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Autore: Inquisitor95    22/09/2015    0 recensioni
Poco tempo dopo la rottura con Steve Rogers, Tony Stark si trova nella sua nuova torre dei Vendicatori rinchiuso e immerso nel lavoro del progetto Stark Ultron e nell'ultimare la Iron Legion. Ormai stanco di questo decide di uscire per vedere gente, per farsi un favore. Tuttavia ritornerà sui suoi passi e riceverà una visita col quale avrà modo di parlare di ciò che gli sta succedendo.
[Seguito di "I hope you find it, Captain" di una mia collega scrittrice.]
[Ispirata alla long The Iron Lord e alle shot collegate]
[Stony]
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assembly'
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 “A genius, billionaire, playboy, philanthropist”

 

 

 

« Signore potrei sconsigliarle di procedere nella sua impresa? » chiede Jarvis, lo sento nel mio orecchio, mi infastidisce quanto non mi reputa all'altezza di qualcosa.

D'altronde io sono Tony Stark, posso fare tutto quello che voglio! « Jarvis non mi rompere! » gli dico, cammino lentamente lungo la passerella che presto mi porta alla pedana di partenza, le braccia metalliche della IA avvertono il mio movimento e spuntano dal pavimento con i pezzi della mia armatura. Lentamente la montano sul mio corpo.

Prima mi ritrovo i pesanti guanti legati tra le mani, le stringo in pugni e avanzo, successivamente vengono montati gli avambracci e presto ritrovo la mia Mark-42 montata su tutte le braccia, sento un peso gravare ai piedi, l'armatura adesso viene montata fino al bacino ricoprendo i miei vestiti. Quando arrivo alla fine della passerella le braccia di Jarvis mi avvolgono continuando a montare i pezzi dell'armatura rossa e dorata, completano il busto e infine montano il casco intorno alla mia testa, si chiude la visiera e in un primo momento mi trovo al buio con la possibilità di vedere solo tramite le fessure degli occhi, poi tutto si accende come un albero di Natale e nuovamente sento la voce di Jarvis.

« Non è mia intenzione disturbarla Signore, volevo però sconsigliarle di provare a fare il giro del mondo in volo con la sua armatura! » mi imbecca, sbuffo ma ignoro il suo consiglio. Mi concentro appena.

Sento il reattore che ho nel petto vibrare leggermente, è una sensazione che all'inizio mi sembrava strana, quando mi era stato impiantato per continuare a farmi vivere, ma dopo anni di miglioramenti trovo che quel suo pulsare sia eccitante! Mi sento invincibile, potente. O meglio lo sono.

Tramite il mio corpo riesco ad attivare l'armatura che mi dà una spinta verso l'alto, sia dai piedi che dalle mani esce energia che mi sposta, inclino il corpo in avanti e sfreccio a tutta velocità dritto davanti a me, faccio il giro della mia torre e mi fermo davanti al nuovo logo: una gigantesca A, il simbolo dei Vendicatori, un nuovo design per dimostrare quanto potenti possiamo essere quando siamo tutti insieme.

E adesso non mi resta altro che amarezza in bocca.

L'ho fatto solo per te, Steve. L'ho fatto perché così ti avrei avuto vicino!” penso lasciando che l'amarezza mi riempia il cuore, mi trovo sospeso nel vuoto, sotto di me le strade di New York, colme di gente e di automobili.

« Ha avuto un ripensamento, Signore? » chiede nuovamente Jarvis, mi risveglio dal cerchio di emozioni che mi incatenano, la più forte tra tutte è la rabbia!

Nessuno mi lascia. Nessuno lascia Tony Stark. Nessuno che sia sano di mente almeno, posso dire di aver lasciato io Pepper, anche se è stata una decisione di comune accordo. Rifletto sulla cosa pochi secondi. “Va bene, sono proprio stato mollato da lei. E anche da Steve.” mi decido a rispondere.

« Neanche per sogno Jarvis! » sono carico, d'altronde da quando ho rotto con Steve non mi sono fermato un attimo, mi sono concentrato solo sul lavoro, ho dato la mia anima nel progetto Stark Ultron, e so che sono ancora molto distante, qualcosa mi sfugge e non me ne sono dato pace per un secondo. Torno a sfrecciare sopra New York con massima velocità, i palazzi sfuggono sotto i miei piedi, nuove case compaiono e ben presto supero la periferia.

Decido di atterrare, non so bene perché, semplicemente è una cosa che ho già fatto prima: mi sento arrabbiato per Steve e faccio spettacolo in giro con l'armatura, non sono però sicuro che sia la cosa migliore da fare, e visto che è ora di pranzo mi trovo con un certo languorino allo stomaco. Atterro velocemente restando prima sospeso grazie ai miei propulsori e infine toccando il terreno morbido, mi trovo davanti una tavola calda affiancata da una stazione di benzina, non sembra essere molto affollata. “Scommetto che molti pagherebbero per passare un pomeriggio in mia compagnia.” penso tra me e me.

Il casco si apre lasciandomi aspirare l'aria della periferia, c'è un forte odore di benzina che mi infastidisce, avanzo con passi pesanti e apro la porta lentamente, subito tutti si accorgono della mia presenza e sembrano colpiti, alcuni scattano foto con i loro telefoni, altri mi indicano e ridono, un gruppo di ragazze in un angolo sghignazza: ho trovato con chi passare il pomeriggio, credo! Mi avvicino al bancone.

« Ho fame. Che c'è nel menù? » chiedo alla cameriera, è una donna magra, alta, un po' brutta in verità. Nonostante questo però i miei occhi fanno fatica a staccarsi dal suo seno.

« S-signor Stark? » dice con voce tremante mentre le sue mani restano bloccate dallo spazzolare il bancone, annuisco.

« Già, avevo voglia di svagarmi un po'... di divertirmi un po'! » le faccio l'occhiolino e lei arrossisce, non è mia intenzione andare a letto con questa donna, però realmente i miei occhi sono come incollati al suo seno. Mi dice che mi porterà il menù del giorno e si volta per entrare nella cucina sul retro, seguo i suoi movimenti e qualcuno mi interrompe.

« Signor Stark? » mi chiamano, è la voce di una ragazzina, batte alcuni colpi sullo spallaccio dell'armatura, inclino appena il mio volto e con lo sguardo analizzo la figura che mi ha distratto: un bel seno prosperoso, capelli rossi, gli occhi sul naso le rovinano il viso, ha un cellulare in mano.

« Dimmi bella ragazza! » la sua pelle candida diventa dello stesso colore dei capelli, scoppia a ridere imbarazzata, mi sposto sullo sgabello allargando le gambe e poggiandomi col gomito sul bancone. « Posso fare qualcosa per te? »

Riconosco di avere probabilmente il doppio della sua età, ma la carne è carne. E qui di carnoso c'è molto.

« Possiamo farci una foto insieme? » chiede, sul mio viso si allarga un grande sorriso che fa diventare la ragazza ancora più rossa, di certo è questo che sono: sono una persona di spettacolo. Abbraccio quindi la ragazza facendole passare un braccio intorno alla vita, la mia mano si poggia sul suo fianco e lei si abbraccia a me, scatta la foto con flash che ci illumina, in quella luce però vedo qualcosa di strano.

Sono due occhi azzurri, appartengono ad un viso che conosco bene, Steve Rogers mi perseguita anche nel flash di un dannato telefono. Mi rabbuio mentre la ragazza è felice del favore fattole, sfugge da me mentre ritorno a contemplare il bancone. “Stupido Capitan America. E stupido io.”

Quando ho capito di provare qualcosa per lui? Non saprei, per Steve ho provato varie emozioni: prima tra tutte il fastidio della sua perfezione, del fatto che fosse così patriottico e amante della libertà, fastidio per tutte le volte che mio padre mi parlava della sua magnifica creazione, come se lui fosse un figlio migliore di me. Ma da quando spiccai un salto nel vuoto cosmico per fermare i Chitauri, da quando mi risvegliai trovando il suo volto preoccupato, i suoi occhi azzurri disperati alla vista del mio stato, da allora qualcosa è cambiato. Non potevo più essere infastidito dalla sua presenza. E mi duole ammettere quanto possa... eccitarmi con quel corpo. Merito di una provetta certo, ma eccitante.

Piano piano qualcosa è cresciuto in me, ma a lui non bastava mai. Ha sempre voluto di più da me, senza mai capire quanto a me non importasse di come ci chiamassimo. “Perché dovrebbe essere necessario chiamarci fidanzati?” mi chiedo nuovamente, una domanda che mi sono posto durante tutto l'anno trascorso insieme come amanti.

Siamo stati bene insieme, siamo stati felici. Lui lo era visto che ero l'unica persona che lo avrebbe potuto amare in questo tempo. L'unico che avrebbe potuto renderlo felice. Ma a lui forse non sarei bastato, anzi, forse sono troppo per lui. Forse lui non è all'altezza di Tony Stark!

Sei un idiota Steve Rogers.” È la frase che più mi ripeto.

Nonostante questa avversione che adesso ho nei suoi confronti però non posso darmi pace e impedirmi di sentire la sua mancanza. Vengo riportato alla realtà solo in parte, è la voce di Jarvis e quindi la sento solo io. « Avverto secchezza delle labbra, respiro sempre più profondo, aumento della pressione, concentrazione di liquido sugli occhi. Signore... » Jarvis fa una pausa, sente tutto ciò che il mio corpo prova, e questo mi fa stare sempre allo scoperto. « Signore, lei sta per piangere? » quella frase mi colpisce come un pugno allo stomaco, alzo il volto di scatto e stringo i denti.

« Che scemenze dici, Ferrovecchio!? »

Posso negarlo con le mie parole, tuttavia non posso negare la verità. Indosso nuovamente la maschera di metallo e mi alzo correndo via dalla tavola calda, mi spingo con propulsione e mi trovo nuovamente in volo, sempre più alto nel cielo; disperato? No, non credo che potrei esserlo. Non potrei mai ridurmi in quello stato per un persona che ha cercato di cambiare quello che sono. “Ha detto che è sceso a compromessi per me? Peggio per lui!” penso.

« Torniamo a casa Jarvis. Questo giro per il mondo mi ha già stancato... » dico alla IA, non posso sentire la sua reazione ma immagino che si senta sollevato dalla decisione.

« Le faccio preparare un bagno caldo, Signore? » un bel bagno caldo nella mia dimora mi andrebbe proprio bene adesso, nonostante fuori faccia caldo per l'arrivo dell'estate.

« Certo Jarvis. Mettici anche le paperelle per favore! » conosce il mio umorismo quindi non è necessario che lo faccia, sfreccio a tutta velocità verso la ormai nuova Avengers Tower, la vedo spuntare come un potente megalite, il centro del mio impero, eppure è così vuota... senza nessuno al mio fianco. Mi sento solo... e non ho mai sofferto la solitudine.

Specie perché migliaia di persone vorrebbero stare al mio fianco! Arrivo nuovamente nella piattaforma e Jarvis comincia a smontare l'armatura con le sue braccia, entro nel mio meraviglioso attico trovandomi immerso nel lusso e nel calore di casa mia, mi sposto quindi verso camera: supero il salone e il corridoio, entro nella stanza, grande e spaziosa, adatta a qualcuno come me, mi muovo verso il bagno e noto con piacere che Jarvis ha già riempito la vasca, delle bolle riempiono un punto in particolare.

Idromassaggio. « Sai come coccolarmi, Jarvis. » gli dico, mi tolgo via la maglietta, è sporca di olio che ho usato quando prima ero nel laboratorio, la getto a terra restando a torso nudo, poi pian piano tolgo i pantaloni slacciando la cintura e togliendo le scarpe, butto tutto di lato e infine mi denudo completamente entrando nella vasca, sedendomi nel punto prestabilito da Jarvis, appoggio le braccia al bordo della vasca e getto la testa indietro trovandomi nel centro di goduria.

« Oh Jarvis come ti adoro! » mi esce dalle labbra, è un sussurro che vela piacere. « È un peccato che non mi possa anche aiutare in altro modo... » la mia mente allude a qualcosa che necessito, contatto fisico. Mi manca il sesso!Anche se non so quanto con Steve si trattasse di sesso senza sentimento... era diverso, probabilmente.

« Non credo di poterla aiutare in quello, Signore. » mi risponde Jarvis, mi esce un mezzo sorriso mentre mi accarezzo il mento con la mia ispida barbetta.

« Potrei aggiornarti in qualche modo, Ferrovecchio. » gli rispondo scherzando, subito però il sorriso mi muore tra le labbra, mi rimetto comodo e socchiudo gli occhi, improvvisamente sono investito da una sensazione di stanchezza e da un bisogno di riposarmi. « Lasciamo perdere, non credo che il contatto fisico con una persona possa essere imitato da te! » avverto il mio corpo rilassarsi.

« Potrebbe chiamare il Signor Rogers e provare e risolvere le cose. » apro appena gli occhi, sento le sopracciglia aggrottarsi per le parole che ha detto. Non mi piegherò!

« Sta' zitto! » gli ordino, un po' troppo freddamente, Jarvis di fatto non risponde più e sono immerso nel silenzio e nella tranquillità del mio attico. Se lui non sente il bisogno di chiamarmi, il bisogno di sentirmi allora non lo farò io.

Mi sento perso nei miei sogni, sono cosciente del fatto che mi sono addormentato nella vasca, di fatti quando sento la voce di Jarvis salto quasi un metro dall'acqua, mi sento ancora intontito ma riesco a comprendere le parole della IA.

« Signore? C'è la Signorina Pots che chiede un'udienza con lei. La sta aspettando nel salone! » ci mancava solo Pepper e i problemi della Stark Industries a perseguitarmi.

« Non si può mai avere un attimo di tranquillità eh? » rispondo svegliandomi di botto, esco dalla vasca, avanzo sul pavimento che si bagna visto che l'acqua scivola via dal mio corpo, prendo l'accappatoio rosso e lo indosso, mi asciugo velocemente il corpo lasciando i capelli ancora umidi, a quel punto prendo un paio di pantofole ed esco dalla stanza.

Mi dirigo molto lentamente verso il salotto, d'altronde gli altri possono aspettare i miei comodi e neanche avevo idea che Pepper dovesse venire. O forse l'ho scordato. Arrivo nella stanza e la trovo affacciata vicino alla vetrata che mostra lo skyline di New York; indossa un completo blu scuro: una giacca e una gonna con un paio di tacchi alti, ha una cartella con dei documenti tra le mani, si volta e mi fa un sorriso.

Ho sempre trovato Pepper una donna bellissima, la pelle morbida e rosea, gli occhi chiari e i capelli biondi, se c'è una cosa che ho amato di lei è proprio il sorriso che adesso mi sta rivolgendo. « Buon pomeriggio, Tony. » mi saluta amichevolmente. Questa cosa mi infastidisce.

Non ha preso la nostra rottura come mi aspettavo, di certo avrei immaginato che urlasse, che ci stesse male. E forse è proprio il mio orgoglio a sentirsi ferito, il fatto che non sia stata male nei miei confronti mentre io lo sono stato. « Buon pomeriggio a te, Pepper. Che posso fare? » chiedo gentilmente mentre mi avvicino a lei, la donna mi passa subito la cartella, roba di lavoro ovviamente.

« Le nostre azioni sono aumentate. Pensavo ti facesse piacere saperlo. Tutto qui! » dice spontaneamente, apro la cartella e vedo un sacco di numeri e schemi, capisco tutto quello che c'è scritto ma trovo noioso leggerli quindi butto via la cartella che arriva sul divano.

« Bene mi fa piacere! » dico seriamente. « Sei poi riuscita a contattare Banner? Il progetto va più lento senza di lui... » scuote il viso alla mia domanda, quell'uomo è davvero incredibile! Sempre ossessionato dalla sua maniacale perdita di controllo, volere è potere mi dico sempre.

« Quando sarà il momento credo che potremo lanciare la nuova tecnologia Stark Ultron. » nelle sue parole c'è un che di così amichevole che mi infastidisce, non dico di amarla ancora, non dico di riuscire ad amare qualcuno come quella persona vorrebbe. Prima lei, poi Steve. Forse è colpa mia? No, non credo. Sono le altre persone a volere troppo da me.

« Posso farti una domanda? » le chiedo, strabuzza gli occhi e sorride per poi annuire allo stesso tempo. « Non abbiamo mai parlato dopo la nostra rottura... è passato tanto tempo. Sembri stare bene. » constato, lei a quel punto si fa seria, sospira e china il viso per guardarsi i piedi.

Le do' le spalle nello stesso tempo mentre mi risponde. « Sul serio, Tony? Pensi che non ci sia stata male? » non saprei cosa dire, da come si è comportata direi che non l'è mai importato di noi due. « Ho sofferto. Molto. Ma mi sono rassegnata, questo perché nella tua vita c'era qualcun altro, un'altra persona che coglieva il tuo interesse. Non c'è bisogno che ritorniamo su questo punto... » conclude lei.

Io però sento il bisogno di parlare e quindi insisto: « Avresti potuto convincermi a restare. Avresti potuto chiedermi di restare e provare a risolvere le cose! » le dico. « Invece mi hai detto di andare se lo volevo. »

« Ci abbiamo provato, Tony. Entrambi però soffrivamo quella relazione ormai. E da come ti ho visto in questi ultimi mesi direi che è stata la cosa migliore, ti ho visto felice, diverso. Immagino che la persona che hai trovato ti renda felice. » non sa che si tratta di Steve, o meglio, penso che non lo sappia. Pepper conosce ogni cosa di me, eccetto questo interesse, ma lei è così perspicace, non è come le altre donne. Lei è in grado di comprendermi.

« Ormai è finita! » dico freddamente, cerco di mantenere la mia compostezza, la mia rigidità, mi volto nuovamente verso di lei, la sua espressione è dispiaciuta. Addolorata. Dolce.

« Cos'è successo, Tony? Perché non me ne hai parlato? Ci siamo lasciati ma potevo ancora essere tua amica! » mi rimprovera, ha ragione, ma non ho voluto pensarci, ho voluto mettere un punto al nostro rapporto perché temevo di soffrire. E questo mi fa riflettere: ho mai amato Steve?

« Non è successo nulla. Siamo stati insieme per un po', poi ci siamo separati! » le mento, non sono sicuro di poterle dire che ci ho provato con Steve quasi subito dopo la nostra rottura. Lei però capisce che le sto nascondendo i dettagli.

« Tony se non sarai sincero è inutile parlarne... » è seria, si siede su una poltrona di pelle, accavalla una gamba sull'altra e poi si poggia alla spalliera, mi sposto sulla poltrona che si trova davanti a lei, non mi preoccupo del fatto che sono in accappatoio, lei non sembra a disagio e neanche io lo sono. Lei d'altronde conosce bene il mio corpo così come lo conosce Steve. « Questa persona... » comincia. « Parlamene. » dice, ammetto di essere in crisi ma posso farcela.

« Non c'è niente da dire... » la mia mente vaga velocemente, non voglio dirle che si tratta di Steve, non sono certo di sapere la sua reazione. « Una bella biondina. » strabuzza nuovamente gli occhi. « Mi piacciono bionde, va bene? » sorride e scuote il viso. « L'ho conosciuta tempo fa. Ha un passato turbolento e questo mi ha colpito. » già il passato di Steve è molto turbolento. Ovviamente escludiamo i settant'anni di vita che si è perso mentre era un ghiacciolo.

« E come ti sei accorto di provare qualcosa per lei? » chiede, distinguo chiaramente una venatura nella sua voce, dolore. Cerco di ignorare quel tono perché realizzo che Pepper sta male nel sentirmi parlare di qualcun altro.

« È stato per caso: le ho guardato gli occhi e sono rimasto folgorato. » quella volta a New York. « Pian piano ho cominciato a pensare sempre più spesso a questa donna. Poi abbiamo avuto modo di collaborare insieme... »

« Collaborare? » chiede lei sospettosa.

Annuisco e mantengo sempre il controllo della situazione. Sono un abile esperto quando voglio celare qualcosa, forse merito del mio charme. « Quando ho rotto con te ci ho subito provato con lei. » scoppia a ridere con mia sorpresa.

« Ti sei consolato presto... » dice. Le faccio un sorriso.

« Non avrei mai pensato che avresti riso di questo. » dico con tutta sincerità, smette di ridere a fatica, i suoi occhi sono lucidi, non so definire se siano lacrime. « Siamo stati bene per un anno. Poi... lei voleva di più da me. Voleva che io cambiassi per farle piacere... » mi accorgo di parlare con rabbia, i ricordi di quando mi sono lasciato con Steve prendono il sopravvento. Mantengo la mia postura.

« Che intendi? Cosa voleva? » indaga lei.

« Voleva che ci fidanzassimo. Era pronta a rendere pubblica la cosa probabilmente. Ma io non ho mai voluto. O meglio... » mi interrompo, una pausa lunga. Steve riesce a farmi dubitare di quello che eravamo io e lui e di quello che volevamo entrambi. Cose diverse, questo è certo.

« Voleva che cambiassi. Perché lei era scesa a un compromesso per me, si accontentava di... essere come amanti! Ci vedevamo ogni giorno, ogni istante della giornata. Non credo di aver passato così tanto tempo neanche con te... » mi alzo dalla mia posizione cercando di non tormentarmi col dolore, è solo di Steve la colpa. Lui ha voluto questo.

Sarà la milionesima volta che me lo ripeto...” penso tra me e me. Pepper resta seduta a fissarmi, sento il suo sguardo addosso. Mi volto nuovamente aspettando che lei esprima il suo parere al riguardo e finalmente lo fa.

« Insomma voleva che vi fidanzaste ufficialmente. » annuisco e fa una pausa. Riflette sulle parole. « E tu cos'hai fatto quando vi siete lasciati? Hai lottato per riprenderti questa persona? » è strano come specifica con il tono di voce l'ultima parola, non parla di uomo o donna, solo di persona.

Che Pepper possa aver capito? Non credo. Lo spero almeno. Non che me ne vergogni, o forse sì, per questo non volevo nulla di serio tra me e lui. Perché era un'altra storia.

« Stai ritorcendo le parole che ho detto a te un attimo fa! » la incolpo, lei resta seria, la situazione però è la stessa. « No, non ho fatto nulla per impedirle di andare via. Anzi... l'ho esortata ad andarsene se non la rendevo felice! » sono caduto nella stessa situazione di Pepper, lei ha voluto che me ne andassi perché sapeva che non mi avrebbe reso felice. Lo stesso ho fatto io: ho cacciato Steve perché non gli avrei mai dato quello che lui cerca. Quello che spero trovi.

« Credo ti sia risposto da solo a qualunque domanda tu possa fare. » dice lei. « Hai chiamato questa persona? » scuoto il viso. Stringo i pugni.

« Non mi importa più di questa persona. Ormai è finita e mi sento più libero ora... » le dico, allargo le braccia e socchiudo gli occhi, quando mi volto di nuovo verso di lei la vedo con un sorriso sulle labbra.

« Sai come capisco che in realtà ci stai male, Tony? Perché cerchi di fare il duro della situazione. Questo mi fa capire che è talmente importante che vuoi evitare i tuoi sentimenti. » resto impalato, scuoto il viso più volte per negare le sue parole. « Dici di essere stato male durante la nostra rottura? Sai perché? Perché ti facevi sofferente per avvicinarti all'altra persona. Tu sei forte Tony, non esterni i tuoi sentimenti. » dice lei, scuoto il viso per negare, ma è inutile.

Mi conosce troppo bene. E so bene che questa è la verità. Stupido Steve Rogers!” dico nei miei pensieri.

« Ormai non ha più importanza. Ho perso questa persona. E non voglio essere io a tornare indietro! Se sta bene anche senza di me allora peggio per... » faccio una pausa, serro la mascella e rischio di mordermi la lingua, stavo per dire lui!

Pepper si è chiaramente accorta che qualcosa non va, lo leggo nei suoi occhi. « Comunque sto bene davvero! Non mi importa più nulla. Sono pronto per la prossima. Il mondo è piano di donne che vorrebbero stare con me... » cerco di fare dell'umorismo, di cambiare discorso, ma lei sospira.

« Va bene, Tony. » si alza, si incammina verso la porta dell'ascensore dell'attico per andare via. « Sai che se avrai bisogno di me per qualunque cosa potrai trovarmi sempre disponibile. Posso essere tua amica, ma devi esserlo tu a volerlo. » conclude, chiama l'ascensore e le porte si aprono.

Sta per entrare quando la fermo con le mie parole. « E se volessi qualcosa di più di un'amica? » non penso al sesso, realmente, anche se ne sento tanto il bisogno. Ma Pepper è stata l'unica oltre Steve che abbia fatto battere un cuore di metallo come il mio. Mi guarda di sottecchi e sorride.

« A presto, Tony! » preme il pulsante e le porte si chiudono nuovamente, non ha detto di sì, però non ha neanche negato la cosa. Questo mi fa pensare: riprovarci con lei? Immagino che sarebbe il capriccio di un bambino.

« È sicuro di quello che fa, Signore? » ovviamente Jarvis non manca di dire la sua.

« No, per la prima volta non lo sono. Torniamo a lavoro, Ferrovecchio. Abbiamo molto da fare! » 

  
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