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Autore: MaryRigby    21/09/2015    1 recensioni
Steve fa una semplice domanda, alla quale Tony non vorrebbe mai rispondere.
Insieme si lasciano trasportare dai pensieri notturni che, si sa, sono i più terribili.
[Stony]
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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PENSIERI NOTTURNI



 

 «Tony?»
 «Sì?»
La Stark Tower è completamente silenziosa. Sbagliato: non completamente.
Il sussurro timido di Steve, infatti, ha interrotto la quiete. Vuole chiedere qualcosa all'uomo di ferro, anche se di ferro non è, perché sotto tutto quel metallo, tecnologia e scontrosità si nasconde un uomo in carne e ossa esattamente come tutti gli altri, (non molti lo notano, ma c'è).
Steve è stato uno dei pochi a guardare oltre l'armatura.
 
«Perché bevi?» Eccola, la domanda.
 
«Perché combatti per qualcuno che non sa niente di te, forse nemmeno il tuo vero nome?»
 «Lo fai anche tu.»
 «Tutti sanno il mio nome.»
 «Ma a nessuno importa, giusto?» Un sospiro tremolante esce dalle labbra di Tony, leggero come la sua mente da ubriaco.
 
«Perché bevi?» Eccola di nuovo, quella domanda. Schietta, senza pietà.
 
«Forse per dimenticarmi della tua brutta faccia?» scherza,Tony Stark. Forse non è così intelligente come tutti credono, se non riesce a rispondere ad un quesito così facile, ma. Preferirebbe che Steve gli domandasse tutte le leggi della meccanica quantistica mai proclamate nella storia: almeno saprebbe cosa rispondere.
 
«Tony?» Non lo sa, Tony. Forse perché gli piace stare male, perché diventa tutto così bello quando l'alcol gli annebbia il mente. O forse perché le sue bottiglie di vetro piene, anzi, quasi piene, gli danno qualcosa che somiglia all'amore, ma che sicuramente non lo è. Quelle non lo abbandoneranno mai, come non lo abbandoneranno mai i sintomi post- sbornia, ma non gli importa. Gli piace il mondo che inventa quando è ubriaco: tutto lo amano lì, per davvero.
 
«Perché sono un codardo, perché mi piace scappare. Nel mondo che creo non ho bisogno di fingere che vada tutto bene.» È un sussurro impercettibile, ma Steve lo sente lo stesso. Steve sente sempre tutto. 
«È così brutto questo mondo Tony? Così invivibile? Anche quando siamo insieme e il resto sembra non esistere?» Non sembra arrabbiato, il soldato. Solo…. Tony non lo capisce. Sa solo che Steve lo stringe più forte e che, in quel momento, del mondo, quello reale, non gli importa.
«No, non lo è, ma quando mi abbracci, non è il mondo dove sono costretto a vivere e per il quale combatto ogni giorno. È come se stessimo in un altro luogo, isolati in una bolla, solo io e te.»
«Ma poi mi sveglio, e tu non ci sei. Se lì, lì dove tutto è troppo reale per essere vero, dove l'amore non esiste, perché nessuno riesce a riconoscerlo. Neanche io. Non so nemmeno cosa sia. Forse sei tu, il mio amore. Se mi fai stare bene, vuol dire che lo sei. Anzi, sicuramente lo sei.»
«Tony, a volte uno conosce troppe cose brutte per poter riconoscere quelle belle.» È anche saggio Captain America. Troppo. Gli occhi caramello di Tony lo guardano, lo spogliano, lo baciano. A volte desidera poter essere come Steve. Ma poi scuote la testa: lui è troppo perfetto, troppo responsabile, e ha troppi valori morali da rispettare. Si sentirebbe soffocato.
Tony gli accarezza gli zigomi, giusto per assicurarsi che lui non faccia parte del suo mondo da ubriaco, che sia reale.

«Come fai? Come fai a vivere in questo mondo? Ogni volta, per sopravvivere, devo indossare una maschera, devo diventare un uomo che odio. Oramai non me ne accorgo nemmeno. Forse sto diventando il Tony Stark che tutti conoscono. Forse lo ero anche prima, ma non lo sapevo. Lo ero, lo sono ancora Steve?» Strofina la guancia sul petto duro e morbido, freddo e caldo di Steve.
«Non sono in grado di dirti cosa sei o cosa eri. So solo che ti amo, non lo so perché, come non so perché tu mi ami Tony. Ho trovato in te qualcosa che non ho mai avuto, qualcosa che nemmeno la lotta per la giustizia riusciva a darmi. E voglio che tu trovi in me qualcosa che l'alcol non possa darti Tony. Esiste? Riuscirai a riconoscerla? O forse, non c'è niente in me, niente che possa sostituire ciò che ti dà la vodka. Forse non mi ami, forse sei troppo confuso. Chi può saperlo?» Tony sospira e stringe la presa sul corpo di Steve. Che lo ami o no, oramai è diventato indispensabile nella sua vita.
«Quando sto con te non ho bisogno di ingannare la realtà, perché questa mi piace Steve. Sto così in pace con me stesso... non credevo che sarebbe mai capitato. La mia mente è così tranquilla, come se finalmente si riposasse. Non ho bisogno di nient'altro; tu sei la medicina al mio dolore, esso viene archiviato molto in profondità quando sei con me. Poi però parti, per fare il tuo dovere di soldato. E quando non ci vediamo il mondo diventa di nuovo grigio e ho bisogno di qualcos'altro che me lo faccia dimenticare, perché tu non ci sei» singhiozza Tony. Non aveva mai pianto in vita sua; ma questo prima che arrivasse Steve. Lui è riuscito ad abbattere le sue barriere e ha fatto uscire quelle lacrime che se ne stavano depositate nel profondo nella sua coscienza.
«Io sono sempre qui, Tony. Sei tu che non mi vedi. Anche io quando sono lontano, mi faccio prendere da sentimenti che odio. Ma poi ti ricordo e so che tu mi aspetterai. Questo mi fa alzare e sorridere. Ti immagino al mio fianco. No, ho sbagliato. Io non ti immagino, tu ci sei. Mi incoraggi, so che lo fai.» Steve gli lascia un bacio asciutto sulla tempia. Tony sa che quello è un grazie. E vorrebbe ringraziare Steve per la stessa cosa, ma non può.
«Non mi basta l'immaginazione Steve. Io voglio te. Voglio saperti vicino a me, voglio te che mi consoli, che mi racconti cosa hai fatto; voglio appoggiare la testa sul tuo petto per dormire tranquillo; voglio svegliarmi con te che mi accarezzi i capelli, oppure accarezzarti i capelli mentre dormi. Da quando ci sei tu riesco ad addormentarmi senza bisogno che l'alcol mi intontisca, mi sfinisca. Quando non ci sei il tuo ricordo non mi basta Steve.» Altre lacrime scendono silenziose sulle guance di Tony. Steve ne raccoglie alcune coi baci. Il miliardario le odia. Rappresentano la sua debolezza, i suoi fallimenti. Steve le ama invece: per lui rappresentano l'umanità di Tony.
«Ehi, ascoltami. Voglio che tu faccia una cosa per me: devi scrivere delle lettere in cui mi racconti tutto quello che provi, e tutto quello che hai fatto durante la giornata. Non importa se non potrai mandarmele, se non potrò leggerle.»
«Sono un po' grande per un diario, non trovi?» scherza Tony. Non riesce a capire lo scopo di quella richiesta.
«Non è un diario. Devi scrivere un lettera, come se stessi parlando con me. Poi voglio che chiami Pepper perché ti faccia compagnia Tony.» impone Steve con la sua voce ferma. L'altro annuisce, titubante.
«Non credo che questo potrà eliminare la tua mancanza.» No, non lo potrà fare; è troppo forte.
«No, come niente potrebbe eliminare la tua Tony, ma cerco di ricordarmi che ritornerò da te, e tutto sembra più facile pensandoti.» Forse Steve ha ragione, chissà. Ci proverà, e se non ci riuscisse potrebbe sempre affogare il cervello i un bicchiere, anzi, in una bottiglia, di Jack Daniel's.
«Tenterò» annuisce.
Steve lo bacia, ancora e ancora.
E allora il mondo, quello reale, non esiste.





Writer
Allora, buonasera, buonanotte, o buongiorno, a vostra libera scelta.
Inizio col dire che questa non solo e la mia prima fanfiction Stony, ma è anche la prima sugli Avengers.
E... niente, spero che vi sia piaciuta.
Sapete cosa fare nel caso voleste farmi sapere cosa ne pensate, e, ovviamente, qualsiasi commento, positivo o negativo, sarà graditissimo.
Ringrazio a prescindere anche solo chi legge.
Alla prossima
Mary

   
 
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