Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: mattmary15    26/09/2015    0 recensioni
Rosemaria porta il nome di due muri. E' un nome pesante come la massa di mattoni che li costituiscono. Levi invece è il nome di un fantasma, leggero e quasi invisibile. Cosa li unisce se anche le giubbe che indossano hanno stemmi diversi?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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#7
Tanti anni fa Levi ha imparato a correre. Non come fanno le persone. Come fanno le bestie feroci che corrono per sopravvivere. Eppure adesso gli sembra di non riuscire a staccare i piedi da terra. Sta correndo. Di certo sta correndo. Da quanto tempo ormai? Sente l’aria sulla faccia, percepisce i muscoli che si tendono eppure è come se qualcosa lo avesse inchiodato a terra. I lacci che fasciano il suo corpo e che normalmente lo fanno volare, sembra che stringano per impedirgli di darsi il necessario slancio.
Il foro dal quale è tornato in superficie è lontano dal luogo in cui Erwin e il resto della squadra aspettano. Non è preoccupato. Arriverà certamente prima che scada il tempo convenuto. Per questo, forse, il rumore come di un’esplosione lo blocca per un attimo. Si guarda intorno. Si guarda indietro. Erwin non avrebbe mai deciso di far saltare l’ingresso fuori dai termini dell’accordo. A meno che non sia intervenuto un qualche fattore in grado da cambiare le sue valutazioni, in grado da fargli credere necessario sacrificare la loro vita. Quando la nuvola di polvere si abbassa, lo vede. Un gigante corre verso di lui con un’espressione sorridente e maligna. Pregusta il pasto? No. E’ solo incapace di provare emozioni. La prima volta che si è reso conto che i giganti mostrano una singola emozione facciale, ha smesso di provare piacere nell’ucciderli. I maledetti figli di puttana non ti danno neppure la soddisfazione.
Se non ci fosse Rose ad aspettare laggiù, ora si toglierebbe almeno lo sfizio di fare a pezzi quell’avanzo di merda. Ma c’è Rose. E c’è Erwin. Se lui ora la facesse saltare in aria, li odierebbe entrambi. E non può odiare Erwin. Non l’uomo che lo ha tirato fuori dal fango, che gli ha mostrato la luce, che gli ha dato una ragione per vivere.  E non può odiare neppure Rose così schifosamente simile a lui nella sua incapacità di credere nel futuro.
Così Levi gli da le spalle e si mette a correre. Nella sua decisione non ha considerato neppure per un momento che il suo dispositivo per la manovra tridimensionale è rotto.
Mentre il gigante si mette al suo inseguimento, mentre assimila il tremore sotto i suoi piedi come l’effetto della corsa della creatura realizza che le miniere, al momento, non sono affatto un posto sicuro.  La rabbia che lo avvolge è come se lo caricasse di stamina. Il gigante accorcia la distanza tra loro. Quando è ad un tiro di schioppo dal capitano, il gigante allunga una mano.  Levi salta. Rotola in terra, estrae le lame.
“Non ho tempo da perdere con te!” urla furioso risalendo lungo il braccio del gigante che si solleva come a voler cacciare una mosca. Levi salta ancora, fa una capriola in aria e inverte l’impugnatura delle spade. Non può puntare direttamente alla collottola così è il braccio del gigante a finire reciso.
“Capitano! Da questa parte!” La voce di Petra lo spinge a voltarsi. La sua squadra corre verso di lui. Si sono  già disposti nella formazione per gli attacchi in spazi aperti. Al gigante manca già un braccio e i suoi quattro ragazzi se ne sbarazzeranno facilmente. Riprende a correre. Di fronte all’arco d’ingresso della miniera ci sono Eren, Mikasa ed Armin.
“Dov’è Erwin?” chiede Levi asciugandosi con una mano il sudore dalla fronte. Mikasa risponde con una certa premura nella voce.
“Abbiamo disposto le cariche. Poi c’è stato quell’orrendo frastuono. Erwin è sceso nella miniera.”
“Merda”, fa Levi togliendosi mantello e giubba “Armin dammi un arpione di ricambio.”
“Un gigante ci ha attaccato! Perché Mike e Hanji non mandano nessuno ad aiutarci?” chiede Eren.
“E’ un solo gigante. I piani non cambiano. Mikasa, prendi Eren e Armin e raggiungi Petra. A quest’ora si saranno già sbarazzati del gigante. Tornate tutti da Hanji.”
“Dov’è Rose?” chiede Armin.
“Vado a riprenderla. Muovetevi, andate.” Levi li segue con lo sguardo fino a che non vede che le tre reclute si sono ricongiunte alla squadra poi si precipita di nuovo nel buco che è diventato l’ingresso della miniera.
Anche se le pareti sono franate, il percorso è libero e l’atrio della porta che avevano trovato chiusa solo pochi minuti prima è aperta. La voce di Erwin è appena un sussurro.
“Coraggio, Rose. Apri gli occhi!” L’uomo è accovacciato su di lei e le preme entrambi i palmi sul petto a ritmo regolare. Levi lo vede chinarsi su di lei e posare le sue labbra su quelle della ragazza. Di nuovo Erwin prende a massaggiarle il torace e di nuovo si china su di lei. Stavolta gli è addosso prima che possa di nuovo toccarla. Levi lo scosta malamente e guarda il corpo della ragazza disteso a terra.
“Levi, sto provando a rianimarla ma lei è” dice interrompendosi alla vista degli occhi furenti del suo subalterno. Levi non smette di fissare le ferite sul volto di Rose. Poi solleva un pugno. Una volta qualcuno gli ha infilato la testa sott’acqua e lui ha creduto di morire. Poi un uomo con un cappello fuori moda in testa ha alzato un braccio e ha scagliato un pugno con tutta la sua forza, la sua rabbia, la sua cattiveria forse, sul suo petto e il suo cuore a ripreso a battere. Così Levi guarda il viso livido di Rose e pensa che non si sveglierà con un bacio. Lei non è il tipo che crede alle favole romantiche. Però se lui prende a pugni il suo gelido cuore, allora lei riaprirà gli occhi per restituire il favore. Il ragazzo abbassa con violenza il braccio e colpisce. Una, due volte. Alla terza, gli occhi di Rose si aprono di scatto. Non come quando ci si risveglia da un bel sogno ma come quando ci si scuote da un incubo. Si solleva stringendo con forza gli avambracci della persona di fronte a lei. I suoi occhi sbarrati vedono Levi. Lui ricade sui talloni, lei gli si lascia andare addosso.
“Sei tornato.”
“Non dimentico mai niente”, risponde lui senza muoversi.
“Mai niente” ripete lei strofinando appena la fronte sulla sua maglietta bianca sporca di sangue e polvere.
“Ti devo la vita.”
“Ho solo obbedito agli ordini”, dice guardando Erwin che si pulisce le mani ricambiando lo sguardo. Mentre parla vorrebbe chiedergli perché lui, il comandante dagli occhi e cuore di ghiaccio, non l’ha fatto. Quegli occhi non gli rispondono anche se hanno sentito bene quella domanda non fatta. Levi allora si sente in diritto di trasgredire anche lui alla rigida morale che da anni si è imposto. Passa un braccio intorno alle spalle di Rose e un altro sotto le sue ginocchia e si alza portandola con sé.
“Posso camminare,” si oppone lei.
“Sta zitta.”
Erwin lascia loro qualche metro, getta un’ultima occhiata nell’oscurità come se avesse percepito una presenza in fondo a quella caverna e risale anche lui.
La luce dell’aria aperta li acceca. Erwin si guarda intorno.
“Dove sono Eren, Mikasa ed Armin?” chiede il comandante.
“Li ho rimandati da Hanji” risponde Levi poggiando a terra Rose “Davvero puoi camminare?” La ragazza annuisce. Levi infila di nuovo giacca e mantello e si inginocchia di fronte a Rose.
“Non è necessario che tu menta.”
“Sono solo stordita. Dammi un minuto.”
“Non ne abbiamo neppure uno,” interviene Erwin “sono sulle tracce di Eren.”  Per un momento nessuno parla. Erwin prosegue “Levi, raggiungi la tua squadra. Riprendete i cavalli e cavalcate verso la foresta degli alberi giganti. Di a Mike che io e il caporale Zackley lo raggiungeremo presto e ci rimetteremo tutti in marcia nella stessa direzione.”
“Non intendi cambiare i piani?” chiede Levi.
“No.”
“D’accordo”, fa alzandosi. Rose lo trattiene per un braccio e lui si volta a guardarla.
“Non c’entra la gendarmeria. Non come credi tu. Non lanciarti contro i giganti senza guardarli negli occhi.” Levi sente la pressione delle sue dita venire meno e si alza. Quando passa di fianco ad Erwin lui gli mette una mano sulla spalla.
“Fa attenzione. Hai già sprecato molte energie.”
“Se dovesse succedermi qualcosa, metti il caporale Zackley in condizioni di cavarsela.” Erwin stringe un po’ di più la presa sulla spalla del soldato più basso.
“Non distrarti, siamo in missione.”
“Non sono io quello che le ha infilato la lingua in bocca. Tu riportala a casa, non ti sto chiedendo altro. Non ti ho mai chiesto niente.”
“Farò ciò che posso ma mi auguro di poter riprendere questo argomento con te.” Levi sorride e si allontana.
“Cosa ti ha detto?” gli chiede Rose.
“E tu cosa gli hai detto?”
“Affari miei.”
“Bene, allora alzati e andiamo. Non possiamo restare troppo tempo allo scoperto.” Rose si tira su, barcolla e ricade. Le braccia possenti di Erwin l’afferrano.
“Sei troppo orgogliosa, ragazza. Gli somigli.”
“Non fare l’errore di credere che sono come Levi.”
“Ho detto solo che gli somigli. Forse dovrò usare le maniere forti anche con te.”
“Non servirebbe, lo hanno già fatto.” A quelle parole Erwin sente stringere qualcosa dentro. Possibile che qualcuno abbia usato violenza su Rose? Che lo abbia fatto suo padre?
“Nessuno ha il diritto di lamentarsi in un mondo tanto crudele.” Rose sorride sforzandosi di tenersi in piedi. Non lascia andare il braccio di Erwin. Quelle parole sono tipiche di lui.
“Anche questo è un ordine?” chiede lei.
“Sì. Nella mia squadra nessuno cede allo sconforto. Lo si fa per rispetto ai morti. A quelli che sono stati divorati nelle loro uniformi troppo piccole, nei loro sogni stritolati dai denti di quelle creature, nelle loro speranze scivolate via col loro sangue sparso su questa terra che ci rifiuta.” Rose sente le lacrime pungere agli angoli dei suoi occhi. “Vuoi piangere per essere ancora viva? Piangi di gioia allora, Rosemaria, se no muori al posto di qualcun altro che vuole vivere.”
“Lasciami”, dice lei.
“Che vuoi fare?”
“Lasciami scegliere, comandante Erwin”, fa Rose sfilandosi la giubba e porgendola all’uomo. Erwin prende la giacca con l’emblema dell’unicorno mentre Rose si volta per raggiungere il suo cavallo. Il peso di qualcosa di più grande delle sue spalle le ricade all’improvviso addosso. Erwin le ha posato la sua giubba addosso.
Lei se la infila e incita il suo cavallo al galoppo. Erwin la segue senza sapere bene cosa pensare di quella figura che adesso gli appare così minuta e che cavalca davanti a lui. E’ un nemico? Lo era e ora non lo è più? Levi prova qualcosa per lei? Lui sta provando qualcosa? No. Scuote il capo. La sua vita è votata ad un bene superiore e lei potrebbe essere sua figlia. Questo forse è esagerare. Comunque è chiaro che Levi ha mostrato qualcosa di più di un’ostile indifferenza per lei e questo cancella automaticamente qualunque suo pensiero in proposito.
La voce di Mike lo riporta alla realtà. Il suo subalterno gli sta chiedendo cosa è successo. Cosa potrebbe rispondere?
“Un incidente. L’attacco di un gigante”, risponde solo. Non si tratta sempre di questo? Dell’attacco dei giganti? E lui è l’uomo della controffensiva dell’umanità. Può ingannare Mike ma non Hanji, la sua brillante Hanji. Nei suoi pensieri Hanji è il suo sostituto naturale.
“Dov’è Levi?” chiede lei con le lenti che gli impediscono di vedere i suoi occhi.
“Nell’avamposto. Sta proteggendo Eren.”
“E lei?” chiede indicando Rose “E’ ferita? Era davvero una trappola? Perché indossa la tua giubba?”
“Ci ha attaccato un gigante mentre Levi e Rosemaria erano in perlustrazione. Non so ancora cosa sia accaduto la sotto. Lo approfondirò alla fine della missione. Poi la miniera è crollata. Ora come ora non posso dire altro. Tu hai notizie?”
“Un gigante anomalo ha attaccato il lato sinistro decimandolo. Ora insegue il blocco centrale dove si trova la squadra Levi.”
“Vogliono Eren. Vanno verso la foresta, giusto?”
“Come da tuoi ordini. Le altre squadre cosa devono fare?”
“Si fermino al limitare della foresta. Non voglio che altri giganti vi entrino.”
“Allora io vado a trasmettere gli ordini. Ah, Erwin”, fa Zoe lasciando in sospeso la frase.
“Sì?”
“Riferiscono che l’anomalo è più forte degli altri giganti. Se Levi fosse ferito o provato, non sarebbe meglio andare in suo soccorso?” Erwin guarda Rose e poi torna a fissare Hanji.
“Seguiamo il piano.”
“Come vuoi”, fa la ragazza allontanandosi e raggiungendo Jean e Armin.
“Ragazzi, gli ordini del comandante sono di proteggere il confine della foresta degli alberi giganti. Solo i graduati vi entreranno.”
“Io cosa faccio?” chiede Rose.
“Rimani con i cadetti.”
“Dovrei ricongiungermi alla squadra Levi”, tenta di dire la ragazza.
“E’ escluso. Sono troppo distanti ormai, inoltre non sai combattere e saresti di peso a Levi.”
A queste parole Rose tace. Le viene fornito un dispositivo per la manovra tridimensionale non appena raggiunge il limitare del bosco. Con gli altri si arrampica sugli alberi. Tra tutti, Mikasa sembra molto nervosa.
“Che diavolo ci facciamo qui? Non dovremmo combattere?”
“Non ce n’è bisogno,” fa Rose “la nostra presenza attira i giganti. In questo momento svolgiamo la stessa funzione dei distretti di Shiganshina e Trost.”
“Ma certo!” esclama Armin “Finché sono intenti a divorare noi, non penseranno ad inseguire Eren.”
“Questo lo avevo capito Armin, ma Eren? Dove lo stanno portando?” chiede ancora Mikasa.
“Francamente non lo so, Mikasa,” ammette il biondo “idee?” Come se le parole di Armin avessero fatto cadere un velo dagli occhi di Rose, la ragazza si scuote.
“Non lo stanno portando da nessuna parte.”
“Che intendi dire, Rose?” esclama Mikasa.
“Figlio di puttana!” fa Rose estraendo le pistole per il controllo del dispositivo agganciato alla sua cintura “Ammetto di avere sottovalutato Erwin. Loro hanno usato me come esca e lui aveva già in mente di usare Eren!” Mikasa sfodera anch’ella le lame. L’idea che Eren possa essere un’esca in un piano astruso di Smith, la manda fuori di testa.
“Io vado!” urla Mikasa.
“Vengo con te!” le fa eco Rose.
Le due ragazze si ritrovano a volare di ramo in ramo come se fossero una persona sola. Eppure non potrebbero essere più diverse. Solo su una cosa si somigliano. Sono istintive. Per questo quando una nuova esplosione si ode tra gli alberi, Mikasa scarta un gigante dieci metri e va a destra mentre Rose prosegue diritto.
Forse è un’egoista, forse davvero pensa che la razza umana meriti l’estinzione, forse crede che sia meglio che i giganti si uccidano tra loro, lei però vuole solo raggiungere la squadra Levi prima che sia troppo tardi. Nessuno ha chance di sopravvivere se combatte un gigante che in realtà è un essere umano credendo che si tratti di uno dei titani normali. Neppure Levi. Ora si pente di non averglielo detto esplicitamente. Non avrebbe dovuto semplicemente cercare di farglielo capire, avrebbe dovuto dirgli chiaramente che a dargli la caccia sono umani dotati dello stesso potere di Eren.
L’ha capito molto tempo prima che vedesse il ragazzo dagli occhi verdi che c’era qualcosa di strano nel gigante colossale che aveva distrutto il Wall Maria. Ha vissuto cinque anni nella gendarmeria sempre sul filo del rasoio solo per indagare per conto proprio su di esso.
Quando vede il corpo fasciato di verde e marrone che penzola dall’alto di un ramo, il cuore le salta in gola. Lo raggiunge e quasi non respira quando lo guarda in faccia. E’ Gunther. E’ morto e ad ucciderlo non sembra essere stato neppure un gigante. Ripensa all’uomo nella miniera. Forse è stato lui. Magari è stato il suo complice. Segue i rumori e li vede. Il cadavere di Erd tranciato di netto e Ouro a pochi metri da lui. Ouro ha ancora gli occhi aperti e con la mano indica qualcosa. Rose gli corre incontro.
“Ouro, coraggio, ti porto in salvo.”
“..tra..” Rose si volta e la vede. Petra è riversa contro il tronco di un albero.
“Resisti”, fa infilando le mani nelle tasche della giubba enorme e trovando un fazzoletto. Glielo preme sul torace bloccandoglielo con una delle cinghie. Corre verso Petra. E’ priva di sensi ma è miracolosamente viva. Se la issa in spalla e la porta vicino a Ouro. Rose sente l’odore del sangue e una nausea che non ha mai provato in vita sua. Respira e pensa, pensa e respira. Quei due hanno bisogno subito di un medico. Se spara un razzo di segnalazione, gli uomini di Erwin lo vedrebbero ma rivelerebbe la sua posizione ai nemici. Non si sentono più i rumori della battaglia. Se aspetta ancora Petra e Ouro, perderanno la vita.
“Salva Petra.” La voce di Ouro è un sussurro.
“Perché dovrei scegliere lei e lasciarti qui a morire?”
“Perché Levi non ti perdonerebbe mai se la lasci morire. Un giorno la sposerà, sai? E faranno tanti marmocchi”, dice piano, sorridendo e sputando sangue.
“Sei un idiota, Ouro.” In quel momento un gigante entra nel loro campo visivo. Rose ripensa alle parole di Erwin.
“Piangi di gioia, se no muori al posto di qualcun altro che vuole vivere.”
Scatta in avanti e spara gli arpioni oltre il gigante per distrarlo dai suoi compagni. Il gigante si volta e la segue. Rose spara ancora per cambiare direzione, estrae le lame, effettua una rotazione con tutto il corpo.
E’ assurdo quanto delle cose che crediamo sepolte, dimenticate nella parte più recondita della nostra mente, improvvisamente riaffiorino per ricordarci che il passato non si può cancellare.
“Il mondo è un posto crudele, Rose, e non c’è niente di male a lottare per sopravvivere, anche se questo significa sporcarsi le mani.” Ricordare non è un compito difficile da eseguire.
Rose sorride e impugna le lame al contrario così come le è stato insegnato. Un solo colpo secco alla base della nuca e il gigante si accascia, si sgonfia come un palloncino bucato. Brucia la pelle il sangue dei giganti, bruciano le lacrime che scorrono sul suo viso. La verità fa male. E la verità è che lei è una bugiarda. Da molto tempo. Chi si è fidato di lei, ha sbagliato. Ouro la guarda sorridendo. Crede che li possa salvare perché la immagina una guerriera forte e valorosa. Dovrebbe ucciderlo. Dare il colpo di grazia ad entrambi perché non dicano ad anima viva che sa combattere, che non è una stupida bamboccia come lei vorrebbe far credere. Come tutti credono che sia.
Infila le lame nel dispositivo e raggiunge Petra. La solleva e guarda l’uomo a terra.
“Brava bambina”, dice lui.
“Torno a prenderti.”
“Non farmi ridere o mi mordo la lingua.”
“Ritorno. Resta vivo”, dice più a se stessa che al soldato.
“Io non voglio morire.” Le parole di Ouro la raggiungono mentre si allontana. Le ha davvero dette o lei le ha immaginate?
Quando raggiunge l’accampamento di Erwin, il comandante le va incontro con uno sguardo severo.
“Hai disobbedito.”
“Petra ha bisogno di cure, sta molto male.”
“Dove eri finita?”
“Prendi Petra, Ouro, devo tornare a prendere Ouro.” Hanji le si avvicina e le prende Petra dalle braccia. Solo in quel momento Rose si rende conto che gli uomini della squadra di Mike l’hanno circondata.
“Che significa?” chiede mentre con la mente pensa solo ad Ouro e alla promessa che ha fatto.
“Rispondi, Rose!” urla Erwin “Dove sei stata?”
“Che significa?”
“Hai scelto Rose? Rispondi!”
“Ditemi che sta succedendo? Dove sono Levi ed Eren?”
“Eren è stato quasi divorato da un umano che può assumere fattezze da gigante. Levi è rimasto ferito nell’operazione di salvataggio di Eren. Capisci? Un umano che può diventare un gigante dalle fattezze femminili.”
“Io devo andare da Ouro.”
“Vado io da Ouro, Rose”, fa Hanji “lo riporterò indietro. Tranquilla.”
“Spariamole e basta!” urla Mike mentre i suoi uomini puntano i fucili su di lei “Prima ha ucciso i giganti di Zoe e ora questo! Quanti uomini sono morti, eh Erwin?”
“Nessuno spara,” ordina Erwin “vero Rose? Ti lascerai legare i polsi dietro la schiena? Solo per precauzione.” Rose abbassa gli occhi.
“Credi che se fossi il gigante femmina, basterebbe legarmi i polsi?”
“Voglio solo riportarti a casa,” fa Erwin avvicinandosi a lei “ciò che succederà dopo lo vedremo.”
“E se io non volessi tornare a casa?” A queste parole Mike s’infuria.
“Solo quella troia gigantesca parlerebbe così!”
“Levi è responsabile della tua sicurezza. Credi che tuo padre gli perdonerebbe la colpa di non averti riportata indietro?” Rose allunga i polsi verso Erwin.
“Sarebbe stato meglio che Mike avesse sparato” gli dice sottovoce mentre lui le lega i polsi dietro la schiena.
“Levi non me lo avrebbe perdonato. Mi ha fatto promettere che ti avrei riportata dentro le mura.”
Erwin non dice più niente e nella testa di Rose le parole udite tanto tempo prima assumono un sapore amaro.
“Il mondo è un posto crudele, Rose, e non c’è niente di male a lottare per sopravvivere, anche se questo significa sporcarsi le mani. Se non sai anteporre la tua esistenza a quella di un altro, ti aspetta solo una fine dolorosa.”
Si lascia caricare su un carro mentre i soldati prendono la via di casa.
 
  
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