Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Hamartia    22/09/2015    1 recensioni
2575 a.C. Menfi, Egitto.
Era una notte fredda come tante altre, il firmamento splendeva sulle mura bianche della capitale e sul deserto circostante. La luna rendeva la sabbia così bianca da farlo sembrare un panorama lunare.
Al porto di Ineb-hedj gli unici suoni erano quelli dell'acqua del Nilo, che scorreva tranquilla tra le leggere imbarcazioni di papiro lì attraccate, il gracidare delle rane nascoste tra le piante della riva e una leggera brezza muoveva le canne, diffondendone il fruscio.
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prologo
~

2575 a.C. Menfi, Egitto.
Era una notte fredda come tante altre, il firmamento splendeva sulle mura bianche della capitale e sul deserto circostante. La luna rendeva la sabbia così bianca da farlo sembrare un panorama lunare.
Al porto di Ineb-hedj1 gli unici suoni erano quelli dell'acqua del Nilo, che scorreva tranquilla tra le leggere imbarcazioni di papiro lì attraccate, il gracidare delle rane nascoste tra le piante della riva e una leggera brezza muoveva le canne, diffondendone il fruscio.
Una guardia faceva il suo solito giro di ronda all'esterno delle mura: Senmut era il suo nome e, come tutti coloro che facevano il suo stesso lavoro, portava la parrucca nera a caschetto e un semplice gonnellino chiaro. Di umili origini contadine, entrò volontario nell'esercito in cui si fece presto notare per la completa padronanza di arco e frecce e del bastone da lancio.
Aveva appena 16 anni ma la sua ambizione lo portava a desiderare di ricoprire le cariche più alte per avvicinarsi in questo modo al grande Faraone Snefru. Certo non lo faceva per la gloria del suo nome o per arricchirsi. Lavorare nell'esercito era un lavoro come un altro. Lo voleva per essere vicino al suo Faraone, reincarnazione del sommo Dio Ra, per essere da lui glorificato e assicurandosi così, un posto tra le stelle quando la morte sarebbe sopraggiunta.
Sognare era bello, di strada da fare ce n'era ancora molta ma, prima o poi, ce l'avrebbe fatta, lo sapeva. Sarebbe andato in viaggio col suo sovrano, avrebbe visto terre sconosciute e banchettato alla sua stessa tavola e, quegli stranieri dalla pelle color dell'ebano, gli avrebbero portato i piatti più succulenti, avrebbero danzato e cantato per lui ed il suo Faraone.
Ma ora doveva semplicemente completare la ronda notturna e poi, se non fossero riscontrati problemi, sarebbe tornato a casa, dove abitava ancora con i suoi cari genitori, e finalmente riposare.
La strada che percorreva fiancheggiando le mura, terminava sempre vicino ad ammasso roccioso non lontano dalla riva, che sembrava quasi artificiale dalla posizione dei massi: somigliava ad un muro basso che si arrotondava ai lati tendendo a chiudersi in circolo, formando una sorta di nascondiglio. Chissà, forse tempi addietro era usato per essiccare o cucinare ma poi abbandonato lì dopo la costruzione delle mura, lasciandolo così in balia delle intemperie.
Senmut controllava sempre che all'interno non ci fosse nascosto qualcuno, magari qualche ladro da poter arrestare, in modo da ottenere qualche attenzione a palazzo. Anche questa volta non vi era nulla. Era tempo di rifare la strada a ritroso così da essere a casa per le prime luci dell'alba.
Tutto sembrava normale, la mente aveva ricominciato a fantasticare sul suo futuro ricco di aspettative, finché, dopo pochi passi, l'atmosfera non fu rotta dal pianto di neonato. Non c'era nessuno a udirlo se non lui. Com'era poossibile che ci fosse un bambino lì, all'esterno delle mura e quell'ora così tarda? Ma non se lo stava immaginando. Tornò sui suoi passi, seguendo quei gemiti disperati che lo riportavano fino a quel misterioso ammasso roccioso, dove pochi attimi prima non vi era nulla. Assolutamente nulla.
E poi le vide. Non faceva a meno di tenere la bocca spalancata dalla sorpresa: all'interno, come per magia, c'erano due neonate che strillavano con tutta la forza dei loro piccoli corpicini.
Bisognava correre a chiamare il grande sacerdote: doveva vedere con i suoi occhi quella bizzarra visuale e avere la conferma di non aver perso la ragione. Grazie agli allenamenti a cui si sottoponeva ogni giorno, in pochi minuti era davanti alle porte della città e per la fretta, per poco non perse la parrucca. Trafelato com'era, non era facile dare spiegazioni ai compagni di guardia all'entrata, riusciva solo a ripetere di andare a chiamare il sacerdote capo. Mentre una delle due guardie partiva in gran rapidità, Senmut prendeva fiato e ripensava a quella scena, a quelle bambine, a come siano finite lì.
In pochi minuti l'altra guardia tornò insieme a Kaaper, il sacerdote, che aveva tutta l'aria di essere stato buttato giù dal letto a forza. -«Ragazzo, cosa sta succedendo a questa tarda ora di così importante da richiedere la mia presenza?» disse mentre si stropicciava gli occhi.
-«Sommo Kaaper, dovete venire a vedere con i vostri occhi, dovete dirmi che non sono imppazzito all'improvviso. Ho buone ragioni per credere che gli Dei ci abbiano mandato un segno!» gli disse Senmut.
-«Presto, mostrami! Venite anche voi guardiani delle porte perché, se è vero quel che dice questo giovane soldato, devono esserci quanti più testimoni possibili!»
Senmut camminava svelto, l'impazienza e il vigore tipici dei giovani si dimenticarono dell'abbondante corporatura di Kaaper che, a differenza degli altri due soldati, faticava a stargli dietro.
Arrivati all'ammasso roccioso, Senmut si fermò indicandolo. Il sacerdote, dalla testa liscia e umida di sudore, sfinito e boccheggiante, inaspettatamente trovò la forza di continuare a muoversi. Si avvicinava pian piano a quel muricciolo, la curiosità gli impediva di cadere a terra sfinito. Le vide.
Due neonate che, per terra, dormivano beatamente. Ma non era quello il fatto più anormale: ciò che sconvolgeva di più il grande sacerdote Kaaper e le due guardie era che le bambine erano custodite da due animali, l'una era avvolta da un cobra e l'altra vicino aveva appollaiato un avvoltoio.
I due animali non erano ostili, sembrava che volessero proteggerle come fossero state i propri piccoli, cullandole nella notte e difendendole dagli altri predatori come una madre canta una ninnananna per allontanare gli incubi.
Come il sacerdote si avvicinava, il cobra strisciò via e l'avvoltoio prese il volo. Il loro compito era giunto al termine.
-«Figlie degli Dei,
Figlie delle stelle,
Udajet e Nekhbet2
Dee reincarnate siete,
Noi ci prenderemo cura di voi
E voi ci proteggerete»

Detto questo, Kapeer prese in braccio la bimba dagli occhi neri e profondi, Nekhbet, e Senmut, con timore e delicatezza, accoglieva tra le braccia la piccola Udajet, meravigliandosi di quanto verdi e vivi fossero i suoi occhi.
Mentre le bimbe venivano portate a palazzo per crescere con i figli del Faraone, la voce si sparse per l'Egitto e presto tutti sapevano che, oltre al sovrano, altre due Dee vivevano fra loro. Feste e banchetti venivano organizzati, il popolo ballava e cantava.
Su quei due esserini, così piccoli ed innocenti, gravava già un destino più grande di loro e di tutte le epoche a venire.


1: "Muro Bianco", nome con cui veniva chiamata Menfi nell'Antico Regno
2: Udajet = Dea Cobra
Nekhbet = Dea Avvoltoio

 

Heylà!!! Prima di tutto ringrazio in anticipo chi legge.
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e se vi va potete leggere "la morte è soltanto il principio" http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3219817&i=1 altra storia in corso che sto scrivendo a cui è collegata (ma potreste farvi spoiler, io vi ho avvertiti).
A presto, spero,  con il secondo capitolo!
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Hamartia