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Autore: Mies    11/02/2009    1 recensioni
"Sembrava uno spettro mentre camminava sulla terrazza solitaria del grattacielo… quella strana creatura con due ali di tulle bruciacchiato sulla schiena" Il malinconico Mondo di Una Dama demone ormai morta...
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La creatura senza ali sorrideva ogni giorno al sole nascente, ma si nascondeva dalla notte e in tal modo non poteva soffrire.

Ma tanti mesi dopo, quando ormai era la regina di quel piccolo scrigno argentato, vide la luna e le stelle, e soprattutto il nero infinito del cielo. E la principessa calzata di seriche babbucce iniziò a tremare, a piangere con la rabbia e la violenza che l’avevano caratterizzata quando possedeva le ali bruciate. E a nulla valsero le parole diplomatiche e suadenti del re.

Da quando lei aveva scorto la notte e la sua essenza sublime, non riusciva a dormire e a consolarsi. Voleva toccare il cielo e andare oltre il giorno. Ma non aveva le ali, le aveva buttate via e le rimaneva solo quella chiavetta inutilizzata.

Un giorno la principessa non riuscì più a sorridere, e non trovava felicità in quei fiori edulcorati del suo giardino. Scoprì di essere sola, perché il re non gradiva la sua compagnia quando era oscurata dai pensieri lunari, e pianse ancora.

Fu così, che spinta dalla solitudine, la principessa vagò per le mille stanze del suo castello, e in una di queste, buia e remota, trovò la scatola a forma di cuore ormai scolorita.

Indossò di nuovo le ali, e il tulle bruciato subito si rianimò a nuova vita, e un’ombra di sorriso comparve sul suo volto stanco.

Aspettò la notte, e quando giunse il buio, scivolò via dal castello camminando da sola sull’erba umida. Avvolta in velluti multicolori e in splendide scarpette rosse avanzò nella pianura, e si sorprese nello scoprire quanto fosse spoglia e brulla la terra accanto al maniero. Si girò, una volta arrivata lontana, e vedendo quanto fosse nero e cupo il castello non pianse lacrime e non dispensò sorrisi.

Durante la sua marcia incontrava il suo popolo, ed erano creature tristi, vestite di stracci e polvere. La principessa parlò con tutti i viandanti che incontrava sulla sua strada, e tutti si lamentarono, senza sapere la sua identità regale, che i sovrani li avessero trascurati.

E ne vide tante di persone nel suo lungo cammino: bambini affamati, ragazzi e ragazze di cui credeva di ricordare i volti. Intravide due fanciulle sue coetanee che sostavano in un prato, l’una dalle chiome nere e il viso di porcellana, l’altra vestita di bianco coi teneri occhi a mandorla.

La principessa avrebbe tanto desiderato parlarci, ma i loro sguardi la fecero indietreggiare.

Dopo poco, il suo tragitto sempre più raramente incrociava gli abitanti dello scrigno, ma lei continuò senza indugio. Infine, dopo tanti giorni, incontrò un ragazzo esile.

Cosa fai qui da solo?” domandò la principessa, scorgendo quel giovane viso delicato e smunto.

Sto aspettando.- le disse, guardandola nel profondo coi suoi occhi blu- e tu, dove vai con quelle scarpe tutte consumate?”

La fanciulla abbassò lo sguardo, e vide che portava ai piedi nient’altro che degli stracci mangiati. Così si tolse gli abiti ingombranti rivelando le antiche ali, e con le stoffe pregiate si fabbricò dei modesti calzari.

Il ragazzo le sorrise, ed estasiato ammirò le sue ali, accarezzandole leggermente.

Come ti chiami?” gli domandò la regina scalza, accarezzandogli la folta chioma corvina.

Ho tanti nomi. Ispirazione, musa, arte… sto solo aspettando qualcuno che mi chiami per davvero e mi voglia con se”

La principessa sorrise e mormorò: “Allora da oggi il tuo nome sarà Musica!”

Grazie” rispose il fanciullo e avvicinatosi, la baciò sulle labbra.

Ma quando la ragazza riaprì gli occhi, pur sentendo una forte sensazione di calore,si ritrovò sola.

Le ore passarono, e di nuovo si manifestò la notte irregolare. La fanciulla sperduta si rannicchiò contro un cespuglio e pensò che il buio fosse stato chiamato dall’ira del re.

Dentro di lei però sapeva che per fortuna, lui non sarebbe mai uscito a cercarla in quelle lande sperdute.

Durante la notte, all’improvviso sentì dei sussurri e si svegliò spaventata.

Poco avanti a lei, una bellissima donna la fissava supina, con uno sguardo di brace e le vesti viola cangianti. Aveva i lineamenti affilati e selvaggi sporcati di nero, le labbra tinte di rosso acceso, e un sorriso malefico.

Principessa non avere paura- le disse- Voglio solo aiutarvi”

La fanciulla tremò, e poi riuscì a rispondere.

Chi siete? Come sapete chi sono?”

La donna sorrise, superba, e si alzò in piedi su tacchi vertiginosi.

Io sarò la tua guida, e ti aiuterò a fuggire dallo scrigno d’argento”

Ma io non ho bisogno di te, tra poco sono sicura che ne uscirò fuori”

Bambina- le disse, accarezzandole il volto- Da ora in poi la notte sarà eterna e non riuscirai a scappare. Se non mi segui ti aspettano solo due vie: la resa o la morte”

La principessa allora si alzò a sua volta, e orgogliosamente la fissò terrorizzata da quegli occhi crudeli.

Iniziarono il loro cammino sotto le intemperie, e la Dama si muoveva con sicurezza. Al risveglio dai suoi riposi però, la regina vedeva che le unghie e le labbra della sua Guida erano sporche di sangue, e mostrava spesso ferite.

Non capiva perché la donna le fosse così fedele, ma era evidente che la proteggesse.

Finalmente dopo tanti, tanti giorni arrivarono alla fine dello scrigno. E allora la principessa ebbe paura, perché lo strapiombo che dovevano risalire era immenso e scosceso.

Si girò verso la Dama, e la guardò di nuovo negli occhi come abissi.

Siamo dunque arrivate. Perché vuoi fuggire? Cosa ti attende nello scrigno?”

La donna le sorrise per la prima volta, anche se mestamente.

Voglio scappare con te. Qui, c’è solo solitudine e distruzione, mentre io cerco la vita e la salvezza. Io cerco la redenzione per i miei lunghi peccati”

La principessa le sorrise, le diede la mano e coraggiosamente iniziarono la lunga ascesa su quel bordo d’argento.

Faticarono a lungo e più volte la fanciulla rischiò di cadere e si graffiò il corpo immacolato, ma non indietreggiò mai.

E così, la fanciulla arrivò a vedere la fine del dirupo.

A quel punto, fu la Dama che non aveva mai vacillato a scivolare.

Mentre la compagna chiedeva aiuto aggrappata a una roccia, la principessa arrivò all’estremità del burrone e in fretta le porse la mano per salvarsi.

La donna selvaggia le sorrise, e afferrò la sua mano. Ma proprio all’ultimo istante, quando faticosamente Lei la stava issando al sicuro, la Dama si sporse per baciarla e si lasciò cadere con un sorriso.

La fanciulla rimase sconvolta da quella disgrazia, ma mentre piangeva e vedeva ancora il nero castello, sentì il peso della chiave nel taschino e strofinandosi gli occhi si rialzò ancora.

Si trovò davanti a una porticina rossa, marchiata da uno strano cuore con triangolo.

La principessa infilò la chiave e la girò.


La foresta si chinò su di lei appena la porticina si spalancò e neri rami si sporsero per afferrarla. Ma quando la fanciulla credeva di essere ormai vinta dal terrore e dal male, due presenze intangibile intervennero per salvarla, e lei intravide nel bagliore Musica e Dama che combattevano per lei.

Una volta a terra si accorse che, anche se gli alberi non la molestavano, non c’era più strada o sentiero. All’inizio si sentì sperduta,ma decise di andare avanti guidata dal proprio istinto.

Fu molto difficile per la principessa decaduta avventurarsi da sola nel bosco, ma incontrò nuovi amici che proseguirono con lei e giunsero tutti insieme alla fine della foresta.


Passarono i mesi, e la ragazza che viveva felice in una grande cittadina, seppe che il re dello scrigno era diventato Tiranno, e che viveva in miseria preda della sua solitudine.

Lei non soffriva più per il proprio passato, e viveva ogni giorno con nuova gioia, godendosi le piccole felicità e i dettagli di quel suo nuovo presente.

La notte non la spaventava più e anzi, le piaceva uscire col buio e partecipare alle feste che prima non aveva potuto mai frequentare.

Fu proprio col favore delle tenebre ormai amiche che incontrò il cavaliere.

Tra tanti volti amici, ne vide uno più bello di tutti i cui occhi parlavano non di guerra ma di amore.

Vestiva elegantemente, ma non parlava con vani discorsi e non le tendeva trappole.

L’uomo si mostrava com’era senza vergogna, e per quello che era la voleva conquistare.

Voi siete il cavaliere?- gli domandò la ragazza- vi ho scorto molte altre volte ma non avevo il coraggio di parlarvi”

Lui le sorrise dolcemente.

Si sono io, non abbiate timore”

Ma non portate spade con voi. Non è questo il vostro mestiere?” domandò la fanciulla imbronciata.

Io combatto solo per proteggere me e chi amo, non i fantasmi” rispose quello,e molto eloquentemente le poggiò una mano sulla sua.

E ditemi cavaliere… vi piacciono i sogni?” domandò lei ancora, ma con gli occhi raggianti di felicità.

Si, io amo i sogni. E sapete, piccola fanciulla, i miei sono proprio uguali ai vostri”

E il ragazzo sorrise così dolcemente e fu così bello agli occhi di Lei, che gli donò un bacio e parte del suo cuore.

E in quel momento, la ragazza vide il suo riflesso nella luna, e si accorse che non solo le sue ali erano diventate splendide e intessute d’argento, ma che il suo corpo e il suo viso erano quelli della Dama Selvaggia. Solo che i suoi occhi erano pieni di amore e sorridevano al mondo.

Così i due ragazzi si presero le mani e si unirono agli altri amici e vissero per sempre felici e contenti.






***

Volevo ringraziare i lettori e i recensitori :) Grazie mille!
  
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