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Autore: ghostking    21/09/2015    0 recensioni
Amy Olsen è figlia di uno psicologo londinese e abita in Holland str. nei pressi di Kensington Garden, un luogo che la ragazza visita spesso. Abita da sola con suo padre e per colpa del suo carattere ha solo 2 amici: Tyler McPeak e Stephanie Greek, il nerd e l'eccentrica. Figlia unica con solo un carlino di nome Buster. Sua madre se ne andò quando aveva 5 anni e quindi non ricorda molto. Grazie all'affetto del padre e dei suoi amici riesce a non essere triste e a condurre una vita ordinaria tra libri, serie tv e passeggiate. Un giornò Amy vede uno strano ragazzo seduto nello studio del padre e sente che nella sua vita manca qualcosa. Amy non sarà più la stessa ed incredibilmente si interesserà a quel curioso ragazzo seduto in casa sua.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-20 settembre-
Oggi ricomincia la scuola e Amy non ha voglia di tornare in quel covo di fighetti, ma sa che dove essendo l'ultimo anno da liceale.
 
Scese giù dal letto a malavoglia dirigendosi in bagno e sbadigliando rumorosamente, nel guardarsi allo specchio quasi le prese un colpo: due occhiaie mostruose da fare invidia a quelle di un drogato le contornavano gli occhi.
“Grandioso davvero” pensò, la giornata era iniziata alla grande.
«Al diavolo» imprecò raccogliendo i capelli. Si lavò il viso con l'acqua fredda pensando-e sperando- che si sarebbe svegliata grazie alla scarica gelata, ma ovviamente non servì a nulla e rassegnata tornò in camera per decidere cosa mettere. Alla fine optò per un paio di jeans spaccati alle ginocchia e una felpa grigia senza cappuccio, ai piedi invece le sue fidate vans bordeaux.
Amy pensò a quanto fosse straziante doversi preparare, amava rimanere in pigiama quando non c'era scuola e spesso si fermava a riflettere su quanto sarebbe stato bello non doversi sistemare per uscire. In ogni caso, voglia o no, era finalmente pronta per intraprendere il primo giorno.
Scese le scale che portavano al pianterreno e osservò Buster venirgli incontro.
Un adorabile carlino corpulento e morbido che suo padre le aveva preso quando aveva 16 anni.
«Buon giorno Buster» disse chinandosi sul cane per accarezzarlo «Buon giorno anche a te papà» si girò e sorrise all'uomo seduto su una poltrona di pelle con una tazza di caffè in mano.
«Buon giorno piccola, sei pronta per questo primo giorno?» chiese avvicinandosi alla figlia, lei in risposta scosse il capo in segno di disapprovazione «Affatto, non ho voglia di rivedere nessuno» il padre sorrise appena e le mise una mano sulla testa.
«Andrà bene»
«Speriamo» accennò un mezzo sorriso tirando su la zip del giubbotto verde petrolio «Vado, a dopo» gli lasciò un bacio sulla guancia e si chinò per prendere lo zainetto grigio gettato malamente vicino alla fine delle scale.
Uscendo dal portone una folata di vento le accarezzò il volto smuovendo i capelli castani, si avvicinò ad una bici poggiata al muro di casa e ci salì sopra sistemandosi lo zaino su entrambe le spalle. In quindici minuti arrivò a scuola, posò la bici insieme alle altre sotto la tettoia apposita e si posizionò sopra un muretto li vicino aspettando l'arrivo del suo migliore amico, Tyler
 Nell'attesa tirò fuori una sigaretta da un piccolo pacchettino azzurro e bianco che teneva in tasca e se la infilò tra le labbra, la accese e buttò fuori il primo tiro. Non era una fumatrice accanita, a dirla tutta non le piaceva nemmeno il fumo, ma ogni tanto tirava fuori il suo pacchetto e ne prendeva una. Non sapeva dare nemmeno lei una spiegazione a questo gesto, lo faceva e basta, quasi inconsciamente.
Dopo aver atteso un po', Tyler McPeak si degnò ad arrivare e quando fu davanti ad Amy la salutò con un abbraccio piuttosto veloce.
«Giorno Ty»
«Giorno Amy, trascorse bene le vacanze?» la ragazza annuì distrattamente cercando qualcuno con lo sguardo
«Si, a te?» chiese tornando a guardarlo
«Bene, anche se mia madre mi ha costretto ad uscire più volte di quanto io non volessi» Amy accennò un sorriso sentendo quelle parole. Tyler non era il classico ragazzo normale, piuttosto era il classico sfigato asociale che si vede nei film americani: genio dell'informatica e abbastanza studioso, anche se a volte "trasgrediva" le regole permettendosi una sigaretta e un paio di birre.
Era di bell'aspetto nonostante la sua vena nerd. Capelli ricciolini castani e occhi verdastri protetti da uno spesso paio di occhiali.
«Sai per caso se Effy oggi verrà?» domandò Amy scostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio
«Dovrebbe» rispose Tyler spostando lo sguardo al viale d'entrata -"Già, dovrebbe"- pensò Amy.
Stephanie Greek (meglio conosciuta come Effy) colei che porta come secondo nome la parola "eccentrica". Considerata da tutti un vulcano di gioia e idee. Incapace di stare ferma per solo due secondi amante di cose strane come magia bianca e spiriti. Vestita perennemente con colori sgargianti e motivi floreali, i suoi occhioni azzurri riflettono alla perfezione la sua personalità vivace e i suoi lunghi capelli biondi la rendono particolarmente carina agli occhi di molti. Svariate volte Amy si era chiesta come fosse possibile che un'anima grigia come lei fosse amica di una come Stephanie, semplicemente non aveva trovato risposta, era cosi e basta.
 
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Quando fu tempo di entrare in classe i due amici si alzarono dal muretto e raggiunsero l'aula, trovandovi già la loro amica, intenta a parlare con l'insegnante di storia che quando si accorse della presenza dei due ragazzi sorrise brevemente per poi mandare a posto Stephanie.
Tyler e Amy la raggiunsero prendendo posto ai lati del banco.
«Buon giorno ragazzi» disse la bionda appena in un sussurro. Sembrava accigliata ed era un evento raro vederla in quello stato.
«Che succede Effy?» chiese Amy con sguardo interrogativo.
«La scuola è iniziata da due secondi e già mi stanno tormentando!» rispose gettando letteralmente la testa sul banco bianco «Non sono di buon umore oggi, scusate» aggiunse alzando pigramente la testa per guardare Ty e Amy.
«Va bene ma ci vuoi dire cosa ti stava dicendo la prof?»
«Raccomandazioni su raccomandazioni "Mi raccomando quest anno segui le lezioni e se ti serve qualcosa non esitare a chiedere. Non vorrai rischiare di perdere l'anno come è successo in quarto vero?"- fece una pausa sospirando mentre la classe iniziava a riempirsi- sto nuotando nell'ansia!» concluse esausta.
«Andrà bene Effy, ci siamo noi» sorrise Tyler seguito a ruota da Amy prima di prendere posto e iniziare la lezione.
L'ora di storia passò lenta ed interminabile, come anche quella di geografia e di scienze, mentre matematica e letteratura passarono in un battito di ciglia tra discorsi sul programma e sul diploma.
Quando le lezioni terminarono i tre decisero di fare una passeggiata per raccontarsi le mirabolanti avventure che li avevano coinvolti durante le vacanze ed il resoconto fu più o meno questo: Effy era stata una settimana in Congo per ammirarne le bellezze e vivere nella "vera natura"- come la definiva lei- poi era volata fino a Parigi per passare un fine settimana con la famiglia, per poi tornare a Londra per il resto delle vacanze.
Tyler era invece rimasto comodamente a casa per la maggior parte del tempo, tranne per alcuni giorni in cui la madre lo aveva costretto ad andare in Irlanda con lei per salutare la sorella che ormai viveva li da più di 3 anni. Ty lo definì un vero e proprio supplizio in cui fu costretto ad assaggiare tutto quello che la zia gli propinava e dove fu forzato ad uscire con i suoi cugini bellocci.
«Tu che hai fatto Amy?» domandarono in coro Effy e Tyler.
«Volete proprio saperlo?» aggrottò le sopracciglia terrorizzata, gli altri due annuirono e lei iniziò a parlare.
«E' stata un disastro totale. Ho visto pochissimi film, il parco è rimasto chiuso per quasi due settimane e come se non bastasse ho fatto in totale 10 figuracce, si le ho contate okay? Per di più con i pazienti di mio padre e con un ragazzo americano davvero carino che si era venuto a fare una breve vacanza proprio nella villetta davanti a casa nostra... Gli sono inciampata davanti cadendo con una mano nella pupù di Buster.»
Ty e Effy la guardarono per poi scoppiare a ridere senza ritegno.
«Siete davvero simpatici» disse Amy alzando gli occhi al cielo «E' stato umiliante! Smettetela!» esordì dando una piccola spinta a Tyler mentre Effy cercava di fermarsi.
«Va bene basta» disse la bionda continuando a sorridere «Ora devo andare» aggiunse guardando l'orario e salutando i due ragazzi che la videro scomparire dentro una vietta laterale.
«Devo andare anche io, mio padre si starà chiedendo dove sia andata a finire» disse sorridendo all'amico che ricambiò il gesto abbracciandola «Ci vediamo domani a scuola Amy» scosse la mano e sparì anche lui in una di quelle traverse laterali.
Amy si voltò ripercorrendo la strada a ritroso per poter tornare a scuola a riprendere la sua bicicletta. Quando raggiunse la tettoia recuperò la bici e tornò a casa godendosi la brezza pomeridiana che la scompigliava i capelli.
Erano le 16:38 quando entrò nel vialetto di casa e questo stava a significare che il padre avrebbe iniziato una delle sue sedute di li a poco. Solitamente non la entusiasmava molto l’occupazione del piano inferiore da parte di uno sconosciuto, ma quella volta era piuttosto curiosa e non vedeva l’ora che la seduta iniziasse.
Sapeva che oggi avrebbe ricevuto un nuovo paziente e stava morendo dalla voglia di sapere chi fosse.
Spesso lei e suo padre scommettevano su chi sarebbe arrivato e questa volta lei puntava su un 30enne in piena crisi amorosa.
Quando si decise ad entrare sperò di trovare il suo 30enne nello studio del padre e invece le si parò davanti un ragazzo con i capelli spettinati e biondi, due occhi grandi posati su di lei con tono interrogativo.
«Tu sei...?» domandò il ragazzo, la sua voce era calda e profonda.
«So-sono la figlia del dottor Olsen, mi chiamo Amy» rispose incerta.
«Oh. Piacere, io sono Michael, un paziente» disse alzandosi per poterle stringere la mano.
«Piacere mio Michael» Amy ricambiò la stretta distrattamente, studiando il viso del ragazzo che aveva davanti.
«Va tutto bene? Ho qualcosa in faccia?» chiese lui notando lo sguardo fisso della ragazza e il fatto che non avesse ancora mollato la presa sulla sua mano. Amy scosse la testa ritraendo il braccio «Scusa, non hai nulla tranquillo! O-ora io devo andare» farfugliò salendo rapidamente le scale, poi si girò verso il ragazzo e chiese « Sai dov'è mio padre?» lui sorrise divertito osservando l'aria stralunata di quella ragazza.
«E' uscito un attimo per non so cosa, tra poco dovrebbe tornare e mi ha detto di aspettare qui»
«Oh, ah- ehm...» Amy iniziò a balbettare «Rimani pure nello studio. AH, hai bisogno di qualcosa?» domandò sentendo la faccia andarle a fuoco.
«No, grazie» rispose lui ridendo sommessamente.
 -"Che figura che hai fatto Amy!"-
«Per qualsiasi cosa i-io sono qui sopra» aggiunse affrettandosi a raggiungere la sua camera.
Campionessa in figure di merda.
Gettò lo zaino ai piedi del letto per poi tuffarcisi sopra, era curioso sapere che un ragazzo così giovane avesse chiesto consulenza a suo padre, l'abitudine l'aveva portata a vedere solo persone adulte nello studio al pianterreno. Non le dispiaceva che suo padre avesse un paziente giovane e poi, non le dispiaceva nemmeno che fosse così carino.
Continuò ad interrogarsi su quel ragazzo gettando la testa sul cuscino.
  
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