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Autore: Cam17    22/09/2015    0 recensioni
La seguente storia mi è stata ispirata da un fatto accaduto davanti ai miei occhi qualche settimana fa.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La seguente storia mi è stata ispirata da un fatto accaduto davanti ai miei occhi qualche settimana fa.
 
Sonia restava seduta sulla sedia vicino alla sua mamma. Si trovava nella sala d’attesa dello studio medico vicino casa sua. Doveva vaccinarsi e lei sapeva quanto le punture fossero brutte e cattive. Nonostante tutto lei non piangeva, perché era tanto coraggiosa. Ma nessun coraggio sarebbe bastato senza la compagnia della mamma e di Mr. Elefante, il suo pupazzetto. Lo teneva tra le mani e lo lasciava muovere sulle sue ginocchia. Era un pupazzo morbido, con due grossi occhioni azzurri, un grande sorriso ed una lunga proboscide. Inoltre gli elefanti sono ciccioni. A Sonia piacevano gli animali ciccioni. Appunto erano morbidi. Li immaginava come morbidi cuscini ed ogni tanto anche Mr. Elefante, che restava sempre a dormire con lei, le faceva da piccolo e morbido cuscino. Ad un certo punto, stufa di farlo camminare, agitò il pupazzo per la proboscide, tipo elicottero, ma la presa cedette ed il pupazzo cadde lontano, di fronte a lei. Sonia rimase imbambolata, scoprendo quanto Mr. Elefante fosse stato veloce a scappare via dalle sue mani.
- Sonia ma che combini? Smettila di fare casino!- Le disse la mamma a voce bassa.
Lei restò immobile ad osservare il pupazzo, quando ad un tratto una mano lo raccolse. La piccola ebbe un sussulto: quella mano era nera! E così, alzando lo sguardo, si accorse che anche la faccia di quel signore era nera. Era un signore alto, vestito elegante, con una cravatta rossa ed una camicia bianca sotto al nero vestito. Era privo di capelli ed aveva gli occhi castani, ma appunto era nero. Eppure non si era proprio accorta della sua presenza. Che fosse apparso all’improvviso? Sonia si strinse forte alla maglia della mamma, mentre il nero signore si avvicinò a lei con il pupazzo in mano. Era molto spaventata: “nella canzoncina della mamma c’è sempre un uomo nero. Un uomo che, se faccio la monella, mi porta via con sé un anno intero. Allora sono stata monella!”.
- Mamma sono stata monella?- le disse.
La mamma la guardò severa e sempre a bassa voce le rispose: -Certo che sei stata monella. Visto cos’hai fatto? Hai dato fastidio al signore-
Sonia si strinse ancora più forte. Allora era vero! Il signore era lì per lei, perché era stata monella! Sonia non avrebbe mai più visto la sua mamma ed il suo papà, perché i bambini monelli vengono portati via dall’uomo nero!
-  Credo che questo sia tuo, piccolina- La dolce voce di lui attirò lo sguardo della piccola.
L’uomo, piegato verso di lei, le sorrideva. Mostrava un sorriso che non sembrava affatto minaccioso, anzi dava l’impressione di essere una persona molto gentile. Raccolse il pupazzo.
- Come si chiama?- chiese lui, facendo un cenno con la testa verso il pupazzo.
Sonia prese lentamente coraggio, nonostante la paura fosse ancora forte: - Si chiama Mr. Elefante- rispose timidamente.
- Oh che carino. Scommetto che ti fa un sacco di compagnia, non è così?-
Gli occhi della piccola Sonia erano rimasti bassi per tutto il tempo del discorso. Non riusciva ad incrociare il suo sguardo. Lei fece di sì col capo, ma la paura di essere portata via non svaniva.
- Bene piccola. E’ stato un piacere conoscerti. Abbi cura del tuo amico!- e lui tornò a sedersi.
Sonia, sotto incitamento della madre, disse grazie al signore. Lui ricambiò con un altro sorriso.
Era salva: l’uomo nero non l’aveva portata via. Era stata la mamma a salvarla molto probabilmente.
Ad un tratto, poco dopo, dal bagno lì vicino fuoriuscirono una signora ed una bambina anch’esse nere di pelle. Si avvicinarono al nero signore e la piccola si sedette tra le sue ginocchia, mentre lui le accarezzava la testa, cercando forse di farle coraggio per l’imminente puntura.
“Ma lui è un papà” pensò Sonia “Ma allora non può essere cattivo! Un papà è sempre buono, proprio come il mio!”.
Nonostante la paura non fosse passata del tutto, quella scena convinse Sonia che forse quel signore non era poi così malvagio. Quindi si tranquillizzò e tornò a giocare col suo caro, dolce e soprattutto morbido Mr. Elefante.
 
Le paure di Sonia erano state in parte eliminate da una simpatica esperienza, nonostante la madre, nella sua innocente ignoranza, avesse involontariamente trasmesso alla piccola una paura del tutto irrazionale: la paura dell’uomo nero. C’è da chiedersi se certi modi di dire o di fare siano controproducenti per i nostri figli. Forse, per colpa della mancata conoscenza di come funziona la psiche umana, il danno che possiamo fare ad un bambino ci risulta non solo incomprensibile, ma addirittura non siamo nemmeno in grado di accorgerci che quel danno è già stato fatto, con il rischio di compierne altri in futuro o addirittura di peggiorare quello già compiuto. Sia chiaro: lo sbaglio di definire l’uomo nero come cattivo non è così grave da creare chissà quale patologia al piccolo, ma ritengo sia necessario interrogarsi sempre e comunque sul nostro modo di agire ed insegnare, altrimenti errori ben più gravi potrebbero essere commessi.
 
 
 
   
 
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