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Autore: dark tears    21/09/2015    2 recensioni
Durante uno dei loro soliti scontri all’ultimo sangue, Batman colpisce Joker per errore, ferendolo gravemente e lasciandolo privo di sensi e di energie. Attanagliato dal rimorso e dal senso di colpa, l’eroe raccoglie l’altro uomo dal pavimento e lo trasporta alla batcaverna, deciso a prestargli tutte le cure necessarie per salvargli la vita. Riuscirà Batman a strappare la sua eterna nemesi dalle braccia della morte o fallirà, trasformandosi nell’oscuro mostro che ha sempre temuto di diventare?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Alfred Pennyworth, Batman, Joker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SE FOSSI IL TUO RIMORSO





Capitolo I
L’ultima risata

Il sangue rosso scuro gocciolava dal guanto nero e lucido, cadendo a terra e confondendosi con l’asfalto nero. Era notte – notte fonda – perciò ogni cosa appariva più scura e buia di quanto in realtà non fosse; nero che si stagliava su altro nero. Una notte senza luna, fredda e inospitale. Quel sangue non era il suo. Batman scrollò con forza il braccio destro, nel tentativo di togliersi di dosso un po’ di quel fluido acre e appiccicoso.
< È finita > pronunciò col suo tono roco e tagliente, un tono che non ammetteva repliche o scappatoie < Arrenditi Joker, consegnati alla giustizia >.
Gli occhi blu dell’uomo-pipistrello fissarono il volto insanguinato del suo nemico contorcersi in un’espressione grottesca, a metà fra il divertimento ed il disgusto. Una risata terribile e acuta si levò nel cielo color della pece
< AHAHAHAHAHAHAH!!! Sei uno spasso Batsy! > ghignò l’uomo dai capelli verdi al massimo dell’ilarità, fregandosene di tutto quel sangue che gli scorreva giù dal naso e dalla bocca, nonché dalla ferita aperta sulla fronte < Dopo tutti questi anni ti aspetti davvero che mi consegni alla giustizia di mia spontanea volontà!? > guardò l’altro uomo con aria di sfida < Eppure dovresti conoscermi, dovresti sapere che sono un combattente.. E cosa fanno i combattenti??.. Non si arrendono fino alla fine! >.
Gli occhi verdi luccicarono di insana e folle determinazione e dalla tasca del gilet estrasse come per magia un telecomando delle dimensioni di un taccuino con un unico grosso bottone rosso. Senza dire una parola e continuando a ghignare, Joker sollevò in aria il telecomando e con l’indice dell’altra fece per pigiare il bottone.
< No, fermo! Non lo fare! > il grido autoritario di Batman risuonò nell’aria statica della notte, rimbombando nel cielo vuoto e spento come un lugubre allarme.
< Ooooh, sì che lo faccio! > replicò il clown con quell’espressione compiaciuta e malsana che creava un inquietante contrasto con il sangue che gli grondava dal viso.
< Ci ucciderai tutti e due! > protestò l’eroe facendo un passo istintivo verso la sua nemesi e poggiando la mano sulla cintura super accessoriata che teneva allacciata introno alla vita. Magari gli era restato ancora qualche batrang da usare in extremis contro il pagliaccio..
In quel momento un rombo assordante squarciò d’improvviso il silenzio della notte buia, facendo sobbalzare istintivamente i due uomini sul tetto dell’edificio. Non era stato l’ordigno piazzato da Joker ad esplodere, il dito sottile ancora esitava sul tasto grosso e rotondo del telecomando. Un nuovo rombo, meno forte del precedente, seguì subito dopo, ma questa volta non riuscì a sorprendere i due antagonisti. Era in arrivo un temporale, uno di quelli violenti e improvvisi che non danno nemmeno il tempo di tirare fuori l’ombrello.
< Andiamo, a che ti serve far saltare un intero edificio!? > domandò all’improvviso Batman con un grido esasperato < Non è nemmeno un luogo-simbolo, è solamente pieno di ignari innocenti >.
< È proprio questo il bello, no!? > incalzò Joker dall’altra parte del tetto < Distruggere e sterminare una manciata di vite senza un reale motivo apparente! >.
Ghignò assolutamente convinto e sicuro, come se quella sadica affermazione fosse una chiara e lucida dichiarazione d’intenti. Batman strinse i pugni ancora sporchi del sangue del nemico e digrignò i denti lasciandosi sfuggire un basso ringhio di rabbia e frustrazione.
< Salterai in aria anche tu, a questo ci hai pensato? >
< Certo che ci ho pensato! > esclamò l’altro in tono quasi offeso, sentendosi sottovalutato dal pipistrello < Vuol dire che finalmente ti trascinerò all’Inferno con me! > replicò in tono sprezzante, ridendo in faccia al giustiziere e lanciandogli sguardi ammiccanti e sinistri. Non può essere, Joker non è un soggetto incline all’autodistruzione, pensò Bruce a denti stretti, deve avere sicuramente un asso nella manica, un elicottero forse.. Ad ogni modo non poteva rischiare che Joker facesse saltare in aria un intero edificio di trenta piani, non glielo avrebbe permesso. Una grossa goccia gli cadde sul viso, scivolando lungo il mento squadrato, mentre con la mano destra andava alla ricerca di un pulsantino specifico sul suo cinturone. La risata di Joker – del tutto ignaro di ciò che Batman stava per fare – risuonò alta e forsennata nel cielo oscuro
< Pensa che bello che sarebbe Batsy: io e te morire insieme.. Non la trovi una cosa incredibilmente romantica!? > gridò il pagliaccio con voce raggiante e tono quasi amorevole, come se stesse parlando di un’esaltate avventura o di una piacevole gita domenicale. Batman strinse le labbra, del tutto scettico riguardo a quell’improvvisa quanto improbabile smania di autodistruzione del Joker
< La trovo una cosa orribile > replicò con durezza guardando dritto in direzione del pagliaccio, tenendo le iridi incollate sul telecomando nero e sul minaccioso dito bianco che ne sfiorava il pulsante.
Di nuovo una goccia, poi una seconda, poi un’altra ancora. Il cielo si spalancò di colpo ed una cascata d’acqua gelata prese a riversarsi su Gotham, bagnando strade, palazzi, persone ed automobili con una furia impetuosa. Il temporale si rovesciò addosso ai due uomini sul tetto, inzuppando in un minuto i loro vestiti e facendo risplendere i loro volti concentrati e severi. Forse era tutto un grande scherzo, forse da quel telecomando non sarebbe uscito altro che una bandierina colorata con la scritta “BOOM”. Dopotutto non sarebbe stata la prima volta, da Joker c’era da aspettarsi quel genere di macabre goliardate. Magari si stava preoccupando per niente, ma non poteva comunque rischiare. Batman vide il dito sottile di Joker posarsi sul pulsante rosso e lucido di pioggia e fare una leggera pressione. Senza pensarci due volte pigiò il bottone sulla cintura e prese la mira. Un improvviso lampo illuminò il cielo notturno accecando con la sua luce improvvisa e bianca l’eroe mascherato, per poi scagliarsi a terra a chilometri di distanza dall’edificio. Un instate dopo, un batrang sfrecciò dalla cintura di Batman volando con un’inclinazione verso l’alto, diretto a colpire il criminale. L’uomo si accorse troppo tardi di aver preso male la mira; quel lampo improvviso ed imprevisto gli aveva fatto sbagliare la traiettoria di lancio ed il batrang, anziché colpire la mano destra del clown come avrebbe dovuto fare, lo aveva centrato in pieno petto.
Immobilizzato dalla sorpresa più che dal terrore, Joker lasciò cadere a terra il telecomando, scongiurando così l’imminente esplosione di tutto lo stabile. Con gli occhi e le labbra spalancate in un’espressione di stupore, chinò lentamente la testa ad osservare l’oggetto appuntito che gli si era conficcato nel petto. Le pupille nere si dilatarono alla vista del batrang conficcato per metà dentro la carne, esattamente all’altezza del cuore. Istintivamente si portò entrambe le mani sul petto, sfiorando con le dita tremanti la stoffa della camicia fradicia di sangue e di pioggia. Con uno strano e inopportuno sorriso sulle labbra scarlatte, il pagliaccio si lasciò cadere a terra, battendo prima le ginocchia sul freddo pavimento e poi crollando disteso su un fianco.
Agghiacciato dall’accaduto, Batman si lanciò verso il suo nemico appena realizzò la gravità della situazione, inginocchiandosi al suo fianco e voltandolo cautamente sulla schiena. Gli occhi blu del giustiziere vagarono febbrili su quel corpo magro freddo e sempre più debole, squassato da violenti brividi e gemiti di dolore.
< Oh dio, che cosa ho fatto??.. > mormorò frastornato e in preda alla paura più cupa, forse addirittura più spaventato della sua accidentale vittima. < Io.. Non volevo.. > biascicò terrorizzato prendendo delicatamente Joker fra le braccia e sollevandogli la testa in modo da poterlo guardare in volto. Dalle labbra del criminale uscì un gemito di dolore, eppure un istante dopo si piegarono in quello che al pipistrello sembrò l’ombra di un dolce sorriso.
< Sa-sapevo che sarebbe finita così.. > prese a dire con un filo di voce, sforzandosi di parlare nonostante il dolore e la debolezza crescenti < Che.. che uno di noi avrebbe.. a-avrebbe ucciso l’altro, è.. così che doveva andare B-Batsy >
< Shhht non parlare, risparmia le energie > disse Batman in un roco sussurro, sentendosi francamente a disagio per la dedizione che la sua nemesi gli dimostrava anche in un momento drammatico ed estremo come quello, quando invece avrebbe dovuto odiarlo e maledirlo. Si sentiva tremendamente in colpa e aveva paura, una fottuta e dilaniante paura di aver varcato per la prima volta la linea invisibile che si era imposto di non oltrepassare mai con nessuno. Lui non era un assassino, combatteva per la giustizia non per la cieca vendetta. Eppure l’uomo che si stava lentamente spegnendo fra le sue braccia era a tutti gli effetti una sua vittima. La prima.. Forse la prima di una lunga serie? L’orrore strinse lo stomaco di Bruce in una morsa di ghiaccio, lasciandolo insensibile alla pioggia che gli scivolava sulla maschera e lungo il viso, scorrendogli davanti agli occhi talmente fitta da offuscargli la vista. Joker mosse le labbra per dire qualcos’altro, ma improvvisamente perse i sensi, chiudendo pesantemente gli occhi e reclinando la testa all’indietro.
< NOOOOO!! > il grido di Batman squarciò con violenza la notte nera e tempestosa, risuonando forte e straziante come il pianto disperato di un uomo ridotto in rovina. Non poteva finire così, non doveva.. Strinse forte gli occhi, respirando a fondo per raccogliere velocemente i pensieri ed agire in fretta ed in maniera logica, senza lasciarsi prendere dal panico. Forse non era morto, forse esisteva una labile speranza di potergli salvare la vita.. Con la mascella rigidamente contratta ed il respiro trattenuto nei polmoni, Batman andò a tastare il polso sinistro del Joker, restando in “ascolto” con il fiato sospeso, tremando dalla paura per ciò che avrebbe potuto non sentire. Il battito c’era! Debolissimo e spaventosamente lento, ma c’era. Batman allora non perse tempo; rincuorato e improvvisamente rinvigorito da quella insperata scoperta, raccolse Joker dal pavimento, sollevandolo con estrema attenzione e sorreggendolo con le braccia forti e sicure.
La discesa dal palazzo non fu affatto semplice: col pagliaccio ridotto in quello stato e con le braccia quasi completamente impegnate, Batman impiegò diverso tempo a ridiscendere i trenta piani che lo separavano da terra, arrivando alla sua batmobile con una stanchezza prostrante ed il cuore ancora in tumulto. Fortunatamente alla tecnologica automobile bastò un semplice comando vocale per aprirsi, ed il Cavaliere Oscuro poté depositare finalmente il criminale ferito, adagiandolo con cura sul sedile del passeggero. Prese posto alla guida e spingendo un pulsante richiuse la tettoia della vettura, accendendone il motore con un altro tasto. Mise in moto e partì sfrecciando a tutta velocità, ignorando il freddo pungente che sentiva addosso a causa della pioggia che aveva preso ed evitando di voltarsi a guardare il Joker per paura di vederlo morto. Mentre la batmobile percorreva rapida le strade desolate di Gotham, Batman pigiò un altro pulsante e pochi secondi dopo una voce maschile rispose provenendo forte e chiara da un altoparlante installato sul cruscotto.
< Sì, signorino Bruce? >
< Alfred! Ho un problema grave e urgente >
< Che cosa è successo? > gracchiò la voce con tono preoccupato
< Non ho tempo di spiegarti. Avverti Nightwing e gli altri di recarsi all’edificio al numero 879 sulla Ventitreesima, c’è bisogno di un capillare disinnesco >
< D’accordo padron Bruce. Altro? >
< Sì. Avvisa immediatamente il dottor Anderson di venire alla batcaverna e di prepararsi per un’operazione chirurgica d’emergenza >. La voce dall’altro capo del ricevitore esitò per qualche istante, poi domandò un po’ incerta:
< ..Di chi si tratta? >
< Del Joker >.
  
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