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Autore: Weleo    25/09/2015    1 recensioni
Dal testo: "Due anni fa avevo voltato le spalle al ragazzino che ero e lo avevo rinchiuso nella parte più profonda di me. Non era solo una memoria, ma di certo non era abbastanza reale per essere vivo, era un eco, che si agitava e protestava.Quando faceva troppo rumore o quando mi sentivo confuso andavo lì, per ricordarmi cosa non dovevo tornare."
Il Loki di The Avengers tiene intrappolato nella sua mente il Loki di Thor, che ovviamente cerca di ribellarsi verso la nuova e più crudele versione di se.
Ispirato dal video "Loki vs Loki | Tortured Heart" di DFPUR
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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------Spazio dell'autrice.

Quindi, questa è una oneshot su Loki, e non è altro che la mia interpretazione del magnifico video di DFPUR "Loki vs Loki | Tortured Heart" ( https://www.youtube.com/watch?v=oZ5H4nVxtUc , guardatelo perchè merita sul serio). Vi spiego in breve la trama, dato che potrebbe risultare poco chiara:

Il Loki di The Avengers tiene intrappolato nella sua mente il Loki di Thor, e in questa ff e nel video hanno questa conversazione, in cui il vecchio Loki si lamenta con il nuovo per il suo operato e per tenerlo rinchiuso lì.

Ho amato come il personaggio durante tutti i suoi film cambi e si evolva ed è per questo che mi è piaciuto tanto il video, perchè lo mette bene in risalto.

Spero vi piaccia. 

------Buona lettura



Non lo facevo mai spesso. La mia mente era più profonda di quanto avessi mai dato a vedere. Due anni fa avevo voltato le spalle al ragazzino che ero e lo avevo rinchiuso nella parte più profonda di me. Non era solo una memoria, ma di certo non era abbastanza reale per essere vivo, era un eco, che si agitava e protestava.Quando faceva troppo rumore o quando mi sentivo confuso andavo lì, per ricordarmi cosa non dovevo tornare.

Quella volta non sapevo perchè ci stavo andando, certo lui protestava davanti ciò che facevo, ma riuscivo a sopportarlo, io stesso ne sentivo il bisogno. Magari neanche io riuscivo a capirmi.

E in un attimo le strade affollate di New York erano scomparse  per dare spazio a quella che sembrava una normale camera da letto di Asgard.

-Ti prego dimmi che farai appello alla mia umanità.- gli dissi con un sorrisetto beffardo, sembrava sorpreso di vedermi.

-Sono maledetto?- poteva chiedermi delle cose che stavo facendo, poteva chiedermi di provare a riconciliarmi con mio fratello, poteva chiedermi di tutto invece, da bravo egoista come quello che ero, chiedeva di se.

-Oh si.- Gli feci un sorrisetto beffardo, e dalla sua espressione si capiva che lo avevo ferito ancora di più.

-Quindi io sono relegato quando fino a quando non potrò esserti utile?- gli si stava già incrinando a voce, non potevo credere che fossi stato così debole e avvezzo a lasciarmi andare a certe emozioni

-Finchè non apro le porte, finchè le tue forze sono in mio comando, tu sei solo parole.-

-Perchè?-

-Perchè no?-

-Perchè io sono il mostro da cui i genitori mettono in guardia i propri figli la notte.-

-Cosa?- rimasi sconvolto dalle sue parole, le stesse che avevo usato quando mi ero rivolto a Odino, tornai a guardare la figura davanti a me, era ingenuo, ancora non sapeva quanto oscuro e crudele potesse essere l’universo. Ero io il mostro da cui i genitori mettono in guardia i figli la notte, lui era ancora il ragazzino lasciato a morire in una notte gelida.

-DIMMELO!- Ma in fondo io sono lui.

-Si,lo sei.-

Ripercorro mentalmente le mie azioni, per fargli vedere come avevo sconvolto la nostra vita, non c’era più un modo per tornare indietro ormai. Ripenso a tutta la sofferenza, a tutto il dolore che avevo causato, le vite che avevo tolto, ai tradimenti, ai combattimenti, al manipolare le persone. Quando vivevo a Asgard le mie malefatte erano sottili, pensate e organizzate con predezza, chiunque poteva capire i miei moventi. Ma adesso… adesso era tutto dettato dalla rabbia, mi avevano tolto il trono che era mio di diritto e io me ne ero cercato un altro.

 

-Puoi cancellare così tanti errori?- gli dissi,continuando a fargli vedere ciò in cui avevo trasformato le nostre vite.

-Bene, tutto ha senso ora. Perchè nonostante tu affermi di amar…-

-Basta. Questa è la preghiera di un bambino. PATETICA!.-Non ne potevo più di lui, in un modo o in un altro quello stupido ragazzino doveva scomparire.

-Ricordo che tu mi hai scaraventato un abisso...-Iniziò, se avesse voluto usare i senso di colpa contro di me, sapeva che non avrebbe mai potuto funzionare.

-La tua storia è piena, trabocca di errori e tu credi che salvarti cambierà qualcosa?.- Senza aspettare la risposta, mi voltai per andarmene.

-Per favore aiutami.- Lo sentii gridare in lontananza, ma era troppo tardi per fermarmi.

 
   
 
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