele e torturatrice. 
Ma poi aveva notato che i vestiti erano strappati e le sue labbra si mostravano gonfie. Lei si limitava a guardarlo, con quei suoi enormi occhi da cerbiatta arrossati e ancora lucidi. E allora il fratello aveva sentito divampare un furore dentro di sé senza precedenti. 
L'avevano stuprata. 
«Chi?» Era stata la prima volta in cui avevo sentito la sua voce profonda e armoniosa, piena di "r" mosce e non pronunciate. Non avrei mai più dimenticato il suo accento londinese, fatto di r appena pronunciate e finali di parole sussurrati e senza peso. 
Di accenti ne avevo udito parecchi, durante la mia esistenza, avevo imparato a riconoscere ogni sfaccettatura di pronuncia. 
Kathleen gli aveva scandagliato l'anima con quello sguardo ambrato eppure incolore. A quel tempo mi aspettavo di poter catalogare l'accento della sorella di Ric, ascoltarlo prima che lei morisse. Ma non lo avrei mai potuto sentire. Aveva perso la voce. Forse non l'avrebbe mai più voluta recuperare. Aveva semplicemente parlato, muovendo le labbra rosse senza emettere neanche un suono. 
«Voglio morire, Dan» avevo compreso. 
Con un sospiro, mi ero avvicinata alla ragazzina, inginocchiandomi e accarezzandole una guancia. 
Il ragazzo non aveva dato segni di accorgersi di me. Era la prima volta che mi incontrava. Alaric non era come gli altri. Coloro che non avrebbero compreso i veri desideri della gente. 
Che si sarebbero opposti. A volte si è troppo deboli per rialzarsi. E troppo orgogliosi per strisciare. 
L'aveva abbracciata, circondandola con le braccia forti e tremanti di un'incertezza primordiale. 
«Lotterò per te, Katy» Le aveva sussurrato all'orecchio, depositandole un bacio sulla tempia, un bacio annegato nelle lacrime. 
Aveva scelto di essere cacciato per la vita, l'assassino di Kathleen Holmes. 
Con la mano tremante le tappò il naso e la bocca, e la vidi chiudere gli occhi e sorridere debolmente sotto la mano del ragazzo. 
Poco dopo lui tolse la mano dal corpo senza vita della tredicenne, e io la sfiorai appena, concedendole ciò che voleva. 
«Ave atque vale, Kathleen Elizabeth Holmes» Sussurrai sfiorando con la mano gli occhi della ragazza, quasi a chiuderli per sempre. 


Δ Δ Δ


Alaric mi guardò senza vedermi, posando gli occhi grigi come la tempesta su di me. 
«Non sono pazzo, ti vedo, ti sento e ti ascolto. Uccidimi» Mi disse, e non potei che accontentarlo. Mi presentai mostrandomi ai suoi occhi per la prima volta. Passai la mano sui suoi occhi sbarrati, chiudendoli. 
«Ave atque vale, Daniel Jasper Holmes, o, come piace a te, Alaric Holmes» 

Δ Δ Δ

Ho incontrato Daniel Holmes tre volte nel corso della sua breve esistenza. 
La prima quando morì sua sorella Kathleen. 
La seconda quando uccise suo padre Arthur e sua madre Daphne. 
La terza quando venni a portare via anche lui. 
Quando gli concedetti il mio dono. Quando concedetti il bacio della Morte a Daniel Holmes, il pazzo pluriomicida che chiacchierava con me.

E veniva ascoltato. Forse non ero ancora così vecchia da non poter parlare alla gente. 

Forse perfino la Morte, alla fine, aveva potuto ritrovare la sua voce.


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Δ Kirame's wall! Δ

Bene, se siete arrivati qui significa che sapete chi è il narraore. Spero vivamente che lo abbiate capito solo alla fine, ma  non sono sicura che sia uno shock così traumatico xD

Spero che la storiella vi sia piaciuta, anche  se ho trattato di un assassino. Non lo sto assolutamente scusando, sto solo vedendo le cose da una diversa prospettiva. Alla fine, per la Morte cosa sono tre uccisioni? Lei, che è costretta a uccidere e portare via cadaveri da millenni, con tutti che la incolpano per ciò che succede, quando, invece, la colpa è di una malattia o di un'altra persona o di vecchiaia o di un incidente o di sè stessi. Secondo me la morte è una cosa naturale, non c'è nessuna entità che regoli chi vive e chi no. Siamo noi a decidere il nostro destino. Ma questa è soltanto la mia opinione.

Sono graditissime tutte le recensioni, purché quelle critiche apportino consigli costruttivi e non insulti.

Grazie e a presto,

Kirame ♥ 

   
 
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