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Autore: lidyalinne    26/09/2015    13 recensioni
La morte di Diane getta Alain nella disperazione più nera; Oscar e Andrè partecipano del suo dolore e cercano di sostenerlo, aiutandolo in ogni modo. Sarà però l'incontro con Martine e la voglia di salvarla da un matrimonio dal quale lei vuole sfuggire a lenire il suo enorme dolore e farlo innamorare inesorabilmente. Inizia così questa storia d'amore che si intersecherà con le vicende di Oscar, Andrè e della Rivoluzione.
Dedico questa piccola storia a Queenjane e Luna22474 che mi hanno aiutata fornendomi informazioni di tipo storico e consigli per scriverla, quanto più possibile, in modo realistico nei riferimenti della vita di fine Settecento in Francia. Non so come ringraziarvi per il tempo speso per me!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IO TI SALVERO’
 
27 Marzo 1789

La rosa bianca emanava un soave profumo e una tiepida brezza primaverile, proveniente dalla finestrella aperta, ne muoveva leggermente i petali, come una delicata carezza.
Una lacrima cadde improvvisa tra le candide volute dei petali, scivolando tra le spire più interne e disperdendosi, un’altra atterrò su una fogliolina… poi il dorso di una mano, furiosa, arrestò quel flusso di lacrime.
Gli occhi di Alain erano al contempo dolci e irosi e quelle stille, che impertinenti sfidavano la sua forza d’animo, ogni volta, lo mettevano alla prova.
Tre settimane erano passate dalla morte di Diane e lui, ogni giovedì, in ricordo del giorno in cui si era suicidata, metteva una rosa bianca in un vaso di vetro, sopra il suo comodino: era il suo modo di ricordarla, di onorarla e si era ripromesso che lo avrebbe fatto per sempre, come un rito perpetuo.
Sentimenti contrastanti si agitavano nel suo cuore senza requie; eppure desiderava rassegnarsi e trovare la pace anche nell’immenso dolore che gli graffiava l’anima e che mai si sarebbe estinto, lo sapeva bene.
Ma non ci riusciva ancora.
Bastien Bourgeois, nobile decaduto e in semi povertà  aveva lasciato sua sorella, un giorno prima delle nozze, per promettersi in sposo a una donna borghese e ricca.
Diane non aveva retto al colpo e, umiliata e tradita, si era tolta la vita, impiccandosi.
Era rimasto per giorni accanto alla salma della sorella senza riuscire a realizzare che fosse morta e che non le avrebbe più riempito  il cuore di gioia e speranza.
Se non fossero andati Oscar e Andrè a cercarlo, dato che non era rientrato in caserma dopo la licenza per il matrimonio, forse sarebbe diventato pazzo.
Invece il suo Comandante e il suo compagno d’armi l’avevano salvato dalla follia.
Standogli accanto, accogliendo il suo dolore e occupandosi della madre, malata, digiuna e abbandonata al suo dolore, si era lasciato pian piano convincere a guardare la realtà.
Aveva accettato che il corpo di Diane venisse composto in una bara e che fosse celebrato il funerale.
Poi Oscar aveva provveduto a comprare un pezzo di terreno per seppellire Diane nel cimitero “Des innocents”, (1) piuttosto che in una fossa comune; inoltre aveva mandato alcuni servi di casa sua affinché ripulissero la casa di Alain, rinfrescandola.
Nello stesso momento aveva trovato una buona donna cui affidare le cure della signora De Soisson per tutto il tempo necessario a riprendersi.
Era stato l’affetto sincero di Oscar, che non aveva badato a spese perché Alain potesse risollevarsi dalle “macerie” della sua casa e del suo dolore, a fargli decidere di continuare a vivere …ma soprattutto per vendicare la sorella.
Dopo circa dieci giorni, senza far trapelare le sue intenzioni ad Oscar e Andrè, si era appostato vicino al fatiscente Palazzo Bourgeois per aspettare Bastien.
Individuatolo, gli aveva puntato la spada al petto per duellare con lui.
In verità avrebbe proprio voluto ucciderlo ma la sua onestà glielo aveva impedito e il duello era stato regolare.
Aveva disarmato quell’ uomo spregevole dopo poche stoccate.
Alain gli aveva urlato in faccia tutto il suo disprezzo e l’odio con la spada puntata sulla gola e forse gli avrebbe inferto il colpo mortale se non lo avesse visto piangere, arreso totalmente alla sua minaccia.
Lacrime di sofferenza, di odio per se stesso, per la sua vigliaccheria.
 
- Uccidimi…uccidimi….
 
- Pensi di suscitarmi pietà? Non ne ho per te, per quello che hai fatto a mia sorella! – un urlo disperato quello di Alain.
 
- Amavo tua sorella ma mio padre ha pensato bene di farmi sposare  con una donna ricca la cui famiglia è interessata al mio titolo nobiliare. Mio padre spera così di risollevare le nostre condizioni economiche. Mi sono rifiutato ma mio padre non ha voluto sentire ragioni, facendo leva sulle nostre difficoltà e io…io non sono riuscito a lottare per me e Diane. Questa mia futura sposa non l’ho nemmeno conosciuta ancora. Sì, sono un vigliacco e merito la morte….
 
Alain era rimasto sconcertato da quella rivelazione e nonostante fosse riuscito a partecipare , emozionalmente, dell’abuso subito da Bastien, non aveva potuto perdonarlo ma rinunciò ad ucciderlo.
In fondo era una vittima anche lui ma era anche un vile, il pavido figlio di un nobile caduto in disgrazia al quale non aveva saputo contrapporre il suo amore per Diane.
Aveva rinfoderato la spada e senza nemmeno guardarlo lo aveva lasciato sul ciglio della strada dove, attaccato a un albero, c’era il suo cavallo e con rabbia e lacrime, si era diretto verso casa.
Da quel giorno, nonostante avesse ripreso ad andare in caserma, il suo cuore sanguinava ancora, stretto perennemente in un groviglio di emozioni dolenti cui solo il ricordo del candore e della dolcezza di Diane riusciva a stemperare un po’.
 
Un mese dopo - 27 Aprile 1789
 
Alain camminava lentamente lungo i vicoli del quartiere, dove abitava,tenendo tra le mani un involto che conteneva alcune provviste comprate al mercato lì vicino; vi era un viavai serrato di gente, povera gente, che tirava a campare come poteva.
Tra visi scavati, smunti e avviliti in corpi magri, rivestiti di poveri stracci che gli passavano davanti, si accorse di una nota stonata in lontananza: una ragazza, che indossava un abito blu di ottima fattura e un velo dello stesso colore a coprire il capo, e teneva tra le mani un mazzo di gigli bianchi, varcò il portone di casa sua per uscirne dopo pochi minuti a mani vuote, scontrandosi proprio con lui!
 
- Oh, perdonatemi Monsieur...- disse la sconosciuta senza sollevare lo sguardo.
 
 
- Non vi preoccupate, Mademoiselle….- rispose Alain chiedendosi che ci facesse una ragazza così raffinata in quel quartiere.
 
La ragazza si allontanò con passo svelto e lui entrò nel portone d’ingresso e fu nel sottoscala che vide appoggiati, sul muro scrostato, i gigli bianchi; stranito si avvicinò ad osservarli e notò un bigliettino.
Mosso da curiosità, lo aprì e rimase sconvolto da ciò che lesse:
 
A Diane De Soisson, perché Dio l’abbia in gloria.
                                                            M. D.
 
- Per mia sorella? – il cuore di Alain cominciò a perdere un battito dopo l’altro e così uscì come una furia per tentare di ritrovare quella ragazza.
 
Corse a perdifiato lungo il vicolo adiacente il palazzone dove abitava e la individuò tra l’andirivieni delle persone indaffarate; la raggiunse in poche falcate e le toccò delicatamente una spalla.
 
- Chi siete?
 
La donna trasalì all’udire la voce di  Alain, si voltò spaventata e il velo le cadde sulle spalle, scoprendo così due occhioni blu circondati da lunghe ciglia, capelli neri raccolti in uno chignon sulla nuca da cui sfuggivano alcune ciocche che, mosse da un leggero venticello, svolazzavano sfiorandole le guance; la carnagione opalescente del viso era ravvivata dalle gote rosate e i lineamenti delicati e regolari, la facevano sembrare una bambola di porcellana.
 
- Perché avete lasciato dei gigli per mia sorella? La conoscevate?- le domandò con tono severo e accusatorio.
 
- No, no. ..non conoscevo vostra sorella. ...- rispose con un filo di voce.

- E allora perché quei fiori??? - tuonò Alain.

 - Solo…solo un gesto per onorare la sua memoria… niente di più – spiegò la ragazza rimettendosi il velo e guardandolo intimorita.
 
- Ma se avete detto che non la conoscevate…Io  davvero non capisco!
 
- Mi…mi chiamo Martine  Dumont  e con quei gigli bianchi, puri come vostra sorella, volevo solo rivolgerle una preghiera perché io…io posso capire la disperazione che deve avere provato….e  mi dispiace. E nella mia preghiera volevo spiegarle, perché io credo che i defunti dall’aldilà possano sentire le nostre parole, che non è una mia scelta sposare Bastien Bourgeois! Sono stati i nostri padri a decidere per noi. Io….io non lo conosco ancora e non lo voglio sposare! –  portandosi le mani agli occhi scoppiò a piangere e prese la via di fuga.
 
Alain rimase prima esterrefatto dallo svelarsi di quella donna, l’altra causa indiretta del suicidio di sua sorella, e poi sconvolto dalla rivelazione di lei di non voler sposare Bastien!
Comprese che sul matrimonio mancato della sorella si era innescata una spirale di morte e disperazione, dove ad averci lasciato la pelle era stata solo Diane; ma certo non era migliore la condizione di Martine, per quanto almeno fosse viva.
Bastien era una figura altrettanto disgraziata con la differenza che avrebbe potuto contrastare il volere del padre.
Provò un’infinita pena per quella ragazza e in pochi istanti realizzò che non solo aveva avuto un pensiero dolce e delicato per la povera Diane ma che avrebbe meritato una parola buona e non i suoi rimbrotti.
Così corse al suo inseguimento.
 
- Fermatevi, fermatevi Martine!

Ma la ragazza correva a perdifiato singhiozzando rumorosamente, gli occhi bassi, finchè non inciampò in un sasso e cadde per terra e fu in quel momento che Alain riuscì a raggiungerla e soccorrerla.
 
- Mademoiselle Martine, perdonatemi, vi prego! Sono stato un villano screanzato…datemi la mano, vi aiuto a sollevarvi da terra….- Alain era davvero costernato.
 
- Andate via, posso farcela da sola…perdonate me, non dovevo turbare la vostra sensibilità …-  Martine sempre più lacrime si rialzò e zoppicando un po’ cercò di affrettare il passo.
 
- Non siate precipitosa…dove vi siete fatta male?
 
- Non….non è niente….lasciatemi andare…-  balbettava la ragazza che rifiutava, sempre decisa, l’aiuto del ragazzo.
 
- Siete testarda, eh! Ma avete trovato uno più ostinato di voi!-  e così, con una presa decisa ma gentile, le afferrò un polso e la obbligò a fermarsi- Dove vi siete fatta male?
 
La ragazza cedette e si fermò e senza smettere di piangere, alzò leggermente la gonna e scoprì il ginocchio destro con un piccolo taglio che però perdeva abbastanza sangue, scivolando in rivoli lungo la gamba.
Alain senza pensarci un attimo la prese in braccio e la fece sedere sul bordo di una piccola fontana circolare nonostante  le proteste di Martine che scalpitava con la gamba illesa.
 
- Lasciatemi scendere! Io non vi conosco…che volete farmi?
 
- Voglio aiutarvi, che cosa potrei farvi? Siete capricciosa come una bambina e recalcitrante come un mulo!-  e dopo un mese ricomparve il sorriso sornione sul volto di Alain.
 
- Ma…ma…come vi permettete? Io non vi conosco e voi non conoscete me!- urlava la ragazza piantandogli dei pugni sul petto.
 
- Mostratemi il ginocchio…
 
- No! -  protestò la ragazza con piglio deciso, gli occhi accigliati.
 
- Quante storie…. -  Alain le sollevò appena la gonna e si ritrovò quel ginocchio sempre più inondato di sangue che si spargeva in scie sottili sulla gamba. Trasse il suo fazzoletto bianco e pulì come poté la ferita e la gamba poi si slacciò il suo foulard rosso e senza indugi lo legò stretto al ginocchio per arrestare il flusso di sangue -  Bene, così andrà meglio.
 
Martine aveva osservato silenziosa e stupita le cure che le aveva dedicato Alain senza riuscire a dire nulla.
 
- Beh…grazie…siete un gentiluomo…-  la giovane si alzò e fece un passo, il ginocchio le doleva e non poté non zoppicare.
 
- Vi accompagnerei volentieri a casa vostra ma so che me lo impedireste…le convenzioni sociali prima di tutto, vero?
 
- Dite bene, Monsieur…- convenne Martine.
 
- Mi chiamo Alain, a me le convenzioni sociali non piacciono. Comunque, mi presento in modo formale: il mio nome è Alain De Soisson -  e prendendole la mano le fece il baciamano, facendola arrossire.
 
- Il mio lo sai  già…Alain. Anche io sono solo Martine. Grazie di tutto, Alain,  ora vado… - e la giovane riprese a camminare con passo claudicante.
 
- Su, ti sorreggo per un po’ e…non dire di no -  disse Alain.
 
- Io dovrei impedirtelo…potresti essere un furfante ma sento di potermi fidare di te e non solo per quel grande dolore che ti naviga dentro- disse Martine con un sorriso amaro.
 
- Mi hai letto dentro alla perfezione… Scusami se ti ho aggredito prima ma non potevo sapere chi fossi. Anche se la mia adorata Diane è morta, io continuerò a proteggere e difendere la sua memoria. E ho davvero apprezzato il tuo gesto, veramente tanto.
 
- Volevo che sapesse, ascoltando le mie preghiere e vedendo questi fiori puri, dall’alto dei cieli,  che il suo matrimonio non è fallito per colpa mia! Io non lo voglio sposare quell’uomo! E’ un vigliacco! Doveva contrastare il padre! Che uomo dovrei avere al mio fianco? Uno che non ha esitato un attimo a vendere la sua donna per averne una ricca? Dio, è inaudito!  - la ragazza, neanche conoscesse Alain da una vita, gli riversò  tutti i suoi pensieri, la sua rabbia, il suo sconvolgimento -  Io non lo voglio sposare, né ora né mai! Sono disposta a tutto pur di non legare la mia vita a quello! – esplose furibonda e guardandolo con occhi fiammeggianti, le mani contratte in due pugni serrati.
 
- Hai ragione Martine, calmati adesso…-  disse Alain, rattristato, afferrandole le mani e farle sentire la sua piena solidarietà.
 
Martine riprese a piangere  sommessamente, al colmo della disperazione.
 
- Io sono disposta a tutto pur di non sposarmi! – ripetè - Anche farmi monaca e…e lo dico seriamente! Lo farò, lo farò!Perchè mio padre non cambierà idea nonostante le mie proteste! Oh, ma tu che c’entri con la mia disperazione? Scusa, scusa…adesso vado, davvero. Grazie Alain….-  disse Martine con due occhi così dolci e tristi che smossero qualcosa nel cuore di Alain.
 
- Aspetta Martine….tranquillizzati. Respira e ascoltami bene – disse trattenendola delicatamente per un braccio – Davvero credi di non riuscire a evitare questo matrimonio? E’ così ostinato tuo padre, così poco rispettoso della tua vita?
 
- Mio padre non è cattivo, mi vuole bene ma crede fermamente in questo matrimonio per incrementare i suoi affari, potendo vantare nella sua famiglia, una figlia contessa. Mio padre è un commerciante di tessuti. Siamo abbastanza ricchi ma lui lo vuole essere di più…
 
- A tue spese…. – commentò acido Alain .
 
-  Sì, dice che devo capire…che anche i nobili fanno così….Io però non capisco, davvero non capisco! Ma, costi quel che costi, sfuggirò a questo matrimonio: sono pronta a tutto! Adesso devo proprio andare, Alain…grazie per avermi ascoltata.
 
- Aspetta…davvero pensi di farti monaca?
 
- E’ l’unica soluzione in grado di salvarmi da quello scellerato. Ho una zia madre badessa in un convento, a Nevers, andrò da lei:non potrà rifiutarmi! – rispose lei.
 
- Ma…senza vocazione, non sarà felice la tua vita… - osservò Alain.
 
- Anche accanto a Bastien: tra i due mali scelgo il minore -  riprese a piangere Martine.
 
- E poi, hai già pianificato tutto? Sai come raggiungere Nevers?
 
- Veramente no, non ci ho ancor pensato ma non mi perdo d’animo…troverò un modo, quale non lo so ancora…ho tre mesi di tempo prima che venga celebrato il matrimonio – disse Martine.
 
- Ascoltami: io voglio aiutarti, se vuoi, se ti va…Dammi quattro giorni di tempo per pensarci su.
 
- Alain…perché ti dai tutta questa pena per me?- gli chiese Martine con sguardo dolce.
 
Alain sollevò un angolo della bocca in un mezzo sorriso e gli occhi, penetranti, divennero  un caleidoscopio di emozioni: rabbia, dolore, tenerezza, rimpianto, afflizione, speranza.
 
- …perché rivedo in te mia sorella…la mia piccola Diane che non sono riuscito a proteggere dall’uomo sbagliato e da una morte terribile -  spiegò Alain in tono accorato e con un nodo alla gola che sciolse alcune lacrime nei suoi tristi occhi castani -  Se potessi salvare te da una vita sbagliata, ne sarei felice e forse riuscirei a rassegnarmi definitivamente da un senso di colpa che non riesco a togliermi dal cuore…
 
- Ma non sei tu a dover avere un senso di colpa….-  dissentì Martine.
 
- Con la testa lo comprendo pure io ma con il cuore mi dico che avrei dovuto capire, magari conoscere meglio quel vigliacco…non so…
 
- Non struggerti, ti prego…rimproverarti per qualcosa che tu non hai fatto è perfettamente inutile e ti avvelena l’anima. Invece….rasserenati, fallo per Diane – disse Martine sfiorandogli il braccio con una mano, in un gesto tenero e delicato che conquistò il cuore di Alain facendogli decidere definitivamente che avrebbe aiutato quella ragazza così dolce.
 
Alain catturò quella mano piccola e gentile e la strinse tra le sue con molto rispetto e ammirazione.
 
- Te lo ripeto: vuoi farti aiutare da me?
 
- Io….ma…- Martine titubava.
 
Non riusciva a credere di sentire di potersi fidare di lui! Lo conosceva da forse neanche un’ora!
Eppure c’era nel suo sguardo una umanità e una onestà lampanti e non travisati dalle sue sensazioni.
Voleva fidarsi, sì…ma…. pensava anche che non le sembrava giusto sconvolgere la vita di quell’uomo già parecchio messa a dura prova!
 
- Se non sai se fidarti di me, lo capisco ma se decidi di farlo, tra cinque giorni ti aspetto nella caserma della Guardia Metropolitana, dove sono arruolato, e farti conoscere il  Comandante Jarjayes che garantirà per me -  disse Alain.
 
- Il Comandante Jarjayes? La donna-soldato? – domandò stupita Martine.
 
- Sì, lei: la conosci?
 
- Di fama, certo! Ne ho sentito parlare da amiche di mia madre…Ne parlano benissimo e mi ha sempre incuriosito questa donna che vive come un uomo, libera e senza costrizioni…la invidio tantissimo!
 
- Non è una vita semplice la sua, ti assicuro. Allora, mi concedi l’onore di aiutarti?
 
- E sia! Povero te! Spero che non vedrai un mare di guai per colpa mia! – esclamò seriamente impensierita.
 
- Non ti preoccupare per me. Piuttosto dimmi: vuoi davvero farti monaca o potrebbe interessarti una scelta alternativa?
 
- Se esistesse una soluzione diversa per me….sì, la preferirei a una vita da religiosa -  disse storcendo un po’ il naso e corrugando la fronte in un modo quasi bambinesco svelando negli occhi una luce di speranza che la fece sorridere serena.
 
E in quegli stessi occhi speranzosi si specchiarono quelli di Alain animati dalla stessa luce.
 
- Ti aspetto tra cinque giorni in caserma -  e così dicendo le prese le mani e gliele baciò entrambe lanciandole, nel contempo, uno sguardo di profonda empatia.
 
Martine arrossì lievemente ed esibì un sorriso accennato mentre nel suo cuore esplodeva una imprevista contentezza.
Sottraendo lentamente le mani alle labbra di Alain, Martine  si sollevò il velo sulla testa e andò via.
 
- Ciao Alain…e grazie!  - e per un  breve tratto corse girandosi più volte verso Alain agitando la mano in segno di saluto.
 
La sua figura esprimeva brio e gaiezza.
 
Ad Alain sembrò proprio sua sorella…
 
Diane….
 
Il giovane scoppiò a piangere non trattenendo le sue emozioni e non curandosi di alcune persone che lo guardavano incuriositi.
 
Diane, aiuterò Martine come avrei fatto con te e se la salverò, mi sentirò felice in nome tuo…in nome tuo…tesoro mio…
 
Alain prese a correre, in direzione della sua casa non smettendo di piangere ma sentendo dentro al cuore una piacevole emozione.
Quella sera stessa, rientrando in caserma, Alain chiese e ottenne da Oscar una licenza di tre giorni, raccontando del suo incredibile incontro con Martine e la sua intenzione di salvarla. 
Sia Oscar che Andrè, presente in ufficio, rividero dopo tanto tempo il cipiglio deciso e infervorato di Alain e il cuore colmo di…voglia di vita, finalmente e, per quanto trovassero un po’ azzardato e avventuroso il suo piano, pensarono che sarebbe di certo riuscito nel suo intento.
 
E l’indomani Alain partì per Dieppe, in Alta Normandia….
 
25 Giugno 1789
 
La notte era illuminata dalla luna piena e da una miriade di stelle che scintillavano in un cielo sgombro di nuvole; l’aria era pervasa dai dolci profumi di fiori e frutti estivi e da un vago ma percettibile odore di salsedine….erano già in Alta Normandia, ancora poche ore e sarebbero arrivati a  Dieppe.
Sensazioni ed odori familiari sulla pelle in quella regione dove un bel po’ di tempo fa,  Alain si recava, ancora piccolo, con la sua famiglia per un breve periodo dallo zio Joseph, fratello minore del padre.
Una struggente nostalgia ghermì il suo cuore insieme ai ricordi di una infanzia felice.
Allontanò quelle antiche e amate immagini e si volse a guardare la sua compagna di viaggio che si era assopita con la testa malamente reclinata sul sedile della carrozza.
Allora si avvicinò a Martine e con estrema delicatezza spostò il suo capo in modo che poggiasse sulla sua spalla.
La ragazza non si svegliò.
Osservò quel volto di bambola e le sembrò una bambina, una fatina forse un elfo….
Per la prima volta, dopo un mese che la conosceva e con la quale aveva progettato quella fuga, non rivide Diane ma proprio lei, Martine Dumont, figlia di un ricco commerciante di tessuti che aveva deciso, caparbia e tenace, che non avrebbe sposato il vile Bastien Bourgeois e che per riuscirci, grazie al loro casuale incontro, aveva deciso di fuggire dalla sua famiglia, dalla sua città, dalla sua vita senza alcun rimpianto!
E senza doversi fare monaca!
Perché, dopo aver rivisto Alain in caserma, cinque giorni dopo il loro primo incontro, e aver fatto conoscenza con Oscar che l’aveva rassicurata sulla sua correttezza e sincerità, e con  Andrè, il suo migliore amico, aveva capito che era stata fortunata a incrociarlo nella sua vita.
Si era affidata completamente a lui che, nei tre giorni precedenti, si era recato a Dieppe dallo zio Joseph che era il mezzadro di un fondo di proprietà di un barone della città.
Suo zio, che viveva con la moglie  e due figlie, era anche l’uomo di fiducia del barone e gestiva il lavoro degli altri contadini.
Pensò che avrebbe potuto tenere in casa Martine fin quando non avesse deciso insieme a lei che fare.
Martine trovò che rifugiarsi a Dieppe sarebbe stato perfetto e aggiunse anche che avrebbe potuto lavorare dallo zio; sapeva ricamare, cucire e comunque era disposta a fare anche la contadina o la cameriera.
Durante quel mese Alain si era recato un’altra volta a Dieppe e suo zio gli aveva garantito che una ricamatrice e una sarta non erano mai abbastanza in quella grande casa colonica, così la decisione venne presa definitivamente: Martine sarebbe andata a lavorare da loro.
Rassicurato sul fatto che il signor Dumont, per quanto ricco, non avesse amicizie potenti in grado di aiutarlo a ritrovare la figlia, in un luogo così lontano, la fuga fu pianificata nei minimi dettagli.
E quella notte, carica di un solo bagaglio, Martine era sgattaiolata da casa sua; nell’angolo della via era appostata la carrozza dei Jarjayes guidata daLucien, uno dei cocchieri di famiglia, e con Alain allo sportello aperto, era entrata dentro velocemente alla volta di Dieppe.

La carrozza sobbalzò e la testa di Martine scivolò un poco dalla sua spalla ma lui la riportò nella posizione di prima e indugiò con la mano in una carezza lieve sul suo volto.
Era forte Martine, coraggiosa e matura, il cuore saldo nonostante i suoi ventitré anni e sentì una profonda ammirazione per lei.
Si sentì felice al pensiero di averla salvata, anche grazie all’aiuto di Oscar  e Andrè, e si augurò che a Dieppe avrebbe trovato la sua vita.
Lui non l’avrebbe di certo abbandonata ma sarebbe andato a trovarla ad ogni licenza.
Ormai era il suo angelo protettore e non solo….
In quel periodo trascorso a progettare la sua fuga, vedendosi quasi ogni giorno e conoscendo sempre meglio Martine era accaduto qualcosa che non aveva previsto e immaginato, considerato il dolore per la morte di Diane che era una spina perenne conficcata nel suo cuore….
Si era accorto che era bella, che gli piacevano quegli occhi blu, le gote eternamente rosate, la voce allegra e la bocca sempre sorridente.
Per non parlare della sua intelligenza vivace e spiccata.
Lui, che si era innamorato solo una volta nella sua vita, da adolescente, e che aveva poi scelto di accontentarsi dell’amore a pagamento senza alcun desiderio di formarsi una famiglia, ora….sentiva che il suo cuore orchestrava nuove emozioni, insieme a quelle dolenti, incredibilmente dolci e travolgenti.
Martine, oltre ad essere stata la cura per il suo tremendo lutto, gli aveva fatto ritrovare quel piacere, da tempo messo da parte, di sorridere in modo semplice, gratuito, naturale invece del suo solito atteggiamento scanzonato e disincantato verso la vita che pure non aveva del tutto perduto.
Da alcuni giorni, davvero non si riconosceva più: il cuore gli accelerava nel petto quando la vedeva arrivare o quando lo guardava con gli occhi pieni di entusiasmo  o quando ancora si incantava  per alcuni attimi persa nei suoi sogni…
E al pensiero che, trasferendosi a Dieppe, l’avrebbe vista saltuariamente, sentiva il cuore stringersi in una morsa fastidiosa e avvertiva un strano senso di vuoto.
 
Sei messo male, Alain…Può essere che ti sei innamorato di questa ragazza? Dovevi solo salvarla, nulla di più. Torna in te, Alain. Vorresti soffrire anche per lei? Basta chiudi il tuo cuore…così si era detto il giorno prima della fuga.
 
Ed ora, eccola, addormentata sulla sua spalla, lo sguardo sereno di chi è in pace con se stesso.
La luce della luna, bianca e argentata, penetrò all’interno della carrozza posandosi sul volto perlaceo di Martine e se ne sentì rapito, attratto irrimediabilmente e le dita della sua mano presero a danzare sulle sue guance morbide e lisce.
Non avrebbe smesso mai se….non si fosse svegliata.
Ritrasse immediatamente la mano mentre lei lo guardava interrogativa.
 
- Ho dormito sulla tua spalla? Oh, scusa!
 
- Di cosa? E’ stato bello… - e il suo cuore fremeva, le mani quasi tremavano.
 
Dio, che mi succede? Il cuore mi sta facendo brutti scherzi…..
 
- Alain…ti ho mai ringraziato abbastanza? – disse lei con voce carezzevole puntandogli due occhi dolcissimi.
 
- Non dirlo nemmeno…. – una risposta trepida cercando di sfuggire quello sguardo e quelle labbra morbide e tremendamente invitanti.
 
- Alain….- di nuovo il suo nome – abbracciami…
 
Il cuore gli balzò nella gola in preda a una emozione fortissima ed esitò…poi, cedette, cedette a quel meraviglioso volo di farfalle che gli intasava il petto e come librandosi dalla sua gola, lo liberaò da un dolce tormento.
 
- Oh, Martine!
 
Alain se la strinse al petto più forte che potè, sfiorandole la schiena con delicatezza e strofinando le proprie guance sui suoi capelli per un tempo che gli sembrò infinito…poi lei si staccò dal suo abbraccio e lo guardò sorridendogli.
 
- Alain, non mi abbandoni, vero?  - gli domandò prendendogli il volto tra le mani.
 
- Mai -  rispose fissandola dritto negli occhi che le luccicavano e allora decise di consegnarsi alle sue emozioni e a sua volta, prese tra le sue mani il volto della ragazza e la baciò con la gioia che gli esplodeva nel petto!
 
Martine, come se non aspettasse altro,  corrispose a quel bacio con eguale impeto.
 
Fu un bacio che si moltiplicò in infiniti baci mentre la notte cedeva il posto all’alba di un nuovo giorno denso di prospettive meravigliose.
E mentre Alain e Martine continuavano a baciarsi e ad accarezzarsi ,nelle loro menti si disegnava un solo nome: Diane.
La morte di Diane, incredibilmente, aveva aperto la speranza, la gioia e l’amore in due esistenze che avevano creduto di vedere le loro vite spezzate dall’egoismo, dal desiderio di ricchezza, dalla viltà, dall’incapacità di saper vivere la realtà così com’è, invece di accettarla in una resa incondizionata, di pieno affidamento ad essa.
Ed è proprio nell’accogliere le proprie ombre e il percorrere i labirinti più intricati e imperscrutabili della propria anima, dove sembra dominare solo la sofferenza…beh…è proprio lì che è nascosta la strada che serve all’anima per trovare la propria felicità.  

ANGOLO DELL'AUTRICE

Ancora un enorme grazie a Luna22474 e Queenjane che carinamente mi hanno indicato link, dato informazioni personali, suggerito idee in relazione ai cimiteri di Parigi, al come venivano sepolti ricchi e poveri, e allo scambio di battute su altri argomenti ! Vi abbraccio e vi bacio!
E un altro grazie a tutte le altre autrici e alle lettrici che non mancano mai di dimostrarmi la loro simpatia! Vi stringo nel mio abbracio!
Sandra
 
NOTE
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l Cimitero degli Innocents o Cimitero dei Saints-Innocents (Cimitero degli Innocenti o Cimitero dei Santi Innocenti; in francese: Cimetière des Innocents o Cimetière des Saints-Innocents) è stato un cimitero parrocchiale parigino, eretto nel Medioevo e chiuso verso la fine del XVIII secolo. È stato uno dei più grandi cimiteri di Parigi, caratterizzato per lo più da fosse comuni; sorgeva dove oggi sorge Place Joachim-du-Bellay, vicino il quartiere di Les Halles e vicino la Chiesa di Saint-Eustache, a meno di un chilometro a Nord dalla Cattedrale di Notre-Dame.
Il cimitero prese il nome dalla vicina "Chiesa dei Santi Innocenti" (Église des Saints-Innocents), ai tempi situata all'angolo nord-est della piazza ed anch'essa scomparsa nel tempo; il nome attribuito sia al cimitero che alla chiesa si riferisce al massacro biblico dei bambini innocenti ordinato da Re Erode.
Questo cimitero prendeva anche il nome di "Carnaio degli Innocenti", per il fatto che, col passare dei secoli, questo cimitero si caratterizzò per lo più da malsepolture, con i corpi accatastati l'uno sull'altro e ciò portava spesso non solo al crollo delle ossa oltre le mura, ma anche alle fuoriuscite delle scorie organiche prodotte dalla decomposizione dei cadaveri che raggiungevano le strade ed i passanti, generando notevoli disagi. Venne chiuso a causa della malasanità generata dalla saturazione dei cadaveri, che facevano proliferare a loro volta epidemie di varia natura. Dal 1786 al 1788 vennero riesumati alcuni corpi presenti allora e da qui trasportati alle catacombe del quartiere di Montparnasse, vicino all'omonimo cimitero.
Durante gli anni in cui sorgeva il cimitero, si vociferava tra i cittadini che la terra del Cimitero degli Innocents era capace di "mangiarsi" i suoi cadaveri nel giro di nove giorni.
  
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