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Autore: TheAntlers    21/09/2015    2 recensioni
"Quindi... cosa dovrei fare, ora?" gli chiese, cambiando velocemente discorso e mostrandoli un sorriso soddisfatto, di ripicca.
Lui la imitò, salendo a cavallo, col volto abbassato, nascondendo un lieve sorriso.
"Perchè sorridi in quel modo, Winter?" parlò retoricamente, come sapesse già perfettamente il perché.
"Perchè, ho distrutto i tuoi piani, no? Non rimanendo qui con te, dopo quel che è successo", li sorrise a cattivo gioco.
Naoise ricambiò il sorriso, inclinando lievemente il capo. "Oh, mia cara Winter..." mormorò, sospirando. "Sta andando e andrà sempre tutto secondo i miei piani."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Avrebbe potuto giurare di ricordare un Palazzo meno ampio, rispetto quello che ora le si ripresentava difronte. 
Probabilmente ora osservava il tutto con occhi diversi, cercando di strutturarsi in mente un preciso disegno del luogo. 
Osservò e ne ammirò la semplicità e la complessità dell'edificio. Il pavimento, di un lucente marmo nero, rispecchiava la sua figura. Le mura, di più svariati e marchiati colori, erano decorate con mosaici, raffiguranti numerose immagini astratte, tante vicine -nel loro inusuale motivo- alla modernità. Modernità, termine ben lontano dalle aspettative di un tale ambiguo mondo.

"Avrai modo di osservare l'edificio in seguito, Winter. Guardandoti intorno così, rischi di inciampare. Stai attenta." 

La ragazza si concesse un sospiro di disappunto, mentre assimilava il tono usatole contro. Irritato e scorbutico. 
L'unica persona a poter usufruire di tale tono, considerate le circostanze, sono io.
Pensò, in quell'istante, di poter considerare l'opzione di assestargli uno schiaffo. Sarebbe stato divertente. L'onore del Principe schiaffeggiato dal proprio Tributo. Probabilmente non sarebbe mai stato in grado di perdonale un tale gesto. 

"Posso almeno sapere dove stiamo andando, per favore?" lo supplicò, imitandosi il più gentile possibile, pur di evitare un ennesimo scarico di rabbia. "Mi stai spaventando", si lasciò sfuggire quella confidenza, ammessa con timore.

La sto spaventando. 
Naoise voltò il capo, distaccando le labbra. Incrociò l'espressione amareggiata della rossa, intenta a mordersi un labbro. 
Che la stesse spaventando, era -a dir poco- palese. Probabilmente, il ragazzo, ne era anche ben consapevole. Ma quella confessione lo spiazzò ugualmente. Lo colpevolizzò. 
Lui non era il nemico, non doveva temerlo. 

"Non devi aver timore di me."

"Ma questo non dipende da me" ribatté lei. 

Naoise abbassò lo sguardo, liberando un sospiro pieno di rammarico. Portò una mano ai capelli, scuotendoli, prima di impugnarli. Li strattonò lievemente, incanalando rabbia repressa. 
Si concesse un sospiro, ma non pronunciò parola, dedito invece a trovare una stanza sicura per la ragazza. 
Svoltò a destra, ruotando leggermente gli occhi in cerca dell'effettiva presenza di Winter, ed infine -dopo essersi accertato di quest'ultimo dettaglio- entrò in un ampio salone, bloccandosi al centro d'esso. 
La stanza era impolverata, poco illuminata ed in parte sgomberata. Al suo interno solo un letto, un comodino scheggiato ed una lanterna che aveva l'aria d'esser rotta.
Senza alcun dubbio una stanza ben poco frequentata.

"Siediti, così potrò spiegarti il tutto" le disse con cortesia, indicandole l'ampio letto piazzato al culmine della stanza.

"No, star seduta mi mette ansia" rispose prontamente la ragazza, scuotendo negativamente la testa, lasciando un'ambiguo sguardo alla strana stanza, prima di dedicare i propri occhi a quelli di Naoise. 

Quest'ultimo alzò un sopracciglio, ma decise di non soffermarsi affatto sulla bizzarra questione. 
"Dunque" iniziò a parlare, schiarendosi la voce "cercherò di andare al sodo della questione: tra poco saremo sotto attacco. I rapporti non sono ancora arrivati, me è inevitabile che attacchino." 

Il ragazzo si aggirava per la stanza, imitando un comportamento ossessivo. Sembrava sudare freddo, mentre elaborava le seguenti parole. 
"Con quella scarica elettrica che hai percepito durante il suo tocco, lui ha creato un legame con te. Sa dove sei, Winter. In questo momento percepisce parte dei tuoi pensieri e sensazioni." Pronunciate queste ultime parole, smise di girovagare per la stanza, piazzandosi a pochi metri da lei, sfoderando lo stesso sguardo duro, tipico dei suoi occhi. 

La ragazza boccheggiò. Per un'istante credette di poter perdere i sensi, ma ciò -incredibilmente e fortunatamente- non accadde. 
Fece alcuni passi indietro e, inspirando profondamente, decise di accettare il precedente invito del Principe, sedendosi. 

"In questo momento tu sei parte di lui." 

Winter abbassò lo sguardo ai suoi piedi. "E... Io... Lui... Insomma... Questa situazione non durerà per sempre, vero?"

Naoise scosse la testa, passandosi una mano tra i capelli inumiditi dal sudore. 
"No, non durerà per sempre. Ma abbastanza per attirare guai. Enormi guai." Sfoggiò quelle parole con un velo di rammarico.

Winter parve essere sconvolta. Il suo sguardo era cupo ed intristito. 
Chinò il capo, trascinò le mani ai lati delle sue cosce ed afferrò avidamente il tessuto sotto di essi, stringendolo con forza. 
Era combattuta, infuriata con se stessa.  
Avrebbe dovuto avere più cura delle sue risposte, dei suoi atteggiamenti, e delle sue azioni. 
Aveva deciso -come sempre- di prendere la via più semplice ed occasionale, non curandosi degli essenziali dettagli. Ed ora si trovava difronte a brutti effetti collaterali. 

"Io... Non avevo idea...-"

Winter fu costretta a tacere. In parte zittita dalla delicata situazione, in parte interrotta dall'energico bussare della porta. 

La ragazza vide Naoise sospirare con estrema frustazione, portare una mano alla fronte con l'intento di far sparire tracce di sudore, prima di sussurrare un -quasi impercettibile- "avanti".

Le porte si spalancarono in pochi e quasi assenti secondi, incorniciando due figure esili ed armate. Guardie. 
Novellini, probabilmente. Il loro aspetto era minuto, e lasciava illudere a ragazzini con età compresa tra i 18 e i 20 anni.
I volti, compatti e rotondeggianti, avevano ancora diversi tratti bambineschi. La barba, lievemente accennata, incominciava delle labbra sottili e pesanti. 

"Vostra Maestà". I due si inchinarono, onorando il Principe. "Mi duole avervi interrotto. Ma è della massima imporanza. Vostra Maestà il Re vi aspetta urgentemente alla Sala del Trono. Vuole parlarvi, con entrambi." 

Il ragazzo aggrottò la fronte. 
"Posso saperne il motivo?" chiese allora, avvicinandosi di pochi passi verso le due guardie.

"Non ci è stato riferito altro, Sire" parlò una guardia, scuotendo la testa.

Naoise annuì, congedando poi i due ragazzi. 
"Probabilmente vorrà solo accertarsi di persona della tua salute" ipotizzò il Principe, facendole gesto col capo di seguirlo.

L'atmosfera pareva rifarsi allo svolgimento di un film horror. L'ambiente era cupo e drammatico. Nessuna voce si dava sfogo all'interno, ma diverse si udivano dall'esterno. 
Il popolo era attivo e dinamico, spaventato ed ansioso. Winter non era da meno. 

Qualcosa non va, pensarono entrambi, avvolti da un velo di incertezza. 
Naoise, da ben guardingo osservatore, fu il primo ad accorgersi di un mancante ed importante dettaglio. Arrestò la caminata, proprio a pochi metri dall'entrata della Sala del Trono. Mosse un braccio dietro il proprio finco, impedendo a Winter di scavalcarlo. 
Sospirò. Nessuna guardia all'entrata della Sala del Trono.
 Non pensò ad altro, non ipotizzò nulla.
Senza dare alcun preavviso o alcuna spiegazione, -con un'abile e fulminea mossa della mano- fece ciò che i propri sensi gli dettavano: sfoderò la propria spada. 
Winter sobbalzò, strozzando un urlo, presa alla sprovvista da quel gesto così inaspettato ed improvviso. 
Non capì, non poteva capire. Osservazioni che solo il tempo le avrebbe potuto dare.
"Che cosa...?-"

"Shh" la zittì prontamente lui, cercando il suo volto. "Resta qui" bibligiò, tagliando corto, non dando alcuna plausibile spiegazione. 

"No!" parlò in risposta la sua buona testardaggine. "Voglio sapere cosa sta succedendo!" vociò ancora, sotto lo sguardo impaziente del Principe. 

"Tieni a freno la tua stressante curiosità e taci!" ringhiò spazientito, lanciandole uno sguardo di fuoco.

E Winter non osò obiettare, abbassando lo sguardo usufruendo dello stesso sguardo di un cane stato appena bastonato. Ma una scarica di rabbia repressa le fece chiudere i pugni in un gesto fulmineo. 

Naoise si fece avanti, con la spada pronta ad assettare un colpo. Il respiro era diventato pesante ed i suoi occhi scrutavano ogni preciso angolo. I suoi passi erano lenti e studiati, completamente silenziosi e ben disposti, come un felino in ricognizione.
Un ringhio gli si strozzò in gola non appena si rese conto di esser solo in quell'ampia stanza. Sgombra. Il Re e  le guardie erano assenti. 
Si fece avanti, sfoggiando un passo più svelto ed uno sguardo essenzialmente guardingo. Ruotò la testa in cerca di qualcuno, ma la Sala era completamente vuota.

"Maledizione!" ringhiò a denti stretti. "Guardie!" vociò a squarcia gola. 
Poteva sentire la rabbia bollirgli dentro.
Ma non appena capovolse la propria visuale in cerca dell'arrivo delle guardie, una figura adagiata sul marmo della pavimentazione rubò la propria attenzione. 
La rabbia cessò -come tutto il resto- non appena pronunciò con voce spezzata il nome di Winter.

Avanzò di un passo, ma dovette bloccarsi non appena la lama di una spada levigò lievemente la pelle del suo collo. Istintivamente alzò il capo, serrando pochi istanti i propri occhi, evocando la calma. 
Non era spaventato. La paura era sua amica, ormai. Sapeva come sfruttarla a proprio vantaggio.
Era -più che altro- infastidito. 
Preso alla sprovvista e -per di più- alle spalle. Un atto da vigliacchi, da codardi. 
Guardò il corpo di Winter, accasciato a terra. Non riuscì a trattenere un ringhio. 
Nessuna traccia di sangue, lesioni o ferite. Il suo torace si alzava ed abbassava lentamente e ritmicamente. Ma la ragazza era priva di sensi, e giaceva a terra, inerme ed in pericolo. 
Passarono secondi interminabili. Ed alla fine, Naoise prese la decisione di parlare per primo, sfruttando la sua unica carta in tavolo ed interrompendo il silenzio e quell'atmosfera che sembrava essersi bloccata.

"Bene" mormorò, tra un sospiro. Il suo tono era talmente calmo da illudere stesse parlando con un vecchio amico. "Complimenti, bravo" si congratulò, alzando le mani in segno d'arresa. "Sei riuscito a prendermi alla sprovvista" disse, non riuscendo a trattenere un nervoso ghigno divertito. "Potresti e dovresti uccidermi, ora" senzionò, sospirando. "Insomma, ti manca davvero poco. Davvero -davvero- poco. Ma cosa farai, non appena svolto il lavoro?" chiese. "Insomma, non credi di aver svolto il tutto con davvero poca intuizione e prudenza?
Non hai alcuna via d'uscita. Le mie guardie hanno già circondato il Palazzo, piazzandosi ad ogni svincolo. Quindi, mi chiedo: marcire dentro una cella, torturato per il resto nella tua lunga vita, è davvero il prezzo della mia morte?" domandò, cercando di aggrapparsi alla persuasione. 
La sua unica risposta parve rivelarsi una debole risata. Il tizio che ancora lo teneva alle strette, stava ridendo beatamente, lasciando una lieve confusione nella mente di Naoise.  

"Persuadere non è mai stato un tuo pregio, fratellino!" 

Fratellino. Una semplice parola, un semplice tono scherzoso, capace di farlo imbestialire. 
Una burla. Suo fratello aveva organizzato uno scherzo. Uno stupido, insensato, fuori luogo ed indegno scherzo. E lui non poteva essere più infuriato. 
Con un veloce gesto della mano, afferrò la mano destra del fratello, e la torse dolorosamente, liberandosi dalla sua presa. Girandosi con grinfia accanita, piombò sul suo corpo, costringendolo a sbattere rumorosamente contro il muro. 
Ed in pochi istanti i ruoli si invertirono.
Naoise teneva ben stretta la spada del fratello, puntandola contro il suo stesso collo. 
Il Principe incrociò finalmente lo sguardo divertito del fratello, intento a sfoggiare un beffardo sorriso. 

"Oh, è un piacere anche per me rivederti, fratellino" ironizzò, ridendo di gusto.

"Taci!"

Naoise liberò un ghigno di puro disprezzo. La lama affilata della spada ancora pericolosamente vicina al collo del fratello, accarezzato da alcune ciocche di capelli castani.
"Tu... Tu sei pazzo. Folle!" urlò, andando di matto. "Ti sembra situazione adeguata per mettere in atto uno dei tuoi stupidi scherzi? Non siamo più ragazzini, Eogan!" continuò ad urlare, attirando le guardie che, intanto, erano corse nella Sala, sguainando le proprie armi. 
La loro presenza infastidì ancor di più Naoise, che dedicò loro uno sguardo infuriato. Strinse talmente i denti da sentir dolore. 
"Fuori da qui!" ordinò loro, sgridandoli a gran voce. Buoni a nulla! 

 E nessuno dei presenti osò sfoggiar parola a discapito. Le guardie uscirono, chiudendo le porte dietro di loro.

Era ben sicuro di aver perso il senno, ormai. Era su tutte le furie. Placare la sua rabbia si sarebbe rilevata un'impresa titanica. 
I suoi occhi erano sgranati, ricchi di risentimento. 
"Siamo sotto attacco, dannazzione! E tu? Dio! Tu ti diverti a fingerti un nemico?" Con un vile gesto, lanciò la spada alla sua destra, indietreggiando poi di un passo, per la paura di commettere qualcos'altro di avventato. "Ma cosa ti passa per la testa!"

Il ragazzo, in sua risposta, sbuffò, leccandosi le labbra. 
"Sempre ad ingigantire. Nessuno sta attaccando nessuno, fratellino. E nessuno attaccherà nessuno. Smettila con i tuoi complessi da sfegatato pessimista."

Naoise ringhiò, stringendo ancor di più i denti. Ma prese la saggia decisione di dedicarsi a Winter, e non a strani e burberi pensieri riguardanti ciò che avrebbe voluto fare a quel ragazzo che, per di più, stentava a definire fratello.
Si allontanò, inginocchiandosi vicino al corpo della ragazza. Allungò due dita verso il suo collo, controllando i ritmi del suo cuore. Fatta una stima della velocità, ne dedusse stesse per risvegliarsi. La prese in braccio, con estrema cura e cautela. Poi rivolse nuovamente lo sguardo al volto impassivo del fratello. 
"Perchè farle perdere i sensi?" 

"Perchè?" sbuffò divertito, divaricando le braccia. "Perchè mi avrebbe impedito questo stupendo e coinvolgente dialogo tra fratelli. Sai che riuscire a parlare con te si rivela sempre un'impresa! Beh, a quanto pare, da oggi in poi avrò un jolly a mia disposizione"  rispose sorridente, osservando scrupolosamente Winter. 

"Guardie!" Questa volta, con ansiosa felicità, Naoise ricambiò il vile sorriso del fratello, pronunciano le successive parole con puro e lodevole desiderio. "Rinchiudete Eogan nelle segrete." 

***

"Winter. Winter" continuava a ripete Naoise. Ansioso per l'attesa rinvenuta di Winter, ancora dormiente sul letto su cui era stata attentamente adagiata. Il suo respiro era lento, le sue labbra -lievemente pallide- erano distaccate.
 "I sali! Dove sono i sali?!" ringhiò il Principe alle sue spalle.

"Arrivano, Maestà!" si prestò a rispondere una giovane e femminile voce. 

Una ragazza fece irruzione nella stanza, stretta tra le mani teneva una boccetta.
La sua treccia bionda ondeggiava ai suoi movimenti. Timidamente alzò i propri occhi verdi, incrociando pericolosamente quelli del Principe. Il suo sguardo era cupo e furioso. Ancora infuriato per il precedente dialogo avuto col fratello. 
La giovane serva trasalì e d'istinto chinò il capo, avvicinandosi velocemente al letto, mentre inghiottiva aria.

"Principe, non ne ha bisogno" parlò allora la serva più anziana. Scrollò la testa, dimenando i suoi lunghi capelli ingrigiti dal tempo. Sul suo volto erano visibili appena poche rughe, che contornavano due profondi occhi affossati. "Guardate" indicò il volto di Winter, notando ch'essa stringeva le labbra e le inumidiva appena. I suoi occhi erano ancora serrati, ma brevi ad una schiusura. "Si sta risvegliando, Principe." 

Naoise tirò un sospirò di sollievo, afferrando con delicatezza una mano della ragazza. Ne studiò la sua morbidella, la sua pelle liscia e priva di imperfezioni. Incrociò le sue lunghe dita con quelle delicate e minute della ragazza. In quell'istante provò un così profondo e delicato sentimento, che stentò a decifrarlo. Un'insieme di felicità, senerità, tranquillità, gioia, tenerezza ed amore. 
Lentamente sollevò la mano, portandola alle sue labbra, dove la sfiorò appena, perdendosi nel suo delicato profumo. Ispirò profondamente, chiudendo gli occhi. Quando li riaprì, Winter lo osservava. Cautamente, silenziosamente e curiosamente. Non riferì parola, non osò muoversi. Ma il suo petto si alzava ed abbassava con ritmi che tendevano ad aumentare. 
Strinse la mano di Naoise. Forse inconsciamente, forse volutamente. Poi, delicatamente, la sottrasse alla presa del ragazzo, facendola scivolare lungo il suo fianco. I suoi occhi erano ancora prigionieri in quelli di lui.

"Come ti senti?" domandò Naoise, con voce più roca del solito. 

Ma la ragazza non riusciva a proferire parola. Non riusciva nemmeno a pensare concretamente, 
perchè persa nel suo sguardo. 
Strinse le labbra. Cosa le stava succedendo? Doveva aver preso una bella botta in testa. Si, doveva essere quello il motivo del suo comportamento. Stordita e confusa per una dolorosa botta alla testa. Eppure nessun dolore percepì sul suo corpo. Era illesa, priva di qualsiasi dolore. 

"Winter?" Naoise cercò di risvegliarla da quel sonno invisibile.

"Io... Si... Sto... Mi sento bene" mormorò, accorgendosi che le parole le erano uscite con tono quasi impercettibile. 
Si schiarì la voce, accorgendosi della secchezza della propria gola. Tossì freneticamente. 

Allora Naoise armeggiò per alcuni secondi dietro di esso.
Una schiena possente fece largo nella visuale della ragazza, fin quando due occhi azzurri tornarono a scrutarla con interesse.
Il ragazzo allungò un braccio e la invitò ad afferrare il bicchiere d'acqua che gentilmente le aveva riempito. 
Winter accettò volentieri il gesto, sorseggiando. Non aveva mai trovato così buona l'acqua.

"Cosa ricordi, Winter?" si affrettò a chiedere il Principe. La ragazza aveva ancora il bicchiere tra le labbra.

Deglutì un'ultima volta, prima di abbassare l'oggetto, ancora ricco d'acqua. 
Non ricordava molto, la sua mente era offuscata e le poche scene che aveva ancor in memoria erano disordinate e spezzate. Nessun senso logico le collegava.
Due mani che le cingevano il sul collo, due occhi dello stesso colore dell'erba che parevano perdere lentamente nitidezza.

Un brivido gelido le attraversò la schiena, provocandole un tremore. 

"Chi era quel ragazzo?" chiese. La domanda le uscì con tono inspiegabilmente neutrale. Eppure le sue labbra tremavano ancora. 

Naoise rimase un attimo ancora a fissarla, prima di compiere qualche passo lontano da lei, dandole le spalle, quasi volesse mascherare l'espressione del suo viso. 
"Lui è..." mormorò, stringendo ossessivamente ed avidamente il bicchiere di vesto che ancora teneva ben saldo in mano. Il liquido al suo interno oscillò. "Il Corvo."
  
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