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Autore: Quasar93    25/09/2015    3 recensioni
Anakin e Obi-Wan riescono a catturare il Conte Dooku e lo nascondo in una base segreta di cui solo loro conoscono l'ubicazione. Purtroppo, mentre tornano su Coruscant per fare rapporto al Consiglio, vengono catturati da Ventress e da un suo nuovo alleato, che intendono farli parlare con ogni mezzo.
Riusciranno i due Jedi a sopravvivere alle crudeltà inflittegli dai loro aguzzini?
[torture - psicologiche e fisiche] [angst]
Genere: Angst, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Asajj Ventress, Obi-Wan Kenobi
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Salve a tutti, questa piccola OS è ambientata durante la serie animata Clone Wars. Ho inserito l'avvertimento What if? perchè ho fatto comparire un certo personaggio in un certo ruolo che non ha nella serie, ma per il resto è abbastanza fedele al canone, o almeno lo spero *ride*
Diciamo solo che i toni sono molto più per adulti rispetto a quelli della serie animata.
Detto questo, buona lettura a tutti :)


- D- dove sono? - si chiese Obi-Wan Kenobi, riprendendo lentamente conoscenza e iniziando a ricevere le prime sensazioni dalla Forza, mentre provava ad aprire gli occhi.
Sentì, anche se debole, la presenza del suo ex padawan, Anakin, non lontano da lui, e sentì anche qualcos’altro, più forte e più spaventoso, senza riuscire però a metterlo a fuoco, era ancora stordito da... da cosa?
Riuscì finalmente ad aprire gli occhi e si rese conto di essere in una specie di cella quadrata, chiusa su un lato da un campo di forza rosso che crepitava di energia.
Lui era sdraiato nel mezzo e poco più in là giaceva Anakin, ancora svenuto.
Cercò di ricordarsi com’era finito lì, mentre tentava di mettersi seduto, e in un attimo un vortice di ricordi gli invase la mente.
Lui e Anakin avevano catturato il Conte Dooku e l’avevano rinchiuso in una base segreta dei cloni da qualche parte nell’Orlo Esterno, in un posto che conoscevano solo loro, poi si erano diretti verso Coruscant per informare il consiglio, di persona, perché non si fidavano delle comunicazioni olografiche in una questione così delicata.
Poi, quando la loro partenza sembrava ormai riuscita senza intoppi, furono attaccati da una flotta guidata da Ventress.
L’assassina sapeva di non poterli battere in un combattimento corpo a corpo, già troppe volte aveva perso contro l’Eroe Senza Paura e il Negoziatore per rischiare un nuovo fallimento, così aveva pensato che sarebbe stato molto più semplice abbattere la loro navetta prima che potesse fare il salto nell’iperspazio.
Purtroppo, dovette ammettere il generale Kenobi, per una volta la sua nemica ci aveva visto giusto.
Nonostante l’abilità di Anakin come pilota, erano solo loro due contro una flottiglia di incrociatori separatisti e, dopo una non così lunga battaglia, l’allieva di Dooku riuscì nel suo intento facendo precipitare il piccolo caccia dei Jedi su uno sconosciuto pianeta sottostante.
Da li in poi, per quanto si sforzasse, Obi-Wan non riusciva a ricordare più nulla. Doveva aver perso i sensi prima dell’impatto.
Nel frattempo si era messo seduto ed era riuscito a trascinarsi vicino ad Anakin.
Constatò che, per essersi schiantato con una navetta, non aveva riportato troppe ferite. Certo, aveva un braccio rotto e diverse costole incrinate, ma non era certo tipo da lamentarsi per così poco.
- M- Maestro? - balbetto Anakin, svegliandosi a sua volta e tirandosi su a sedere di fianco al suo mentore, cercando istintivamente la spada laser che era solito portare in cintura, senza trovarla.
- La mia spada! È sparita!
- Anche la mia - gli rispose Obi-Wan fin troppo calmo. - Siamo stati abbattuti, disarmati e catturati, sembra. Stai bene?
- Sì... credo di sì - rispose il più giovane, eseguendo un check up mentale e chiedendosi, per l’ennesima volta, come facesse Obi-Wan a rimanere così tranquillo in quelle situazioni. - E tu?
- Benissimo - mentì lo Jedi più vecchio, ma Anakin ormai conosceva troppo bene il suo maestro e aveva già notato il modo strano in cui teneva il braccio sinistro.
- Obi-Wan… - disse con tono eloquente, allungando una mano a toccargli il braccio. Il suo maestro trattenne male una smorfia di dolore. - Benissimo dicevi? - scherzò il ragazzo, cercando di smorzare la tensione e strappando ad Obi-Wan un sorriso triste.
- È solo un braccio - sentenziò poi Kenobi - e non quello con cui uso la spada. Sopravvivrò.
Anakin stava per rispondergli a tono, quando il campo di forza che li rinchiudeva nella cella scomparve in un crepitio, lasciando entrare l’apprendista Sith Ventress e un paio di droidi.
- Prendete Skywalker e portatelo dove sapete. Io mi occuperò di Kenobi.
- Roger roger! - risposero in coro i droidi, afferrando Anakin per le braccia e trascinandolo via. Nessuno dei due Jedi al momento era abbastanza forte per contrastarli con la Forza e in ogni caso Ventress era armata, non volevano peggiorare la loro già precaria situazione. Si scambiarono uno sguardo d’intesa, comunicandosi che, per  il momento, era meglio attendere ulteriori sviluppi.
Non appena i droidi furono usciti il campo di forza si richiuse e Ventress avanzò verso Obi-Wan estraendo da sotto la tunica una siringa piena di un liquido azzurrognolo.
Lo jedi protese una mano verso di lei per cercare di bloccarle la mano, ma la donna fu più veloce e lo immobilizzò al muro con la forza. Normalmente Obi-Wan sarebbe stato in grado di battere la telecinesi dell’apprendista Sith ad occhi chiusi, ma in quel momento era troppo indebolito per riuscire a contrastarla a dovere e mollò la presa lasciandosi schiacciare contro il muro.
- Tentativo futile, jedi. In questo momento sono molto più forte di te e tu lo sai. Ma non ti preoccupare, presto la Forza non sarà più un tuo problema - ghignò Ventress, mentre Obi-Wan iniziava a fissare con preoccupazione quella siringa di cui l’altra andava tanto fiera.
Un virus non era nel suo stile ed era rimasto svenuto fino a poco prima, quindi non era nemmeno un anestetico.
La donna si mosse velocissima e in un secondo gli infilò la siringa nel collo, svuotandola completamente.
Il Jedi spalancò gli occhi dal dolore, ma non le diede la soddisfazione di lamentarsi ad alta voce. Qualsiasi cosa gli avesse iniettato bruciava come il fuoco, sentiva quel liquido spandersi in tutto il corpo facendogli perdere sensibilità prima agli arti e poi a tutto il resto, finché la vista non iniziò ad annebbiarglisi.
Ventress lasciò andare la presa che esercitava su di lui con la Forza facendolo cadere al suolo, dove si rannicchiò su se stesso.
Il suono della risata della donna fu l’ultima cosa che sentì prima di perdere nuovamente i sensi.

Contemporaneamente - altrove nella base Sith.

- Ahia! Cosa cavolo mi avete iniettato, stupidi ammassi di ferraglia! - sbraitò Anakin all’indirizzo dei due droidi che l’avevano portato via e legato ad una sedia e del droide medico che gli aveva appena iniettato una siringa di liquido azzurro.
Il ragazzo si dimenò dal dolore, mentre le costrizioni di metallo che aveva attorno ai polsi e alle caviglie lo tenevano ben fermo.
Quella roba, qualsiasi cosa fosse, gli provocava un dolore bruciante in tutto il corpo, come se ogni sua cellula si stesse ribellando a se stessa.
- Cosa mi avete fatto?! - gridò ancora il ragazzo, cercando di mantenersi cosciente nonostante tutto. Fortunatamente stava meglio di Obi-Wan e riuscì a non svenire, ma quando il processo iniziato dall’iniezione fu terminato e il dolore sparì Anakin ci mise un po’ a realizzare che quello che gli avevano iniettato non era un mero strumento di tortura, ma qualcosa di molto peggio.
Non appena la sua mente fu tornata lucida, si rese subito conto che non sentiva più la presenza di Obi-Wan nella forza e lo stomaco gli si contrasse all’idea che Ventress l’avesse ucciso poco dopo che lui era stato prelevato.
Poi si rese conto che non sentiva più nemmeno lei, anzi, si rese conto che non sentiva più niente.
Era cieco.
Era come se la Forza di colpo avesse cessato di mostrarglisi, come se non fosse più uno Jedi.
Provò a concentrarsi, forse era solo agitato, ma niente.
Per quanto si sforzasse non riusciva più a usare né a sentire la Forza.
- Cosa mi avete fatto?! - urlò di nuovo, ma si rese conto di star gridando al nulla perché nella stanza dov’era legato non c’era più nessuno. Quanto tempo era passato da quando quell’agonia era iniziata?
Passò non so quante ore ad urlare domande senza risposta su di lui e sul suo maestro, finché alla fine una figura incappucciata non fece il suo ingresso.
- È un inibitore della Forza - iniziò a spiegare l’uomo, dando finalmente risposta alle richieste del giovane Skywalker. - Diciamo solo che ha bruciato i midi-chlorian dalla maggior parte delle cellule del tuo corpo. Sappi solo che, finché starai qui, la Forza non sarà un’opzione, perché non appena le tue cellule si saranno moltiplicate ci sarà un’altra dose ad attenderti. E fossi in te starei attento a come ti comporti, sai, se ti iniettiamo troppa di quella roba potresti dover dire addio a tutti i tuoi midi-chlorian. Per sempre! - concluse l’uomo incappucciato ridendo.
Anakin fissò con odio quell’essere, che gli si avvicinò togliendosi il cappuccio e rivelando una testa pelata, piena di piccole corna che svettavano su una pelle rossa e piena di tatuaggi neri.
- Allora, vuoi dirmi dove si trova Dooku adesso o vuoi dirmelo più tardi, quando nemmeno tua madre sarebbe in grado di riconoscerti? - ghignò l’uomo, sfoderando una spada laser rossa e avvicinandola al viso di Anakin così tanto che poté sentirne il calore.
- Non ti dirò proprio un bel niente! - sentenziò lo Jedi, fissando il Sith dritto negli occhi senza vacillare.
- In questo caso... - rispose l’altro, ruotando la spada con l’elsa verso il basso e sollevandola lentamente, passando di striscio la coscia di Anakin a fil di lama.
Il ragazzo strinse i denti più che poteva per non urlare, mentre sentiva la sua stessa carne bruciare al contatto con la spada laser. L’odore gli ricordò quella volta che Ventress, per dimostragli il dislivello di abilità tra di loro, gli aveva sfregiato l’occhio destro.
- Sempre convinto di non voler dirmi adesso quello che voglio sapere?
- Convintissimo - sputò fuori Anakin, anche se dopo lo schianto, l’inibitore e tutto il resto era ben lontano dal poter fare lo spavaldo.
- Molto bene - asserì il Sith, passando di nuovo la lama vicino a dove l’aveva ferito prima. - Non chiedo di meglio - disse, passando una terza volta la lama sulla gamba del ragazzo, ma questa volta per il lungo, dal bacino al ginocchio, con lentezza esasperante.
Stavolta Anakin urlò.
- Ecco, così mi piaci, Skywalker - sorrise sadico il suo aguzzino, cercando lo sguardo dello Jedi che aveva abbassato la testa ansimando. Restò in quella posizione poco più di un secondo e si sollevò subito a guardare negli occhi gialli il Sith con aria di sfida.
- Sai, anche per essere un Sith ti stai divertendo un po’ troppo. E poi non ti ho mai visto nelle schiere di Dooku... - cosa sperasse di ottenere facendolo innervosire non lo sapeva nemmeno lui, ma la lingua era l’unica arma che gli era rimasta e Anakin Skywalker non era tipo da rimanere a farsi torturare in silenzio.
- Già, effettivamente hai ragione, Jedi - ammise l’uomo con le corna, improvvisamente più calmo.
Spense la spada laser e se la rimise in cintura, per poi fissare l’altro negli occhi.
- Non sono un affiliato di Dooku, né intendo diventarlo. Sto collaborando con Ventress per questo specifico incarico per motivi personali - continuò, aprendo il mantello che finora aveva tenuto chiuso e rivelando un paio di gambe meccaniche. Nella sua mente Anakin iniziò a mettere insieme i pezzi, diventando più pallido via via che la situazione diventava chiara.
Uno zabrak con la pelle rossa e pieno di tatuaggi neri, senza metà corpo e con una questione personale riguardante quell’incarico.
Il pensiero del giovane Skywalker corse subito a quanto Obi-Wan gli aveva raccontato non appena era diventato il suo Padawan.
La storia di come il suo maestro, Qui-Gon Jinn era morto.
La storia di come Obi-Wan l’aveva vendicato uccidendo un signore dei Sith chiamato...
- Tu sei Darth Maul! - esclamò infine ad alta voce, capendo che i suoi guai erano appena cominciati. - Tu... tu eri morto. Obi-Wan ti ha ucciso!
- Quasi ucciso - lo corresse subito. - Mio fratello mi ha salvato quando ormai ogni briciolo di Forza mi aveva abbandonato. Ora cerco solo una cosa: vendetta. E sai, hai ragione, mi sto divertendo troppo perché in realtà non mi interessa ritrovare il Conte Dooku, può marcire dove si trova visto quello che i Sith hanno fatto per me quando avevo bisogno di loro. L’unica cosa che mi interessa è far soffrire Kenobi, con ogni mezzo, vedere l’espressione di dolore nei suoi occhi quando stasera ti riporterò morente nella sua cella, l’odio che traboccherà dalle sue parole quando si accorgerà che sono stato io a ridurti in quello stato e la disperazione quando, prima o poi, morirai tra le sue braccia e lui non avrà potuto fare niente per impedirmelo. Niente! - urlò in un crescendo di follia, spalancando quegli occhi gialli pieni di odio e rancore, facendo traballare quel poco di certezza di sopravvivere che Anakin ancora covava.
- Ricordati il nostro patto, Maul - disse una voce femminile, proveniente dall’alto. - Non puoi comunque ucciderlo finché non mi avrà detto ciò che voglio sapere.
- Certo, Ventress - rispose ora più calmo Darth Maul.
- Fai tanto lo spavaldo - intervenne Anakin, ancora un po’ scosso dal discorso di prima - ma in realtà sei solo il cagnolino di quella troia.
- Tu non sai mai quand’è il momento per stare zitto vero? - disse il Sith avvicinandosi al ragazzo. - E dimmi, è stato Obi-Wan a raccontarti di come mi avrebbe “ucciso”?
- Perché dovrei risponderti? - lo provocò col suo solito ghigno irriverente Anakin.
- Perché io sono quello col coltello dalla parte del manico - rispose Maul, estraendo da sotto le vesti un coltello e, con un unico gesto, tagliando il ragazzo sotto l’occhio sinistro.
Anakin mugugnò per il dolore, ma la cosa che più lo innervosiva era non poter sentire gli attacchi arrivare.
Era abituato, anche quando veniva colpito, a sentire quanto accadeva intorno a lui, a percepire i movimenti, suoi e del nemico, a sentire gli oggetti che lo circondavano e l’ambiente circostante... e invece ora era cieco, in balia di un mostro e senza una benché minima traccia del suo maestro.
Da quando aveva 9 anni erano sempre stati insieme e, anche quando non era fisicamente con lui, poteva sentirlo nella forza e sapeva, nel profondo, che nel momento del bisogno Obi-Wan sarebbe sempre arrivato per salvarlo.
Invece ora non poteva sentirlo, era isolato, perso e, per la prima volta, l’Eroe Senza Paura si spaventò.
Darth Maul non si lasciò scappare la scintilla di paura nello sguardo del giovane Skywalker e, sfruttando il Lato Oscuro della Forza e quella breccia nella solita facciata d’irriverenza del ragazzo riuscì a entrargli nella testa, approfittando anche del fatto che lo Jedi non potesse respingerlo in alcun modo.
Lo zabrak aveva passato anni a perfezionare quella tecnica di tortura mentale ed ora era arrivato al punto di riuscire ad inviare visioni molto verosimili e, all’occorrenza, dolorose.
Solo le grida di Anakin e le risate di Maul riempirono quell’ambiente, altrimenti silenzioso.

Contemporaneamente – nella cella di Obi-Wan

- Ricordati il nostro patto, Maul.
Obi-Wan sentì questa voce come se provenisse da molto lontano e ci mise un po’ a capire che Ventress era nella sua stessa stanza. Perché non la sentiva nella Forza?
Il suo cuore perse un battito quando non sentì più nemmeno Anakin, ma poi, lentamente, si rese conto che non sentiva proprio più nulla e capì.
Qualsiasi cosa gli avessero iniettato prima l’aveva reso cieco rispetto alla Forza, oltre ad averlo messo fuori gioco per diverso tempo. Probabilmente aveva appena detto addio ad un gran numero di midi-chlorian e, se glieli avessero conteggiati ora, non sarebbe mai stato valutato come Jedi.
Improvvisamente avvertì un dolore lancinante al braccio sinistro, quello che si era rotto nell’impatto, e si rese conto di essere legato con le mani sopra la testa da una corda di luce al soffitto, con le ginocchia appoggiate a terra.
- Vedo che ci siamo svegliati - disse Ventress. - Spero che il braccio non ti faccia troppo male - continuò ironica l’assassina.
- Dov’è Anakin?
- Male male, generale Kenobi. Qua c’è solo una persona che fa le domande, e non sei tu - disse, sferrandogli un pugno all’altezza dello stomaco che lo fece piegare in due, per quanto gli fosse possibile farlo.
- Allora, mi vuoi dire dove tenete il Conte Dooku prima che io possa vendicarmi di tutte le volte che mi hai sconfitto?
- Non ti rivelerò mai niente, strega - rispose serio Obi-Wan, non era il primo interrogatorio a cui era stato sottoposto e non era tipo da cedere facilmente. Probabilmente l’assassina non lo conosceva così bene come credeva.
- Molto bene. Mi avresti delusa molto se mi avessi risposto subito - disse Ventress, tirando fuori uno strano aggeggio che fece schioccare nell’aria, rivelando una lunga corda di luce laser rossa.
La fece schioccare di nuovo, questa volta vicino a Obi-Wan, colpendolo in viso con l’ultimo pezzetto.
- Bella, non pensi? - ghignò la donna, osservando il sangue colare dal viso dell’uomo. - È una frusta a laser freddo.
Fece vibrare di nuovo la corda luminosa nell’aria, colpendo lo Jedi in mezzo alla schiena e facendolo inarcare in avanti. Nonostante i vestiti, era parecchio doloroso.
- Da qua- da quale pianeta incivilizzato hai acquistato quell’arma? È così poco elegante che solo tu avresti potuto usarla - disse in tutta risposta lo Jedi, assicurandosi un’altra frustata nel mezzo della schiena. Era certo che quella volta la sua tunica si fosse strappata e la corda laser l’avesse toccato direttamente sulla pelle.
- Taci, Kenobi! - gridò, colpendolo ancora. - L’unico motivo per cui ti è concesso parlare è per rivelarmi dove avete nascosto il mio maestro.
- Pensi davvero che mi piegherò per così poco, Ventress?
La donna sorrise e in risposta lo colpì ancora e ancora, ma lo Jedi non le dava nemmeno la soddisfazione di urlare. Sopportava a denti stretti sia il dolore delle frustate che quello che ancora gli arrivava dal braccio.
- Molto bene - disse improvvisamente spegnendo l’arma, ruotò il braccio e si accorse che la spia luminosa del suo bracciale aveva iniziato a lampeggiare di verde.
- Sapevo che non ti avrei cavato nulla di bocca in questo modo, ma ho un’altra sorpresa per te - ghignò soddisfatta.
Fece ruotare Obi-Wan su se stesso usando la Forza, per poi premere un pulsante dal bracciale che indossava. Quella che il Jedi aveva creduto una parete si rivelò un pannello che scorse via, lasciando vedere una parete a vetro.
Non appena Ventress premette l’ultimo bottone le urla di Anakin squarciarono l’ambiente, mentre Obi-Wan, dalla sua posizione, poteva vedere colui che aveva ucciso il suo maestro torturare il suo allievo senza pietà.
Al momento il Sith non stava usando nessuna arma visibile, però il Jedi era certo che un essere spregevole come Darth Maul sarebbe stato capacissimo di usare il Lato Oscuro della forza per sviluppare qualche tipo di tortura mentale.
Aprì la bocca per parlare un paio di volte, ma non uscì nemmeno un suono. Obi-Wan era allibito, sconvolto da quella visione e da quelle urla. Cercò di voltarsi dall’altra parte ma Ventress non glielo permise, tenendolo fermo con la Forza.
- Ti prego, basta - mormorò alla fine, chiudendo gli occhi e abbassando la testa.
- Oh il grande generale Kenobi ha il cuore tenero? Com’era quella regola degli Jedi? Nessun legame? - sghignazzò l’assassina.
- Obi-Wan! Aiuto, Obi-Wan, ti prego! - urlò Anakin da dietro il vetro. - Maestro, ti prego, aiutami! - quelle grida erano strazianti e colpivano il suo maestro al cuore come fossero pugnalate.
- Lui può... - iniziò Obi-Wan, interrotto subito da Ventress.
- No, non può vederti. E non può sentirti, abbiamo dato anche a lui quello che abbiamo dato a te. Per quanto ne sa potresti essere morto.
- Fallo smettere. Ventress! Fallo smettere!
- Dimmi dove si trova Dooku e smetterà subito.
- Non posso farlo - affermò serio Obi-Wan, abbassando la testa. - Perdonami, Anakin, ma non posso farlo.
- Come siamo sentimentali... vediamo se cambiando musica avrai più voglia di cantare - disse rivolta allo Jedi, per poi parlare al dispositivo di comunicazione sul suo braccio. - Maul? Fai vedere al nostro ospite qui con me quali altri assi hai nella manica.
Non appena Maul sentì la comunicazione di Ventress perse la concentrazione e il legame mentale con Anakin che smise di urlare e, sfinito, perse i sensi.
- Assassina, il ragazzo è svenuto. Procediamo con l’altra cosa. Ci sarà tempo per giocare le altre carte - sentenziò Darth Maul, chiudendo la comunicazione.
- Molto bene - disse Ventress ad alta voce, ma più rivolta a se stessa che a Obi-Wan. - Sembra che per oggi abbiamo finito - con un gesto richiuse il pannello che dava sull’ambiente dove era legato Anakin e con un altro slegò Obi-Wan, lasciandolo cadere a terra.
Prima di andarsene gli iniettò un’altra dose di inibitore, per essere sicura che nella notte lo Jedi non le preparasse nessuna sorpresa poi se ne andò.
Non appena la donna fu uscita Obi-Wan cercò di alzarsi a sedere. Appoggiarsi alla parete non era un’opzione, non con la schiena che gli bruciava dal dolore, ma non sarebbe rimasto accasciato al suolo come un animale.
Riuscì a mettersi a gambe incrociate a fatica e chiuse gli occhi. Con quella roba in circolo non riusciva a percepire la Forza nemmeno concentrandosi in quel modo se non che... cos’era quello?
Piccolissimo, nella sua mente riuscì a vedere un flebile flusso di Forza. Non era paragonabile alla “vista” che aveva normalmente, ma si sforzò per focalizzarlo meglio. Era pochissimo, ma era abbastanza per dargli speranza. Probabilmente da qualche parte nel suo corpo i midi-chlorian stavano opponendo una strenua resistenza, o qualsiasi cosa gli avessero iniettato non era perfetto, e con il giusto sforzo, prima o poi, sarebbe riuscito ad ampliare quella flebile corrente.
Improvvisamente la porta della sua cella si aprì di nuovo, ma questa volta non fu Ventress ad entrare.
- Darth Maul - sibilò Obi-Wan, con un rancore nella voce che non gli apparteneva. - Tocca di nuovo Anakin e...
- E cosa? - rispose viscido il Sith. - Non hai la spada, non hai la Forza e sei ridotto uno schifo. Cosa pensi di fare contro di me? - sorrise, compiaciuto. - Comunque, sono venuto solo per portarti un regalo.
Si girò per prendere il corpo svenuto di Anakin e gettarlo in malo modo nella cella, poi se ne andò senza una parola, chiudendo di nuovo il campo di forza.
- Anakin! - lo chiamò subito Obi-Wan, raggiungendo il suo ex Padawan e usando le sue gambe come cuscino, in mancanza di altro nella cella. Gli spostò i capelli dal viso per farlo respirare meglio e gli ripulì il sangue dalla faccia come poté.
- Mi dispiace... - sussurrò piano, mentre cercava di capire le condizioni del suo allievo. - È colpa mia, ho fallito nell’applicare i principi Jedi, se solo fossi stato più distaccato non ti avrebbero usato per...
- N-non dirlo neanche per scherzo - balbettò Anakin, riprendendo conoscenza.
- Anakin! Ti ho sentito urlare e...
- Sto bene - mentì il ragazzo, cercando di alzarsi a sedere. - Erano solo visioni che Maul proiettava nella mia testa.
- Cosa ti ha mostrato?
Anakin guardò fisso il pavimento per un po’, poi si decise a parlare.
- C’eri tu. Ed eri... eri morto. E non potevo sentirti nella forza per verificare se fosse vero perché mi hanno iniettato questo inibitore... e poi Yoda, e Windu persino Padmé, eravate tutti morti e io potevo solo guardare. È stato orribile, Obi-Wan. Vi ha uccisi, nella mia testa, ancora e ancora e ogni volta mi faceva male, come se mi stesse pugnalando ma nella mia testa e…
- Calmati, Anakin, va tutto bene. È finita. È finita - ripetè Obi-Wan, sapendo che stava mentendo. Era finita, per oggi.
- Sì... - rispose solo Anakin.
- Va tutto bene - ripeté ancora Obi-Wan, facendo una cosa che non era solito fare molto spesso. Gli mise un braccio intorno alle spalle e lo strinse per un momento a sé, per poi lasciarlo andare. Voleva comunicargli che l’avrebbe protetto, o che almeno ci avrebbe provato.
Anakin gli fu grato per quel gesto, ma non ci fu bisogno di dirlo ad alta voce.
- E tu, come stai? E attento, dico davvero.
- Sto bene.
- Certo - affermò ironico Anakin alludendo al taglio sotto l’occhio. - C’è altro?
- Nulla in confronto a quello che hanno fatto a te. Adesso dormi, Anakin. Cerchiamo di riposarci, mentre io penso a come uscire di qui.

Tempo dopo – base dei sith

I giorni si susseguivano così, sempre che di giorni si potesse parlare. Né Obi-Wan né Anakin erano più in grado di capire quanto tempo avessero passato lì. Potevano essere stati solo due giorni, o due intere settimane.
All’inizio era solo il dolore ed era facile, ma col tempo la confusione mentale iniziava ad essere sempre maggiore. Il dolore stesso finiva per confonderti quando era così tanto e così intenso e il siero inibitore non li aiutava per niente.
Ogni tanto perdevano i sensi e sembrava loro di restare svenuti per interi anni, altre volte erano riportati brutalmente alla coscienza dopo pochi secondi.
Anakin poi era quello su cui si accanivano maggiormente, un po’ perché sapevano che Obi-Wan non si sarebbe piegato a nessuna tortura fisica, un po’ perché avevano un terzo piano. Più subdolo del misero cercar di far parlare a suon di botte l’uno o l’altro Jedi.

Un momento imprecisato – appartamenti di Ventress

- Skywalker è svenuto?
- Sì.
- Anche Kenobi.
- Non hanno intenzione di parlare, ormai tanto vale ucciderli. Sono qui da troppo tempo, non penso che Skywalker sia più nemmeno in grado di capire tutto quello che gli succede.
- Maul, la tua mente è molto limitata. Skywalker capisce tutto, è solo molto, molto confuso. Ed è su questo che giocheremo ora.
- Non capisco.
- Useremo questa - ghignò Ventress, passando a Maul una spada laser.
- Non dimenticherò mai quest’elsa per tutta la vita, questa è la spada di Kenobi.
- Esatto. E ora senti come faremo parlare Skywalker...
- Ma poi potrò comunque ucciderlo? - interruppe Darth Maul.
- Sì, dopo potrai ucciderli entrambi. A me importa solo del mio maestro.
- No, non ucciderò Kenobi. Dovrà vivere con il rimorso per sempre.
- Come ti pare - rispose Ventress con sufficienza, non che del destino dei due Jedi le importasse molto in quel momento - ma ora ascolta il piano…

Tempo dopo – base dei Sith

- Skywalker! - Urlò Maul, entrando nella stanza dove il ragazzo era legato alla sedia. Le costrizioni di metallo ormai avevano lasciato vistosi segni rossi sull’avambraccio non meccanico del ragazzo, ed erano incrostati di sangue. Anakin se ne stava zitto, legato a quell’aggeggio orribile, con la testa penzoloni sul petto.
Aveva bruciature un po’ ovunque e tagli sul resto del corpo. Inoltre, aveva imparato a sue spese che la sedia meccanica su cui era poteva mandare scosse elettriche.
- D- da q- quanto tempo so- sono qui? - balbettò, con la bocca impastata e il sapore di sangue che gli dava la nausea. Voleva avere qualche appiglio sulla realtà che sempre di più sembrava sfuggirgli.
- Vuoi andare a casa, piccolo Padawan? - lo prese in giro Maul, per poi ridere.
- O- obi- Wan ti ucciderà di nuovo - sputtachiò fuori ancora, dando inconsapevolmente a Darth Maul il la per il suo piano. O meglio, per il piano di Ventress.
- Sai, ragazzo. Ormai siamo amici quindi posso anche dirtelo. Se sei qui è solo colpa del tuo adorato maestro.
Anakin sollevò la testa per guardare il suo assassino negli occhi. - Lo so. So che state facendo male a me per far confessare lui. Non lo odio per questo. Non è certo colpa sua se siete così inetti da non riuscire a far parlare Obi-Wan.
- Questo è quello che vuol farti credere lui.
- Cosa stai... cosa stai dicendo?
I pensieri di Anakin per un momento diventarono confusi, si ricordava di aver visto Obi-Wan parlare con Ventress e Maul e poi si ricordava di Obi-Wan che gli faceva male. Ma erano visioni indotte da Maul, no?
- La verità. Gli abbiamo chiesto se preferiva che facessimo male a lui o a te e lui ti ha venduto - disse ostentando falsa sicurezza il Sith.
- N-non è vero. Non posso crederci.
- Non puoi o non vuoi? - disse ancora Darth Maul, inducendo nel ragazzo una nuova visione, come se fosse un ricordo, in cui Obi-Wan dava a lui la sua spada. Da quando il giovane Jedi era così debole, entrare nella sua mente era sempre più facile e il Sith ci stava prendendo gusto.
Normalmente Anakin si sarebbe ricordato che non poteva essere vero, che Obi-Wan non l’avrebbe mai fatto e che erano stati catturati e disarmati insieme. Ma ora la sua mente era offuscata da Darth Maul e dal dolore delle sue ferite, per non parlare del siero che continuavano ad iniettargli in abbondanza, giusto per stare sul sicuro.
I suoi ricordi erano veri? Quali lo erano? Quelli di lui che veniva catturato insieme ad Obi-Wan o quelli dove il suo maestro barattava la sua vita con la propria?
- N- non ha senso... quello che dici.
- Se non fosse vero, come potrei avere questa? - sorrise soddisfatto Darth Maul estraendo la spada di Obi-Wan e armando la lama blu.
- S- siamo stati disarmati insieme. È ovvio che ce l’abbia tu.
- Sei sicuro che sia vero? O Obi-Wan era già sveglio quando ti sei ripreso?
Anakin ci pensò e gli ci volle più tempo del normale per realizzare che quando si era ripreso il suo maestro, effettivamente, era già sveglio.
No, non poteva crederci. Non poteva, no?
- Beh, mentre tu ci pensi, vediamo come se la cava l’arma del tuo maestro - tagliò corto il Sith, iniziando l’ennesima sessione di torture mentre, al piano di sopra, dalla stanza con la parete di vetro, Obi-Wan poteva vedere tutto, senza sentire la voce del Sith sobillare il suo tradimento all’amico, mentre Ventress lo costringeva ad assistere ad ogni secondo picchiandolo di tanto in tanto, quando le sue suppliche di farlo smettere diventavano troppo insistenti.

Il tempo passò e in quella che ormai i Jedi chiamavano sera, ma che poteva in realtà essere prima mattina o pomeriggio inoltrato, un paio di droidi riportarono un Anakin semi cosciente nella sua cella.
- Anakin! - gridò Obi-Wan, cercando di sollevare da terra il suo amico, suo fratello, che ogni sera tornava conciato peggio.
In quel momento al ragazzo tornarono in mente le parole di Darth Maul e si rese conto di quanto poco il suo mentore fosse ferito, almeno visibilmente. Il fatto che Obi-Wan tendesse a non mostrarsi debole e a non parlare delle sue personali torture in quel momento non aiutava per niente.
E di nuovo le immagini di lui venderlo ai Sith per salvarsi gli apparvero nella mente.
Cerco di scacciarle, ma erano così reali, e le parole di Maul così convincenti.
Inoltre ormai i dialoghi con il suo maestro erano diventati sempre più brevi e rari, con Obi-Wan che per lo più si scusava per non poter parlare e porre così fine alla sua agonia. Anche perché il poco tempo che potevano passare in cella lo usavano per dormire e cercare di recuperare almeno un po’ le forze. O almeno, lui lo usava per dormire, perché aveva notato che le occhiaia di Obi-Wan crescevano di giorno in giorno.
Che stesse davvero collaborando col Lato Oscuro?
Quella sera si limitò a girarsi dall’altra parte ignorando l’altro e a dormire, aveva bisogno di fare chiarezza nella mente, ora era troppo annebbiato per poter capire davvero cosa gli stava succedendo.

Tempo dopo – base dei Sith

Più il tempo passava più Anakin diventava paranoico.
Darth Maul continuava a sussurrargli all’orecchio di come il suo maestro l’avesse tradito e Ventress si impegnava a colpire Obi-Wan solo dove non fosse visibile ad occhio nudo o usando la corrente elettrica.
Obi-Wan, dal canto suo, aveva smesso praticamente di dormire, usando tutto il tempo in cui Ventress non lo obbligava a guardare Maul torturare Anakin o in cui non veniva torturato lui stesso per meditare, rafforzando sempre di più, nonostante le dosi giornaliere di inibitore, quel debole legame con la forza.
Presto sarebbe stato in grado di usarla per aprire la porta, anche se, una volta fatto ciò, non era sicuro di cosa sarebbe davvero stato in grado di fare per fuggire.
Anakin non avrebbe resistito ancora a lungo e sicuramente non era in grado di camminare sulle sue gambe, avrebbe dovuto trascinarlo. Cosa che, potendo contare su un braccio solo, sembrava impossibile.
Inoltre era disarmato e notevolmente indebolito, anche con la sua spada non sarebbe riuscito a tenere testa a due sith, in quelle condizioni poteva sperare al massimo di riuscire a difendersi per poco tempo.
Però, mentre l’assassina lo costringeva a guardare le torture di Anakin, Obi-Wan aveva scorto un paio di cose che avrebbero potuto essergli utili ed aveva colto frammenti di dialogo tra i due sith che avrebbe potuto sfruttare a suo vantaggio.
Inoltre era certo che nella stanza a fianco a quella dove si trovava Anakin ci fosse una navetta.
Doveva esserci, visto che ogni tanto uno dei de sith si allontanava per molto tempo.
Doveva solo salire a bordo e arrivare in orbita, una volta fatto il salto nell’iperspazio sarebbero stati al sicuro.
Più il tempo passava però più le sue condizioni peggioravano e la concentrazione era sempre più difficile, considerando anche la sua autoimposta deprivazione di sonno.
Avrebbe dovuto agire in fretta.
Magari quella sera ne avrebbe parlato con Anakin.
Come se l’avesse evocato un paio di droidi scaricarono il suo compagno in cella proprio in quel momento, per poi blaterare qualcosa sull’andare a ricaricarsi.
Richiusero la porta e il ragazzo rimase sdraiato li, senza muoversi.
Il cuore di Obi-Wan mancò un battito, mentre si avvicinava poggiando una mano sul collo del ragazzo per accertarsi che fosse ancora vivo.
Sentì il suo respiro e si tranquillizzò quando l’altro, in un balzo che mai si sarebbe aspettato da lui in quelle condizioni, lo spinse contro la parete, bloccandogli le spalle con le mani e le gambe con le ginocchia, fissandolo dritto negli occhi.
La scarica di dolore che gli arrivò dalle ferite sulla schiena lo fece sussultare, ma non staccò lo sguardo da quello del suo ex Padawan.
- Obi-Wan perché l’hai fatto?
L’altro Jedi lo guardò con la faccia più interrogativa che riuscisse a fare. - Fatto cosa, Anakin?
- Perché mi hai venduto a loro? Perché hai lasciato che mi facessero questo? - gridò, indicandosi.
Aveva bruciature e tagli su tutto il corpo, ferite che il suo maestro conosceva fin troppo bene, visto che non poteva fare a meno di osservarle, tutte le sere, divorato dal senso di colpa, dal sapere che era lui, anche se indirettamente, la causa di tanto dolore. Ma da lì a venderlo ai Sith c’era una bella differenza.
- Non avrei mai fatto una cosa del genere! - Obi-Wan era sconvolto, come poteva il suo allievo crederlo capace di una crudeltà simile?
- Non mentirmi, Obi-Wan. Hanno la tua spada, come fanno ad averla, eh? Come? - gridò avvicinandosi di più all’altro uomo, fissandolo con una strana luce negli occhi.
- Anakin, tu non stai bene. Sei confuso. Dev’essere… - si fermò un attimo a valutare di nuovo le ferite dell’altro e si ricordò delle torture mentali di Darth Maul. Sapeva che ad Anakin non sarebbe rimasto molto tempo, ma sperava di averne di più. - Ti stanno manipolando. Non ricordi? Ci siamo schiantati insieme, ci siamo risvegliati qui insieme. E nessuno di noi aveva più la sua spada. Non l’ho data io a loro, se la sono presa. Anakin? Mi stai ascoltando? - chiese infine Obi-Wan vedendo che il ragazzo lo stava fissando con lo sguardo perso nel vuoto. Forse stava davvero cercando di ricordare gli eventi, ma non ci riusciva.
I ricordi sfuggivano dalla mente di Anakin, confusi e sfumati, e si mescolavano con quelli falsi indotti da Darth Maul.
- Io... io non so più cosa è reale, maestro. Mi ricordo di essermi svegliato qui con te e mi ricordo di averti visto parlare con loro e vendermi per aver salva la pelle. Io... non so cosa fare, voglio solo che tutto finisca - le grida si dissolsero in un lamento mentre la botta di adrenalina che aveva permesso al ragazzo di fare quello scatto si dissolveva.
- Voglio solo che tutto finisca... - ripeté ancora, in ginocchio di fronte al suo mentore, la testa china sull’orlo delle lacrime.
Obi-Wan si ritrovò a pensare che chiunque avesse fatto questo, che chiunque avesse spezzato Anakin in quel modo l’avrebbe pagata. Si sentì subito in colpa per aver fatto un pensiero del genere, così lontano dal codice Jedi che tanto gli era caro, ma in quella situazione non poté evitarlo né cacciarlo via.
- Anakin, sei come un fratello per me, lo sai. Non ti farei mai una cosa del genere, mai - disse allungando una mano verso il ragazzo, che si tirò indietro.
- Non toccarmi. Ti odio! E odio Maul, e Ventress. Vi odio tutti! - gridò un’ultima volta, prima di raggomitolarsi su se stesso.
Obi-Wan ritrasse la mano, non sapeva cosa fare.
Certo non poteva condividere con il ragazzo il suo piano ora.
- Se non sei d’accordo con loro allora perché non ti fanno male? Perché sono solo io a essere tagliato e bruciato e riempito di visioni di morte? Perché, Obi-Wan? Perché? -
lo jedi più vecchio rimase in silenzio, non sapeva cosa rispondergli, e non era nemmeno sicuro che rispondergli sarebbe servito a qualcosa.
Avrebbe potuto girarsi e mostrargli la schiena o il torace, ma sicuramente per lo stato di paranoia in cui era caduto il ragazzo egli avrebbe trovato una giustificazione anche per quelle ferite nel suo delirio.
- Stanno cercando di metterci l’uno contro l’altro, Anakin. Fanno male anche a me, ma dove tu non puoi vederlo. Ti stanno usando, affinché mettendoci l’uno contro l’altro uno dei due finisca per parlare per vendetta.
- Non è vero, non ti credo. Non credo a nessuno - si raggomitolò ancora di più su se stesso. Continuò a ripetere questo e a pregare che tutto finisse finché non si addormentò sfinito.
Una cosa era chiara ad Obi-Wan, non gli restava più tempo.
Quella notte avrebbe dormito anche lui per recuperare un po’ le forze e il giorno dopo avrebbe agito.
Anche se avrebbe avuto bisogno di più tempo, Anakin non ne aveva altro.

Tempo dopo – Cella di Obi-Wan e Anakin

Il giorno dopo, sempre che davvero di un giorno si trattasse, passò uguale a tutti gli altri e alla fine, quando riportarono Anakin in cella era più morto che vivo.
Non riprese i sensi nemmeno quando Obi-Wan lo scosse più volte chiamandolo.
Stavolta avevano esagerato.
- Perfetto, allora dovrò davvero trascinarlo - disse tra sé e sé il maestro jedi, provando a muovere il braccio rotto, ma una fitta di dolore gli ricordò che era meglio non farlo.
Si avvicinò quindi alla porta, focalizzò al massimo possibile il pad di controllo nella sua mente, si concentrò al massimo su quel rivolo di forza che riusciva a controllare e lentamente il pulsante di apertura della porta scattò. Erano liberi.
Normalmente sarebbe stato un giochetto da Padawan alle prime armi, ma lasciò Obi-Wan col fiatone.
Tornò indietro e prese Anakin per una spalla, trascinandoselo dietro al meglio che riusciva. Con la schiena in quelle condizioni e un braccio rotto non poteva fare molto altro.
Erano quasi arrivati alla stanza dove torturavano Anakin, quando Darth Maul gli bloccò la strada piombando dal soffitto.
- Andate da qualche parte, jedi?
Obi-Wan sgranò gli occhi, sarebbero morti, ne aveva la certezza.
Poi intravide la speranza.
Il Sith aveva in cintura, oltre alla propria spada laser, anche quella di Obi-Wan, ancora li da quando l’aveva usata sul suo ex padawan.
Il Jedi lasciò andare momentaneamente Anakin e allungò una mano.
Il poco di forza che riusciva a controllare non era sufficiente per prendere la spada, che traballò soltanto.
Ma doveva farcela, doveva prendere quell’elsa o sarebbe morto lì e Anakin sarebbe morto con lui.
Strinse gli occhi mentre si concentrava al massimo, le vene della mano e del braccio che pulsavano all’impazzata.
Poteva sentire l’inibitore nel suo corpo attivarsi sempre di più e iniziare a fargli male, ma non gli importava, la spada traballava sempre di più nella cintura del Sith.
Non appena Maul realizzò cosa stava facendo lo Jedi sfoderò la sua spada e si lanciò all’attacco. In quel momento esatto Obi-Wan superò ogni limite e urlò dal dolore mentre obbligava la forza dentro di lui ad ubbidirgli per riuscire nel suo intento.
La spada si staccò dalla cintura del Sith e gli arrivò dritta in mano giusto in tempo per parare il fendente dell’altro.
Ora era armato, ma non poteva sperare di battere un Sith in piena salute, proteggere il suo ex Padawan e fuggire contemporaneamente.
Fortunatamente la volontà della forza aveva in serbo altro per lui e non la morte in quel luogo, perché proprio in quel momento Ventress fece il suo ingresso, vide Maul intento a sfoderare la spada contro i due Jedi e si convinse che si fosse stancato e volesse ucciderli, così si lanciò contro il suo alleato.
- Ventress! Perché hai mandato il tuo sgherro a ucciderci? Non ti serviamo più forse? - gridò alla donna lo Jedi, per rafforzare i suoi sospetti, mentre arretrava per recuperare Anakin.
Non appena riuscì ad afferrare l’altro si affrettò verso l’uscita della stanza, approfittando della confusione.
Arrivarono in un vasto ambiente dove effettivamente c’era un’unica navetta usata dai sith per spostarsi.
Con le ultime forze riuscì a malapena a caricare Anakin a bordo, ma non fece in tempo a salire che i Sith li raggiunsero.
Probabilmente avevano già chiarito la piccola incomprensione. O quanto meno avevano deciso che la lite poteva continuare dopo aver ricatturato gli ostaggi in fuga.
Obi-Wan spostò lo sguardo ovunque nella stanza e vide un’unica possibilità.
Colpì con la spada un contenitore per il carburante e gli diede un calcio per farlo rotolare contro i Sith sfruttando la rampa della navicella.
Ventress lo bloccò con la forza prima che potesse esplodere vicino a loro senza accorgersi che il piano di Obi-Wan era in realtà un altro.
Con quel poco di forza che aveva poteva muovere solo oggetti piccoli senza rischiare di farsi esplodere le vene nello sforzo, ma le viti che tenevano la trave sopra le loro teste non erano certo una gran cosa da spostare.
Concentrandosi al massimo era riuscito ad allentarle e il soffitto iniziò a crollare sopra i due Sith, che furono troppo presi dal bloccare le macerie con la forza per fermare Obi-Wan, che chiuse subito il portellone.
Lasciò Anakin sdraiato sul retro, dove si accorse che c’erano anche diverse spade laser, tra cui la sua. Dopotutto non erano i primi Jedi ad essere portati li. Arrivò alla cabina di pilotaggio e impostò l’hyperdrive per portarli al tempio. Anakin aveva bisogno di cure mediche e anche lui. Iniziava a sentirsi strano, con quell’inibitore in corpo si era spinto troppo oltre il limite e aveva usato troppo la forza.
Il naso iniziò a sanguinargli, mentre cercava di pilotare la navetta nonostante la vista offuscata e il corpo dolorante.

Si era quasi addormentato sui comandi, quando una spia gli segnalò che erano vicini all’uscita dell’iperspazio per Coruscant.
Obi-Wan cercò di radunare le ultime energie, ma per quanto fosse uno dei piloti migliori della galassia, pilotare in quelle condizioni e senza un droide che lo aiutasse nella navigazione era impossibile.
Riuscì a raggiungere l’atmosfera sopra il tempio ma poi perse i sensi per un attimo, un attimo che fu sufficiente per perdere il controllo anche della navetta.
Quando riuscì a recuperarlo era troppo tardi e non riuscì a impedire lo schianto che, fortunatamente, fu molto più lieve di quello che inizialmente li aveva portati nelle mani dei due Sith.
C’era fumo ovunque ma il Jedi più vecchio si fece forza e strinse i denti un’ultima volta.
Si recò sul retro e riuscì a sollevare il corpo di Anakin, trascinandolo fuori dalle macerie.
Appena fu nel piazzale interno del tempio si accorse che un gran numero di persone erano accorse a vedere cos’era successo. C’erano il maestro Windu, Yoda e perfino Padmé, nonché un’altra manciata di Jedi che in quel momento non riconobbe.
Stava per dire qualcosa quando le gambe gli cedettero e la vista gli si annebbiò definitivamente.

Poco prima – Tempio Jedi

Uno schianto improvviso si udì all’interno del tempio Jedi.
I membri del consiglio, primi tra tutti Mace Windu e Yoda si diressero immediatamente verso il luogo da cui si era propagato quel frastuono.
Anche la senatrice Padmé Amidala, che quella mattina aveva alcuni affari da sbrigare col consiglio, si recò subito nell’atrio grande.
I maestri Jedi e la senatrice arrivarono di corsa solo per rendersi conto che diversi altri Jedi erano già sul posto.
Una navetta separatista si era appena schiantata nel bel mezzo dello spiazzo centrale dell’atrio.
Credendolo un attacco Windu sfoderò subito la spada e rimase in attesa, al fianco degli altri, che qualcosa si muovesse. Anche perché, non sentendo alcuna presenza familiare nella forza, il primo pensiero fu che la navetta fosse piena di droidi.
Poi, improvvisamente, dalle materie spuntò qualcuno.
Non era un droide, ma non era nemmeno un Sith, l’avrebbero sentito nella forza.
Rimasero tutti sorpresi quando si resero conto che si trattava di Obi-Wan Kenobi, scomparso da quasi una settimana insieme ad Anakin Skywalker dopo che erano partiti per una missione nell’orlo esterno.
Il Jedì più vecchio tirò l’altro fuori dalle macerie a forza, dopo averlo portato su una spalla fuori dalla navetta, per poi svenire sopra di lui.
Mace Windu guardò Yoda con rammarico, non riusciva a sentire nessuno dei due nella forza, e questo poteva significare solo una cosa.
- Anakin! - gridò subito Padmé, non appena si rese conto che era lui quello che Obi-Wan aveva trascinato fuori prima di perdere i sensi.
- Senatrice Amidala, troppo tardi è - affermò Yoda, toccando la donna per offrirle un minimo di conforto.
- Non è vero, mastro Yoda! Chiamate la squadra medica! Dobbiamo aiutarli.
- Non li sentiamo, senatrice Amidala. Questo può voler dire solo che...
- Una grande perdita, il generale Kenobi è. Anche di Skywalker, dopotutto, la mancanza sentiremo - aggiunse il capo del consiglio, prima di iniziare a congedarsi.
- No! - gridò Padmé, ignorando gli ulteriori richiami di Mace Windu e si lanciò sul corpo di suo marito. - Non può essere morto! - gli mise una mano sul collo e con una gli strinse il polso. Respirava a malapena, ma era ancora vivo. Controllò anche Obi-Wan e gridò subito aiuto.
- Sono vivi! C’è battito, sono vivi! Squadra medica, presto!
Il team medico che era arrivato alla notizia dello schianto si precipitò sui feriti e dovettero sforzarsi molto per riuscire a staccare la senatrice da quei due.
Yoda si girò a contemplare la scena, con la sua solita espressione imperturbabile.
- Se loro vivi sono, perché nella forza noi sentiti non li abbiamo? Lo zampino del lato oscuro, in gioco qui è - disse, prima di prendere Windu da parte e incaricarlo di svolgere le dovute analisi.

Un mese dopo – Jedi medical facility

- Anakin, dovresti riposare - disse Padmé a suo marito, dopo l’ennesima notte che passava seduto accanto al letto di Obi-Wan.
Nonostante tutto il ragazzo ci aveva messo poco meno di una settimana per risvegliarsi. Indolenzito e con un sacco di cicatrici nuove, ma tutto sommato non aveva subito danni permanenti.
Non appena si fu svegliato la prima cosa che aveva percepito era la forza intorno a lui e Obi-Wan con lei, lì dove doveva essere. Subito dopo arrivò la chiarezza mentale, la lucidità, e con essa la certezza di cosa fosse successo davvero in quella che aveva scoperto essere stata una settimana, nelle mani dei Sith.
Come aveva anche solo potuto pensare che il suo mastro l’avesse venduto ai Sith? Che avesse volontariamente cercato di fargli del male?
Si odiava per questo e soprattutto per averglielo detto a quel modo, quando tutto quello che l’altro stava facendo era per cercare di portarlo via da lì il prima possibile.
Lo Jedi più vecchio d’altro canto non si era ancora risvegliato ed era passato ormai un mese da quando quell’agonia era finita.
Era risultato infatti che, se quelle di Anakin erano per lo più ferite fisiche, quello che Obi-Wan aveva fatto per obbligarsi a usare la forza era risultato molto più dannoso del previsto. Le sue cellule si erano letteralmente consumate nel processo, il suo intero fisico ne aveva sofferto. Già l’inibitore aveva spazzato via la maggior parte dei suoi midi-chlorian, poi Obi-Wan, forzando quei pochi che gli erano rimasti per usare la forza, aveva finito per ucciderli praticamente tutti nello sforzo. Gli ci sarebbe voluto molto tempo per tornare lo Jedi di un tempo.
- No Padmé, non posso. Devo essere qui quando si sveglierà. Già il fatto che nonostante tutto Dooku sia riuscito a fuggire… - si interruppe a metà il ragazzo, la voce incrinata da un misto di rabbia e frustrazione.
- Anakin... - gli rispose Padmé, poggiandogli una mano sulla spalla. - Sai che potrebbe…
- Sì, so cosa hanno detto. Potrebbe non svegliarsi mai. Il trauma per il suo fisico potrebbe essere stato troppo grave... - indugiò un attimo, il solo pensiero del suo maestro in coma per sempre gli mozzava il respiro. - Ma io devo essere qui, capisci? Le ultime cose che gli ho detto... erano orribili... io lo ricordo perfettamente. Devo scusarmi, devo...
- Capisco - disse rassegnata la senatrice, uscendo dalla stanza e lasciando Anakin solo col suo senso di colpa.
- Maestro... - iniziò Anakin, dopo un po’. - So che non vorresti che rimanessi qui a, come diresti tu, perdere tempo inutilmente. Ma non posso fare altrimenti. Io... ti ho detto delle cose orribili, ti ho accusato di avermi venduto a quei bastardi, ti ho detto che ti odiavo. E ora, se sei qui, è anche colpa mia. Potevo aiutarti e invece ti ho solo reso le cose più difficili. E ti ho accusato di collaborare con loro, mentre tu sacrificavi il poco tempo che avevi per cercare di tirarci fuori da lì. Sei mio fratello, Obi-Wan, voglio che tu lo sappia. Ti prego, svegliati, ti prego. Non potrei vivere sapendo che tu sei morto convinto che ti odiassi.
Anakin chinò la testa, quello era lo stesso discorso che ripeteva inutilmente tutte le sere. Forse dopotutto aveva ragione Padmé, forse non si sarebbe mai risvegliato.
- Non so nemmeno se puoi sentirmi...
In quel momento il ragazzo si sentì stringere la mano, alzò la testa solo per vedere un paio di occhi blu che lo guardavano dritto in faccia. Obi-Wan sorrise.
- Ti perdono.


 
  
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