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Autore: Danya    24/09/2015    4 recensioni
Vide Mew Puddy trascinata da un piede. Aveva gli occhi socchiusi e mormorava qualche cosa.
I suoi istinti felini la aiutarono a capire.
“Addio, Strawberry. Ti voglio bene”.
**
La guerra è ormai finita da un paio di settimane ma la pace tarda ad arrivare. Le Mew Mew si ritrovano rapite e portate via, sul pianeta alieno. Ryan, Kyle, Pai, Gish e Tart le stanno cercando per salvarle ma le cose non vanno nel verso giusto. Vecchi amori, nuovi incontri, incontri inattesi e nuovi poteri si affacciano nella vita delle nostre eroine, questa volta in lotta per salvare se stesse e chi amano.
Genere: Azione, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Mint Aizawa/Mina, Pai Ikisatashi, Retasu Midorikawa/Lory, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Non essere indifferente!
Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che
le massacrano scrivendo come disperate!
Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni
di vite elettroniche

 

 

Epilogo

 

Era come camminare nell’aria. Neanche volando o teletrasportandosi aveva mai avvertito quella sensazione.

Da che si sentiva in posizione diritta sulle sue gambe, si ritrovò sdraiato sulla schiena e con una leggera pressione al petto.

Tentò di aprire gli occhi e le orecchie si riempirono pian piano di voci concitate.

La stessa voce che lo aveva accompagnato al buio freddo della morte ora lo riportava alla vita.

Alzò le palpebre e vide il faccino gonfio di Purin, pieno di tagli ed escoriazioni e inondato di lacrime.

-Oh, Taru-Taru!- le sue braccia l’avvolsero con forza e dolcezza, inondandolo di calore e cercò di vedere attorno.

Kisshu era seduto e prendeva aria, affannato e Mew Minto e Mew Zakuro cercavano di tenerlo in piedi. Ryou reggeva Mew Ichigo e accanto a sé vide Pai che si muoveva anche lui, mentre Mew Retasu gli teneva la mano, singhiozzando sonoramente e cingendo anche lei il petto di Pai, forse in cerca di consolazione lei stessa.

-Cosa è successo? - domandò il ragazzino e vide Pai un attimo confuso pure lui, mentre accarezzava i capelli verdi di Retasu –Ichigo?

La rosa si avvicinò tremante ai due, cadendo in ginocchio e prese la mano di Taruto, stringendola forte –Se non fosse stato per te e Pai…- lanciò un’occhiata al viola -…saremmo tutti morti.

-Certo. – Kisshu rise sarcastico –E io non ho fatto nulla.

Mew Ichigo gli fece la linguaccia, allegra.

-Natsu!

La voce allarmata di Nadia li fece voltare, notando che i tre erano ancora fermi là. Natsu era caduto in avanti e Nadia provò a scuoterlo, ma senza successo. Rei sfiorò la gola del compagno e poi strinse la mano in un pugno –E’ morto.

Mew Ichigo si mise in piedi –Perché?

Rei la guardò, trapassandola da parte a parte con uno sguardo che, stranamente, non era ostile –Era malato. Viaggiare per le dimensioni come ha fatto lui lo ha ridotto all’osso… - prese Nadia da un braccio e la fece alzare -…ucciderti, Mew Ichigo, era la sua sola speranza.

La rosa ebbe un fremito –Mi spiace. – disse, non certa fosse la cosa giusta da dire.

Pai la scostò, zoppicando malamente –Non so cosa… sia successo…- Mew Retasu gli strinse la mano ma lui la ignorò, andando avanti -Inutile dirvi che voi siete in arresto, ora.

-Pai! - il viola ignorò la voce di Mew Retasu.

Rei sogghignò –Tu dici?

Pai socchiuse lo sguardo –Cosa farete, allora?

Nadia sospirò, asciugandosi una lacrima –Non ha più senso stare qui. – guardò Rei –Andiamo. Costituiamoci e diamo tutte le informazioni necessarie al Consiglio.

Pai sembrò concorde con lei –Magari la pena sarà diversa.

Rei guardò oltre la spalla di Pai, incrociando lo sguardo di Kisshu –Ti odio ancora. Sarà per sempre.

Kisshu non parve colpito dalla cosa – Saku però sarebbe felice di vederti.- disse.

Questa frase, invece, colpì un po’ tutti, specie Rei. Il viola lo guardò diritto in viso e annuì piano e Nadia lo strattonò –Prendiamo Natsu e andiamo via…

 

Erano tornati al Caffè ripassando per la dimensione. Erano esausti e quanto apparvero nel locale, trovarono Keiichiro col volto bianco e stanco ma sorrise cordiale e amichevole –Bentornati.

Zakuro gli si avvicinò, stringendogli una mano e l’uomo la studiò bene –Forza, vi ho preparato le stanze di sopra. Riposatevi, al resto penseremo domani.

 

Keiichiro era stato così gentile da dividere quelle poche stanze del locale, pensò Kisshu con ironia.

In una lui e i suoi fratelli, ancora frastornati dal ritorno alla morte, una con tutte le ragazze eccetto Zakuro che era scomparsa col cuoco appena si erano divisi.

Bussò piano e la sua testa fece capolinea, trovando una Purin addormentata mentre le altre tre erano sveglie e intente a parlare a bassa voce.

-Si può?

Ichigo sorrise all’alieno e guardò Minto –Sì, entra.

Il verde si sedette in mezzo a loro –Come vi sentite?

-Stanche. – disse Retasu e il leggero russare di Purin rimarcò la cosa.

Kisshu notò che il tatuaggio sulla fronte della biondina era quasi del tutto scomparso –Quindi… siete ancora delle Mew Mew?

Minto strinse le spalle –Non credo sia una cosa che si possa “togliere”, il gene mutato. – fece notare –Probabilmente siamo solo più deboli. – e provò a spostare con la telecinesi una penna sulla scrivania –Lo notavo prima. Non riesco più a farlo.

-Né io riesco a guarire neanche un graffio. – fece eco Retasu.

Kisshu annuì –Meglio per voi, no? Più vicine alla normalità.

Rimasero in silenzio e dopo un po’ di sguardi furtivi fra le ragazze, Ichigo domandò –Quando partirete?

Kisshu studiò le tre –Non so. Conoscendo Pai anche fra una settimana. Il tempo di riprenderci e comunicare tutto al Consiglio.

Minto non disse nulla e Kisshu sospirò –Colombella, ti va di fare due passi?

Ichigo e Retasu ridacchiarono e Minto scoccò loro un’occhiataccia ma seguì l’alieno che, appena furono fuori dalla stanza, le prese la mano –Andiamo alla radura?

-… sì.

Furono lì in meno di un secondo. Kisshu si sedette insieme a lei all’ombra di un albero –Sei contenta che sia finita?

Lei sospirò –Sì. Ma sono stanca. Stanchissima.

-Lo siamo tutti.

Minto giocherellò con un filo di erba.

C’era una leggera brezza e il sole stava tramontando. Erano partiti col buio e dovevano essere passate parecchie ore senza che se ne accorgessero. Le arrivò un buon odore di erba e terra che la rilassò ancora di più.

–Cosa… cosa è successo quando hai usato lo Scettro Mew?

Kisshu le raccontò della visione di Deep Blu –Io credo che dopo questa, siano finite definitivamente le scaramucce tra pianeti.

-Tu dici?

Kisshu annuì –Ho chiaramente avvertito la Mew Aqua che si disperdeva. Non ne esiste più, in tutto l’Universo.

-Direi “meno male”.

-Già.

Rimasero in silenzio un altro po’ e dopo un minuto, la ballerina domandò, con vocina flebile–Quanto tornerete?

In quella domanda c’era un grande ‘se’.

“Tornerai?”. Era difficile da dire, da spiegare, non sapeva se sarebbe mai tornato veramente, se gli sarebbe stato permesso di farlo.

-Un giorno. – le disse.

Lei non aggiunse altro e gli strinse la mano e con la coda dell’occhio le vide gli occhi gonfi e lucidi di lacrime.

Le sfiorò la fronte con una carezza –Un giorno, te lo prometto. – disse con più forza.

Rimasero in silenzio snervante e Kisshu vide la ragazza trattenere le lacrime e tremare appena per la frustrazione. Non desiderava quel tipo di ricordo, di lei.

Kisshu le cinse la vita e la gettò a terra, guardandola con uno sguardo dispettoso e malizioso mentre Minto sgranava gli occhi dalla sorpresa –Me le fai vedere le mutandine?

Minto avvampò –Cheee? Levati di dosso, screanzato!

 

Retasu era rimasta imbambolata chiedendosi se era il caso disturbare Pai e Taruto. I due erano quelli più provati di tutti ma Purin l’aveva trascinata, asserendo che doveva vedere Taruto.

I due Ikisatashi erano nella stanza, uno a pancia all’aria nel letto, l’altro davanti alla sua sfera-computer.

-Taru-Taru! - la biondina gli si fiondò di sopra, saltandogli sullo stomaco e facendogli uscire gli occhi dalle orbite.

-Ma sei cretina?

Lei rise, aggrappandosi con le braccia al collo –E’ bello rivederti!

Taruto avvampò –Mi hai visto poco fa!

- Embè? - sorrise a trentadue denti –Io voglio starti sempre attaccata!

-Sparisci!

-No!

-Sì!

-No!

Pai si massaggiò la base del naso –Per piacere, quietatevi. – sospirò.

Retasu sorrise e Pai le lanciò un’occhiataccia ma non se ne curò.

Purin strinse ancora Taruto e gli disse –Devo portarti in un posto! - fece convinta –Vieni con me!

Taruto guardò un attimo Pai che annuì seccamente e Purin lo trascinò via, correndo.

Pai sospirò di sollievo e allungò una mano verso Retasu; la verde la strinse e l’attirò piano a sé –Tutto bene?

-Sì.

Retasu si mangiucchiò il labbro, incapace di dire qualcosa, frenata dalla faccia stanza e tirata di Pai, ma il viola la guardò per almeno un minuto buono e scosse il capo –Cosa mi devi dire?

Lei si portò un ciuffo dietro le orecchie –Ora andrai via.

Pai non disse nulla per un po’ e infine disse –Sarà dura. Ma torneremo.

Lei lo guardò con un misto di paura e ansia –Chissà quando…

Pai sorrise lievemente –Kisshu farà in modo di farci sbattere fuori.

Lei lo strinse a sé, improvvisamente bisognosa di sentirne il calore del corpo di Pai e lui la lasciò fare, un po’ sorpreso dalla spontaneità.

Le passò una mano dietro la nuca e l’abbassò al suo livello, baciandola e la sentì sospirare contro le sue labbra. La strinse più forte a sé. Non si sarebbe voluto allontanare, ma sentire al tatto se Retasu era effettivamente morbida e calda. Schiuse le labbra, il bacio divenne più profondo e la sentì agitarsi un po’ e gli scappò un sorriso ma Retasu non si allontanò da lui, stringendosi ancora di più.

Pai si staccò appena da lei solo per guardarla in viso e inclinò nuovamente la testa, baciandola ancora mentre sentiva lo stomaco contorcersi e uno strano movimento nella zona pelvica che non sapeva come ignorare.

Un toc toc fece trasalire Retasu e Pai di controvoglia si scansò. Grugnì un “avanti” e quando vide la testa rossa di Ichigo fare capolino sbuffò mentre cercava rimanere inespressivo.

Ichigo rimase sulla porta, evidentemente a disagio visto come giocherellava con gli indici e la strana ridarella –Emh… scusate io…- guardò Retasu, sorridendo mortificata e la verde ricambiò divertita e anche lei a disagio ma intuì quasi subito cosa volesse l’amica. Stringendo un altro po’ le dita di Pai, si incamminò verso l’uscita –Vado a prendere qualche cosa da mangiare. – disse a bassa voce e lasciò i due soli.

A Pai la cosa parve strana, non ricordava effettivamente di aver mai scambiato civili parole con la rossa, ma era chiaro che lei aveva qualche cosa da dirgli e allora rimase fermo sulla sedia, con le mani sulle ginocchia e diritto in attesa.

Ichigo si dondolò un attimo sulle punte –Grazie. – soffiò. Vedendo Pai rimanere in silenzio e con una faccia sorpresa, aggiunse –Per avermi salvata. Tu…- non seppe trovare le parole adatte e Pai annuì, a disagio.

-Lascia stare. – le disse con un cenno secco della mano.

Lei scosse il capo –Lo so che non mi sopporti. – disse, sorridendo –E la cosa è reciproca. –rise della sua battuta, sola perché Pai parve seccarsi sempre di più –Ma entrambi vogliamo bene a Retasu e forse è l’unica cosa in comune che abbiamo. – stese una sua mano verso di lui e Pai si trovò a stringerla quasi in automatico –E spero di rivederti presto.

Pai fissò Ichigo negli occhi, studiandone il volto e l’espressione buffa mista tra imbarazzo e contentezza e si sentì intenerito dalla Leader delle Mew Mew per la prima volta in vita sua, e forse l’ultima. Per un attimo capì il perché Kisshu si fosse infatuato di lei.

-Lo spero anche io.

 

Taruto era stato trascinato in casa Fon, tra proteste e lamentele ma quando si trovò davanti alla foto della donna dai capelli neri e il sorriso dolce sentì un groppo in gola.

Purin aveva giunto le mani davanti al volto e chinato il capo –Questa è la mia mamma.

Taruto ebbe la sensazione di aver bevuto un bicchiere di acqua gelata che gli fece contorcere lo stomaco. Purin lo guardò con un faccino serio e disse –Promettimi davanti a lei...- indicò la foto con l’incenso che lentamente saliva al soffitto -… che tornerai. Promettimelo.

Purin aveva non solo lo sguardo serio, ma gli occhi erano pieni di lacrime che tentava coraggiosamente di trattenere.

Le strinse una mano, intrecciando le dita –Va bene. – chinò il busto davanti alla foto –Signora Fon, prometto di tornare indietro e stare con Purin.

La biondina gli strinse le dita fino a stritolarlo ma lui non disse nulla.

Andava bene in quel modo.

Per il momento.

 

La partenza arrivò.

Dolorosa e necessaria.

Touya vide la sorella stringere i pugni e trattenere l’istinto di correre incontro a Pai.

Stava seduto su una sedia del Caffè, ancora troppo debole per muoversi del tutto ma aveva espresso il desiderio di salutare il ragazzino alieno. Era uscito dal coma meno di una settimana fa e si trovava lì con un permesso speciale che Shirogane era riuscito a strappare.

Taruto gli diede il cinque –Ci si vede, quattrocchi!

Touya sorrise e mise mani dentro i pantaloni, uscendo un piccolo gioco elettronico con tanto di carica batterie –Te lo presto.

Questo fu un colpo al cuore. La prima volta che era andato via, Taruto aveva ricevuto delle caramelle, adesso un gioco, e in tutti e due i doni c’era la promessa e richiesta di tornare.

Lo strinse come fosse prezioso e fragile –Grazie, Touya.

Nessuno si perse in parole o sciolse in lacrime ma ci furono goffi abbracci e strette di mano.

Nadia e Rei si presentarono alla partenza, accostandosi silenziosi ai tre Ikisatashi senza esprimere alcunché. Il corpo di Natsu non era con loro e nessuno domandò cosa ne avessero fatto.

Minto non seppe dire cosa sentisse in quel momento. Era più che altro apatica e il cuore pareva non batterle in quel momento.

Eppure non avrebbe mai dimenticato quel momento, mai.

Kisshu si voltò a guardarla e le fece l’occhialino –Colombella…- Minto scrollò il capo a quel nomignolo –La prossima volta, però, le mutandine me le fai vedere.

-Cos… Kisshu!

-Bye bye!

Sparirono, mentre Pai si sbatteva una man o in faccia e Taruto arrossiva fino alla punta dei capelli.

No, non lo avrebbe mai dimenticato.

 

Era passata una settimana da quando erano partiti. La loro vita era ripresa monotona e un po’ più triste ma cercavano di essere allegre e aspettavano i messaggi dei tre che arrivavano con una cadenza di due/tre giorni.

Ichigo aveva ancora una cosa fare, prima di chiudere definitivamente quel capitolo della sua vita.

Aveva preso due grossi respiri e si era recata al Caffè, trovandolo deserto visto il giorno di chiusura, e si era subito diretta verso la stanza di Ryou.

Bussò.

Silenzio.

Bussò ancora.

Sbuffò.

-Ryou? Ci sei? - fece per aprire la manopola ma sobbalzò strillando quando sentì qualcuno soffiarle ad un orecchio –Iiiii!

Si voltò di scattò per ritrovarsi la faccia ghignante di Ryou –Fifona.

Le pizzicò il naso e lei emise un verso che lo divertì ancora –Che ci fai qui?

Lei boccheggiò, sentendo venire meno tutto il coraggio che aveva accumulato nel tragitto fino a lì –Mi… mi chiedevo se…. – insomma, aveva affrontato cose ben peggiori. Strinse i pugni lungo i fianchi e lo guardò con una solenne serietà che lo lasciò un attimo ebete –Ti andrebbe di uscire, Domenica?

La domanda galleggiò sopra di loro e Ryou aveva appena sgranato gli occhi, sorpreso.

Fu un colpo duro per Ichigo, che scostando lo sguardo da quello ceruleo fece per dire qualche altra cosa, ma Ryou fu più veloce –Passo a prenderti io.

Ichigo arrossì piacevolmente e giocherellò con una ciocca di capelli.

Ryou mise le mani in tasca –E sii puntuale.

 

Rei sbuffò mentre il soldato gli toglieva le manette dai polsi. Vide Nadia accanto a lui rilassarsi e sorridergli e avvertì una stretta allo stomaco.

Erano liberi.

Gli Ikisatashi avevano portato prove a loro favore, condannando solo Syrio e sia lui che Nadia erano tornati ad essere veri cittadini. Nadia avrebbe potuto riprendere la sua vita di prima di quella storia, ma lui...

Lui era morto anni fa dentro delle gallerie crollate.

-Ehy.-

L'irritante voce di Kisshu lo distolse dai suoi pensieri e lo guardò di malagrazia ma si congelò sul posto. Accanto a lui c'era una donna piccola e dal viso dolce che riconobbe come Saku: l'aveva vista in lontananza durante il processo ma non si era mai avvicinata più di tanto visto le restrizioni della sua carcerazione.

Saku mosse dei passi verso di lui, prendendogli il volto ruvido di barba tra le dita.

-Quanto gli somigli. - mormorò lei.

Rei chiuse gli occhi, colto da un brivido mentre sentiva quelle manine che gli accarezzavano il viso.

Una carezza di una madre.

-Io...- sentì la gola chiudersi. Quelle carezze erano fuori luogo, non era un bambino.

Saku parve capire e si allontanò un po' e guardò Kisshu che annuì piano, un po' seccato -Casa nostra è sempre aperta, per te.

Rei annuì.

-Grazie. - guardò Kisshu in tralice e poco più indietro Pai che teneva le braccia conserte e lo fissava duramente.

Saku si accorse dello scambio di occhiatacce e guardò i due figli con biasimo e poi tonrò a parlare con Rei -Sappi che c'è una stanza per te. Potrai recuperare tutto il tuo tempo, sistemarti.- lo guardò un attimo con esitazione -Se lo vorrai.

Rei avrebbe voluto risponderle che non aveva intenzione di vivere con loro ma rispondere male a quella bella donna che ricordava una zia amorevole gli parve cattivo.

Nadia gli strinse un braccio -Rei starà da me per un po', ma giuro che ve lo porto ogni volta che vorrete.

Saku studiò attentamente la ragazza dai capelli blu e sorrise -Va bene.

 

Quando si furono allontanati, Rei guardò Nadia -Quando avremmo parlato di vivere insieme?

Nadia gli fece la linguaccia -Mi sembravi sul punto di piangere.

Rei non rispose, mettendo le mani in tasca e Nadia aggiunse -La mia proposta è valida. Puoi stare da me.

Le lanciò un'occhiata maliziosa e lei arrossì un attimo -In camere separate. Ho un divano molto comodo.

Rei rise discretamente -Se non mi vorrai nel letto con te... il divano è sempre ben accetto!

La ragazza scosse il capo e lo precedette verso la via di casa e Rei ne studiò la schiena e le movenze sentendo qualche cosa smuoversi dentro. Sapeva che Nadia aveva avuto uno strano rapporto con Syrio e nelle ultime settimane di vita di Natsu gli era stata molto vicino.

“Chissà...” pensò, camminandole dietro e raggiungendola con poche falcate.

-Nadia?

-Sì?

-Eri innamorata di Natsu?

Lei arrossì ma lo sguardo divenne un po' triste -No. Mi era caro. Forse perché eravamo sue Colonne...

Rei annuì -Sì, credo di capire.

Quando arrivarono nella casa della ragazza, Rei si rese conto che non metteva piede in una struttura definibile “casa” da una vita e si sentì un attimo perso. I mobili, il profumo della casa erano di Nadia, di donna, di cure, nonostante fosse disabitata da mesi.

Si sarebbe mai abituato a tutto ciò?

Nadia lo studiò un attimo -Cosa vuoi per cena?

Rei sospirò -Quello che vuoi...- la guardò e ghignò -E se mi imboccassi tu sarebbe meraviglioso.

-Un'altra battuta simile e ti mando a vivere dagli Ikisatashi.

Rei alzò le mani in segno di resa -No, per carità! Farà il bravo e laverò pure i piatti.

Lei annuì soddisfatta -Così va meglio.

 

 

Dieci anni dopo.

 

-Purin! Respira!

- Respiro! Si, respiro!

Minto finì di sistemarle i capelli a caschetto in uno chignon –Ti avevo detto di farti crescere i capelli. – la rimproverò.

Purin sbuffò –Minto-chan, lo sai che sono di impiccio quando mi alleno!

-E certo. – sbuffò la mora –Poi tocca a me fare miracoli con il velo.

Purin le fece la linguaccia –Però quando lo hai indossato tu ce l’hai fatta.

Minto non rispose e la guardò attentamente –Retasu, secondo te e diritto?

La verde si mosse nel suo abito lungo verde acqua fino ad andarle vicino –Sì. – le sorrise radiosa –Sei bellissima!

Purin annuì poco convinta, mirando la sua immagine allo specchio: sembrava più alta in quel vestito bianco dall’aria semplice e sobria e il velo correva lungo la schiena fino ad arrivare a terra.

-Kami-sama, sembro…. Non sembro io! - pigolò a disagio –Non mi riconoscerà, vedrete! - sembrò seriamente a disagio e Zakuro le poggiò una mano sulla spalla –Allora andrò a dirgli che sei quella in bianco, così non sbaglia.

La porta della sala si aprì e apparve una testolina dai capelli color indaco acconciati in un bel caschetto e un cerchietto pieno di fiorellini bianchi.

-Mamma? - la bimba puntò lo sguardo su Zakuro, elegante nell’abito blu scuro e trotterellò verso di lei, lasciando frusciare l’abito color crema con la gonna a palloncino da damigella –Papà dice che sono pronti, loro.

-Megan ma sei bellissima! - trillò entusiasta Ichigo, abbassandosi al livello della bambina di nove anni e stropicciandole le guance.

-Ahi! Nee-chaaaaan! - si lamentò la bimba, dimenandosi tra quelle mani dispettose che le pizzicavano le guance –Minto-chaaaan! Aiutami!

Ichigo si allontanò prima che la madrina di Megan la colpisse con la spazzola che teneva in mano e si sistemò le pieghe del vestito amarena e bianco.

Guardò le sue amiche, più vecchie di anni ma allegre.

Minto si destreggiava, fasciata dal tubino celeste attorno a Purin e canticchiava la marcia nuziale, che pareva avere un effetto calmante su di lei, meno su Purin.

Sorrise maligna –Minto, quando mi farai fare tu la damigella?

Minto arrossì e alzò il mento con aria di supponenza –Non sono affari tuoi. – borbottò.

Ichigo ridacchiò e toccò invece la pancia di Retasu –E quando mi dai anche tu una nee-chaaan? Non è che il futuro paparino è…

Retasu arrossì, portando le mani al ventre e Zakuro fulminò con lo sguardo Ichigo, indicando con la testa Megan che stava diligentemente sistemandosi allo specchio –Non è… cioè noi non… ancora non è… capitato…- mormorò Retasu.

-Ichigo, finiscila. - ringhiò Purin –E’ il mio matrimonio. Mi stai mandando in panico la testimone!

Ichigo ridacchiò e giocherellò con la fede all’anulare sinistro –Va bene, va bene. Solo che adesso manca solo Minto e poi siamo tutte sistemate.- disse ancora dispettosa.

La balerina finì di sistemare il velo di Purin –Quando mi sposerò, tu neanche lo saprai. - le disse -Non sperare che io ti inviti.

-Ma convivete già!- protestò la rossa ridendo –Daaaaai, voglio diventare sorella di Kisshu!

Minto alzò gli occhi al cielo –Per l’ultima volta: quando finirò la tournée del balletto. Allora ci penseremo meglio.

Ichigo sbuffò, per nulla contenta ma Megan le stava tirando il vestito. Spostò la sua attenzione sulla bambina e, come ogni volta che la fissava negli occhi, ricordava quella figura evanescente della loro ultima battaglia da Mew Mew. Al contrario di loro, Megan non aveva alcuna voglia ma come Zakuro anni prima, era molto empatica e tante volte diceva di sentire delle cose col naso.

-Dimmi cara.

-Nee-chan, ma tu quando me lo dai un cuginetto? Papà dice che nii-chan vuole una squadra di calcio. Che vuol dire?

La donna arrossì, pensando al compagno qualche stanza più in là e le amiche sorrisero maligne –Chi di spada ferisce…- mormorò divertita Zakuro –Megan, vai a dire che la sposa è pronta.

La bambina annuì forte, correndo fuori urlando “Sta arrivandoooo!” e strappò uno sbuffo divertito alla mamma.

Purin strinse le mani delle amiche –Ok. È fatta.

 

Taruto saltellava sul posto, a disagio nell’abito umano da cerimonia e Pai si massagigò la tempia –Finiscila, ti prego.

-Dobbiamo ricordare come eri tu, al tuo matrimonio?- sghignazzò Kisshu e Pai lo guardò male.

-Secondo me le viene il panico e scappa. – mormorò Taruto.

Pai guardò il fratello in volto (ormai erano alla stessa altezza) e alzò gli occhi al cielo –Per piacere, no. O non ti cacciamo più di casa.

Taruto lo guardò divertito –Spiritoso.

Le porte della piccola Chiesa si aprirono. Purin era lì.

Le amiche camminarono veloce verso la navata e si posizionarono ai loro posti e partì la musica nuziale e Purin, attaccata letteralmente al braccio del padre, camminava verso di lui, guardandolo negli occhi.

Era stata dura.

Erano tornati sulla Terra dopo tre lunghissimi anni e quando l’aveva rivista, adolescente, più alta e magra, forse più timida, aveva deciso che non l’avrebbe più lasciata.

Negli anni Ichigo e Ryou si erano sposati dopo anni di corteggiamento e piagnistei della rossa, Retasu e Pai li aveva seguiti dopo meno di un anno, Minto e Kisshu convivevano, Zakuro e Keiichiro non solo stavano insieme ma crescevano Megan con amore.

Mancavano solo loro due.

Aveano dovuto convincere il padre di Purin, prima ancora aveva dovuto vincere la sua timidezza e chiederle “Vuoi stare con me, per sempre?” e aveva dovuto sopportare l'addio al celibato di Kisshu.

Megan camminava diritta come fosse una modella in passerella e dietro di lei Purin.

Quando si trovarono uno di fronte all'altra, la vide sorridere: un bel sorriso teso e allegro. Le strinse le dita della mano.

-Ciao. - le mormorò.

-Credevo non mi riconoscessi. - bisbigliò di rimando lei mentre prendevano posto.

-Ti riconoscerei anche con un sacco in testa.

Le strinse la mano con forza, emozionato.

Guardò Megan che, da brava damigella le sistemava il velo e ridacchiò, vista la faccia seria e composta.

Erano dieci anni che erano in pace, sette che si erano ritrovati e nulla poteva andare meglio di così.

 

**

 

….

….

Ho finito? Serio?

Mi ci sono voluti ANNI per questa cosa? X°D

Ammetto di essere molto emozionata. Lo so che forse Purin e Taruto sono leggermente OOC, ma sono vecchi di dieci anni, rispetto alla trama originale quindi... credo che un po' di nervosismo ci stia e di panico X°D (O almeno io il giorno delle mie nozze, quando saranno, avrò un sorriso alla Joker e il fidanzato sarà un lago di sudore freddo XD). Ho voluto concludere così perché sì, le Tarupurin sono sempre belle e mi emozionano. Credo sia l'unica coppia di tutto il fandom che ci concilia tutti xD

Forse vi aspettavate i funerali di Pai e Taruto? O qualche altra cosa? Mi spiace ahaha l'Epilogo era già predisposto nella mia mente da tempo, dovevo solo metterlo nero su bianco =3 grazie mille a chi mi ha seguito, supportato, sopportato e consigliato! Fate un ultimo sforzo e fatemi sapere se l'Epilogo è rientrato nelle vostre aspettative, così come la storie in generale.

 

Grazie!

Un abbraccio,

Danya.

 

   
 
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