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Autore: Lady Stark    25/09/2015    1 recensioni
[Intervista col vampiro]
Il tratti del suo volto sarebbero rimasti invariati, cristallizzati in quella infantilità soffocante.
Claudia non avrebbe mai potuto sperimentare la gioia della maternità; mai avrebbe avuto modo di sposarsi o di conoscere i suoi nipotini.
L'eternità le aveva portato via tutto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sogni spezzati. 

Louis stava soffrendo, i suoi occhi si erano trasformati in due pozze apatiche, dimentiche di qualsiasi passione. La piccola Claudia l'osservava disperata, raggomitolata nel suo delizioso vestito di tulle azzurro e bianco.

La stoffa le carezzava la pelle quasi a volerla consolare, ma tutto quel lusso non avrebbe contribuito a scacciare la tristezza dal suo cuore immortale.

Lei e Louis avevano discusso, di nuovo. La ragazzina aveva ormai perso il conto delle volte in cui le loro voci si erano alzate, mosse dal possente soffio dell'ira.

La settimana appena trascorsa era stata un continuo ripetersi di battibecchi più o meno accesi, in cui lei riusciva sempre a dominare, facendo pressione sull'umanità che ancora imprigionava il cuore del compagno.

L'amava disperatamente ma, al tempo stesso, c'era qualcosa nei suoi occhi che la faceva impazzire di furore. Claudia aveva attentamente analizzato quella ribollente sensazione, riconducendola all'ignominia compiuta da Louis molto tempo prima.

Lei non poteva ricordare, ma il vampiro le aveva raccontato tutto, sin nei minimi particolari. Rammentava perfettamente l'odore opprimente della pioggia, mescolato a quello del fango melmoso; ricordava la casa fatiscente, sulle cui assi lui le aveva portato via la sua umanità.

Sforzandosi, Claudia poteva quasi ricordare il lezzo della morte proveniente dal cadavere della donna che un tempo era stata sua madre.

Louis l'aveva morsa, si era cibato del suo sangue lasciandola in fin di vita, contaminata sulle assi del pavimento. Egoisticamente, lui le aveva strappato via il suo futuro.

La bambina si strinse al petto un morbido cuscino di cachemire, i cui ricami ricordavano la fiammeggiante coda di una fenice. Chiuse gli occhi, cercando di respingere la tristezza che le montava dentro.

I passati ricordi umani tornarono ad assediarla, proiettando nella sua memoria una serie di fievoli sogni ai quali, da bambina, si era gioiosamente aggrappata. Adesso, di fronte alla sterminata pianura dell'eternità tutti quelle aspettative si erano meramente distrutte.

Tutto si era tramutato in sterile cenere di fronte a quel delicato corpo infantile. Corpo che non avrebbe mai avuto il piacere di stringere quello di un uomo.

Le sue piccole mani non avrebbero mai avuto il piacere di accarezzare la fronte morbida di un neonato; non sarebbero mai invecchiate e non avrebbero mai conosciuto il dolore della vecchiaia.

Il tratti del suo volto sarebbero rimasti invariati, cristallizzati in quella infantilità soffocante.

Claudia non avrebbe mai potuto sperimentare la gioia della maternità; mai avrebbe avuto modo di sposarsi o di conoscere i suoi nipotini.

L'eternità le aveva portato via tutto.

Nel passeggiare per Parigi al fianco di Louis aveva ammirato con brama le tante donne che le sfilavano al fianco. Le aveva squadrate con una certa intensità, quasi credendo che con una sola occhiata avrebbe potuto impossessarsi dei loro floridi corpi slanciati.

Soffermandosi di fronte alle tante vetrine dei negozi, aveva immaginato d'indossare quelle gonne di pizzo e seta, abbinandole con gioielli dagli sfavillanti colori.

Nel cogliere il suo sguardo rattristito, Louis le aveva proposto di assumere la migliore sarta di Parigi, affinché confezionasse una riproduzione del medesimo abito, in dimensione ridotta. Una taglia inetta, fastidiosa che solo si confaceva ad una bambola di porcellana.

Claudia, offesa da quella sgraziata affermazione, aveva lasciato di colpo la sua mano, per poi correre lontano da lui e dalla sua ingenua stupidità.

Come poteva non capire quale dolore le mordesse il cuore?

Come poteva essere così sordo ai gemiti della sua anima?

Quello stessa sera, abbandonata su una panchina, si era sfogata su un paio di giovani vittime che, ora, giacevano inerti in un fosso coperto di melma scura. Aveva pianto così intensamente da sentire gli occhi bruciare e, come se non bastasse, al suo ritorno si era ritrovata di fronte l'espressione da cane bastonato di Louis.

Claudia l'aveva abbracciato, aveva lasciato che lui la sollevasse da terra per stringerla al petto, esattamente come un padre fa con un'infante.

«Mi dispiace, Claudia.»

«Non preoccuparti, Louis. È tutto a posto.» mentì, avvertendo sulla lingua il salato sapore delle lacrime. Con dolci carezze aveva tamponato la ferita nel cuore del compagno, senza però curarsi del proprio. Paradossalmente, malgrado tutto quello che le aveva fatto, Louis era l'unica persona rimastale. Senza di lui, sarebbe inevitabilmente sprofondata nell'oblio della disperazione. Lui era la sua ancora, ma al tempo stesso era la sua condanna.

Un'esistenza senza di lui non era neanche lontanamente concepibile.

Claudia alzò lo sguardo, ritrovando il vampiro accasciato tra i morbidi cuscini di feltro. Il suo sguardo assente era stato assorbito dal guizzante ondeggiare di una candela. Forse avrebbe dovuto consolarlo. Forse avrebbe dovuto avvicinarsi e sedersi sulle sue ginocchia, baciargli le guance come aveva fatto per intere settimane.

Le sue gambe sembravano però essersi tramutate in inerti moncherini di porcellana.

Il suo cuore, immobile nella protezione della cassa toracica, era un freddo pezzo di granito, indifferente alla sofferenza altrui.

No, quella sera avrebbe lasciato che Louis combattesse da solo con i suoi demoni interiori.

Lei non l'avrebbe trascinato via dal suo morboso senso di colpa.

Senza dire una parola, la bimba scivolò giù dal divano per dirigersi in camera sua. Una lacrima piombò nel vuoto, trascinando con sé qualche altra briciola di umanità.

Quella sera, sarebbe stato il suo dolore a dominare la scena.

La sua era una sofferenza inenarrabile, velenosa, che si articolava in tanti sogni spezzati. Accompagnata dalla risata di suo marito, dalla sua calda mano appoggiata sulla guancia e dal pianto di vita del suo bambino, Claudia si appoggiò alla sponda del letto, osservando con sdegno le sue innumerevoli bambole. Il bimbo dei suoi sogni la chiamò per nome, balbettando con soddisfazione quelle poche, semplici sillabe.

Mentre le eco felici si perdevano nei meandri dei suoi pensieri, le dita della vampira si chiusero istintivamente sul cranio di una delle bambole, mandandolo in frantumi.

   
 
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