Parte 1 --> Rimembri Ancora

L'apparir del vero

In quel momento, qualcosa in lui s’infranse.
Spaccata in due.
Pezzi di vetro.
L’attimo eterno, liquido, il vuoto d’aria fra un sussulto strozzato e il gelo. Lei continuava a fissare il nulla, inebetita, folle, così folle; le avevano cavato le nevrosi dalle guance.
Ovvio che dovesse morire.
Era necessario.
Non ce la faceva più.
Si levò in piedi di scatto – si era mai seduto? - , a Silvia un’ultima occhiata che non brillava se non di pianto; lasciò la stanza e quell’orrore onirico come una furia; uscì; lei doveva morire, certo,  ma per favore, non fatelo fare a me.
Consumò il suo martirio lungo il muro di un corridoio sporco. Le mani sulle orecchie e le labbra tremolanti, uno, due, tre spari; era facile immaginare gli spasmi di quel suo corpo inerme, sul letto, il suo corpo… cos’era lei se non un corpo, una bestia da macello? Al suo funerale neri figuri impettiti sfilarono davanti ad una tomba bianca e ignara come lo era lei poetando d’innocenza, riconciliando il tutto; una bestia, una bestia, un angelo, tolta alla vita, ma meglio così, giacché che vita aveva? Grazia e ignoranza i suoi unici meriti, non suoi invero. Trasformata in idea poiché non sarebbe potuta essere null’altro. Credeva in tal modo di elevarla a nobiltà sublime: oh, se l’aveva uccisa.


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