Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: Peanuts_e_Chocolate    24/09/2015    3 recensioni
Summer Arclight, studentessa di 17 anni all'Accademia di Heartland City, svolge una vita normalissima. Il suo tempo, suddiviso tra scuola e amici, scorre placidamente, facendole spesso dimenticare di essere diversa dai suoi compagni. Come la sua malattia le pone dei limiti a livello fisico, così l'invidia la ostacola nel tentativo di raggiungere appieno la serenità con se stessa, rendendola sempre meno sicura.
La sua vita cambia nel momento in cui incontra Umiko, rendendosi finalmente conto della sua condizione: destinata ad amare e a lottare senza mai scoprire se il suo sentimento sarà corrisposto.
Quando però l'oggetto del suo grande interesse ha gli occhi dell'oceano, la situazione si complica, forzandola a scegliere se far morire la passione che divampa nel suo cuore o giocarsi il tutto per tutto.
(Tematica delicata al capitolo 4)
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rio, Ryoga/Shark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scarlet Warrioress

 

Capitolo 1: Sweet Knight

 

 

Un fulmine squarciò il cielo di Heartland City coperto da plumbee nuvole, anticipando così l’arrivo di un tuono. Il suo borbottare minaccioso sorprese l’unica persona presente nell’enorme parco della città intenta a rialzarsi dall’erba sopra la quale doveva essersi inspiegabilmente addormentata. Una ragazza sbuffò sonoramente, sentendo ogni fibra del proprio corpo urlare dal dolore e crogiolando ancora per qualche secondo su quell’immenso tappeto verde. Senza pensare troppo alla fauna presente nell’humus – già poteva avvertire un brivido attraversarle la schiena- Summer si sollevò con estrema lentezza, intravedendo con grande fatica tutto ciò che la circondava. Si passò una mano tra i capelli, notando come già tra le sue ciocche acquamarina erano comparsi dei nodi. “Che diamine è successo? Cosa ci faccio qui?” Si chiese, cercando di sostenere il peso del proprio corpo appoggiando le mani sulle ginocchia. La vista non dava segni di miglioramenti, ma la ragazza pensò bene di non allarmarsi. Sono svenuta? O mi sono addormentata sul prato? A proposito…a quest’ora non dovevo essere a casa? La sua mente cercò di comprendere appieno il senso dei suoi continui pensieri, mentre sentiva le vertigini farsi strada in lei. I suoi occhi color miele si spensero improvvisamente del tutto, facendola cadere al suolo priva di sensi.  

 

Quando Summer si risvegliò per la seconda volta, era ancora nel parco di Heartland City. Niente di nuovo…ma questa volta devo essere per forza svenuta. Rispetto a prima riusciva a vedere distintamente ogni elemento che la circondava: l’erba rigogliosa e umida, le panchine sparse in qua e in là per tutto il perimetro della zona, le differenti specie di alberi e arbusti. Ancora intontita, copiose gocce d’acqua caddero con maggior frequenza sulla pelle nuda della ragazza, facendola rabbrividire di piacere. Quanto adorava la pioggia! Per qualche minuto rimase seduta, beandosi di quell’acqua che scorreva sul suo corpo, incollando i vestiti e quelli che prima erano i suoi gonfi capelli e che adesso erano indifese ciocche con numerose doppie punte, alle sue morbide curve. Socchiuse le palpebre, avvertendo la pioggia divenire più forte e scivolare dalle sue ciglia lungo le guance, come lacrime che aveva trattenuto da fin troppo tempo. Se una qualsiasi persona, invece di proteggersi da quell’acquazzone sotto il tetto di un’abitazione o sotto il tendone di un negozio, fosse passata per la zona del parco e avesse intravisto la figura rilassata di Summer, avrebbe sicuramente pensato che quella ragazza non doveva avere tutte le rotelle al loro posto. Avvertendo ancora la pioggia scrosciare, il proprio cuore gioì nell’udire come l’acqua potesse diventare alle sue orecchie una dolce melodia e una cosa sola con lei. Sembrava fossero passati secoli dall’ultima volta in cui Summer si era sentita così viva.

 

Avvolta nei suoi pensieri, non si accorse di passi affrettati e ansiosi procedere verso di lei. Solo il Ciaf-ciaf! dei piedi dell’altra presenza in una pozzanghera nelle sue vicinanze la risvegliò, facendola girare automaticamente. Un forte vento passò sulla sua pelle nuda, facendola rabbrividire: i suoi capelli, per quanto fossero bagnati, ondeggiarono lievemente.  “Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, vero? Vuoi forse prenderti un malanno prima che ricominci la scuola?” Summer si limitò a ridere, sorpresa dal rimprovero bonario della sua amica. “Cosa ci fai qui, Summer? Pensavo fossi a casa con Hana-sama!” aggiunse l’altra, proteggendosi dalla pioggia con un ombrellino rosso fuoco. “Come puoi vedere sono qui. Viva…” La ragazza la guardò negli occhi, poi sorrise teneramente, facendo sospirare l’altra. “Beh…almeno non hai più quella espressione da funerale. Eri inguardabile.” Le due scoppiarono a ridere. “Mi dispiace, Rio-nee-san.” La Kamishiro le tese una mano, invitandola a ripararsi sotto il suo ombrello. “Torniamo a casa e una volta lì fatti una doccia, altrimenti ti ammalerai e non potrai andare a scuola.” “La cosa non mi dispiacerebbe.” Aggiunse ironica la bluette, ricevendo una pacca sul collo.

 

 

Rio e Summer si conoscevano fin dalla tenera età e si erano piaciute da subito, tanto da chiamarsi affettuosamente nee-san e nee-chan. La ragazza amava scherzare con lei, organizzare scherzi innocui e giocare spensieratamente. Le altre bambine, affascinate dal loro sincero rapporto e anche un po’ gelose, tendevano a ignorarle, anche un po’ incapaci di rapportarsi con le due. Questo fattore era incrementato dalla loro bellezza, attirando i maschietti come calamite. Con l’arrivo della primavera le due ricevevano spesso mazzetti di fiorellini, raccolti dal giardino della scuola, o bigliettini con scritto Vuoi metterti con me? con tanto di casellina per il sì e per il no. Solitamente le due non rispedivano indietro il biglietto con la risposta al mittente, ma si limitavano a sorridere e a negare educatamente, trovando come scusa quella di non conoscersi ancora bene e di essere ancora piccole per cose del genere. Raggiunti i dieci anni i loro ammiratori pretendevano, oltre ai loro teneri sorrisi, un bacio sulla guancia. Sfortunatamente per loro nessuno di loro ricevette il tanto agognato premio; i più fortunati venivano delicatamente abbracciati solo da Summy-chan, ma niente di più. Circolavano voci che un solo bambino avesse ricevuto i loro baci: Kamishiro Ryouga, quando non era ancora conosciuto come Shark. Secondo il parere e le aspettative degli altri, solo lui poteva vantarsi di aver provato il leggero tocco delle loro labbra. Più che contento, l’altro sembrava infastidito dalle effusioni e particolarmente disgustato da quelle che si permettevano di praticarle senza il suo consenso, cioè ogni qual volta che capitava. Come la sorella, anche lui aveva numerose fans: a loro piaceva il suo essere taciturno e introverso, dandogli quell’aria misteriosa. Inoltre sapevano che era un genio e riusciva in ogni cosa che tentasse e che, secondo la loro logica di basso livello, doveva essere un gran tenerone. La cosa migliore che riusciva a fare quando veniva assalito dalle sue dichiarate da sole fidanzatine –perché sì, erano molto intraprendenti- era di ignorarle completamente e, qualche volta, chiedeva loro di levarsi dalle scatole, senza troppi giri di parole, ma solo quando la situazione era davvero critica. La piccola Summer ancora non comprendeva appieno il comportamento bizzarro e a volte esagerato nelle altre bambine: ancora non conosceva la parola gelosia.

 

Con il passare del tempo i tre divennero più alti e più belli di prima. Miracolo dell’adolescenza! Sebbene le incomprensioni tra loro scoppiarono e si fecero sempre più accese, portandoli a una separazione che a tutti e tre sembrò molto lungo, furono in grado di voltare pagina e di ricominciare da capo. Al loro inseparabile trio si erano aggiunti altri due membri, diventando così un gruppo più compatto e forte, nonché più vivace: Yuma Tsukumo, un totale idiota, e Kotori Mizuki, la ragazza che presto sarebbe stata conosciuta per la sua dolcezza e per la sua voce melodiosa.

Rio aveva iniziato a dedicarsi a ogni tipo di sport esistente, apprendendo in fretta i segreti e le mosse migliori da utilizzare, in modo da risultare imbattibile. Se qualcuno la disturbava, insistendo per ottenere la sua attenzione, non ci pensava due volte a fargli assaggiare la sua mossa preferita, che chiamò Attacco della Regina, infallibile e adatta alla sua corporatura e personalità. Ottenne così il nomignolo di Regina di Ghiaccio, che le calzava a pennello: anche se apparentemente la freddezza non sembrava far parte del suo carattere, aveva assunto questo soprannome a causa del suo deck e, in particolar modo, del suo asso nella manica, Sylphine. Solo un giorno la Regina di Ghiaccio si era resa conto di non poter utilizzare la stessa mossa sulla stessa persona due volte –insegnamento di uno dei suoi sensei- e trovò presto un’altra soluzione, forse migliore della prima: chiunque l’avesse sfidata e sconfitta in un duello, avrebbe accettato di uscire con il vincitore. Molti si fecero avanti con coraggio e altrettanti si ritrovarono col culo per terra: tutti sconfitti dalla unica e suprema Regina. Uno, talmente infatuato e incosciente, osò sfidare anche suo fratello: destino crudele si abbatté su quel poveretto.

 

Se la bellezza di Rio, crescendo, era sbocciata come una rosa, la stessa cosa valeva per Summer, trovandosi però meno aspiranti. Rifiutandosi di apprendere l’arte del duellare e inidonea per le attività fisiche in confronto alla sua migliore amica, veniva maggiormente pressata dai suoi accaniti fans da impedirle un attimo di riposo alla ricreazione o all’uscita di scuola. Solo in presenza dei suoi amici riusciva a liberarsi di quelle sanguisughe. Al contrario di Rio Summer non sapeva lottare corpo a corpo, poiché era cosciente che quella non era di certo la sua abilità innata; inoltre un piccolo problemino al cuore glielo impediva. Quando non era protetta dai Kamishiro, lei era la vittima di quelle cotte non corrisposte e, timida com’era nei confronti dei ragazzi, non era in grado di rifiutare e di spezzare definitivamente i loro cuori. La situazione degenerava di mese in mese, insieme alla sua pazienza e salute mentale e, come le aveva detto una volta Shark, gli altri sarebbero stati capaci di approfittare della sua debolezza, un giorno. Le cose rimasero in stallo per un buon annetto, fino a quando, compiuti i quattordici anni, gli altri presero una decisione per lei fatale: se l’avessero battuta a un duello, avrebbe dovuto accettare la loro richiesta di un appuntamento. Volevano di certo che la ragazza si sentisse costretta a impegnarsi in quella sfida a unico senso, sicuri che presto avrebbe dato forfait e che sarebbe uscita con loro, dando luogo a fantasie di ogni genere nelle loro menti. Udendo la conversazione Shark si era offerto – in realtà era stato supplicato insistentemente dalla ragazza, che si era tra l’altro attaccata al suo braccio come un koala- di farle da fratello maggiore e di proteggerla dai suoi pretendenti, ruolo che non aveva mai provato con la Regina di Ghiaccio. Gli sfidanti si fecero avanti con coraggio, alcuni consapevoli di aver già perso la sfida in partenza. Ryouga si dimostrò superiore a ogni escamotage e gli avversari caddero uno dopo l’altro. Dimostrando la sua abilità e, segretamente, il suo genio, le fans del Kamishiro erano aumentate notevolmente e lo esaltavano ogni quanto potevano, ovvero sempre.

Le ragazze erano gelose di Summer, poiché lei era così vicino a lui e poteva parlarci, sapendo che lui le avrebbe sempre risposto; Summer aveva iniziato a essere gelosa di loro, cercando di fermare il loro tentativo di conquistare quello che per lei era diventato il suo unico e dolce cavaliere. Lo stesso effetto si era scatenato sull’altro fronte: i ragazzi erano invidiosi della continua attenzione che, ai loro occhi, Shark dava alla ragazza –in realtà era l’esatto opposto- mentre lui continuava a ignorare bellamente le loro occhiatacce infastidite e le loro battute poco spiritose e molto offensive. In questo modo la ragazza si era maggiormente affezionata al Kamishiro e lui a lei, anche se l’effetto ottenuto era molto diverso: Ryouga l’aveva iniziata a considerare come la sua migliore amica, anche se per nessun motivo al mondo l’avrebbe mai confessato; lei aveva sviluppato una piccola cotta che, molto presto, venne smantellata dal ragazzo e fatta soffocare. Caduta nel baratro della friendzone, si era demoralizzata parecchio e non aveva rivolto parola a Shark per quasi un mese, ad esclusione del breve e rapido ringraziamento che gli dava quasi ogni giorno dopo averle fatto da scudo contro un aspirante indesiderato. Poi era giunto un ragazzo, colui che sarebbe diventato il suo primo fidanzato, che prese il posto del Kamishiro e che la protesse per circa un mesetto, cioè per il tempo necessario a lui per ribattere l’importanza che lei aveva per lui e lui per lei, allontanando i suoi ammiratori con la coda tra le gambe. Dopo nove mesi, il suo ragazzo le comunicò la notizia della sua imminente partenza: per inseguire il suo sogno avrebbe dovuto rinunciare a vivere e a studiare nella sua città, anche alla bluette. Per lui fu penoso dover rompere la loro relazione, che aveva trovato bella e preziosa; Summer si convinse che era solo lei quella che soffriva per la fine di un amoretto –come l’aveva definito lei- e che lui si era divertito a illuderla e, molto probabilmente, a prenderla in giro. Magari avrebbe sofferto di meno, lasciando meno in pensiero i suoi amici, se avesse potuto leggere i pensieri di quel bravo ragazzo. I Kamishiro, che da un paio di anni abitavano con lei e con Hana-sama, non l’avevano mai vista così sconvolta in tutta la sua vita il giorno in cui i due si lasciarono: i suoi occhi erano rossi e gonfi; le guance erano rigate da numerose lacrime, che sembrarono non finire mai. Si rinchiuse nella sua camera, negandosi a chi volesse accedere per vederla e confortarla. La Regina di Ghiaccio provò più volte a entrare, ma l’altra glielo impedì, tacendo e mostrandosi eccessivamente apatica e spenta. Quanto avrebbe voluto che nessuno l’avesse mai vista in quello stato! Sua zia, Arclight Hana-sama, aveva tentato di convincere la nipote ad aprire la porta –e ad aprire il suo cuore per poterla aiutare- ma fu del tutto inutile. Solo il giorno successivo, stanca delle loro insistenze, permise a Shark di entrare. Seduto sul suo letto, notando come le sue parole furono vane con lei, il ragazzo la prese per entrambe le braccia, sollevandola e costringendo a mostrargli i suoi occhi gonfi. “Vieni!” mormorò solamente, facendole un cenno con la testa una volta che riuscì a farla sedere sul letto. Summer indugiò un paio di volte, aspettandosi che il suo migliore amico le dicesse parole taglienti; data la gravità della sua situazione e non volendo farla soffrire ancora, il Kamishiro non aprì bocca: la strinse a sé e le passò una mano tra i capelli, lasciando che le lacrime bagnassero una piccola parte della sua maglietta e che i singhiozzi raggiungessero le sue orecchie. Fu solo grazie a lui che la ragazza riuscì a stare meglio con se stessa e a mangiare e lei, essendogli molto grata, si impegnò a tenere l’amicizia che la legava a Shark a cuore ancora più di prima. Avrebbe fatto di tutto per tenerlo sempre dalla sua parte, per essergli di supporto se mai avesse avuto bisogno di lei e per ripagarlo dell’aiuto che le aveva sempre dato: era grazie a lui che aveva riottenuto il suo sorriso e la sua serenità. Dopotutto era il suo dolce cavaliere.

 

“Nei prossimi mesi avrai ancora bisogno dell’aiuto di mio fratello, dato che sei nuovamente disponibile?” le chiese Rio. “Mi sa di sì.” Rispose solo dopo aver mandato giù un groppone, ripensando a tutto quello che le era successo nell’arco di un mese. Infilò la chiave nella serratura della loro casa, facendola scattare con un rapido movimento della mano. “Siamo a casa, nii-san!” esclamò la Regina di Ghiaccio, spingendo l’amica verso il bagno. Il salotto era quasi completamente immerso nell’oscurità, fatta eccezione della televisione accesa, che illuminava appena la figura seduta compostamente sul divano. Con un rapido slancio Rio si gettò sul fratello, rischiando di farlo cadere. “Mi sei mancato così tanto…” sussurrò teatralmente, come per pigliarlo in giro. “A me per niente, ma non importa. Ciao!” aggiunse Summer, strizzandogli l’occhio e sfilandosi le scarpe, dirigendosi scalza verso il bagno. “Summer!” la chiamò il Kamishiro, facendola indietreggiare di qualche passo. Lei si girò verso di lui con sguardo interrogativo. Shark osservò i suoi abiti inzuppati, poi sopraggiunse: “Avrei messo una mano sul fuoco sapendo che saresti tornata a casa fradicia. Sei fin troppo prevedibile. Non voglio che ti ammali.” “Ti preoccupi per me?” chiese meravigliata: l’amico era riuscita a stupirla. “No. Solo che non voglio prendermi cura di te come l’ultima volta.” L’altra sospirò arresa: Ryouga non si smentiva mai. Era sempre il solito. Timidamente abbassò lo sguardo e girò i tacchi, non trovando una battuta per rispondergli. “Era questo quello che mi volevi dire?” domandò amaramente, senza voltarsi per studiare i suoi bellissimi occhi blu. Lo squillo di un D-Gazer attirò l’attenzione dei tre, alleggerendo la tensione che si era formata. “È il tuo. Non ha fatto altro che squillare tutto il pomeriggio.” Shark glielo passò, accertandosi che la ragazza fosse più a suo agio. I due Kamishiro notarono la velocità con la quale la loro amica leggeva tutti i messaggi che aveva ricevuto e visualizzava le chiamate. Con il passare di secondi i suoi lineamenti si fecero più marcati, mentre i suoi occhi si stringevano e le sue labbra si serravano. Alla fine Summer esplose: lanciò un’imprecazione e scaraventò l’apparecchio al suolo, danneggiandolo. Il suo respiro si fece pesante e non osò sollevare lo sguardo; in silenzio fece retrofront e marciò a passo spedito, allontanandosi dal salotto e dall’espressione inebetita dei suoi coinquilini. Il povero D-Gazer lesse l’ultimo messaggio che la ragazza aveva ricevuto poco prima di spegnersi definitivamente.

 

 

Mia cara Summer, anche qui piove. Sono appena arrivato nella mia nuova città, eppure so che non sarà per niente facile ambientarsi. Ogni cosa mi fa venire in mente te, il tuo odore, il tuo dolce sorriso e i tuoi morbidi capelli. Lo sai che io vorrei correre da te, abbracciarti e dirti quanto ancora siano forti i miei sentimenti, ma purtroppo le circostanze ci terranno ancora molto lontani. Ci tenevo a dirti che mi dispiace di averti fatto soffrire molto e che se non fosse per il mio sogno le cose tra noi sarebbero andate diversamente. Data la nostra separazione, farò di tutto per far avverare il mio sogno. Mi manchi.

 

 

Rio rimase in silenzio per qualche istante, sconcertata dalle parole del suo ex, spostando lo sguardo dall’apparecchio al fratello. “Direi che la situazione è parecchio delicata…” mormorò poi, indecisa sul da farsi. “…Summer è stata e sta ancora male per lui…ma se lui continuasse a farsi vivo, Summy-chan si demoralizzerebbe ancora di più. O almeno per ora. Che possiamo fare, Nii-san?” Ryouga spense la tv e si distese sul divano, incrociando le braccia al petto e tacendo per qualche istante. “Comprare un nuovo D-gazer e sperare che quel coglione non abbia più il suo recapito telefonico.”

 

 

 

Chocolate-sama’s corner:

Minna! Questo è solamente il primo capitolo della mia prima (e molto probabilmente unica) ff di Zexal. Chissà che andamento prenderà questa mia creazione…Lol! Se i personaggi fossero OOC, vi prego di segnalarmelo. Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Lasciate una recensione (o un messaggio privato, come preferite) e fatemi sapere le vostre opinioni e/o aspettative. Un bacio!

 

   
 
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