Libri > Il diario del vampiro
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Autore: Whiteeyes95j    23/09/2015    1 recensioni
In una notte la vita di Stefan e Bonnie cambia. Due avvenimenti tragici, due segreti che i due ragazzi non vogliono rivelare e che li porteranno alla disperazione. Non avendo nessuno con cui confidarsi cadranno in un incubo senza fine che li porterà addirittura a scappare da quella realtà troppo dolorosa che li circonda. Nel frattempo Damon, che ha intuito nei due ragazzi dei profondi cambiamenti cercherà di far luce ai loro segreti. Ma oltre a segreti, bugie, tradimenti e inganni un nuovo nemico brama vendetta e potere e farà di tutto per approfittare della situazione.
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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THE LAST MOVE - PART 2 

Nove mesi fa Bonnie non avrebbe mai immaginato che si sarebbe trovata a dover fronteggiare una pazza assassina come Juliet e immaginava che fosse lo stesso per Stefan e Annabelle. La rossa volse lo sguardo verso i corpi privi di vita di Anastasia e Albert De Verdant e provò un forte dispiacere per Annabelle. La sua famiglia le aveva fatto molto male ma capiva il dolore che in quel momento doveva provare la bionda, lo aveva passato lei stessa e anche lei per mano di sua sorella. Non sapeva che tipo di rapporto ci dovesse essere tra Juliet e Annabelle, ma era convinta che fosse molto simile a quello che c’era tra lei e Sylvia, quasi del tutto inesistente e non per colpa loro. Si voltò nuovamente verso Juliet e l’espressione maligna sul suo viso la fece lievemente tremare.
“Com’è possibile che in una persona ci possa essere così tanta oscurità ?”, si chiese.
Juliet con un incantesimo cominciò a far girare la stanza e a Bonnie parve di essere salita su una di quelle giostre che ruotano velocemente al Luna Park, ovvero quelle che odiava di più e sulle quali cercava di non salire mai. Juliet fece levitare il tavolo, le sedie intorno ad esso e anche diversi vasi che erano sparsi per la stanza e cominciò a scagliarli contro di loro. Stefan e Bonnie si difesero con degli scudi, Annabelle invece con un incantesimo fece ruotare a suo piacimento la stava e di conseguenza il tavolo, che era indirizzato a lei, per poco non colpì Juliet in pieno.
 
<< Vedo che almeno uno di voi sa come farmi divertire un po’ >> commentò Juliet con un sorriso sadico.
 
Stefan, con un gesto della mano, colpì con forza il pavimento, emettendo una lieve onda viola che tuttavia fu sufficiente per immobilizzare Juliet.
 
<< Ok >> disse poi << Uno di noi deve abbandonare la stanza e portare via Elena con sé >>.
 
<< Va bene, lo faccio io >> si offrì Bonnie << Ma vi prometto che tornerò non appena la porterò fuori di qui. Annabelle, puoi suggerirmi un modo per uscire di qui velocemente ? >>.
 
<< C’è un solo modo per uscire di qui. Mia madre per l’evento di questa sera ha chiuso tutto i passaggi segreti per impedire qualsiasi fuga, l’unico passaggio ancora aperto è quello attraverso lo specchio in camera sua. >> le rispose Annabelle.
 
<< Ok, dove si trova la sua camera ? >> le chiese Bonnie.
 
<< Al secondo piano, sali le scale e vai a destra, la riconoscerai subito, la porta è decorata da molti rubini, impossibile non notarla, ma ora sbrigati. L’incantesimo non reggerà a molto >> disse Annabelle notando che Juliet riusciva già a muovere le dita della mano sinistra.
 
Bonnie corse velocemente verso Elena e insieme sparirono e la strega le materializzò davanti alle scale per andare al secondo piano. Delicatamente, Bonnie prese il braccio di Elena e lo portò dietro alle spalle, aiutandola a mettersi in piedi.
 
<< Ci sei ? >> chiese alla bionda, che si toccava il ventre dolorante.
 
<< Ce la devo fare, andiamo >> disse Elena aggrappandosi fortemente all’amica.
 
Bonnie sorrise per la determinazione dell’amica e poi insieme cominciarono a salire le scale. Elena sentiva dolore per tutto il corpo, soprattutto al ventre e alla schiena e le gambe le tremavano ma strinse i denti e continuò a salire le scale. Doveva sopportare il dolore se voleva salvare il bambino che portava in grembo. Sarebbe stata una delle poche cose giuste che avrebbe fatto nella sua vita.
Nel frattempo, Juliet si era liberata dall’incantesimo di Stefan e aveva cercato di raggiungere Bonnie e Elena, ma Annabelle l’attaccò con uno dei suoi famosi dardi di ghiacciò e riuscì a graffiarle un braccio.
 
<< Dove vai ? Scappi come una codarda ? >> disse Annabelle con tono di sfida.
 
<< Nient’affatto, cambio solo campo di battaglia >> rispose Juliet con un sorriso sibillino.
 
Stefan e Annabelle la guardarono senza capire, ma Juliet con prese una piccola ampolla con della polvere nella tasca, la prese e la soffiò intorno alla stanza. A un certo punto il soffitto cominciò a crollare su di loro e Stefan e Annabelle attivarono degli scudi per difendersi. A un certo punto anche il pavimento cominciò a tremare e poi a crollare. Stefan e Annabelle continuavano a proteggersi con gli scudi, ma il soffitto sembrava che non smettesse mai di crollare.
 
<< Dio, non credevo che fosse in grado di farlo >> disse Annabelle cercando di rimanere in perfetto equilibrio.
 
<< Che cosa non credevi fosse in grado di fare ? Che diamine sta succedendo, Annabelle ? >> chiese Stefan, il quale non riusciva a capire cosa stesse succedendo.
 
<< Ci ha rinchiuso un’illusione, Stefan, ecco perché non riusciamo a vederla. Nel momento in cui ha sparso quella polvere nella stanza ha chiuso le nostre menti e il nostro corpo in questo posto. >> disse Annabelle con frustrazione.
 
<< Ti prego, dimmi almeno che sei già stata in una situazione del genere >> disse Stefan cominciando a maledire mentalmente Juliet in tutte le lingue del mondo.
 
<< Se vuoi posso aiutarti ad addolcire la pillola >> rispose Annabelle con sarcasmo.
 
L’espressione furiosa di Stefan fu abbastanza convincente da non farla parlare ma non troppo dall’evitare di ghignare. Nel frattempo Juliet era riuscita ad arrivare indisturbata al piano di sopra. Velocemente arrivò in camera di sua madre ma vide che non c’era nessuno.
 
<< Maledizione >> esclamò con rabbia, distruggendo lo specchio in mille pezzi.
 
Stava per uscire dalla stanza quando avvertì una morsa che le stringeva la gola. Bonnie si era nascosta dietro la porta, subito dopo aver messo in salvo Elena, sapendo che Juliet aveva sicuramente un asso nella manica e che appena avrebbe potuto, avrebbe cercato di raggiungerle e a quanto pare non si era affatto sbagliata.
 
<< Tu… la devi smettere !! >> urlò Bonnie scagliando Juliet fuori dal balcone della stanza della madre, che affacciava al giardino interno.
 
Juliet urlò, non riuscendo a liberarsi dalla morsa e neanche ad evitare l’impatto doloroso con la schiena sul prato. Bonnie si affacciò al balcone, per vedere le sue condizioni ma non perché fosse preoccupata per le sue condizioni, sapeva che Juliet avrebbe saputo come sopravvivere a un impatto così violento, ma voleva comunque assicurarsene. Non voleva diventare un’assassina. Quando si rese conto che Juliet, seppur con grande dolore, riusciva a muovere il viso e leggermente le braccia, corse velocemente verso i sotterranei per aiutare i suoi amici, sperando di non essere arrivata troppo tardi. Per evitare che Juliet apparisse da un momento all’altro e che potesse attaccarla, indossò l’anello e si rese invisibile, dirigendosi velocemente verso la Stanza Rossa.
 

 
“Se continuiamo in questo modo, non andremo da nessuna parte”, pensò Damon mentre continuava a guardare le spalle a Magdalene che provava a sconfiggere Matt-dragon, come il vampiro lo aveva soprannominato nella sua testa.
 
<< Ok, non possiamo continuare così, stiamo solo perdendo tempo !! >> esclamò il vampiro con frustrazione.
 
<< Hai in mente un piano, per caso ? >> chiese Magdalene che aveva quasi completamente esaurito le forze.
 
<< Forse. Dobbiamo trovare un modo di immobilizzarlo o almeno di trasformarlo in umano e cercare di obbligarlo a restare in quella forma. Tu hai in mente un incantesimo del genere ? >> chiese Damon.
 
<< Perché non possiamo ucciderlo ? Per caso conoscevi quel ragazzo ? >> gli chiese Magdalene.
 
<< Era un amico, più o meno e non posso lasciarlo morire. Sono già morte troppe persone stanotte >> disse Damon.
 
<< Ok, allora userò un incantesimo per immobilizzarlo, ma per farlo, ho bisogno che sia abbastanza vicino, per cui ho bisogno di qualcosa che lo attiri verso di me >>.
 
<< Non c’è problema >> rispose Damon con il suo tipico sorriso << Sono diventato bravo ad attrarre draghi >>.
 
Subito dopo aver detto questo, Damon si trasformò in un corvo e cominciò a volare vicino al drago, il quale fu cominciò subito a volare dietro di lui.
“Geniale”, pensò Magdalene.
Nel frattempo Sebastian e Sylvia continuavano a combattere contro Rosalie. Sylvia non sopportava di vedere la sua amata cugina in quelle condizioni, con gli occhi privi di vitalità, vuoti, che si muoveva come un automa, priva di libero arbitrio. Rosalie usò su di loro il dominio del sangue, ma sia Sebastian che Sylvia riuscirono a contrastarlo anche se anche loro erano quasi allo stremo delle forze.
 
<< Non resisteremo ancora a lungo, io ho quasi esaurito la mia magia >> disse Sebastian.
 
<< Pure io, ma credo che la loro energia non dipenda più da loro. Anche se sono allo stremo delle forse, chiunque li sta controllando impedisce loro di fermarsi. Sono dei burattini, niente di più >> disse Sylvia evitando una sfera di fuoco che Rosalie le aveva appena scagliato contro.
 
<< Beh… allora l’unica cosa che dobbiamo fare è fermare il burattinaio. Dobbiamo entrare nella Villa, assolutamente. >> ribatté Sebastian attivando nuovamente uno scudo per proteggere entrambi da un altro attacco di Rosalie.
 
<< E come pensi di entrarci ? Rosalie e gli altri non ci faranno mai passare >> ribatté Sylvia.
 
<< Di certo non possiamo restare qui per l’eternità, guardaci !! Non resisteremo ancora per molto !! >> esclamò Sebastian.
 
Sylvia si morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare. Sebastian aveva ragione, avrebbero potuto combattere contro Rosalie e gli altri all’infinito ma non avrebbero mai potuto sconfiggerli se prima non avessero fermato coloro che tirava i fili della loro volontà. Tuttavia, non riusciva a pensare a un modo per poter entrare nella Villa. Inoltre era sorpresa che i draghi non fossero ancora arrivati per attaccarli, l’unico era quel ragazzo biondo, ma Sylvia era convinta che lui fosse stato scelto tra gli altri solo perché era un caro amico di sua sorella e di Stefan Salvatore, come lo era anche la ragazza con la pelle olivastra, Meredith. Ora che ci pensava, la cacciatrice non si era ancora ripresa dal suo incantesimo, questo probabilmente significava che il “burattinaio” o la “burattinaia” era momentaneamente distratta oppure stava perdendo il controllo sul suo incantesimo. Sylvia sperava tanto che qualunque problema avesse, sarebbe durato abbastanza a lungo da permettere loro di entrare nella villa.
Nel frattempo Damon era riuscito ad attrarre Matt-dragon abbastanza vicino a Magdalene, la quale riuscì ad addormentarlo con un incantesimo e poi, per precauzione, con un altro incantesimo lo immobilizzò con delle catene.
 
<< Meno un altro >> disse Magdalene con voce stanca.
 
<< Riposati per qualche secondo, Rosalie e il ragazzo moro sono impegnati. Comunque il biondo platinato laggiù ha ragione, possiamo combattere contro di loro in eterno, ferirli sempre di più, immobilizzarli ma non potremmo mai sconfiggerli se prima non fermiamo chi li sta controllando >> disse Damon.
 
<< Forse io avrei un’idea, ma devo sapere se gli altri sono d’accordo >> disse Magdalene avvicinandosi a Claude, il quale cominciava a mostrare segni di stanchezza, come tutti loro.
 
<< Claude !! Ormai non possiamo più andare avanti così !! Non ce la faremo mai, qualcuno deve entrare nella Villa e cercare di fermare il burattinaio. >> disse Magdalene.
 
<< Hai ragione, ormai  non riuscirò ad andare avanti ancora per molto e il ragazzo laggiù sa il fatto suo e non è stanco neanche la metà di quanto lo sia in questo momento >> disse Claude tenendo lo sguardo fisso sul suo avversario.
 
<< Beh… ho un piano, ma ho bisogno del tuo aiuto per realizzarlo >> disse Magdalene poggiando una mano sulla spalla di Claude.
 
Claude si voltò verso di lei. Magdalene lo stava fissando con un’espressione stanca, spaventata ma allo stesso tempo determinata. Aveva capito subito cosa voleva che facesse, nonostante sapesse quanto sarebbe stato doloroso.
 
<< Va bene, facciamolo. Dubito che rimangano molte altre carte da giocare >>.
 

 
Stefan e Annabelle erano bloccati nell’illusione, dove il soffitto della stanza rossa crollava loro addosso in maniera incessante, il pavimento continuava a tremare e l’intera stanza a girare.
 
<< La mia testa ormai gira insieme a questa maledetta stanza !! >> urlò Stefan.
 
<< Se ti può consolare, la mia non è messa meglio della tua e se proprio lo vuoi sapere, tra un po’ starai anche peggio >> gli disse Annabelle in tono freddo mentre disattivava il suo scudo.
 
<< Che intendi dire ? >> chiese Stefan.
 
<< Questa è un’illusione, è una trappola per le nostre menti che per il nostro copro, quindi non usciremo da qui fin quando non le avrà sottomesse. Presto comincerà a torturarci e l’unico modo per uscire di qui è concentrarsi e far in modo che l’incantesimo non penetri dentro la nostra testa. >>.
 
<< Perché allora rinchiuderci qui ? Perché non limitarsi a un lavaggio del cervello o roba simile ? >>
 
<< Perché non sarebbe divertente. Lei non vuole distruggere le nostre menti, lei vuole che noi le distruggiamo, vuole che noi ci arrendiamo alla sua illusione, vuole vederci crollare in mille pezzi ma non ci riuscirà >> disse Annabelle con tono freddo e combattivo.
 
Dopo aver detto questo, un grande pezzo di soffitto cadde in testa ad Annabelle ma lei non si fece male, poiché il pezzo l’oltrepassò frantumandosi poi sul pavimento. Annabelle non era mai rimasta bloccata in un’illusione, poiché non avere un cuore nel petto impediva a chiunque di poterle anche solo leggere nel pensiero, però sapeva che se voleva uscire da lì, avrebbe dovuto chiudere la sua mente e controllare le sue emozioni e questo ormai aveva imparato a farlo benissimo, dopo aver vissuto tanto tempo senza un cuore. In cuor suo sperava che anche Stefan fossi diventato bravo abbastanza a reprimere le sue emozioni, altrimenti sarebbe stato solo un inutile peso morto e l’illusione lo avrebbe distrutto.
Stefan infatti era visibilmente nervoso e anche arrabbiato, ma aveva capito che era necessario restare freddo e impassibile, anche se al momento gli sembrava impossibile, ma doveva farlo.
“Almeno Elena è salva e con lei anche mia sorella”, pensò Stefan.
 
“Stefan, Stefan !!”.
 
“È la voce di Elena”, pensò Stefan guardandosi intorno in cerca della ragazza.
 
“Tu sei un fallito, Stefan. Un codardo che fugge dai suoi sentimenti, ecco perché ho scelto Damon. Perché lui non ha paura di combattere per quello che vuole”, continuò a dire la voce di Elena nella sua testa.
 
“No, non è vero. Esci subito dalla mia testa”, pensò Stefan cercando d’ignorare quella voce nella sua testa, cercando di aggrapparsi ai ricordi felici che aveva avuto insieme ad Elena.
 
“Stefan, Stefan !! Tu sei una delusione, non sei degno di essere mio figlio. Ho fatto bene ad abbandonarti”.
 
Questa volta era la voce di sua madre a cercare di penetrare nella sua testa.
“No, non è vero. Tu non volevi abbandonarmi, me lo hai detto, eri sincera”, pensò Stefan cercando di ricordare le parole amorevoli che la madre gli aveva detto quando l’aveva vista. Sua madre lo amava e non aveva mai voluto abbandonarlo e lui le credeva. Lui voleva crederle.
 
“Stefan, smettila di aggrapparti a delle false speranze. Lasciati andare all’oscurità, è l’unico modo in cui potrai mai sopravvivere. Sei nato per appartenere all’oscurità”.
 
La voce di Sapphire era crudele e fredda e per poco Stefan non l’aveva riconosciuta.
“No, non è vero. Io non appartengo all’oscurità, non più. Esci dalla mia testa”, pensò Stefan chiudendo gli occhi, cercando di aggrapparsi a dei ricordi positivi, felici, insieme alle persone che amava, ricordi che gli rammentavano che lui non era un mostro, che non apparteneva all’oscurità, non più almeno.
 
“Cedi all’oscurità, cedi alla tua vera natura. Smettila di rinnegare chi sei”.
 
“Ho già smesso di rinnegare chi sono”, pensò Stefan, mentre sentiva la cicatrice sul petto bruciare. Quel segno sul suo cuore gli ricordava l’errore che aveva fatto quando aveva provato a rinnegare se stesso e tutto ciò che lo rendeva umano, tutto ciò che lo rendeva una brava persona, tutto ciò che lo aveva davvero protetto dall’oscurità.
 
“Stefan, non hai capito quanto tu sia perfetto per l’oscurità ? Hai rinnegato i tuoi sentimenti, hai tradito i tuoi amici, hai venduto il cuore di Elena, hai tradito Bonnie, l’hai resa parte del tuo piano di vendetta, hai assistito alla sua cattura senza aiutarla e hai cercato di trasformarla in una creatura della notte… Tu non sei un eroe… non più…”.
 
“Taci. Bonnie mi ha perdonato e io non sono più un mostro. Io non cederò di nuovo”, pensò Stefan continuando ad ignorare la voce, nonostante stesse diventando sempre più difficile ma lui doveva resistere. Aveva ceduto al male troppe volte negli ultimi mesi, non avrebbe ceduto ancora una volta all’oscurità, non avrebbe più deluso i suoi amici e se stesso. Mai più. Mai più.
 
“Stefan… Stefan…”
 
“Taci, lasciami in pace”, pensò Stefan cercando d’ignorare la voce.
 
“Stefan… Stefan !!!”.
 
Due mani gli afferrarono le braccia e cominciarono a scuoterlo, ma Stefan se ne accorse a malapena.
 
<< Stefan ?? Stefan ? >>.
 
Fu solo quando Annabelle lo schiaffeggiò forte in viso che Stefan tornò ad essere padrone di se stesso. Annabelle era davanti a lui e lo guardava con uno sguardo freddo e impenetrabile, ma Stefan riuscì a intravedere, anche solo per un lieve momento, un po’ di preoccupazione. Quasi automaticamente si portò una mano alla guancia appena schiaffeggiata e la guardò in attesa di una spiegazione.
 
<< Non eri in te ma, non ho capito come, sei riuscito a farci uscire dall’illusione >> spiegò Annabelle indicando con le braccia la stanza.
 
Stefan si guardò intorno e vide che erano nella stanza rossa, solo che non c’era un soffitto che crollava incessantemente sulle loro teste, né un pavimento che continuava a tremare e c’erano i mobili che prima Juliet aveva scagliato contro di loro, in mille pezzi sul pavimento. In fine c’erano ancora i corpi privi di vita dei coniugi De Verdant.
 
<< Che farai adesso ? Hai passato tutta una vita insieme a tua madre, ora cosa farai ? >> chiese Stefan guardando la ragazza bionda davanti a sé.
 
<< Prima uccido mia sorella, poi riprenderò in mano le redini della mia vita. Io volevo davvero molto bene a mia madre ma lei mi ha rovinato la vita, in molte occasioni. Non voglio più combattere, mentire, essere fredda… non voglio più niente. Voglio solo lasciarmi questo schifo alle spalle e andarmene via di qui al più presto >> rispose Annabelle evitando il suo sguardo.
 
<< Come siamo usciti dall’illusione ? >> chiese Stefan il quale ancora non riusciva a capire.
 
<< Sei stato tu, Stefan. Nel momento stesso in cui l’oscurità aveva cercato di penetrare di nuovo nella tua mente, tu hai dimostrato di avere una grande forza e una grande determinazione che per tanto tempo hai dimenticato di avere. Sei stato bravo >> disse Annabelle.
 
Stefan non riusciva a capire se stesse dicendo la verità, poiché gli occhi di quella ragazza erano così freddi e impassibili che il ragazzo avrebbe potuto pensare che si fosse nuovamente tolto il cuore dal petto.
Stava per parlare di nuovo, ma la porta della stanza si aprì. Stefan e Annabelle alzarono le mani, pronti ad attaccare con qualunque incantesimo ma non si rivelò necessario. Bonnie, subito dopo aver aperto la porta, aveva tolto l’anello dal dito rendendosi visibile agli occhi degli altri due.
 
<< Alla buon ora >> le disse Annabelle assottigliando i suoi occhi verde smeraldo.
 
<< Scusami, ma ho avuto un piccolo inconveniente con tua sorella >> ribatté Bonnie avvicinandosi a loro.
 
<< L’hai uccisa ? >> chiese la bionda con un’espressione sadica.
 
<< Non sono un’assassina >> rispose Bonnie fulminandola con lo sguardo.
 
Annabelle roteò gli occhi e rise freddamente, mentre Bonnie continuava a guardarla male e Stefan si limitava ad ignorarla, era la cosa migliore da fare.
 
<< Ora lei dov’è ? >> chiese Annabelle.
 
<< Non lo so, l’ho lasciata in giardino che si muoveva a malapena. >> rispose Bonnie.
 
<< E Elena ? >> chiese Stefan.
 
<< Sono riuscita a farle attraversare lo specchio prima che Juliet ci trovasse, a proposito, come mai a un certo punto lei era dietro di me ? Cos’è successo a voi due ? >> chiese Bonnie mettendo le mani nelle tasche di quella che una volta era stata una felpa bianca.
 
<< Quella stronzetta ci ha rinchiuso in un’illusione, ma Mister Perfettino è riuscito a farci uscire e a non cedere più al lato oscuro che non credevo potesse avere >> rispose Annabelle con sarcasmo.
 
<< Tutti abbiamo un lato oscuro, persino io. E non chiamarmi più Mister Perfettino e soprattutto… Linguaggio !! >> disse Stefan un po’ infastidito.
 
Bonnie e Annabelle lo fissarono per un momento, come per dire “E poi non saresti un perfettino ?”, ma non dissero nulla. Al momento avevano altro di cui occuparsi.
 
<< Mi sa tanto che faremmo meglio a raggiungere Juliet. Voglio farla finita con lei il più presto possibile >> disse Annabelle uscendo dalla stanza.
 
Stefan fece per inseguirla, ma Bonnie lo bloccò per un braccio.
 
<< Poi mi racconterai cos’è successo qui ? >> chiese la ragazza.
 
<< Aggiungila alla lista delle cose di cui parleremo al nostro prossimo Pigiama Party >> rispose Stefan facendole l’occhiolino.
 
Bonnie gli diede una gomitata, poi insieme uscirono dalla stanza.
 

 
Claude aveva ancora dei seri dubbi sulla riuscita del piano, ma aveva capito che ormai non avevano più molte carte da giocare e che avevano addirittura meno tempo. Una parte di lui era convinto che il rituale si fosse ormai compiuto e che fosse troppo tardi per salvare la ragazza, ma l’altra parte, quella più sentimentale e meno egoista, lo spingeva a restare e ad aiutare gli altri, soprattutto il nipote della signora Mon Bijou, alla quale doveva tutto.  
 
<< Sei pronta ? >> chiese Claude a Magdalene, la quale era accanto a lui.
 
<< Lo sai benissimo, Claude. Io sono nata pronta >> rispose Magdalene.
 
Claude annuì, non riuscendo a trattenere un sorriso, poi strinse una mano della ragazza, chiuse gli occhi e cominciò a borbottare parole, apparentemente senza senso, insieme all’amica.
 
<< Che stanno facendo ? >> chiese Sylvia osservandoli con sguardo perplesso.
 
<< Stanno cercando di realizzare il loro colpo migliore. La signora Mon Bijou glielo aveva insegnato qualche anno fa, dicendo che avrebbero potuto tornare loro utile in futuro. A quanto pare aveva ragione >> rispose Sebastian.
 
<< In cosa consiste questo colpo ? Sarà pericoloso per lei ? >> chiese Sylvia indicando Rosalie con lo sguardo.
 
Sebastian non le rispose, troppo intento a guardare i suoi amici con un’espressione a metà tra l’affascinato e il terrorizzato e questo non fece altro che accrescere la preoccupazione di Sylvia.
A un certo punto l’intero spazio intorno a loro cominciò a tremare, il suolo cominciò a spaccarsi, il cielo a oscurarsi, l’erba del prato e le piante ad appassire.
 
<< Che sta succedendo ? >> chiese Sylvia aggrappandosi al braccio di Sebastian.
 
Sebastian continuò a non rispondere, mentre il luogo intorno a loro continuava a sgretolarsi, ridursi in cenere, scomparire nello stesso modo in cui era apparso.
Il ragazzo moro e Rosalie provarono a fermare i Claude e Magdalele, ma Sebastian protesse entrambi con uno scudo e poi Damon strinse Rosalie in una morsa tra le sue braccia, così che lei non potesse più muoversi, poi Sylvia e Sebastian riuscirono finalmente a sconfiggere il ragazzo moro.
Nel frattempo, il giardino continuò a scomparire, fin quando non fu avvolto da una fitta luce, rivelando poi quel piccolo cortile, con l’alto cancello aperto davanti a loro e poi Villa De Verdant.
 
<< Ce l’abbiamo fatta Claude >> disse Magdalene cadendo in ginocchio sul prato.
 
<< Già, non riesco a crederci. Non avevo mai usato questo incantesimo prima d’ora >> disse Claude sedendosi vicino a lei.
 
Nel frattempo, Sylvia si aveva fatto addormentare Rosalie con un incantesimo, sperando di riuscire a trovare il “burattinaio” al più presto, anche se sapeva chi fosse, lo aveva già visto e non vedeva l’ora di torcergli il collo. Damon adagiò lentamente la ragazza sul prato, poi si avvicinò a Magdalene e Claude, aiutandoli ad alzarsi, mentre Sylvia si avvicinò nuovamente a Sebastian.
 
<< Allora, il grande colpo di Claude e Magdalene era… una sorta di teletrasporto ? >>  chiese Sylvia inarcando il sopracciglio.
 
<< Non proprio. Il luogo in cui eravamo prima era un’illusione ed è piuttosto semplice uscire da un’illusione a mio parere, tranne quando sei attaccato da “burattini professionisti”. Loro non erano un’illusione e come hai potuto vedere, sconfiggerli. Per cui quell’incantesimo serviva ad annullare tutti gli incantesimi per un po’ di tempo. Questo significa che ora possiamo entrare nella Villa senza doverci preoccupare di qualche altra trappola magica e inoltre il legame tra il burattinaio e i suoi giocattoli è momentaneamente rotto >> le spiegò Sebastian.
 
<< Bene, allora adesso potremmo entrare nella Villa e cercare questo… fantomatico burattinaio >> disse Sylvia cominciando ad incamminarsi oltre il cancello.
 
<< Un burattinaio che tu già conosci, vero ? >> le chiese Sebastian scrutandola attentamente con i suoi occhi blu.
 
<< Ha ingannato anche me >> disse Sylvia evitando il suo sguardo.
 
INIZIO FLASHBACK
 
Sylvia era seduta nella sua cella, tenendo le ginocchia al petto, mentre una lacrima le scendeva lungo la guancia e mordeva a sangue il labbro inferiore per non scoppiare a piangere come una ragazzina. Tuttavia a un certo punto sentì i passi di qualcuno che si avvicinava sempre di più. Il cuore cominciò a batterle forte a causa della paura e della preoccupazione, poiché credeva che fosse qualcuno che Anastasia aveva inviato per ucciderla, non ne sarebbe rimasta sorpresa, in fondo, ma aveva paura lo stesso. Fu molto sorpresa quando vide la persona che era appena arrivata davanti alla sua prigione.
 
<< Tu che ci fai qui ? >> chiese Sylvia con occhi spalancati.
 
Albert De Verdant le sorrise e poi tese una mano verso di lei. Sylvia, con un po’ d’incertezza, strinse la mano dell’uomo, che la condusse fuori dalla prigione e poi attraverso i corridoi delle segrete e forse verso la libertà.
 
FINE FLASHBACK.
 
<< Credevo che lui volesse aiutarmi a fuggire, invece ora penso che lui volesse avermi semplicemente fuori dai piedi. Credo che temesse che potessi scoprire la verità su Rosalie e provare a fermarlo. Se fossi scappata io non lo avrei mai saputo e avrebbe potuto continuare a manovrare mia cugina >> disse Sylvia voltandosi verso Rosalie, la quale era sdraiata priva di sensi sul prato.
 
Sebastian non disse nulla, semplicemente continuò ad osservare la ragazza, come se stesse valutando se crederle o meno. Nel frattempo Magdalene e Claude si erano alzati di nuovo in piedi, consci del fatto che avevano già perso troppo tempo e che non potevano permettersi di riposare un minuto in più.
 
<< Ok >> disse Magdalene << Entriamo >>.
 
Damon era rimasto in silenzio, cosa che stupì persino lui, visto che, non importa dove, quando, con chi, aveva sempre qualcosa da dire o qualche battutina da fare, ma la verità era che anche lui era esausto e poi non vedeva l’ora di ricongiungersi con il suo Pettirosso.
Insieme i ragazzi oltrepassarono i cancelli della villa, sperando di non essere arrivati troppo tardi.
 

 
Bonnie, Annabelle e Stefan arrivarono in giardino tramite una botola sul soffitto, in modo da poter arrivare prima. Quando furono in giardino, Bonnie li portò vicino al punto esatto in cui aveva lasciato Juliet ma con loro immenso dispiacere videro che la ragazza era scomparsa.
 
<< Come al solito è riuscita a scappare prima che noi arrivassimo >> disse Annabelle roteando gli occhi smeraldini.
 
<< Uffa, dove potrebbe essere andata adesso ? >> disse Bonnie guardandosi intorno.
 
In quel momento Stefan avvertì un brutto presentimento e sperò con tutto il cuore di sbagliarsi.
 
<< Bonnie, dopo che Elena ha attraversato lo specchio, lo hai distrutto o lo hai lasciato intatto ? >> chiese Stefan.
 
Bonnie inizialmente lo guardò senza capire, poi portò una mano alla bocca, realizzando che cosa intendesse il suo amico. Juliet aveva approfittato della loro distrazione per attraversare lo specchio e raggiungere Elena ? Se lo aveva fatto, in questo momento Elena e la signora Flowers erano probabilmente in grave pericolo. 
 
<< Vi posso assicurare che mia sorella non è riuscita ad attraversare lo specchio >> disse Annabelle capendo il motivo della loro preoccupazione.
 
<< Come fai a esserne così sicura ? >> chiese Stefan che non riusciva a restare tranquillo.
 
<< Quello specchio non è un portale comune, ha una regola. Prima di essere accessibile, tante persone devono fare ritorno attraverso di esso quante sono andate via. Quando avete attraversato lo specchio tu ed Elena, solo tu hai fatto ritorno, non c’era una seconda persona con te e finché Elena o qualcun altro non tornerà indietro tramite lo specchio Juliet non potrà utilizzarlo >> spiegò Annabelle con un ghignetto.
 
<< Ne sei davvero convinta ? >> chiese Bonnie, ancora un po’ dubbiosa.
 
<< Era lo specchio di mia madre, penso di conoscerlo un po’ meglio di voi due no ? >> chiese Annabelle con sarcasmo.
 
Bonnie e Stefan rotearono gli occhi, ma decisero di non dire nulla. Litigare con Annabelle avrebbe fatto solo perdere loro tempo prezioso. Tuttavia, sapere che Juliet non poteva uscire dalla Villa per andare a fare del male a Elena o alla signora Flowers li faceva stare molto più tranquilli.
 
<< Allora, dove andiamo a cercarla adesso ? >> chiese Bonnie che non ce la faceva più a giocare a nascondino con Juliet De Verdant.
 
<< Non ne ho idea, però credo che in fondo il pensiero di Stefan fosse giusto. Probabilmente adesso Juliet sarà andata nella stanza di mia madre per usare lo specchio per scappare via da qui. >> disse Annabelle mettendo le mani sui fianchi.
 
<< Allora perché non proviamo comunque a cercarla lì ? O almeno andiamo a cercarla in casa. Sicuramente non sarà lei a venire da noi >> propose Bonnie.
 
Annabelle e Stefan e annuirono, poi entrarono in casa passando dal soggiorno, in quale aveva ancora una vista ampia del giardino a causa del muro esploso e dal quale ancora cadevo grandi pezzi di soffitto per il lampadario che Bonnie aveva cercato di far cadere addosso a Juliet. I tre arrivarono nella hall e stavano per salire le scale quando il portone principale si aprì dietro le loro spalle. Annabelle, Bonnie e Stefan alzarono le mani, pronti a difendersi da eventuali attacchi, ma coloro che videro riempierono loro, almeno a due di loro, il cuore di gioia. Damon, Magdalene, Sylvia e altri due ragazzi che Bonnie e Stefan non conoscevano erano appena entrati.
 
<< Oh mio Dio, Damon !! >> esclamò Bonnie, allegra come una bambina.
 
Annabelle roteò gli occhi con disgusto, mentre Stefan sorrise affettuosamente, ma Bonnie ignorò le espressioni di entrambi. Il suo… ragazzo ? Poteva definirlo così dopo un solo bacio ? Se doveva essere sincera, in quel momento non le importava. Damon era lì e tanto bastava. Le sue gambe automaticamente cominciarono a correre verso il vampiro. Quando lo raggiunse gli circondò il collo con le braccia, mentre Damon la stringeva tra le sue braccia, poi si baciarono, lì, davanti a tutti, ignorando i loro sguardi. Bonnie non era mai stata un tipo da “pubbliche effusioni”, ma non le importava. Damon le era mancato come l’aria e la consapevolezza che ora sarebbe potuta essere morta e che invece era viva e poteva stare con il ragazzo che aveva amato sin dalla prima volta che lo aveva visto. Damon la stringeva come se stesse stringendo tutta la sua vita tra le sue braccia e la baciava come se la sua vita dipendesse da questo momento che aveva agognato da molto tempo.
Le altre persone presenti voltarono lo sguardo altrove, un po’ imbarazzati per quel momento intimo. Sylvia invece non distolse lo sguardo, osservò quello scambio di sentimenti con un po’ di gelosia, l’unico sentimento che poteva affermare di conoscere perfettamente. Sebastian lo notò, ma non disse nulla, piuttosto continuò ad evitare di fissare i due giovani.
 
<< Che schifo >> disse Annabelle sottovoce volgendo lo sguardo altrove.
 
<< Perché ? Nel nostro ricordo io e te ci baciavamo in maniera simile >> commentò Stefan.
 
<< Eravamo giovani e ingenui. All’epoca ero convinta che avrei potuto amare un uomo per il resto della mia vita, ora sono sicura che questo non è possibile. Non per me. Ho dimenticato come si ama molto tempo fa >> rispose Annabelle con il suo solito tono freddo.
 
<< Datti tempo, ora hai il cuore nel petto e sono sicuro che presto riuscirai a provare di nuovo i sentimenti belli, quelli che ti spingono a rimanere vivo solo per poterne godere. >> disse Stefan.
 
<< Niente mi spinge a rimanere in vita. Venendo qui, in questa cittadina sperduta e dimenticata da Dio ho perso tutto. Per cosa dovrei vivere ? >>.
 
<< Per il tuo fratellino che è appena nato >> le rispose Stefan.
 
Annabelle stava per ribattere, quando a un certo punto spalancò gli occhi verdi e portò una mano alla bocca. Sul volto di Stefan si dipinse un’espressione ugualmente sconvolta. Il bambino, lui si che era in pericolo. Sicuramente si trovava ancora nella villa e molto probabilmente Juliet gli avrebbe fatto del male.
 
<< Dove potrebbe nasconderlo ? >> chiese Stefan.
 
Annabelle scosse la testa, come per dire che non aveva la minima idea di dove potesse essere, ma a Stefan la prese per le spalle come per incitarla a restare lucida.
 
<< Concentrati, ti prego. Dobbiamo salvare quel bambino, la tua famiglia ha sacrificato tanto per farlo nascere, Bonnie è addirittura morta per lui... >>.
 
<< Stefan lo so, ma adesso sto andando nel panico, non riesco più a controllare le mie emozioni, non sono più abituata >> disse Annabelle, la quale era in procinto di mettersi a piangere.
 
<< Annabelle… calmati, devi restare lucida. So che non sei più abituata ai sentimenti ma adesso per favore… ricordati che tuo fratello è in pericolo e che è l’ultima famiglia che ti rimane. Hai combattuto per lui fino a adesso, continua a farlo, non mollare !! >> disse Stefan.
 
Annabelle annuì poi cercò di trattenere le lacrime e di concentrarsi. Annabelle non conosceva molto bene Juliet, il loro legame era inesistente, tuttavia ricordava perfettamente che adorava la sedia a dondolo nella camera di Albert, che di solito la trovava lì a studiare, davanti al camino, mentre si dondolava e poi ricordava che Juliet adorava… oh no… adorava l’acqua. Le piaceva esercitarsi con gli incantesimi d’acqua, le piaceva passare il suo tempo a giocare con l’acqua, le piaceva…
 
<< Dobbiamo andare nel bagno in camera di mia madre. Ha intenzione di uccidere il bambino lasciandolo affogare nella vasca da bagno, probabilmente quella di mia madre, come per farle un ultimo dispetto anche dopo averla uccisa >>.
 
<< Allora dobbiamo muoverci >>.
 
Stefan afferrò la mano della ragazza e insieme corsero verso le scale, diretti al piano di sopra. Gli altri, che li stavano vedendo mentre correvano, decisero d’inseguirli. Annabelle aveva il cuore in gola e il suo corpo aveva cominciato a tremare per la paura. Paura ? Aveva dimenticato com’era, ma adesso che la stava provando di nuovo doveva ammettere che era l’ultima delle emozioni ad esserle mancata. Oltre alla paura c’era anche l’impotenza e la sconfitta, poiché, anche se forse aveva ancora una speranza di salvare suo fratello, si sentiva tale perché non era riuscita a proteggerlo e adesso rischiava di perdere anche lui. Gli altri, che si erano accorti che si stavano allontanando, li seguirono prontamente, mentre Bonnie e Damon si separarono e li seguirono a loro volta, continuando a tenersi per mano. Annabelle e Stefan arrivarono in camera di Anastasia De Verdant.
 
<< Ha rotto lo specchio. Sicuramente lo ha fatto dopo che ha scoperto di non poterlo oltrepassare >> disse Stefan osservando i frammenti di vetro dello specchio sul pavimento.
 
<< Stefan ? Annabelle ? Che sta succedendo ? >> chiese Bonnie la quale era appena entrata nella stanza seguita da Damon e gli altri.
 
<< Juliet ha mio fratello >>.
 
Annabelle non fece in tempo a rispondere che un pianto infantile arrivò dall’altra stanza. La bionda corse subito verso il bagno e vide che l’acqua fuoriusciva dai bordi della grande vasca da bagno e sentiva il pianto di suo fratello che si faceva sempre più acuto.
Annabelle provò ad avvicinarsi ma Juliet, la quale si era nascosta, la spinse con un incantesimo contro la parete.
Stefan, che era subito dietro la bionda, con un incantesimo provò ad attaccare Juliet mentre Bonnie correva verso la vasca per salvare il bambino.
 
<< Piccolo !! >> esclamò Bonnie afferrando un asciugamano e avvolgendoci il bambino che continuava a piangere e a strillare.
 
<< Perché lo stavi facendo ? È solo un bambino innocente >> disse Annabelle afferrando la sorella per il collo.
 
<< Perché è comunque suo figlio e meritava di morire. >> rispose Juliet con freddezza.
 
Sylvia, che nel frattempo era entrata nell’enorme bagno insieme agli altri, avanzò a sua volta verso Juliet, spingendo leggermente Annabelle per poter colpire la mora in pieno viso.
 
<< Tu ? Tu sei il burattinaio ? >> chiese Sylvia in un ringhio << Che fine ha fatto tuo padre ? >>.
 
<< Anche lui era uno dei miei burattini. Quando sono riuscita a rubare il suo cuore, ho potuto comandarlo senza che neanche lui se ne rendesse conto. Ora è passato a miglior vita… insieme alla mia fottuta mammina >> disse Juliet con un ghigno sadico.
 
Sylvia la guardò con disprezzo. Lo sguardo di Juliet era intriso di cattiveria, sadismo e follia. In lei non c’era alcuna traccia di pentimento per il male che aveva fatto, neanche adesso che era ormai chiaro che aveva perso.
 
<< Tu non ti penti di quello che hai fatto >> affermò Sylvia, seppur una lieve incertezza nella sua voce la fece sembrare una domanda più che un’affermazione.
 
<< Vi conviene uccidermi ora, perché se non lo fate adesso… sarò io ad uccidervi, uno per uno. Non c’è niente che possiate fare per salvarmi, ho accettato di appartenere all’oscurità molto tempo fa… non c’è modo di tornare indietro per me… >> disse Juliet con occhi sempre più selvaggi, simili a quelli di un animale.
 
Annabelle a quel punto affondò la mano nel petto di Juliet e le estrasse il cuore. Tutti quanti fissarono il cuore con disgusto ma anche con dispiacere, poiché sapevano che se quel cuore era ridotto in quello stato non era colpa di Juliet, non completamente almeno. Il cuore era nero, completamente nero, senza neanche un misero puntino rosso, era semplicemente oscurità pura.
 
<< È putrido come te >> commentò Annabelle con disgusto.
 
<< Io sono nata così, l’ho accettato. Respingere la mia oscurità sarebbe stato come respingere me stessa. Non mi pento di essermi divertita un po’ con voi, eravate così patetici, così bloccati nei vostri ruoli, chi era l’eroe, chi il cattivo, chi la damigella in pericolo… io ho semplicemente smosso un po’ le acque. Ho preso in mano i fili della vostra vita e mi sono divertita a gestirli un po’. >> Juliet rise poi continuò a parlare << Io ho messo sotto sopra la vostra vita sapete ? Conoscendo i segreti di tutti voi ho potuto manipolarvi, sin dall’inizio >>.
 
<< Che vuoi dire ? >> chiese Bonnie mentre cullava il bambino, il quale aveva ormai smesso di piangere.
 
<< Io sapevo che Elena aveva un debole per Damon, così diciamo che ho… incoraggiato la loro relazione, anche se nessuno di quei due idioti se n’è reso conto. Avevo bisogno di loro per raggiungere uno dei miei obbiettivi, Stefan. >> rispose Juliet con una risatina folle.
 
<< Perché volevi farmi del male ? Io neanche ti conoscevo >> ribatté Stefan.
 
<< Ti sbagli, girovagando per casa come un fantasma si scoprono molte cose sul passato della propria famiglia e sulle persone con cui si sono relazionate. Una di loro era Sapphire, tua zia. Mia madre e lei non erano particolarmente amiche e del resto si desideravano morte a vicenda. Tuttavia… sapeva che per coinvolgere Sapphire in tutto questo pasticcio, aveva bisogno di un’esca, tu. Per questo avevo bisogno di sbarazzarmi di te, tu servivi a mia madre e di conseguenza mi servivi morto. Inoltre tu rappresentavi tutto ciò che ho sempre disprezzato >> disse Juliet.
 
<< Ovvero ? >> chiese Stefan, mentre avanzava di qualche passo verso di lei.
 
<< Tu eri l’eroe, il ragazzo buono, puro di cuore, il perfetto principe azzurro… tu eri un ideale vivente, che viveva di ideali, di favolette, di arcobaleni, unicorni e chissà quali altre stronzate… Dovresti essermi riconoscente, per averti fatto aprire gli occhi, per aver distrutto Stefan il “principe” e averti fatto risorgere come Stefan il “guerriero”. Io ti ho reso più forte di quello che eri >>.
 
Stefan non disse nulla, poiché non voleva accettare quel fondo di verità che in fondo vi era nelle parole di Juliet.
 
<< E riguardo a te… Bonnie… tu eri il mio secondo obbiettivo. Tu non eri di certo meno ingenua di Stefan, né meno noiosa. Passavi la vita all’ombra delle tue amiche, all’ombra di tua sorella, passavi tutti i giorni a piagnucolare perché Damon non ti degnava di uno sguardo. È stato così… facile, spingere la mammina a sceglierti per il rituale, invece che aspettare che Mary partorisse. Lei voleva una bambino e lo voleva subito, ma scegliere te era rischioso perché Sylvia aveva lanciato su di te la maledizione, eri cagionevole di saluto e probabilmente saresti morta dopo cinque mesi. Non eri idonea ma io ho fatto in modo che tu lo fossi >> disse Juliet ricominciando a ridere in modo sadico.
 
<< In che modo ? >> chiese Bonnie.
 
<< Mi ha convinta a stringere con lei un accordo >> rispose Sylvia evitando di guardare in viso la sorella << Io volevo tornare in vita, ma per farlo doveva morire qualcuno che apparteneva alla mia famiglia al mio posto. Io scelsi te, entrando nel tuo cuore io mi nutrivo della tua vita, ma il procedimento era troppo lento, per questo a un certo punto, quanto ho assorbito abbastanza vita da te, ho ucciso zia Deborah. Juliet mi ha aiutato durante i mesi in cui sono stata dentro al tuo corpo e anche dopo. Credevo che avessimo gli stessi interessi >>.
 
<< Infatti noi avevamo gli stessi interessi, Sylvia, noi volevamo vendetta. Eravamo animi affini, che volevano vedere la propria famiglia crollare davanti ai nostri occhi, che volevano vendicarsi delle proprie sorelle che venivano scelte sempre al nostro posto, delle madri che ci trattavano come vittime sacrificabili e non come figlie e di padri deboli che non avevano abbastanza spina dorsale per fare gli uomini di casa. Noi siamo… uguali >>.
 
Sylvia la colpì forte in viso, spaccandole il labbro inferiore, ma Juliet ricominciò a ridere fortemente.
 
<< Pensi che un paio di scuse resusciteranno tutti i morti che hai lasciato lungo la strada ? Pensi che solo perché ora scegli la “via della luce”, la tua sorellina ti accetterà, ti stringerà la manina e ti farà le treccine mentre guardate i film in tv ? Ti prego >> disse Juliet con un’espressione intrisa di disgusto.
 
<< Ok, ora basta. Hai parlato abbastanza >> disse Annabelle con tono gelido.
 
<< Vero, per me è finita, ma io ho distrutto tutti voi. I segreti dei vostri piccoli cuori addolorati sono stati ritorti tutti contro di voi… mi toglierete la vita ma mai il divertimento che ho provato a farmi apprezzi e per quanto riguarda te… sorella, ti aspetterò dall’altra parte. Perché tu marcirai all’inferno con me. >>.
 
Annabelle a quel punto stritolò il cuore della sorella, finché non divenne cenere e Juliet scivolò sul pavimento, priva di vita. Sylvia guardò la ragazza mora con disprezzo. Tutto quello che Juliet aveva detto su di lei era vero, loro erano molto simili, per anni avevano condiviso gli stessi desideri e gli stessi dolori, ma Sylvia era stata molto più fortunata di Juliet, alla fine aveva davvero ottenuto una seconda occasione e lo aveva capito nel momento stesso in cui Bonnie le aveva circondato le spalle con un braccio e l’aveva abbracciata affettuosamente. Una lacrima scese lungo la guancia di Sylvia, poiché si sentì accettata e amata per la prima volta nella sua vita.
 

 
UNA SETTIMANA DOPO…
 
Annabelle aveva appena finito di aggiustare il seggiolino sul sedile posteriore, poi, facendo attenzione a non fare male a Theodore. Era tutto pronto per abbandonare Fell’s Church per sempre, aveva preparato le valige, comprato tutto il necessario per il bambino e distrutto Villa De Verdant. Aveva liberato tutti i draghi, spezzato tutti gli incantesimi, restituito i cuori e aveva aiutato Bonnie e Stefan ad aiutare Meredith, Rosalie, Matt e Dawson, il ragazzo moro, a superare gli effetti dell’incantesimo che aveva fatto Juliet su di loro.
 
<< Sei sicura di voler partire ? >> gli chiese Stefan che la stava aiutando a caricare i bagagli nella sua ferrari.
 
<< Si, non voglio più rimanere in questo posto. Mio fratello merita una vita serena, altrove. >> ripose Annabelle sorridendo a suo fratello e poi chiudendo lo sportello.
 
Non aveva provato dei sentimenti per molto tempo, ma nel momento in cui aveva stretto suo fratello tra le sue braccia, Annabelle si era sentita felice per la prima volta dopo tanto tempo. Suo fratello aveva i capelli scuri e gli occhi verde smeraldo come lei e sua madre, non che un sorriso genuino che apparteneva tutto a lui, visto che nella sua famiglia nessuno aveva mai sorriso in quel modo.
 
<< Forse hai ragione, è davvero la cosa migliore >> disse Stefan chiudendo il bagagliaio.
 
<< Tu invece cosa farai con tua sorella ? Ormai il parto è imminente >> disse Annabelle appoggiandosi alla Ferrari.
 
<< Non lo so. Io ho alcune cose da sistemare con Magdalene, Claude e gli altri. La gioielleria di Sapphire ora appartiene a me, è una mia responsabilità >>.
 
Annabelle lo scrutò attentamente per pochi minuti, poi gli sorrise calorosamente e lo abbracciò. Stefan ricambiò il suo abbracciò, accarezzandole lievemente i capelli sul capo, mentre l’intera chioma bionda era stata legata in una treccia, che le lasciava leggermente scoperta la cicatrice sul collo. Stefan non aveva ben capito quando avesse guadagnato il permesso di poterla abbracciare, fosse lo aveva fatto nel momento stesso in cui le lo aveva abbracciato o forse avrebbe potuto farlo quando aveva sconfitto Juliet. Nel bene o nel male, Stefan aveva capito che Annabelle sarebbe sempre stata importante per lui e, se si fossero rivisti in futuro, lui ne sarebbe stato felice.
 
<< Comunque, mister verginello, ti conviene sbrigarti e andarti a riprendere la tua biondina. Ho visto come la guardi, sei ancora innamorato di lei e lei di te. Non permettere a mia sorella di distruggere ancora di più la tua felicità >> disse Annabelle aprendo lo sportello della macchina.
 
<< Grazie per la massima, ma non ne ho bisogno. Non sono ancora pronto per tornare con lei. Devo prima ricominciare a stare bene con me stesso. >>.
 
<< Buona fortuna, allora >> disse Annabelle entrando in macchina.
 
<< Buona fortuna >> disse Stefan chiudendole lo sportello.
 
Annabelle gli sorrise, poi mise in moto la macchina e superò il confine di Fells Church. Stefan a quel punto tornò alla pensione. Fuori in giardino c’erano la signora Flowers, la quale innaffiava le sue piantine, Damon, Sylvia e Bonnie che giocavano con Stella e Elena che era seduta su una sedia a leggere un libro, tenendosi il pancione con una mano. Stefan non sapeva che come sarebbero andate le cose d’ora in avanti, se tutti loro sarebbero mai riusciti a risollevarsi, dopo essere stati fatti a pezzi, ma gli bastò incrociare lo sguardo della sua migliore amica, per capire che qualunque cosa sarebbe accaduta, l’avrebbero affrontata insieme.



Spazio Autrice :

Ciaooo !! Finalmente dopo quasi tre anni sono riuscita a concludere questa storia !! Sono felice di essere riuscita a terminarla e grazie a tutti voi che l'avete seguita, in particolare ad Annaterra che ha commentato quasi tutti i capitoli della storia e per avermi incoraggiato fino alla fine a continuarla !!
Grazie ancora a tutti !!
Un MeGa BaCiO 
  
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