Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Bab1974    25/09/2015    2 recensioni
Storia partecipante al contest 'Diamo Lustro al Personaggio Originale - 1 edizione' indetto da l@dyriddle sul forum di efp.
Andrew Pollock, giovane preside, si interessa a un bidello con una stiria triste e strana, Severus Piton. Nel cercare di capirlo, si innamora di lui. Peccato che il fato sembra non li voglia vicini.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry, Da Epilogo alternativo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Vita di

Ritorno a Hogwarts




Anno scolastico 1987/88

Andrew Pollock era giovane e idealista, come quasi tutti coloro che si avvicinano per passione all'insegnamento. Lo studio era sempre stata la sua passione e lo aveva portato, neppure trentenne, a diventare uno dei più giovani presidi che la scuola britannica ricordasse. La maggior parte lo trovava troppo imberbe per un compito di solito concesso a persone molto più anziane. Chi pensava, per pura invidia, che fosse stato scelto dopo che il dirigente scolastico aveva banchettato con il suo mecenate, aveva visto giusto, ma Andrew si sentiva comunque votato all'addestramento di giovani menti e decise che poteva approfittare dell'occasione che il fato, o il denaro, potevano dargli, per dimostrare le proprie capacità.
Il suo ingresso nella High School fu piuttosto deprimente. Tutti coloro che erano presenti al suo insediamento, lo osservavano come se fosse uno strano animale alieno. Si sentiva sotto processo da chiunque, fossero alunni, genitori, e persino bidelli. Uno di loro lo mise a disagio in particolar modo. Un ragazzo che non doveva avere molti anni meno di lui, ma vestito con abiti dimessi, lo sguardo torvo, i lineamenti inquietanti e i capelli all'apparenza unti. Lo fissò quasi senza accorgersene e la risposta fu una specie di ringhio, almeno era quello che gli parve dal movimento delle labbra.
-Perbacco, oltre a un aspetto da accattone, sembra che odi il mondo. Ho la sensazione che il mio compito non si fermerà ad alimentare le menti dei giovani studenti.- pensò. Aveva già intenzione di colloquiare con ogni dipendente che fosse in forza nell'Istituto, cercando di creare un rapporto di fiducia con tutti. Lui sarebbe stato il primo, dava l'impressione di un umo che avesse bisogno di sfogo.



Andrew sentì bussare alla porta. Sapeva già chi era, lo aveva fatto chiamare, com'era sempre stata sua intenzione. Con le dita scorse ciò che aveva raccolto in quei due giorni su quel giovane che lo aveva colpito così tanto, poi diede il permesso di entrare. Severus Piton apparve sulla soglia con un aspetto, se possibile, più gramo del solito. Era venuto a sapere che abitava all'interno del plesso, in alcune camerette messe a disposizione per i dipendenti, sicuramente perché abitava lontano dalla scuola.
"Sedetevi, signor Piton. Vedo che lei dorme nel plesso scolastico, nell'alloggio della servitù." lo invitò il preside "Ho deciso di parlare con tutti i dipendenti dell'Istituto e cominciare con quelli più problematici, come voi. Spero che questo non vi offenda."
"Che intendete per problematici?" Il tono di Severus ebbe una modifica, come se fosse intimidito, ma ugualmente obbedì all'ordine che gli era stato fatto e si accomodò su una sedia di fronte all'uomo.
"Non sono cose che si possono tenere nascoste. Forse qualcuno può dimenticare un nome, ma non una storia triste come la vostra." Andrew cercò di parlare con tatto dell'argomento di cui era venuto a conoscenza, ma era difficile "Nel cercare notizie sul suo conto, sono venuto a sapere della sua situazione famigliare non proprio tranquilla. Secondo i giornali, cinque anni fa, dopo vari litigi per motivi sconosciuti, vostro padre, Tobias Piton, ha ucciso in un eccesso d'ira vostra madre, Eileen Prince. Tuttora si trova in prigione a scontare la pena detentiva. Ho notato al mio arrivo che avevate un'espressione abbattuta sul volto, ma non potevo immaginarne le origini. Vostro padre vi ha mai picchiato?"
Severus annuì lentamente.
"Non quello che immaginate, comunque. Il grosso lo teneva per mia madre e l'unico ricordo certo della mia infanzia, sono i loro litigi. A me solo qualche ceffone, o sculacciata. Forse il motivo non era degno di nessun uomo: odiava che non fossi come lui sperava." Severus aveva parlato lentamente, senza una vera rabbia, come se non fosse toccato direttamente dagli argomenti che raccontava.
"Questo è il cruccio di molti padri. Il mio mi voleva avviare alla carriera di avvocato, come da generazione nella nostra famiglia. La delusione, al mio dimostrarmi interessato all'insegnamento, è stata lampante. Ha smesso, da un giorno all'altro, di darmi gli alimenti, forse sperando che cambiassi rotta. Per mia fortuna ho incontrato persone che hanno creduto in me e, ora, il livello che ho raggiunto mi permette di mantenermi da solo. Comunque, se avesse bisogno di uno specialista, ho un amico che potrebbe esserle utile." Sfogliò ancora gli incartamenti che aveva di fronte. "Allora possiamo passare al prossimo argomento. Voi mi sembrate un uomo istruito, con un linguaggio forbito e inaspettato, per un uomo che risulta non aver frequentato nessuna scuola dopo le elementari. Ho chiamato gli istitui dove dite di aver preso i vari diplomi e... nessuna ha mai sentito parlare di voi. Come mi spiegate questa faccenda? E se non eravate in quell'istituto privato che è qui segnato, durante la strage famigliare, dove vi trovavate?"
Andrew vide l'uomo stringere i denti e toccare convulsamente qualcosa all'interno della sua tasca. Per un attimo temette che si trattasse di un coltello e tirò un sospiro di sollievo quando vide apparire un bastoncino di legno lungo circa dieci pollici.
"Ho frequentato un istituto non accreditato, presso alcuni conoscenti. Ho avuto un insegnamento privato, insomma, da persone che non erano idonee. Mi sono ritrovato senza alcun diploma, infine."
"Non era meglio la scuola pubblica, a questo punto?" chiese, incuriosito, Andrew.
"Anche mia madre aveva frequentato lo stesso istituto, perciò lo riteneva valido. Era uno dei principali motivi dei litigi dei miei genitori, il mio indirizzo di studi. La spuntò mia madre, anche se ci rimise la vita."
"Mi piacerebbe conoscere gli insegnanti di questo luogo. Dove si trova?"
"Non posso dirlo, amano la riservatezza, ma non mi hanno mai fatto mancare nulla."
Andrew capì che non era il caso di insistere, ma ritenne necessario avvertirlo.
"Potrei farla licenziare in tronco, per aver mentito in questi atti. Per il momento non procederò, ma ne riparleremo."
Lo liquidò con un gesto e alla sua uscita si massaggiò le tempie. Aveva la sensazione che gli avrebbe dato del filo da torcere. O forse no, sembrava troppo accoccolato nella sua situazione di derelitto e lui non sopportava i tipi così. Era un giovane uomo intelligente, ma demotivato che pareva aspettando che la sua occasione gli saltasse addosso mentre era fermo ad aspettare.



La sua diventò una missione. All'inizio sembrò che Severus disgustasse l'interessamento, preferendo rimanere sulle sue, ma poi, come se sentisse di aver bisogno di un appiglio, cominciò a confidarsi sempre di più. Gli parlò della sua famiglia, dei litigi che riguardavano sempre lui, la sua istruzione e le differenze fra le famiglie; gli confidò del suo amore non corrisposto per una donna che era stata la sua amica nell'infanzia e della sua morte improvvisa; gli raccontò di aver avuto una lunga parentesi in cui aveva creduto in un uomo che potesse esaltare quelli come lui, ma che alla fine era stato sconfitto e i suoi ideali messi al tappeto.
"Certe volte mi sembra che tu stia attendendo qualcosa. O sbaglio?" s'informò Andrew. Aveva cominciato, con il passare delle settimane, a parlargli in maniera più confidenziale, ritenendo che fosse la via per farlo aprire, anche se l'altro non aveva contraccambiato.
Severus sorrise e il giovane preside ebbe un brivido a vedere quelle labbra che si tendevano verso l'alto. Cercò di rimuovere l'imbarazzante tentazione di baciarlo (Maledetto istinto gaio! Spuntava nelle situazioni più disparate e spesso fuori luogo) e si concentrò sull'argomento di cui stavano parlando.
"Cosa stai aspettando, insomma?"
Le labbra di Severus, dopo il sorriso inaspettato, presero una forma crucciata, come se stesse soppesando i pro e i contro di informare un perfetto sconosciuto dei fatti suoi. Alla fine sembrò deciso a confidarsi ancora.
"Attendo il prossimo anno scolastico, signor Pollock. L'Istituto in cui ho studiato cerca insegnati che abbiano compiuto i ventotto anni e, poiché li compio a gennaio, l'anno futuro potrei essere chiamato."
La confidenza fece allargare gli occhi di Andrew nella cui mente aleggiava un solo pensiero: che senso aveva andare a insegnare in un Istituto di cui nessuno conosceva il nome e che non poteva neppure essere messo negli incartamenti per cercare un lavoro? Doveva ammettere che, se non fosse stata per la sua puntigliosità, non lo avrebbe neppure scoperto. Anche se un titolo di studio era sempre gradito, nessuno avrebbe controllato se, chi puliva i cessi, era davvero diplomato.
"Quindi dal prossimo anno la perderemo?" chiese Andrew, sempre più curioso "Non mi vuole proprio dire l'intestazione della scuola?" insistette.
"Non posso, tanto non ci crederebbe. Non è neppure il mio sogno della vita, quello di insegnare a un gruppo di mocciosi, ma è l'unica alternativa che ho, oltre a questo." E indicò la divisa che indossava.
Le ultime parole lasciarono interdetto il giovane, che avrebbe voluto dire che avrebbe creduto a qualsiasi cosa quelle labbra avessero pronunciato. Tacque, ma il desiderio di farle sue divenne impellente e si avvicinò all'altro.
-Al massimo mi denuncerà per violenza e addio alla mia brillante carriera.-
Fece per accompagnarlo alla porta, guidandolo con una mano sula schiena, ma, piuttosto che aprire, lo trattenne prendendolo per i capelli e girò la testa di un quarto verso di lui. Si stupì di trovare che quei capelli, nonostante la loro untuosità, fossero morbidi e li accarezzò. Si abbassò quel tanto che bastava per baciare le sue labbra e, dopo un attimo di esitazione, Severus rispose. Andrew non aveva fatto conto con le proprie emozioni e non aveva intenzione di passare oltre al rapporto Preside/Bidello, ma ebbe la sensazione che, se non avesse approfittato della situazione, non avrebbe avuto altre occasioni e, dopo aver dato un giro di chiave alla porta del suo ufficio, approfondì il bacio, non trovando alcuna resistenza. Dalle labbra si spostò al collo, mentre le mani ardite frugavano sotto i vestiti. Con la bocca libera, Severus tentò una debole difesa, anche se il suo corpo, al contrario delle parole, era tutto un fuoco e si era eccitato.
"No, signor Pollock, non mi sembra il caso. Qualcuno potrebbe entrare." Cercò di difendersi timidamente. Il fatto che nel frattempo le sue mani armeggiassero con i pantaloni di lui, non lo aiutava a essere credibile.
"Severus, ti desidero come non mi è mai accaduto con nessuno." gli respirò sulle labbra "Voglio che tu sia mio, ora!"
Come risposta l'altro lo baciò sulla bocca, rinnegando del tutto le parole che aveva pronunciato e le mani di Andrew scesero e lo tastarono intimamente.
Un provvidenziale (?) battere alla porta, con il seguire della voce della segretaria, li fece sobbalzare e interruppe le effusioni dei due.
"E ora, che scusa trovo per la porta chiusa?" chiese a mezza voce, mentre la donna tentava di aprire inutilmente la porta.
"Dille che sei nudo." cominciò Severus.
"SONO NUDO." gridò quasi, senza pensarci "Ma perché?" sussurrò di nuovo.
"Ti sei sporcato con l'inchiostro e hai tentato di pulirti da solo." suggerì ancora Severus, baciandolo sul collo.
"MI SONO SPORCATO CON L'INCHIOSTRO E HO PROVATO A PULIRMI DA SOLO. NON MI STA VENENDO MOLTO BENE, PERÒ." proseguì, accettando con un sorriso l'idea.
Sentì un risolino dall'altra parte della porta.
"Non vi preoccupate, le chiamo uno dei bidelli, vi farò lavare i vestiti da loro. Il signor Piton dovrebbe essere nei paraggi, lo faccio chiamare e vi faccio portare un camice per coprirvi."
Andrew ringraziò, poi si appoggiò sul petto nudo di Severus.
"Sono nella cacca." proclamò in maniera poco elegante "La maggior parte mi odia odia perché sono troppo giovane per questo mestiere, costoro non vedono l'ora che faccia un passo falso e con la scusa che sono mosessuale mi cacceranno."
Severus sembrò avere compassione per quel giovane, che aveva smosso qualcosa dentro di lui.
"Non buttatevi giù, troveremo una soluzione. Per cominciare, bisogna rendere reale la bugia." Prese la boccetta dell'inchiostro e glielo gettò addosso "Ora spogliatevi del tutto e strofinatelo come se aveste cercato di smacchiarlo. Logicamente non ci riuscirete."
"Tu come farai? La signorina Warden è venuta a cercarti."
"Passerò dalla finestra. Troverò la scusa che ero in pausa, in effetti è quasi ora." Mise un piede fuori dalla finestra, stando attento che non ci fosse nessuno. Andrew lo bloccò e lo baciò ancora sulla bocca.
"Voglio vederti stanotte." Severus se ne andò senza promettere nulla, ma tanto presto si sarebbero rivisti e non si preoccupò.



Severus rientrò dalla porta con un camice, che porse a Andrew, in cambio dei vestiti sporchi. L'altro non lo lasciò andare finché non gli promise che si sarebbero incontrati quella notte. Avrebbe usato come scusa di riconsegnargli i vestiti, in qualsiasi stato fossero stati. In realtà, Andrew non aveva molte speranze di ritrovarsi quel completo chiaro pulito e si stupì molto quando se lo ritrovò davanti più nuovo di quanto ricordasse.
"Come hai fatto?" chiese stupito.
"Magia." rispose vago Severus "Posso entrare?"
Da quel momento l'abito passò in secondo piano. Si baciarono mentre la porta era ancora aperta, con il rischio che tutti li vedessero. Almeno lì, per alcune ore, nella casa destinata al preside, sarebbero stati tranquilli senza che qualcuno li disturbasse.
La mattine seguente, Andrew, mezzo addormentato, seguì i movimenti di Severus, che si alzava dal letto.
"Aspetta, non andartene." lo implorò "Rimani qui al mio fianco ancora un po'."
L'altro ritornò indietro e si lasciò stringere ancora una volta.
"Oh, Sev, il tuo corpo ha qualcosa di eccezionale. Può essere solo colpa del fatto che non ho molte occasioni da fare l'amore, ma non ricordo di aver mai incontrato nessuno caldo come te." I complimenti fecero quasi arrossire il moro, che aveva nel pallore la sua forza. Non sarebbe stato lui, abbronzato.
"Io, invece, non avevo mai avuto nessun genere di rapporti sessuali, fino a questo momento." confessò Severus, anche se l'altro lo aveva notato, benché non glielo avesse detto "Nella mia vita ho amato solo la donna di cui ti ho già parlato, Lily Evans, la mia vicina di casa. Aveva la mia stessa età e abbiamo frequentato la stessa scuola."
Nel sentire nominare ancora quella scuola, Andrew storse il naso.
"Piuttosto frequentato, questo istituto, per essere non accreditato!" sbottò prima che il suo cervello riuscisse a frenare la lingua.
"Sembra che tu lo detesti e non lo conosci neppure." lo accusò Severus.
"Solo perché so che ti porterà via da me." ammise fra i denti. Poi cercò di non pensarci e continuò "Com'è morta Lily?"
"Uccisa. Lei e il marito avevano un nemico molto forte che voleva fare del male al loro bambino e, per difenderlo, sono morti entrambi."
"Oddio! Ma chi può aver fatto una cosa del genere? E il bambino?" s'informò.
"Lui sta bene. Fu affidato alla sorella di Lily, essendo l'unica parente in vita. Quanto a chi l'ha fatto, vorrei poterlo dimenticare, ma è stato l'uomo per cui lavoravo. Un maniaco razzista che si riteneva migliore di altri."
"Se tu lavoravi per lui... anche tu ti ritenevi migliore?" chiese Andrew, tenendolo stretto da tergo.
Un sospiro pesante di Severus, gli fece capire di aver colto il centro del problema.
"Lui ci faceva sentire grandi, mentre in realtà eravamo solo i suoi burattini, i suoi schiavi. Questo tatuaggio scolorito è il suo simbolo, il segno che mi ricorda ogni singolo giorno che vivo, di essere stato complice della sua morte."
Andrew non chiese altro, sentiva che aveva già un gran peso da sopportare. Severus si alzò e tornò nella sua stanzetta, prima che qualcuno si accorgesse della sua mancanza. Mancava poco all'alba e presto si sarebbe dovuto alzare per iniziare la giornata lavorativa. Andrew rimase ancora fra le coperte odiando quel luogo segreto che presto glielo avrebbe portato via.
La relazione proseguì, avendo uno stacco solo per le vacanze invernali. Durante quel periodo, Andrew sentì talmente tanto la mancanza dell'uomo, che si spaventò. Se stava così male per una sseparazione di poche settimane, cosa avrebbe provato a non vederlo per mesi? Avrebbero avuto la possibilità di incontrarsi di nuovo? Da quello che aveva capito, non c'era nulla di tradizionale nella vita di Severus Piton e si era stupito quando aveva ammesso di festeggiare il Natale. Lui, all'epoca della scuola, lo passava in Istituto, perché i suoi genitori era piuttosto poveri e non si potevano permettere di riportarlo a casa. Sembrava essere un Istituto molto economico, se ci si accontentava di vestiti e libri di seconda mano.
Quella scuola divenne la sua ossessione e cominciò a cercarne notizie in ogni luogo, cercando di non farsene accorgere. Un giorno gli capitò qualcuno che diceva di sapere e che, in cambio di un migliaio di sterline, lo avrebbe messo a parte di quel segreto. La cifra era davvero misera, sempre che le notizie che gli voleva dare fossero vere.



Si presentò nel pub con largo anticipo e studiò con attenzione chiunque entrasse. Un essere piccolino e con vestiti strani, attirò subito la sua attenzione. Gli ricordò che anche Severus, per primo, lo aveva colpito per gli abiti. Non gli diede, però, la stessa voglia di protezione che gli aveva dato il suo attuale amante. Come aveva immaginato, si avvicinò al suo tavolo, che era stato prenotato per l'appuntamento.
"Buongiorno, è lei che vuole notizie sull'Istituto fantasma?" chiese con voce cerimoniosa, levandosi il suo strano cappello, prima di sedersi. Andrew annuì e l'uomo allungò la mano "Mi presento, Mundungus Fletcher, al suo servizio. Posso sapere come ne è venuto a conoscenza?"
Ora scosse la testa, deciso: non voleva che Severus avesse dei problemi a causa della sua curiosità.
"Le basti sapere che ho i mille che mi ha chiesto, ma solo se ha delle prove di ciò che ha detto." lo avvertì.
"Certo, non si preoccupi. Sono famoso per la mia lealtà." Il tono che aveva usato non convinse il giovane, ma non aveva molto altri appigli. Su quello che lui gli avrebbe detto, avrebbe potuto interrogare Severus, o continuare la ricerca.
"Le offro qualcosa, ma preferirei parlare in un luogo più appartato, se non le dispiace, preferisco non dare troppo nell'occhio." confessò, sperando che l'altro non si offendesse.
"Sono d'accordo anch'io, così posso mostrarle meglio che sto dicendo la verità."
Dopo meno di venti minuti erano all'interno di un boschetto poco frequentato e cominciò il suo racconto, mostrandogli una pergamena.
"Questa è la mia Lettera di Ammissione a Hogwarts: da quello che mi ha spiegato è l'unica soluzione al suo dilemma."
Andrew prese in mano la pergamena intestata  Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Alzò lo sguardo, osservando nel vuoto. Ricordò l'aria vagamente allusiva quando usò la parola Magia, per quanto riguardava la pulizia dei suoi abiti. Lui intendeva magia vera! Non sapeva che la sua curiosità lo avrebbe spinto a informarsi in quella maniera su di lui.
"Ha altre prove da propormi?" chiese, cercando di mantenere un certo contegno, anche se dentro sentiva il finimondo.
L'ometto annuì allegro, pensando solo al momento in cui avrebbe ricevuto i soldi.
"Certo. Da quello che ho capito lei ha conosciuto una persona che potrebbe aver frequentato Hogwarts. Quindi, costui, o costei, dovrebbe avere un bastoncino che assomiglia a questo." E Mundungus mostrò la propria bacchetta. Questo diede il colpo finale a Andrew, già provato da aver conosciuto la verità sulla scuola. Assomigliava, anche se non era identica, a quella che Severus teneva sempre in tasca, forse pronta all'uso. Chissà se se ne servisse anche per le pulizie! Questo poteva spiegare perché, nonostante il suo aspetto non proprio allegro, fosse uno dei migliori dell'Istituto e il più ricercato.
"Vuole che le mostri qualche semplice incantesimo?"
Andrew annuì non riuscendo, in quel momento, a spiccicare parola.
"Ok. Ora solleverò quel masso. Si tratta di uno dei primi incantesimi che insegnano. Wingardium Leviosa." pronunciò e il masso cominciò a sollevarsi in aria.
Andrew si rifiutò di vedere altro e stava per pagare l'uomo, quando gli venne in mente di chiedere qualcosa a proposito dell'essere malvagio di cui gli aveva parlato Severus, colui che aveva ucciso Lily, la donna di cui era innamorato. Non sapeva se sarebbe riuscito a spiegarsi, senza nominare Severus, ma bastò che parlasse di un tipo malvagio che aveva ucciso delle persone per spaventare tanto il piccolo mago, da farlo fuggire senza il suo compenso.
Toccò con una mano i biglietti che aveva in tasca e tornò alla scuola.



Al rientro dalla vacanze di Natale, decise che non avrebbe detto nulla a Severus di ciò che era venuto a sapere. Durante la prima notte che passarono assieme, s'informò su come erano state le sue vacanze.
"Solitarie, come il solito." ammise l'uomo. "E le tue?"
"Patetiche... come il solito. " rise Andrew, poi continuò "Mio padre continua a insultarmi perché non ho voluto prendere in mano il suo studio e mia madre mi chiede quando ho intenzione di mettere su famiglia e di darle dei nipotini."
Avevano fatto l'amore due volte, ma Andrew non riusciva a saziarsi del suo corpo e continuava a baciarne ogni centimetro.
"Andrew, sei davvero insaziabile." Non era certo una lamentela, ma dopo due settimane di vacanze deprimenti, tanto affetto lo faceva star male.
"Non puoi nemmeno immaginare quanto mi sei mancato, quanto mi è mancata ogni fibra del tuo corpo. Se penso che un giorno dovrò farne a meno, mi sembra un incubo." Severus non rispose e Andrew pensò che fosse un bruttissimo segno.
Erano tornati a scuola da poco tempo, quando Severus compì gli anni. Non si erano potuti vedere per nulla quel giorno, entrambi occupati in faccende che non lasciavano un attimo di tregua.
"Quello è un barbagianni, o sbaglio?" si chiese Andrew, vedendo un animale rilasciare una pergamena a terra. Era caduta a pochi passi dal suo caso umano preferito che era voltato di schiena e non se ne accorse e, nonostante lo stupore, si inchinò e la raccolse. Gli ricordava quella che gli aveva mostrato Fletcher.
Il mittente era sempre la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts ed era indirizzata a Severus Piton, presso Istituto XY. Andrew la aprì e si sentì sul punto di cadere a terra quando ne lesse in contenuto. Decise di portarsela nel proprio ufficio per studiarla meglio. Disse alla segretaria di disturbarlo solo per questioni della massima urgenza, poi la aprì.



"SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
                                     Preside: Albus Silente
                                    (Ordine di Merlino, Prima Classe,
                         Grande Mago, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso,
                                         Conf. Intern. dei Maghi)

Caro Severus,
Ti avverto che Horace non vede l'ora di andarsene in pensione. Ti faccio i miei
migliori auguri per i tuoi ventotto anni e ti attendo una settimana prima dell'inizio delle
lezioni del prossimo anno scolastico, perché tu prenda confidenza con l'aula di Pozioni.
Rispondimi al più presto.
                                                                                          Saluti
                                                                                          Preside Albus Silente




Professore di Pozioni? Quindi era questo che sarebbe diventato l'anno venturo? Rigirò fra le mani la lettera, indeciso di cosa farne. La ragione gli diceva che avrebbe dovuto restituirla al proprietario, il cuore di bruciarla sperando, irrazionalmente, che fosse la soluzione al suo problema. Alla fine decise di metterla fra le sue carte, lasciandodecidere al destino quello che sarebbe accaduto.



Qualche giorno dopo vide fra le mani di Severus una pergamena simile. Era su di giri come mai nelle settimane che erano stati assieme e capì che non poteva fare altro che cedere. Prese la pergamena dai suoi documenti e lo raggiunse.
"Vedo che la vita che aspettavi sta per cominciare." esordì "Spero che tu non debba pentirtene. In ogni caso, io sarò qui ad attenderti."
"Ma tu come lo sai?" Severus si stupì. Ok, era davvero raro che ricevesse delle lettere, ma da qui a capire che quello riguardava il suo futuro, ce ne correva.
"Più di quello che vorrei." ammise l'altro "Prima di Natale ho cominciato a fare delle ricerche per trovare questo famoso istituto dove hai studiato e nel quale dicevi che volevi insegnare. Poco prima il ritorno dalle vacanze, ho incontrato un tipo stravagante che mi ha detto che l'unica soluzione possibile era un luogo che si chiamava... Hogwarts."
Vide l'espressione di Severus cambiare fino a diventare seria, quasi spaventata.
"Ti dispiace molto che abbia scoperto al verità su di te?" chiese.
"Hai creduto a tutto ciò che ti ha detto questo tipo, chiunque fosse?" ribatté di rimando, piuttosto che rispondere.
"Mi ha fatto vedere un incantesimo di levitazione, una cosa abbastanza semplice a suo dire ed è sparito nel nulla senza prendere i soldi quando ho cercato informazioni sul tipo che ha ucciso Lily. Sembrava che se la facesse addosso dalla paura." Severus si sedette, come se fosse in trance. "Mi vuoi raccontare tutto, ora?"
Il moro respirò a fondo prima di prendere parola.
"Ti ho già raccontato tutto di me, l'unica differenza è che le pistole e i coltelli sono sostituiti da bacchette magiche e le munizioni da Incantesimi e Maledizioni. Il Signore Oscuro, l'uomo che mi aveva riempito di illusioni, è scomparso a causa dell'amore che Lily portava per suo figlio, più forte della Maledizione che aveva lanciato. Voi Babbani siete stati coinvolti nella follia di quello stregone, poiché uno dei suoi scopi era rendervi schiavi dei maghi Purosangue, ma il Ministero della Magia ha Oblivato chiunque ne fosse venuto a conoscenza."
Andrew non chiese nessuna spiegazione sui termini usati da Severus, non volendo fare la parte dell'allocco, più di quanto fosse necessario, ma voleva sapere qual era il suo destino.
"Hai intenzione di cancellare la memoria anche a me?"
"Lo farò solo per il tuo bene, il giorno dopo che mi sarò licenziato." ammise Severus "Saresti in pericolo se conoscessi troppo di me."
"Ma se ancora non mi hai raccontato nulla!" si lamentò Andrew, con l'amaro in bocca.
Severus cominciò a raccontare, allora, tutto ciò che poteva della sua misera esistenza. L'unica cosa buona l'aveva fatta dopo la morte di Lily, tradendo i suoi alleati Mangiamorte e cominciando a lavorare per Albus Silente.
-Uhm, quello della pergamena. Non gli avevo ancora detto di avergliela nascosta.- pensò Andrew. La tirò fuori e la porse all'uomo, senza neppure guardarlo in faccia.
Con suo stupore, Severus rise.
"Non è così facile nascondere qualcosa a un mago. Albus Silente mi avrebbe tempestato di gufi finché non avessi risposto. Mi dispiace, non c'è nulla che tu possa fare per impedirmi di seguire il mio destino."
"Quale sarebbe il tuo destino?"
"Continuare a fingere di essere un fedele Mangiamorte, per ingannare gli altri servi del Signore Oscuro e, nel futuro, proteggere Harry Potter, il figlio di Lily, perché concluda la missione cominciata a un anno di età: sconfiggere Lord Voldemort." Aveva pronunciato il nome con un sussurro quasi impercettibile e Andrew non era certo di aver capito bene.
"Ma non era già morto?"
"Io ho detto scomparso. Non è facile uccidere gli stregoni oscuri del suo calibro. Ha passato la maggior parte della sua esistenza cercando di sconfiggere la morte, di certo è riuscito a sopravvivere e aspetta il momento per ritornare."
"E allora toccherà al Bambino sconfiggerlo." concluse Andrew  "Ma non m'importa, anzi, non m'importerà perché non mi ricorderò nulla di ciò che mi stai dicendo. Lo so che lo fai per me e lo accetto, ma promettimi che tornerai da me una volta concluso tutto e mi ridarai la memoria."
"Potrebbero volerci anni..." cominciò Severus.
"Attenderò." lo interruppe Andrew.
"... e potrei non sopravvivere." proseguì fatalista.
Andrew non disse più nulla e lo abbracciò. Prima della fine della scuola gli scucì il giuramento che lo sarebbe venuto a prendere, alla fine di tutto. Passarono il resto dell'anno cercando di godersi quegli ultimi momenti assieme, sperando che in futuro ce ne sarebbero stati degli altri.



Dopo la chiusura per le vacanza estive, Andrew e Severus si ritrovarono in un pub.
"Sarà doloroso?" chiese il preside.
"Non ti accorgerai quasi di nulla." lo rassicurò il mago. "Io esco e pago il conto, in maniera che nessuno ti fermi e ti ricordi che eri in compagnia. Vai al bagno, io mi Smaterializzo dentro."
Il ragazzo raggiunse il bagno e vi trovò già Severus, seduto sopra la tazza chiusa. Era vestito in maniera diversa dal solito. Non il solito schifo Babbano (termine che lui gli aveva insegnato) mal gestito, ma un completo stranissimo, nero, completo di un lungo mantello. Il suo abbigliamento da mago. Lo trovò più bello che mai.
Severus gli lasciò posto a sedere e si piazzò di fronte a lui, poi tolse da una tasca dell'abito la bacchetta. Andrew chiuse gli occhi, per non vedere il suo uomo che lo puntava con la sua arma e attese. Sentì Severus pronunciare una formula magica e pensò che era strano che ricordasse ancora tutto. Riaprì gli occhi e non lo vide più. Non sapeva se essere triste o contento del fatto che gli avesse lasciato i ricordi. Forse era una speranza in più per un futuro assieme, oppure sarebbe stata solo un pensiero che lo avrebbe torturato intimamente per tutta la vita. Solo il futuro glielo avrebbe potuto rivelare.



Epilogo: Luglio 1998

Il ragazzo con gli occhiali era fermo davanti a casa sua da un bel pezzo, indeciso se avvicinarsi o no. Andrew non lo trovò affatto un bel segno. Gli sembrava che fosse vestito in maniera sgualcita e trapassata e gli ricordò in modo doloroso il tipo di abbigliamento Babbano di Severus. Accanto a lui c'era un altro giovanotto che invece era vestito di pelle nera e sembrava sbuffare dall'impazienza di andarsene. Quello che indossava lui, invece, sembrava l'abbigliamento tipico di un mago. Decise che sarebbe andato loro incontro, non poteva più attendere che fossero pronti.
"Ragazzi!" li chiamò "Se venite dentro posso offrivi un the freddo."
Quelli, che stavano battibeccando in maniera meravigliosa, tipo due innamorati di caratteri opposti ma che non potevano fare a meno di stare assieme, scattarono, come se fossero stati colti in flagranza di reato.
"Potter, demente, ci hai fatto beccare." lo rimproverò il biondo. Andrew sentì il cuore sobbalzargli nel  petto.
"Tu... tu sei Harry Potter, il Bambino Che È Sopravvissuto." Il fatto che fosse lui e non Severus a presentarsi alla sua porta, lo preoccupò, ma doveva sapere. "Lui è morto, vero?"
Il due ragazzi si osservavano imbarazzati e incapaci di trovare le parole. Andrew li capì e sorrise accondiscendente.
"L'offerta è ancora valida. Venite dentro."
Lo seguirono, perché non sapevano che altro fare.
"Raccontatemi tutto." li pregò, una volta accomodati nel salottino.
"Non saprei da dove cominciare, forse dovreste dire cosa ne sapevate voi." suggerì Harry.
"Severus mi disse che il preside di Hogwarts, Albus Silente, lo aveva usato per fare il doppio gioco e che avrebbe dovuto continuare a fingere di essere dalla parte di Tu Sai Chi." disse, riassumendo ciò che gli era stato raccontato.
"Complimenti!" esclamò il biondino "Voi sapete molto più di noi, almeno fino a qualche mese fa."
"Vi prego, datemi del tu, mi sento già abbastanza vecchio. Ma tu chi saresti, perché hai accompagnato Harry."
"Mi chiamo Draco Malfoy e sono qui per compiere un incantesimo. Potter ha ucciso il Signore Oscuro solo perché era il suo destino, ma in realtà è una schiappa anche con quelli più elementari."
"Che razza di incantesimo volete fare? Non capisco." obbiettò Andrew, mentre Harry arrossiva per le parole di Draco.
"Ora saremo noi a spiegare le cose." cominciò Harry, cercando di riprendersi "Nel Mondo Magico, i quadri hanno una vita propria. Un mago, qualche decennio fa, inventò una tecnica che riuscì a renderli vivi. L'altra settimana abbiamo appeso nella sala dei ritratti di Hogwarts, il suo, anche se è stato preside per poco tempo. Appena mi ci sono trovato da solo, mi ha chiesto di ritrovare un Pensatoio che aveva nascosto e di trovarvi... ehm, trovarti per spiegarti perché non poteva essere qui. E poi, anche se non te lo ricordi, vi siete incontrati ancora prima della rinascita di Voldemort." Draco a sentire quel nome rabbrividì  "Ha avuto paura che lui lo leggesse nei suoi pensieri e l'ultima volta che vi siete incontrati ha usato l'incantesimo Oblivion per cancellare il periodo, fuori dalla scuola, che avete passato assieme. Poi li ha messi nel Pensatoio per non perderli."
"Oh, va bene." disse semplicemente, forse perché non voleva che quei ragazzini conoscessero il tumulto che aveva dentro e che capiva solo la metà scarsa di quello che dicevano.
"Si prepari, allora." annunciò Draco.



Harry estrasse da una tasca alcuni piccoli oggetti che mise sul pavimento, poi Draco usò un incantesimo per farli tornare della loro grandezza naturale.
Uno era un'urna molto strana, l'altro un quadro, probabilmente recente, di Severus, dal busto in su. Tocco con un dito la superficie del dipinto, sentendo un'amarezza estrema coglierlo.
"Sei invecchiato, lo sai?" disse in maniera triste.
"Non è che tu ringiovanisca." ribatté brusco il quadro.
Andrew cadde all'indietro, rischiando di battere la testa sul pavimento.
"Pa... parla?!" balbettò l'uomo, osservando bene e notando che aveva cambiato posizione.
"Se lo ricorda quando le parlavamo di quadri viventi?" gli fece notare Draco, non senza una punta d'irritazione, come se parlasse a un bambino che non aveva studiato bene la lezione.
"Potter, Malfoy!" sbraitò Severus "Uscite da questa stanza e badate di non origliare, o vi Maledico da dove sono."
I due scattarono in piedi e si diressero verso l'altra stanza di corsa. Si ritrovarono nella camera da letto padronale.



"Li tratti così i tuoi studenti?" rise Andrew "Scommetto che avevano tutti una fifa blu di te. Nel mondo Babbano non saresti più ben accetto, con questi metodi."
"Mi piace quando ognuno se ne sta al suo posto. Oltretutto bisogna ricordarsi che, nonostante abbiano appena diciotto anni, nel Mondo Magico sono considerati maggiorenni e possono creare casini come qualsiasi altro. Bisogna raddrizzarli da piccoli, o saranno delle mammolette."
"Hai ragione. Forse una volta erano troppo crudeli, ma ora esageriamo al contrario." accondiscese, poi affrontò l'argomento che gli interessava "Davvero ci siamo incontrati ancora, dopo il 1988?"
"Mea culpa, non ho resistito tanto tempo senza vederti." ammise Severus e Andrew ebbe la sensazione che il quadro arrossisse "In realtà, già alle vacanze natalizie, ti sono venuto a cercare. Volevo solo chiederti se se sicuro di voler ricordare quei momenti, prima di procedere."
Andrew lo rassicurò che non vedeva l'ora.
"Ma è proprio vero che mi hai mandato entrambi i ragazzi perché Harry è una frana? Pensavo che fosse perché li volevi far diventare una coppia. Sono così pucciosi quando si punzecchiano."
Questa volta il quadro impallidì e capì che aveva detto una baggianata, anche se era ancora convinto di ciò che aveva detto.
"In fondo, Harry ha battuto il suo nemico, per quanto potente fosse."
"Era inevitabile. Tu Sai Chi ha commesso molti errori a causa del fatto di sentirsi invincibile."
Raccontò all'uomo tutto ciò che era accaduto partendo dalla morte di Lily, che aveva creato attorno al figlio la protezione più potente di tutte, passando per le bacchette con il nucleo gemello, finendo con la Bacchetta di Sambuco, che mai avrebbe ucciso il suo proprietario.
"Per il resto, è tremendo." concluse.
"Sei sicuro di non odiarlo perché non ha preso nulla da Lily, a parte gli occhi verdi?"
Severus finse di non aver capito e sembrò tornare un quadro immobile.
"Secondo me, sarebbero una bella coppia."
Poiché Severus continuava a non rispondere, decise di soprassedere.
"Li richiamo, così potremo procedere nell'incantesimo."
Si avvicinò alla porta, li vide seduti sul suo letto e sentì un brandello di conversazione.
Harry: "Tu credi che lui e Piton fossero amanti?"
Draco: "Non lo dire neppure per scherzo! Sono già abbastanza imbarazzato."
Harry: "Che senso ha negare la realtà? Hai pensato a quante cose turche sono accadute su questo letto?"
Draco scattò in piedi e si pulì il fondoschiena, come se si fosse impolverato.
Draco: "Oddio, non mi ci fare pensare."
Harry: "Su, dai, non fare così. Non è mai morto nessuno inculato."
Andrew si trattenne dal ridere e si ritirò un attimo. Poi si schiarì la voce, bussò e li invitò a tornare nel salotto.
"Possiamo procedere, se siete pronti."



Draco preparò il necessario per eseguire l'incantesimo. Severus gli spiegò che doveva mettere tutto nella testa di Andrew, senza osservare nulla.
"Non credo che sia curioso di osservare le sue prestazioni." commentò Harry.
"Potter, se mi devi infastidire puoi anche andare di là. Faccio tutto da solo." scattò iroso Draco.
Harry si appoggiò a un muro e si accontentò di guardare. L'incantesimo fu piuttosto veloce. Nel giro di pochi minuti, Andrew sentì i pensieri che gli erano stati cancellati, affollarglisi nella mente e si commosse di quante volte l'altro era tornato da lui. L'ultima cosa che la sua mente registrò, fu l'Oblivion che aveva cancellato tutto.
"Ora mi sento più completo. Avvertivo come un senso vuoto, ora capisco perché."
"Possiamo, dunque, tornare nel Mondo Magico. Anche se non trovo giusto che a questa schiappa siano dati tutti i M.A.G.O. con votazione O in TUTTE le materie," disse , enfatizzando quel tutte per comprendere anche Pozioni "mentre io sono costretto a frequentare per un altro anno. Detto fra noi, Potter, non ti avrebbe fatto male frequentare un altro po'. Che figura farai, quando al corso per Auror ti chiederanno di formulare un incantesimo del settimo anno? Dirai che eri a sconfiggere Voldemort e che non hai potuto imparare. La figura dell'idiota non te la cava nessuno, ma anche quei poveretti che ti dovranno rinsegnare tutto, mi fanno compassione."
"Draco, pensa che il peggio è passato." consigliò Severus dal quadro, anche se alzò gli occhi sconsolato.
I ragazzi salutarono entrambi e stavano per uscire quando Andrew li richiamò e li seguì.
"Vi siete dimenticati il quadro." obbiettò.
"In realtà, lui vorrebbe rimanere qui, ma se da fastidio..." rivelò Harry, mordendosi la lingua per essersi dimenticato di parlare di questa volontà del defunto.
Andrew cambiò colore quattro volte a quelle parole. Era commosso, ma allo stesso tempo pauroso. Anche se negli anni precedenti non aveva avuto nessun compagno fisso, non si era mai lasciato sfuggire l'occasione di una avventura e avere nella stessa casa l'immagine vivente dell'uomo che aveva amato di più in vita sua, poteva essere imbarazzante.
"No, lo tengo, anche se desideravo averlo accanto in altra maniera." sospirò alla fine.
"Comunque, se cambi idea, cerca di farmelo sapere, che lo veniamo a recuperare." gli promise Harry.
"No, abbiamo tanto di cui parlare. Sarà solo strano non poterlo toccare a baciare." Vedendo l'espressione disgustata di Draco, smise di descrivere ciò che avrebbe voluto fare a Severus e li salutò. Prima di entrare in casa, gridò loro: "Mi raccomando, fatemi avere le partecipazioni." ricevendo in cambio uno sguardo stranito di Draco e uno più imbarazzato di Harry.
Rientrò e si preparò a una lunga notte.



Dieci anni dopo...
"Siamo lieti di annunciarvi che siete invitato alle nozze fra il signor Harry Potter e il signor Draco Malfoy. Allora, che ne dici, avevo o no ragione?" si vantò Andrew.
"Io... ancora non ci credo!" si lamentò piuttosto Severus. La notizia lo aveva fatto stare male e l'altro, pur sapendo che si trattava solo di un dipinto e che non poteva succedergli nulla di male, all'inizio si era preoccupato. "Sembra che tu abbia vinto qualche premio. Una testa di Troll, per esempio."
"Ho la sensazione che equivalga al nostro scemotto d'oro. Ci andiamo?"
"Non avrai intenzione di portarmi dietro? Questo dipinto mi sembra troppo ingombrante." obbiettò, speranzoso, Severus.
"So che potete trasferirvi da un quadro all'altro, quindi ci potresti essere comunque, se non si sposano in una cappella senza dipinti e altrettanto per quanto riguarda il rinfresco." gli ricordò Andrew.
"Maledetta la mia linguaccia." sbottò Severus.
Andrew rise e si mise a sfogliare un catalogo di casalinghi.
"Credi che un tostapane o un frullatore siano troppo banali."
"Non per il Mondo Magico. Poi dipende cosa regaleranno gli altri amici Babbani o Mezzosangue."
Continuarono a discutere per un'altra oretta buona sul perfetto regalo matrimoniale per due novelli sposi maschi dotati di poteri magici, o meglio, il quadro rimbottava continuamente ogni cosa lui avesse da dire. Per convivere pacificamente con lui, aveva rinunciato a un compagno fisso e non portava mai i suoi amanti in casa, ma, per il momento, Severus non gli aveva mai dato motivo per pentirsene.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Bab1974