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Autore: OnewsmileislikeaSun    23/09/2015    0 recensioni
NB: Questa storia NON è di mia invenzione! E' un estratto dal libro di New Moon di Stephenie Meyer, tutto il merito va a lei ovviamente.
«Prima di te, Luke, la mia vita era una notte senza luna. Molto buia, ma con qualche stella: punti di luce e razionalità... Poi hai attraversato il cielo come una meteora. All'improvviso, tutto ha preso fuoco: c'era luce, c'era bellezza. Quando sei sparito, la meteora è scomparsa dietro l'orizzonte e il buio è tornato. Non era cambiato nulla, ma i miei occhi erano rimasti accecati. Non vedevo più le stelle. Niente aveva più senso».
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Calum Hood, Luke Hemmings
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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NB: Questa storia NON è di mia invenzione! E' un estratto dal libro di New Moon di  Stephenie Meyer, tutto il merito va a lei ovviamente.
E' una parte che mi è piaciuta particolarmente quindi ho voluto inserirci personaggi diversi per quanto ami Edward e Bella.







«Prima di te, Luke, la mia vita era una notte senza luna. Molto buia, ma con qualche stella: punti di luce e razionalità... Poi hai attraversato il cielo come una meteora. All'improvviso, tutto ha preso fuoco: c'era luce, c'era bellezza. Quando sei sparito, la meteora è scomparsa dietro l'orizzonte e il buio è tornato. Non era cambiato nulla, ma i miei occhi erano rimasti accecati. Non vedevo più le stelle. Niente aveva più senso».
Desideravo credergli. Ma stava descrivendo la mia vita senza di lui, non il contrario.
«Gli occhi si abitueranno», mormorai.
«Questo è il problema: non ci riescono».
«E le tue distrazioni?».
Rise, ma senza la minima traccia di buonumore. «Faceva parte della bugia, amore mio. Non sono mai riuscito a cancellare... l'agonia. Il mio cuore non batteva da quasi novant'anni, ma stavolta è andata diversamente. Non lo sentivo più, al suo posto c'era un vuoto. Come se ti fossi portato via tutto ciò che avevo dentro».
«Curioso», borbottai.
Inarcò una delle sopracciglia perfette. «Curioso?».
«Volevo dire "strano"... pensavo fosse successo soltanto a me. Anch'io ho perso parecchi pezzi. Ho passato chissà quanto tempo senza respirare davvero». Riempii con gioia i polmoni. «Anche il mio cuore. Sparito nel nulla».
Chiuse gli occhi e posò di nuovo la testa sul mio petto. Io gli sfiorai i capelli con la guancia e ne sentii la consistenza sulla pelle, assieme al suo profumo delizioso.
«Non ti sei distratto nemmeno con la caccia?», chiesi curioso e desideroso di distrarmi a mia volta. Correvo il rischio di iniziare a sperare. Non mi restava molto. Il mio cuore pulsava e cantava.
«No», sospirò, «quella non è mai stata una distrazione, ma un dovere».
«In che senso?».
«Ecco, benché non considerassi affatto pericolosa Victoria, non intendevo fargliela passare liscia... Te l'ho detto, sono stato un vero incapace. L'ho inseguita fino al Texas, ma poi mi sono lasciato ingannare da una pista falsa che portava in Brasile. In realtà, lei era tornata qui», disse contrariato. «E io stavo in un altro continente! E nel frattempo, peggio del mio incubo peggiore...».
«Eri sulle tracce di Victoria?». Soffocai il grido in gola, alzando di due ottave il poco di voce che mi restava.
Il ronfo lontano di Charlie s'interruppe, ma riprese subito a ritmo regolare.
«Non le ho seguite bene», rispose Calum, che studiava la mia espressione sbalordita con uno sguardo confuso. «Ma stavolta farò di meglio. Presto la smetterà di insozzare l'aria con il suo respiro».
«Questo è... fuori discussione», dissi d'un fiato. Era una pazzia. Anche se avesse chiesto rinforzi ad Ashton o Michael. Anche se Ashton ed Michael lo avessero aiutato. Peggio ancora di quell'altra visione: Jacob Black a poca distanza dalla sagoma feroce e felina di Victoria. Non potevo tollerare di aggiungere anche Calum, benché fosse molto più resistente del mio migliore amico mezzo umano.
«È troppo tardi per lei. L'altra volta ho perso un'occasione, ma ora basta, non dopo che...».
Lo interruppi un'altra volta, cercando di apparire calmo. «Ricorda che hai appena promesso di non andartene», dissi combattendo contro le mie stesse parole, per non lasciarle conficcare nel cuore. «Non credo che ciò sia davvero compatibile con una battuta di caccia in piena regola, sbaglio?».
Si fece scuro in volto. Dal suo petto sorse un ringhio soffocato. «Manterrò la promessa, Luke. Ma Victoria», e il ringhio si fece più pronunciato, «morirà. Presto».
«Non lasciamoci prendere dalla fretta», lo incalzai, cercando di nascondere il panico. «Forse non tornerà. Probabilmente il branco di Jake le ha messo paura. Non c'è motivo di andare a cercarla. E poi, ora come ora ho problemi più urgenti».
Calum mi fissò torvo, ma annuì. «Hai ragione. I licantropi sono un problema».
Sbuffai. «Non mi riferisco a Jacob. Ho problemi ben peggiori di un gruppetto di lupi adolescenti pronti a cacciarsi nei pasticci».
Mi guardò come per dire qualcosa, ma poi ci ripensò. Strinse i denti e ricominciò a parlare. «Davvero?», chiese. «E quale sarebbe il problema più urgente? Cos'è che rende tanto trascurabile ai tuoi occhi la prospettiva del ritorno di Victoria?».
«Parliamo del secondo in ordine di urgenza?».
«D'accordo», rispose sospettoso.
Restai in silenzio. Non ero sicuro di riuscire a pronunciare quel nome. «C'è qualcun altro che verrà a cercarmi», gli ricordai in un tenue sussurro.
Lui sospirò, ma la reazione non fu decisa come immaginavo dopo averlo sentito parlare in quel modo di Victoria.
«I Volturi sono soltanto secondi?».
«Non mi sembri così sconvolto».
«Be', abbiamo un sacco di tempo per pensarci. La loro percezione del tempo è molto particolare, diversissima dalla tua, e anche dalla mia. Un loro anno pesa quanto un tuo giorno. Non mi sorprenderei se si rifacessero vivi per il tuo trentesimo compleanno», aggiunse scherzando.
Annegai nel terrore.
Trent'anni.
Perciò, in fin dei conti, le sue promesse non valevano niente. Se dava per scontato che sarei arrivato ai trenta, non poteva avere intenzione di restare con me a lungo. Ferito da tale certezza, capii di avere iniziato a sperare senza potermelo concedere.
«Non devi avere paura», disse, ansioso, mentre guardava le lacrime gonfiarmi gli occhi. «Non permetterò che ti facciano del male».
«Finché ci sei». Non che m'importasse granché di cosa sarebbe accaduto dopo.
Prese la mia testa tra le mani d'acciaio e la strinse, mentre i suoi occhi fondi come la notte attirarono i miei con la forza gravitazionale di un buco nero. «Non ti lascerò mai più».
«Ma hai detto trentesimo», sussurrai. Le lacrime iniziarono a sgorgare. «Perciò... vuoi restare e lasciare che io invecchi? Va bene».
Il suo sguardo si ammorbidì, ma le labbra si fecero rigide. «Proprio così. Quali alternative ho? Non posso fare a meno di te, ma non distruggerò la tua anima».
«Ma sei davvero...». Cercai di non perdere il controllo della voce, ma la domanda era troppo difficile. Ricordai la sua espressione quando Aro lo aveva quasi implorato di considerare la possibilità di rendermi immortale: uno sguardo amareggiato. Si ostinava a volermi conservare umano per via della mia anima o perché non era sicuro di volermi accanto così a lungo?
«Sì?», chiese, in attesa della mia domanda.
Ne feci un'altra. Soltanto un po' meno dura.
«E quando sarò tanto vecchio che tutti mi scambieranno per tua padre? O tuo nonno?». L'amarezza mi svuotava la voce: rivedevo il volto di mio nonno riflesso dallo specchio.
La sua espressione si era rilassata. Asciugò con le labbra le lacrime che mi rigavano il viso. «Per me non significa nulla», disse, respirando sulla mia pelle. «Ai miei occhi resterai la cosa più bella di tutte. Ovviamente...», ebbe un leggero fremito, «se tu diventassi troppo grande, se tu desiderassi qualcosa di più... lo capirei, Lukey. Prometto che non ti sarò mai di intralcio se deciderai di lasciarmi».
I suoi occhi erano di onice liquida, totalmente sinceri. Parlava come se la sua testardaggine fosse il risultato di lunghe meditazioni.
«Ti rendi conto che un giorno o l'altro morirò, vero?», chiesi.
Anche a questo aveva già pensato. «Ti seguirò appena possibile».
«Questa è davvero...», cercai la parola giusta, «un'assurdità».
«Luke, è l'unica via che mi è rimasta...».
«Facciamo un piccolo passo indietro», dissi. La rabbia mi faceva guada-gnare in lucidità e decisione. «Ricordi i Volturi, vero? Non resterò umano per sempre. Mi uccideranno. Anche se non dovessero più pensare a me fino al mio trentesimo compleanno», la mia voce era ormai un sibilo, «pensi davvero che possano dimenticare?»,
«No», rispose lentamente, scuotendo la testa. «Non dimenticheranno. Però...».
«Però?».
Sorrideva di fronte alla mia preoccupazione. Forse il pazzo non ero soltanto io.
«Ho un piano».
«E questo piano», dissi acido, «questo piano parte dal presupposto che resterò umano».
Il mio atteggiamento irrigidì la sua espressione. «Naturalmente». Rispose brusco, un velo di arroganza sul suo viso divino.
Per un minuto interminabile restammo a guardarci in cagnesco.
Poi ripresi fiato, alzai le spalle, mi tolsi di dosso le sue braccia e mi se-detti.
«Vuoi che me ne vada?», chiese e il mio cuore si fermò, perché era chiaro che lui soffriva al solo pensiero di abbandonarmi.
«No», risposi. «Sono io che me ne vado».
Sospettoso, mi guardò scivolare giù dal letto e avanzare a tentoni nell'oscurità, in cerca delle scarpe.
«E potrei sapere dove?».
«A casa tua», risposi, tastando il pavimento buio.
Si alzò e mi raggiunse. «Eccoti le scarpe. Come pensi di andarci?».
«Con il pick-up».
«Finirai per svegliare Charlie», disse per scoraggiarmi.
«Lo so. Ma, sinceramente, dopo quel che ho combinato mi terrà sotto chiave per settimane. In quali altri guai posso cacciarmi?».
«Nessuno. Ma darà la colpa a me, non a te».
«Se hai un'idea migliore, sono tutta orecchi».
«Resta qui», propose, ma non c'era speranza nei suoi occhi.
«Nemmeno per idea. Se vuoi, precedimi, fai come fossi a casa tua», lo incoraggiai, ironico, e mi avvicinai alla porta.
Mi precedette e mi sbarrò la strada.
Allora puntai verso la finestra. Non era poi tanto in alto e atterrando avrei trovato soprattutto erba...
«Va bene», sospirò. «Ti do un passaggio».
Mi strinsi nelle spalle. «Fai come credi. Ma ti consiglio di essere presente».
«E perché mai?».
«Perché sei straordinariamente testardo e sono sicuro che ti sentirai in dovere di esporre la tua opinione».
«A proposito di cosa?», chiese a denti stretti.
«La questione non riguarda più soltanto te. Sai, non sei il centro dell'universo». Ovviamente non parlavo del mio universo privato. «Se la tua stupida ostinazione a non volermi trasformare finirà per metterci contro i Volturi, è giusto che a decidere sia la tua famiglia al completo».
«A decidere cosa?». Scandì le parole una a una.
«Della mia mortalità. Voglio metterla ai voti».






BOOM BABY!
Siamo arrivati anche al fine di questa storia,
che come ho detto prima NON è mia, ma è meglio ripeterlo non si sa mai.
Questo pezzo estratto da ''New Moon'' mi è piaciuto troppo, è uno dei
miei film/libro preferito della serie, sarà che ci sono i Licantropi, io
amo i Licantropi, Jake e Seth sono troppo, quando compaiono nel quarto
io muoio proprio, quando guardo il film ho sempre la bavetta alla bocca,
regalatemeli.
Ho scelto Luke e Calum come protagonisti perchè io AMO la Cake alla follia,
difatti odio la Muke, la Malum e quant'altro.
Lo so che il filippino è nero come la morte, ma voi non ci fate caso anche perchè
originariamente che io sappia i vampiri erano scuri di pelle, ma quello è
un altro discorso.
Ringrazio tutta la gentaglia ( luv u all ) che leggerà questa one-shot bellina, bellina.
E niente, un chu.
   
 
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