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Autore: Elsira    24/09/2015    5 recensioni
Capitolo revisionati: Cap. 1 - ... [in corso]
Ed eccomi di nuovo! Gente, ho preso un altro colpo in testa, come voi tutti temevate, e ho proseguito la storia di Kin. E come vedrete dalla serie e in futuro, di colpi ne devo aver presi davvero molti...
Sono passati 9 anni e tra pochi mesi si terrā il Torneo Tenkaichi, l'educazione di Chichi la farā sedere accanto a lei tra il pubblico, o i geni Sayan emergeranno e la spingeranno a combattere sul ring? Aprite e scopritelo, buona lettura ^^
Genere: Azione, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Goku, Goten, Nuovo personaggio, Trunks | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue del padre e occhi della madre'
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〜 Inverno, anno 782

La bambina vide la luce del sole arrivare a rifrangersi sulla cima dell'alta cascata, ciò significava che doveva muoversi a rientrare a casa perché stava iniziando a essere tardi.
Si fermò, facendo un breve inchino al suo avversario immaginario, poi si tolse velocemente la tuta e si buttò nelle acque del laghetto a lei vicino, per togliersi il sudore di dosso. Riemerse e andò a prendere i propri abiti femminili da dietro il solito cespuglio, riponendoci la preziosa tuta viola donatagli in segreto dal suo amato padre per il suo passato compleanno, e si diresse verso casa, saltando da un albero all'altro per far prima, aiutandosi con la preziosa coda.
Poco prima di arrivare, notò però dei fiori colorati che non aveva mai visto e si fermò a raccoglierli. Un grido della madre le arrivò alle orecchie così, seppur di malavoglia, distolse i suoi occhi neri da quei colori e percorse gli ultimi centinaia di metri che la distanziavano dall'abitazione a corsa.
Appena Chichi intravide l'immagine della figlia, un'espressione tra il dolce e il rassegnato le si dipinse in volto. Si portò le mani ai fianchi, mentre la bambina le passava accanto correndo verso casa con il suo bellissimo sorriso raggiante sulle labbra, il quale ricordava terribilmente quello del padre. Chichi le sbarrò la strada con un braccio. «Allora Kin, si può sapere dove sei stata tutto questo tempo?»
La bambina si guardò un attimo intorno, poi le sorrise a occhi chiusi e con le spalle leggermente alzate: «Ero solo andata a fare un giro, mamma.»
La donna si chinò per arrivare alla sua altezza. «Lo sai che non devi uscire da sola, qui fuori è pericoloso.» Notò un graffio sul volto della figlia, così si portò un dito alle labbra, lo inumidì con la lingua e lo passò sulla morbida guancia della ragazzina. «Come ti sei fatta questa ferita? E come mai hai i capelli tutti bagnati?» Chiese dubbiosa.
La piccola si allontanò di un paio di passi e le rispose ridendo nervosamente, portandosi un mano dietro la testa. «Eh eh...» Cambiò di colpo espressione, come se si fosse appena ricordata qualcosa di estremamente importante. Quindi, porse il piccolo mazzo di fiori colorati che aveva appena raccolto, con un sorriso che le sfiorava le orecchie. «Questi sono per te, mamma.»
Chichi prese i fiori contraccambiando con un distendersi appena accennato delle labbra. «Grazie tesoro, sono bellissimi.» Si alzò in piedi, per rivolgerlesi poi con tono tra lo scherzoso e il severo: «Ma ora fila ad apparecchiare che tuo fratello e tuo padre saranno presto di ritorno; hai nove anni, è giusto che tu impari a svolgere qualche mansione domestica. Ma prima va' ad asciugarti i capelli, che altrimenti prendi un raffreddore.» La bimba annuì, contenta di aiutare la madre. Corse dentro casa a prendere un asciugamano e sistemarsi, per farsi bella in attesa del ritorno del suo adorato paparino.
Mentre la vedeva correre in casa, Chichi non poté fare a meno di pensare quanto Kin fosse terribilmente simile a Goku. La piccola stravedeva per il padre e questo era un sentimento assolutamente corrisposto. Fisicamente la bimba era come lei da piccola, non fosse stato per il fatto che, pur avendo già nove anni, ne dimostrasse appena cinque in quanto a statura, ma nessuno dei due genitori si faceva un cruccio di ciò in quanto sapevano benissimo ciò fosse dovuto al gene sayan del padre: Bulma, Crilin, il Genio e tutti coloro che avevano conosciuto Goku da piccolo dicevano sempre che, pur avendo dodici anni, fisicamente ne dimostrava appena sei. Vegeta aveva poi confermato quell'ipotesi, spiegnando che i sayan fisicamente hanno una cresciuta piuttosto lenta in modo da poter essere giovani più a lungo dei terrestri, in modo da avere la possibilità di lottare più a lungo.
Tale caratteristica non era l'unica che la bimba aveva in comune con la razza sayan: Kin era infatti nata con la coda e i genitori avevano deciso di lasciargliela, in quanto la bimba ci era molto legata sin da infante. Sempre rifiutato il ciuccio, preferiva di gran lunga abbracciarsi e succhiare la punta della propria coda per calmarsi. Il pericolo dell'Oozaru non era poi rilevante, visto il terrore del buio della bimba.
Eppure, nonostante tutte queste caratteristiche sayan, l'eredità che tutti dicevano da sempre di notare per prima erano gli occhi della madre, mentre per la donna, la figlia era nata con il sorriso del padre. Per Goku quella figlia inaspettata aveva avuto un grosso impatto, Chichi non aveva mai visto il marito curarsi né di Gohan né di Goten come faceva con Kin: quella bambina era la sua piccola principessa, sembrava essere diventata la sua ragione di vita; fortuna che i due ragazzi non si erano mai mostrati gelosi, anzi, amavano a loro volta tantissimo la loro sorellina.
Gohan ormai viveva insieme a sua moglie Videl, con la quale unione era nata la loro prima figlia, Pan. La nipotina, ormai di tre anni, andava molto d'accordo con Kin, che quando era con lei si comportava da signorina e le insegnava tutto ciò che conosceva.
La prima volta che Kin aveva visto Pan, quest'ultima era una neonata in braccio alla madre. La bimba le si era avvicinata stretta alla gamba del padre, un po' intimorita da quella nuova situazione, e quando Videl si era chinata e le aveva mostrato il volto del fagottino che teneva fra le braccia, i suoi occhi avevano iniziato a brillare meravigliati. Di colpo aveva perso tutti i timori ed era stata tutto il giorno accanto a Videl, a farsi istruire sui bambini e ad aiutarla come meglio poteva a prendersi cura di Pan.
Non era nemmeno tornata a casa quella notte, aveva insistito per restare a badare la nipotina, così Videl aveva proposto a Goku e Chichi di lasciarla a dormire lì per quella volta. Incredibilmente, tra i due genitori quello più dispiaciuto e che aveva tentato di controbattere era stato proprio Goku, ma dopo un fiume di parole ben congeniate di Gohan che servivano principalmente a distrarlo, era tornato con Goten e sua moglie a casa, lasciando a malincuore la figlia.
La porta si casa si aprì e Kin corse ad abbracciare il padre.
«Accidenti, a cosa devo l'onore di questo abbraccio?»
La bimba alzò il volto e si rese conto che colui a essere rientrato era il fratello, perciò aggrottò le sopracciglia. «Ma tu non sei papà!»
«Eh già, sai com'è... Sono sol...» Goten non fece in tempo a finire la frase che la ragazzina usò la sua faccia come rampa e si fiondò al collo di Goku, appena arrivato sulla soglia di casa, gridando la sua gioia: «Papà!»
«Eh eh ciao anche a te piccola.» Rispose il sayan all'abbraccio della figlia, stringendola e iniziando a farle il sollettico e ridere con lei, mentre Goten si massaggiava la faccia dolorante.
Il ragazzo si alzò in piedi diretto alla sorella, in tono furioso: «Si può sapere che ti è saltato in mente? Non potevi proprio evitare di darmi un calcio in faccia?» I due fermarono il loro gioco e guardarono il ragazzo.
Kin gli fece la linguaccia e si strinse di più al collo del padre, testarda. «È colpa tua, ti sei preso l'abbraccio che era dedicato a papà!» Goten sospirò arreso, proprio nel momento in cui Chichi chiamò a tavola, alla quale i tre corsero come se non ci fosse stato un domani.
Mentre mangiavano, Chichi si rivolse a suo figlio per chiedergli com'era andata a scuola.
«Tutto bene...» Rispose lui senza smettere di portarsi le bacchette con il riso alle labbra. Poi si fermò e si rivolse al padre: «Ehi papà, Trunks oggi mi ha detto che stanno organizzando il nuovo Torneo Tenkaichi. Quando andiamo a iscriverci?»
Kin s'interruppe, adagiando nel piatto il boccone di carne che stava per mangiare; un'ombra scura le attraversò il viso normalmente gioioso, ma nessuno sembrò accorgersene.
Goku guardò il figlio da sopra la ciotola di riso, il cui bordo si trovava a pochi millimetri dalle sue labbra. «Quando aprono le iscrizioni?»
Goten rispose con un sorriso: «Secondo quel che mi ha detto Trunks, dovrebbero iniziare tra cinque mesi precisi, a partire da oggi.» Chichi guardò interrogativa il figlio. «Se apriranno tra così tanto, come fa Trunks a sapere già la data esatta?»
«Perché quest'anno il Torneo sarà sponsorizzato dalla C.C., e Bulma ne ha parlato a lui e a Vegeta a tavola la sera stessa che le hanno proposto il contratto.» Poi guardò speranzoso il padre. «Allora papà? Parteciperemo anche noi, vero?»
Goku abbassò la ciotola contenente i saporiti chicchi bianchi e gli rivolse un sorriso raggiante. «Ma certo!» Poi si sporse verso il ragazzo, poggiando i gomiti sul tavolo da pranzo, entusiasta. «Ci alleniamo insieme? Chiamiamo anche Gohan e Piccolo!»
Sua moglie lo guardò in cagnesco. «Ehi, aspetta un attimo. Passi per Piccolo, ma Gohan adesso ha una famiglia e una bimba piccola da accudire, per non parlare dei suoi studi. Non puoi distarlo con queste sciocchezze.» Il marito abbassò lo sguardo, offeso. «Ma non sono sciocchezze...»
Goten si rivolse alla sorellina, seduta al posto di fronte al suo, sempre con l'espressione gioviale di prima. «E tu, Kin? Verrai con noi? Sai, allenandoti con me e papà diverrai più forte in un batter d'occhio! » Disse, facendole l'occhiolino.
La bambina stava per rispondere, ma Chichi si intromise, portandosi con calma il bicchiere di tè alle labbra. «Scordatelo Goten. Tua sorella non parteciperà al Torneo.» Disse con tono pacato la donna, a occhi chiusi. La bimba si strinse nelle spalle, con lo sguardo basso e il labbro inferiore che tremava già visibilmente. Sapeva che la madre non voleva che lottasse, ma sentirglielo dire con quella tranquillità pacata e assoluta le fece molto male, come se l'avesse privata dell'ossigeno.
Goku lo notò.
«Ma perché no? Kin è già molto forte, sicuramente vincerebbe il torneo giovanile senza troppi problemi, se si allenasse bene in questi mesi.» Tentò di ribattere il ragazzo, sapendo che ciò che diceva era vero; lui e Trunks l'avevano sorpresa una volta ad allenarsi accanto alla cascata, ed erano rimasti a osservarla increduli a lungo, nascosti tra le fronde degli alberi.
«Goten ha ragione, se solo tu non...» Provò di dire il sayan, ma sua moglie ebbe uno scatto d'ira: posò con forza il bicchiere sul tavolo, rivolgendosi ai due uomini con le sopracciglia vicine e la voce severa: «Ho detto di no! Kin è una ragazza e io sono sua madre, ciò che dico è legge! E questo argomento è chiuso qui.»
La bimba storse la bocca verso il basso e strinse i pugni sulle proprie gambe, all'orlo del vestito. Il cuore di Goku si strinse dolorosamente, non poteva vedere la figlia soffrire. Tentò quindi di far ragionare la moglie, alzandosi in piedi e aumentando anche lui il tono di voce, cosa che non aveva mai fatto prima con lei: «Chichi, se solo tu...»
«No.» Era stata la voce tremante di Kin a interromperlo. Il padre e il fratello si voltarono verso di lei, allibiti.
La bimba alzò lo sguardo per guardare il genitore e lui poté vedere i lucciconi dei suoi occhi. «Va bene così, la mamma ha ragione: devo essere una signorina come si deve. Non parteciperò al Torneo.» Disse con voce triste, poi si allontanò dalla tavola spingendosi indietro con le mani e saltò giù dalla sedia, dirigendosi fuori dalla stanza. «Scusatemi, ma non ho più fame. Vado in camera mia.»
«Kin aspetta.» La voce di Chichi la fece arrestare, e una piccola speranza le attraversò il cuore per un istante, fino a che la madre non continuò la frase: «Non ti addormentare, tra poco mi accompagnerai al mercato, dobbiamo far compre per domani. Te l'ho detto prima, è tempo che tu inizi a entrare nel mondo dei grandi.» Parlò con voce pacata, che non trasudava nessuna emozione e che non accettava repliche. La bimba abbassò gli occhi e, poco prima di dirigersi verso la propria camera, rispose alla madre con un appena percepibile sussurro. «Sì, mamma.»
La donna guardò l'immagine sconsolata della figlia sparire dietro l'angolo, consapevole di averla molto ferita e dispiaciuta per questo, ma lei era stata chiara sin da quando Kin era nata: non avrebbe permesso che diventasse una teppista.
Anche Goku aveva visto la tristezza della figlia e, ancora in piedi, abbassò per un attimo lo sguardo verso il gustoso cibo che si trovava davanti. Per la prima volta in vita sua, gli si era completamente chiuso lo stomaco.
Posò le bacchette e si diresse verso la camera della figlia, lasciando Goten di stucco. «Ma... Papà non finisci di mangiare?»
Goku rispose secco senza nemmeno voltarsi: «Non ho più fame.»
Il ragazzo gli guardò la schiena allontanarsi, pentendosi di ciò che aveva detto: quel che doveva essere un bell'annuncio e un tentativo di coinvolgere l'amata sorellina in quella che era diventata quasi una tradizione di famiglia, si era trasformato in tragedia.
«Avanti Goten, finisci di mangiare che dopo devi fare i compiti.» Disse la madre tranquilla, distogliendolo dai suoi pensieri. Lui annuì mesto, mentre con la mente era da tutt'altra parte, pensando alla sorella che probabilmente stava piangendo con il volto immerso nel cuscino. Chichi si alzò e iniziò a rigovernare; nemmeno lei finì di mangiare quel giorno.
Nella sua stanza, Kin era distesa a pancia in giù sul proprio letto con il volto quasi completamente immerso nel paffuto cuscino, che guardava fuori dalla finestra e con le lacrime che le scorrevano sulle guance arrossate.
Non riusciva a capire perché sua madre fosse così contraria al farla combattere. Eppure, persino lei era stata una guerriera e ricordava che il padre le aveva detto che un tempo era persino riuscita a metterlo in difficoltà. Goten poi, una volta le raccontò che da piccolo lo aveva istruito su come difendersi. Persino a Gohan aveva insegnato qualche mossa. Perché quindi, solo lei doveva rimanere estranea a quel mondo così affascinante che era il combattimento? Cosa aveva di meno rispetto ai suoi fratelli maggiori? Le aveva sempre ripetuto che sarebbe dovuta diventare una donna "elegante" e "come si deve ", ma non capiva cosa c'entrasse questo con la lotta; Videl era elegante e come si deve, eppure sapeva combattere, così come la mamma.
Proprio mentre queste e altre decine di domande le tormentavano la mente, sentì bussare con due lievi tocchi alla porta della stanza e la voce che amava più di ogni altra cosa sussurarle con una dolcezza unica: «Posso entrare, principessa?»
«Certo...» Rispose lei, asciugandosi di nascosto e velocemente gli occhi; non voleva farsi veder piangere da nessuno, specialmente da suo padre.
Goku si andò a sedere sul letto accanto a lei e le rivolse uno dei suoi sorrisi più dolci: «Sai...» Tentò di cominciare, ma lei lo interruppe, tirando un sorriso furbo. «Non dovresti chiamarmi così, papà. È Bra la principessa dei Sayan, lo sai. Se ti sentisse Vegeta rivolgerti a me con quel nomignolo, potrebbe arrabbiarsi e cercare di ucciderti per difendere l’onore della figlia.»
Lui si stese a pancia in su sul materasso, poggiando la testa tra le gambe della figlia, che si era alzata a sedere. Lei si sporse leggermente in avanti con il dorso, in modo da avere i propri occhi sopra quelli scuri del padre.
Goku le si rivolse con un sorriso enorme in volto, sicuro di sé: «E allora io dovrò combattere per l’onore della mia di figlia. Non sarà un problema, sai che il tuo è il papà più forte dell'Universo. E tu non sei una semplice principessa dei Sayan, sei la mia principessa, che è un titolo ancora più importante!» Disse prendendola per la vita e facendola volare sopra di lui. Lei, tra le risate, tentava di dirgli di fermarsi, anche se in realtà sarebbe voluta restare così per sempre.
Quando la riprese per le ascelle dopo l’ennesimo lancio e si accorse che la bimba non aveva più fiato per ridere, si fermò e la strinse al suo petto; Kin chiuse gli occhi per godere del momento che stavano vivendo, mentre si stringeva la maglia del padre nelle mani, come in una muta richiesta di non lasciarla mai sola.
La voce di Goku, dopo un tempo infinito, la fece tornare al presente: «Sai piccola, devi avere tanta pazienza con la mamma.» Lei alzò il volto e il padre le accarezzò la testa, continuando. «Lei non lo fa per cattiveria, vuole solo che tu cresca senza correre i pericoli che io e i tuoi fratelli abbiamo dovuto affrontare. La sua è solo preoccupazione per ciò che potrebbe accaderti di brutto, tutto qui.»
Gli occhi di Kin si fecero tristi e dubbiosi. «Ma papà, cosa ci può mai essere di tanto pericoloso in un Torneo di arti marziali? Tutti coloro che partecipano sono persone in gamba che amano questo sport, non potrebbero mai disonorarlo con azioni malvagie.»
«Purtroppo non è così, anche durante il torneo Tenkaichi sono state fatte tante cose cattive.» Rispose lui.
Lei si alzò a sedere sull’addome del sayan, liberando la coda da sotto il vestito, cosa che faceva solo quando non c'era sua madre, lasciando che si arricciasse dietro la schiena, e lo fissò sicura di ciò che stava dicendo: «Ma se mai dovesse accadere qualcosa di brutto, tu saresti lì pronto a proteggermi... Non è vero?»
Lui alzò appena il dorso sorreggendosi ai gomiti, poi le sorrise. «Ma certo che ti proteggerei…» L’attirò con un braccio al proprio volto, strusciando la propria guancia a quella incredibilmente morbida della bambina, passando poi a sfiorare il suo naso con quello di lei. «A costo della mia stessa vita.» Lei rise al contatto affettuoso e gli stampò un bacio casto sulla bocca, che lui contraccambiò dandogliene uno sul nasino all’insù. Kin fece una smorfia, soffiando e scuotendo la testa a destra e a sinistra, producendo un sorriso del sayan, che le dava quei bacini proprio per poter godere di quella buffa reazione.
La bimba prese tra le sue manine una di quelle del padre, scrutandola attentamente. «Sai papà, le tue mani sono davvero enormi.» Disse alla fine perplessa. Lui, che l’aveva osservata con un mezzo sorriso in volto, le chiese: «Davvero?»
Lei fece un cenno affermativo con la testa, senza distogliere gli occhi dalla mano del padre, e poggiò sopra a quel palmo il proprio. «Guarda.» Lui osservò teneramente la manina della figlia, che pareva minuscola in confronto alla sua, poi sorrise fingendosi sorpreso. «Eh già, hai proprio ragione! Ma sai, credo che anche Goten e Gohan le abbiano come le mie.»
Lei scosse la testa. «No, le loro arrivano fino qui...» Disse tracciando con l'indice dell'altra mano un segno invisibile sulla mano dell'uomo, all’altezza della linea che divideva la seconda dalla terza falange. Poi continuò con dolce voce: «Tu hai le mani più grandi e forti dell’Universo.» Lui sorrise intenerito, capendo quel che doveva essere un complimento, e iniziò a farle il solletico nei punti deboli. «Sono per poterti proteggere meglio!» Disse, con la voce grossa che le faceva quando da piccola le imitava il lupo cattivo nelle favole della buonanotte che le leggeva, dopo averle rimboccato le coperte.
Quando si fermò, la bambina si riparò infilando il proprio volto, tornato di colpo triste, tra il collo e la spalla del padre. «Non voglio deludere la mamma, il mio sogno è quello di poter diventare brava e in gamba come lei quando sarò grande, e riuscire a dare affetto alla mia famiglia come fa lei con noi... Però...» La voce le iniziò a tremare, la schiena ad alzarsi innaturalmente per via dei singhiozzi.
Goku la strinse a sé, per farle capire silenziosamente che era con lei, darle la forza di continuare a parlare e aprire il suo cuoricino con lui.
«Però voglio anche combattere… Perché mi piace tanto tanto…» Terminò con un grido, che sfociò l’istante dopo in un pianto disperato e liberatorio.
Il padre rimase in silenzio, cercando di trovare un modo per realizzare quel suo desiderio, mentre la stringeva a sé per trasmetterle sicurezza e conforto.
Dopo poco, lo sfogo della piccola si esaurì, così che lui la guardò negli occhi lucidi e le propose l’idea che gli era venuta in mente: «Senti Kin, adesso andiamo in un posto da soli, tu e io. Che ne dici?»
Lei si asciugò l’occhio con il polso e gli rispose incerta: «Ma la mamma mi ha detto che dovevo andare con lei al mercato...»
«Ah, tranquilla! Me la vedrò io poi con la mamma.» Avvicinò il proprio volto a quello della figlia, sfiorandole la fronte e continuando entusiasta. «Allora? Che ne dici, andiamo?» Lei scacciò le ultime lacrime e annuì vivace.
Goku la lanciò in aria un paio di volte per farla tornare sorridente, poi prese una vecchia tuta di Goten dall’armadio del figlio e la porse alla bimba, che la indossò in fretta e con gli occhi che le brillavano dalla gioia.
Appena fu pronta, lui le porse la mano e lei montò sulle sue spalle. Goku la guardò per un istante. «Non staccarti finché non te lo dico io, mi raccomando.» Kin annuì e chiuse gli occhi, stringendosi più che poté al suo paparino, usando anche la coda; il sayan sorrise brevemente. Si portò indice e medio alla fronte, per svanire nel nulla insieme alla figlia e riapparire l’attimo dopo in cima a un'altura, in quello che era in tutto e per tutto un deserto.
La piccola aprì piano gli occhi, quando sentì la mano forte del padre accarezzarle i capelli legati in una morbida treccia. «Siamo arrivati.» Le annunciò tranquillo.
Lei si guardò intorno, un poco disorientata e, sempre sulle spalle del padre, chiese: «Dove siamo?» Lui accennò ad un sorriso: «Eh eh... Al tuo campo di allenamento. Hai detto di voler partecipare al Torneo o sbaglio?»
Kin sbarrò gli occhi sorpresa, gli si sedette sulla spalla, tenendo la coda intorno al collo per mantenere l’equilibrio, e gli rispose confusa, ancora incredula: le sembrava troppo bello per essere vero. «Ma, la mamma ha detto che non posso partecipare.» Lui le sorrise tranquillo. «Troveremo un modo di convincerla, in fondo abbiamo ancora cinque mesi a disposizione. Però, in questo tempo ti dovrai allenare, altrimenti non supererai le selezioni.»
Un’espressione di pura gioia le si dipinse in volto, mentre una muta domanda le si leggeva negli occhi grandi. Goku la comprese e rispose facendole l’occhiolino. «Già, ti allenerò io.» Kin lo strinse forte, ringraziandolo mille volte. Lui contraccambiò l’abbraccio, fino a che non sentì la figlia sgusciargli fra le mani e la vide con espressione seria di fronte a lui, in posizione d'attacco.
Sorrise orgoglioso e si mise in posizione anche lui. «Avanti, attaccami. Fammi vedere cos’hai imparato in questi mesi allenandoti da sola.»
Lei strusciò leggermente il piede sinistro, che teneva indietro, di lato e dopo qualche istante scattò contro l’avversario, colpendolo quanto più veloce potesse con pugni e calci.
Goku non ebbe problemi a parare tutti i suoi colpi, ma ammise che per essere piccola e aver sempre fatto tutto da sola, non era male.
Eh sì, era proprio sangue del suo sangue.
   
 
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