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Autore: SabrinaSala    23/09/2015    18 recensioni
"...Poi risollevò la testa, fiero e nobile, e lanciò il cavallo al galoppo. Lontano da Parigi, lontano da quella notte, lontano da lei…"
Questa storia partecipa al contest FERSEN / ALAIN
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Alain de Soisson, Axel von Fersen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lontano

 
Il frastornante vociare del popolo riempiva le orecchie, sovrastando il suono degli zoccoli, feroce e avido come una belva assetata di sangue, riempiva le strade di Parigi, deciso a non lasciarsi sfuggire quella preda in fuga. Una preda prelibata e nobile.
«A morte! A morte! » urlava impietoso, la bava alla bocca, l’anima carica di odio. Nessuna distinzione tra uomini e donne, giovani e vecchi. Un’unica e sola voce.
Come una febbre violenta, era scoppiata la rabbia del popolo.
Hans Axel von Fersen, piegato in avanti,  in groppa al destriero lanciato in una folle corsa per la sopravvivenza, condivideva con l’animale l’ansimare e il battito accelerato del cuore. Come se a correre fosse lui stesso, sulle proprie gambe e non quel formidabile cavallo bianco.
Ma non era il timore di essere catturato a impensierirlo, piuttosto il significato recondito di quanto stava accadendo. Il terrore che le cose precipitassero trascinando nel baratro l’Ancien Régime e tutta la corte. Un’altra cosa lo turbava, ad essere sinceri ed era quel “mio André” pronunciato da Oscar, prima che la lasciasse in quel vicolo, al riparo dalla folla eppure in preda a uno strano e improvviso delirio.
“Il mio André” aveva mormorato. Poi urlato. Gli occhi sgranati, accecati dal terrore, incapace di ascoltare ragioni. “Il mio André”…
Si chiese perché quella semplice frase lo avesse turbato… forse addirittura ferito.
Pretendere che una donna come Oscar restasse fedele ad un amore mai sbocciato era da folli, in fondo. Eppure…
«Di qua!» lo chiamò una voce sconosciuta, emersa da un vicolo stretto e buio ma abbastanza largo perché ci passassero cavallo e cavaliere.
«Di qua, svelto! »
Il conte di Fersen si accorse solo in quel momento di essersi infilato in una strada a fondo chiuso. Forse distratto da un pensiero di troppo. Lanciò una rapida occhiata alle proprie spalle e colse le sagome indistinte dei parigini in rivolta.
S’infilò nel vicolo. Inutile indugiare.
Ma subito, il luccichio familiare dei bottoni gli disse che si trovava al cospetto di un soldato a cavallo. Un soldato della Guardia, constatò subito dopo.
«Alain de Soisson, soldato della Guardia» si presentò infatti lo sconosciuto, cercando di abbattere la naturale diffidenza del nobile. «Seguitemi! » ordinò «Vi porterò fuori da qui» concluse, precedendolo in un dedalo di strade mai viste.
Hans non fece domande. Non parlò neppure.  Fino a quando il suo soccorritore non si fermò, lontano dai tafferugli e dai suoni concitati delle proteste, e gli indicò la via della salvezza.
«Adesso siete al sicuro» disse il soldato, socchiudendo le palpebre, un angolo delle labbra piegato in un sorriso un po’ teso.
Il conte lo guardò e lo vide per la prima volta, al chiarore di una lampada, notando la statura imponente, i lunghi capelli scuri che gli sfioravano il collo stretto da un bel fazzoletto rosso. Quasi un vezzo irrinunciabile, pensò concedendosi istintivamente un sorriso.
Un vento leggero si era alzato su Parigi, come a voler spazzare le strade e le coscienze. Un vento carico di pioggia che avrebbe lavato via le ombre di quella notte ribelle. 
Cullato dal pigro cigolio di un’insegna, Alain sfilò da una tasca uno stecchino di legno e lo portò alle labbra, in attesa che il conte si decidesse ad allontanarsi.
«Vi ringrazio» esordì invece Hans Axel «Probabilmente mi avete salvato la vita», osservò.
Alain de Soisson gli lanciò uno sguardo indecifrabile.
«Probabilmente non l’avrei fatto… se non fosse stato André a chiedermelo» ridacchiò, cinico, spostando lo stecchino da un angolo all’altro della bocca.
Hans trasalì.
«Non temete, conte di Fersen…» lo rassicurò il soldato «Ve l’ho detto, siete al sicuro, adesso» ribadì smontando di sella e avvicinandosi al suo cavallo.
«Sapete chi sono? » domandò lui, sorpreso.
«L’amante della Regina» rispose l’altro con indifferenza, accarezzando il muso dell’animale che, quieto, si offriva al tocco leggero e sapiente delle sue mani grandi.
Hans sollevò un sopracciglio, improvvisamente turbato. Poi ricordò che il soldato gli aveva detto di aver agito per conto di André.
Sorrise, toccando terra.
«Siete sempre così diretto, Alain?» ribatté, dandogli le spalle e raggiungendo una piccola fontana all’angolo della strada, non prima di avergli affidato le redini.
Stanco, mise le mani a coppa e le riempì d’acqua fresca, sciacquandosi il viso. Un brivido gli attraversò la schiena.
Alain, dal canto suo, lasciò cadere la domanda, evidentemente solo retorica, limitandosi a sogguardare quel nobile affascinante, dai modi raffinati. Anche lì, anche adesso. Sfuggito fortunosamente a un  linciaggio... L’uomo che aveva fatto vacillare il comandante Oscar. Che ne aveva infranto il cuore, così come tutte le certezze. L’uomo che portava sulla coscienza tutta la sofferenza di André…
Strinse con forza le redini e serrò la mascella.
Come leggendogli nel pensiero, Hans si volse nella sua direzione:
«Il comandante Oscar e André… »
Alain tolse lentamente lo stecchino dalla bocca.
«Stanno bene» mormorò tagliando corto.
Era quanto il conte era tenuto a sapere, pensò.
Ma l’uomo non si accontentò di quella risposta e cercò di andare oltre. Tornò sui propri passi e rimontò in sella, recuperando le redini dalle mani di Alain, ringraziandolo con un cenno del capo per la cortesia.
«Devo ammettere che il vostro comandante sa scegliere bene i propri uomini. E’ una donna eccezionale» osservò con evidente ammirazione.
Alain non rispose subito. Si limitò a socchiudere gli occhi. Poi a sorridere sarcastico.
«Tornate a casa, signor Conte… » gli suggerì risalendo a sua volta a cavallo «E non preoccupatevi per lei» continuò, cercando il suo sguardo «Non ce n’è affatto bisogno» lo fissò con durezza.
Hans trasalì, trafitto dagli occhi scuri di quell’uomo impertinente. Schiuse le labbra per rispondere ma fu preceduto dal soldato.
«Proprio così» annuì Alain accentuando il proprio sorriso e riportando lo stecchino tra le labbra «E’ molto meglio per voi che la dimentichiate» gli consigliò, deciso a non perdere quell’occasione «Vi risparmierete una delusione» concluse facendo compiere al cavallo una rotazione su se stesso e alzando una mano in cenno di commiato.
«Non vi preoccupate, porterò io i vostri saluti ad André…». Fu come un affondo. Avvertì la reazione del conte e provò una decisa soddisfazione di fronte ai suoi occhi sbarrati.
«Volete dire che madamigella Oscar…» mormorò Hans, sentendo concretizzarsi il pensiero di poco prima.
«Non è evidente, signor Conte? » rispose il soldato, caustico «La cosa vi sorprende? »
Il conte di Fersen chinò leggermente il capo sul petto, abbassando le palpebre. Un debole sorriso gli affiorò sulle labbra.
«No… affatto…» tentennò, sorpreso dalla sensazione dolorosa che gli attanagliava lo stomaco. Incapace di dare un senso e un nome ai sentimenti contrastanti che gli si agitavano in petto. Amore? Impossibile! Sincera amicizia? Allora avrebbe dovuto provare gioia, non fastidio. Invidia? Forse. E se si fosse trattato di semplice orgoglio ferito? Si disprezzò, per quest’ultimo pensiero. «Fate i miei auguri al vostro comandante, Alain de Soisson, e le mie congratulazioni al vostro amico André» concluse combattendo contro il morso che gli serrava la gola, dando la colpa all’aria fredda di quella sera e alla corsa serrata. Incapace di comprendere il nugolo di emozioni contrastanti che gli si   Poi risollevò la testa, fiero e nobile, e lanciò il cavallo al galoppo. Lontano da Parigi, lontano da quella notte, lontano da lei…
Alain si concesse ancora qualche minuto, immobile. Osservò quella figura curva  finché si perse, svanendo davanti ai suoi occhi scuri.
Ecco fatto! Pensò, valutando il proprio operato.
«Un problema in meno» mormorò a fior di labbra, muovendo la lingua attorno allo stecchino di legno. «Avanti, amico mio» disse rivolto al cavallo «Non abbiamo ancora finito» sorrise lisciandogli il collo con una carezza.
Lentamente, prese la strada di palazzo Jarjayes. Soddisfatto come non si sentiva da tempo. 


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NOTA: la scrivo qui, piuttosto che in testa, per non togliere il gusto della lettura rischiando "spoiler". Questa ff nasce dall'idea di contribuire al contest lanciato dalla brava Orny81 a tema "FERSEN / ALAIN". Ho deciso di scrivere un pezzo che contemplasse entrambi. E così mi sono ritrovata immersa in un "MISSIN MOMENT" dedicato alla notte di Saint Antoine. Dall'anime, sappiamo che Alain apprende dai commilitoni che Oscar e André sono diretti a Parigi con la carrozza di famiglia. in un momento in cui aggirarsi per le strade cittadine, per un nobile, era pericoloso e non poco. Sappiamo che Oscar viene tratta in salvo da Fersen e che lo stesso Fersen si offre alla folla inferocita al posto di André... ma cosa succede a Fersen una volta lanciato il cavallo al galoppo? Ebbene, ho ipotizzato che si imbattesse in Alain. Alain che con un pugno di uomini ha raggiunto Parigi sulle tracce del comandante. Alain che ha trovato e soccorso André e ha poi lasciato lui e Oscar nelle mani dei compagni perché li scortassero a palazzo Jarjayes. E questo per assolvere alla richiesta dell'amico di portare soccorso al conte... 
Spero abbiate gradito. Avrei potuto scrivere di tutt'altro... ma questa volta dovevo togliermi qualche sassolino dalla scarpa!
Mi spiace solo di non aver avuto il tempo di realizzare un disegno ad hoc, riciclando invece uno di quelli disegnati per SOLDATO BLU. Sarà per la prossima volta. Dai, un CONTE, prima o poi, ve lo dedico! 
Grazie, Sabrina 
   
 
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