Storie originali > Soprannaturale
Ricorda la storia  |       
Autore: Owlfiction    26/09/2015    1 recensioni
Elija Balckfur è un giovane uomo perfettamente normale, dal suo punto di vista: lavora nella polizia locale, ha un appartamento in affitto a New York, e adora i videogiochi.
Ah, giusto per mettere le mani avanti, è un lupo mannaro.
Non che vi dobbiate preoccupare, perché se lo incontraste per strada nella sua forma animale probabilmente Elija sarebbe troppo impegnato a cercare di non arrivare in ritardo da qualche parte per pensare a che sapore avete. In effetti, preferisce gli hamburger agli umani.
La sua vita procede in modo abbastanza comune, finché non viene chiamato a svolgere un incarico sotto copertura dal cui esito dipendono le vite di migliaia di persone. L'obiettivo dell'operazione è Jane Mory, un'umana che col mondo magico non ha nulla a che fare, se non per il fatto che è stata stregata da una setta di vampiri per essere la colonna portante di una terribile maledizione. C'è un solo modo per fermare la magia: trasformare Jane.
Il compito di Elija è avvicinarla, e convincerla ad accettare questa soluzione prima che sia troppo tardi, perché l'incantesimo va fermato a qualunque costo.
Ma il licantropo si renderà presto conto di non poter considerare Jane solo come un bersaglio.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Ehilà, ciao a tutti. Sono Owlfiction, e vorrei cominciare col ringraziarvi per aver aperto il primo capitolo della storia nonostante la descrizione della trama faccia schifo. Dico sul serio, non so come mi sia potuto venire in mente di scrivere una cosa del genere! Già la storia fa acqua, ma se si aggiunge una pessima descrizione sarò fortunato se verrà letta da due persone.
*si ritira a piangere in un angolo...
Dove ero rimasto? Ah, giusto. Volevo solo informarvi che la storia è già completamente finita e scritta sul mio computer, e che devo solo trovare il tempo di pubblicarla.
Saluti lupeschi e gufeschi a tutti,
Owl.

Capitolo 1

Il suono della sveglia mi strappò dal sonno molto più violentemente di quanto avrei desiderato. Mossi la testa per cercare l'origine del suono, emettendo un basso mugolio di protesta. Aprire completamente gli occhi impastati dal sonno mi stava costando più sforzo del previsto, così allungai un braccio alla cieca verso l'aggeggio infernale, cercando di non graffiarlo con gli artigli.
Premetti un punto che riuscivo a ritrovare anche ad occhi chiusi sul touch screen della mia tortura e questa smise di suonare. Mi feci mentalmente forza e mi levai a sedere, sentendo la coda impigliarsi nelle coperte.
Oh, a proposito, sono un lupo mannaro.
Dovetti scuotere l'appendice pelosa più volte perché le lenzuola mollassero la presa. Dopodiché mi alzai in piedi evitando accuratamente di venire catturato di nuovo dalla biancheria.
-No...- mi lamentai con me stesso -Maledizione!
Uno sguardo al mio giaciglio mi aveva permesso di appurare che questo era ricoperto di peli marrone scuro, tendenti al bordò. Perché mi ero dimenticato di nuovo che dovevo ritrasformarmi prima di andare a dormire, per evitare di pulire il letto ogni giorno?
Non avevo tempo per riparare al mio errore in quel momento. Dovevo andare al lavoro.
Mi spostai in cucina per mangiare. Aprii le ante dell'armadietto e scoprii con mio sommo disappunto (cosa che mi fece maledire me stesso per la seconda volta quella mattina) di aver mangiato l'ultimo cuore di bambino giusto il giorno prima, e di essermi dimenticato di passare al parco giochi per fare rifornimento.
Non mi avrete preso sul serio, vero?
Il problema era ovviamente un altro, anche se di una natura comune: avevo finito i cereali al cioccolato.
Cercai velocemente un rimedio, e lo trovai in pane e marmellata accompagnati con del tè. Dopodiché andai in bagno e decisi di usare una Parola per pulirmi le zanne (che c'è? Credete forse che solo perché sono un licantropo non dovrei badare all'igiene orale? Provate voi ad azzannare qualcuno con il dolore di una carie che vi trapana il cranio.). La magia fluì tra le cavità dentali più velocemente di qualsiasi spazzolino di ultima generazione e più efficacemente. Una veloce occhiata allo specchio mi confermò che non stavo troppo male.
Ero nella mia forma lupino-antropomorfa. I miei arti posteriori erano da lupo, sebbene fossero abbastanza stabili da permettermi di scegliere se camminare a quattro zampe o solo su due. Una coda di un paio di spanne si allungava dietro di me, mentre risalendo il mio corpo assumeva caratteristiche più umane. La mia pelle era sempre coperta di una folta pelliccia, ma il mio ventre, il mio petto e le mie braccia avevano un aspetto meno canino. Per quanto riguardava la mia testa, invece, era proprio quella di un lupo, con degli occhi azzurro ghiaccio.
Per quanto riguardava la stazza probabilmente ero molto più grosso di un umano medio, e più grosso del più grande umano, e questo non era sempre un bene, nel mio lavoro.
Un'occhiata all'orologio della cucina mi disse che, per quanto riguardava il lavoro, ero in ritardo.
Afferrai la divisa dall'armadio con uno scatto improvviso e la indossai in fretta e furia. La questione del vestiario per un licantropo può apparire controversa, ma noi la viviamo con semplicità. Essendo completamente coperti da una folta pelliccia, per noi non è uno scandalo se una lupa esce di casa nella sua forma animale indossando solo gli occhiali da sole, ma per lavori come il mio è obbligatoria la divisa, perciò sono costretto a vestirmi anche quando sono in ritardo.
Chiusi la porta in fretta e furia, sussurrando qualche sillaba ai sigilli magici perché si attivassero.
-Oggi è in ritardo, signor Elija Blackfur.- mi salutò la signora Kamiry, stesa sul sentiero di mattonelle riscaldate dal sole.
-Perspicace come al solito, milady.- salutai a mia volta, aprendo il cancello dello stabile.
La vecchia mutante-lucertola mi lanciò uno sguardo bonario e tornò a scaldarsi al sole, mentre io correvo, a quattro zampe, verso l'ufficio.
Al mondo esistono un sacco di cose che la maggior parte degli umani non conosce. Per esempio tutti i mutaforma, vari tipi di magia, e i quartieri dedicati a una o entrambe queste cose.
Parlando di mutaforma, tutti noi abbiamo a disposizione tre sembianze in cui trasformarci, cioè quella umana, quella animale, e un ibrido tra le due, che è quella in cui ero io in quel momento. Ovviamente esistono anche altre creature che non sono propriamente mutaforma, ma comunque legate alla magia, e sono talmente tante da non poter essere elencate tutte qui, o perderemmo completamente il filo del discorso.
Poggiai la mano sul sito di riconoscimento ed evocai un po' di potere perché lo scanner mi identificasse in base alla mia aura. Pochi istanti dopo si udì un leggero “din don” e le porte a vetri si aprirono, lasciandomi entrare.
Mi fermai un secondo a riprendere fiato. Erano le 7:59, e io dovevo registrare la mia entrata con la procedura che avevo appena eseguito entro le 8:00. Tecnicamente, non ero in ritardo.
-Ti è toccato correre, stamattina, El?
Non avevo voglia di udire quella voce in quel istante, ma la sorte aveva pensato diversamente.
-Sì Tom.- risposi, imprimendomi sulla faccia un sorriso che temevo apparisse essere falso -Sono rientrato tardi ieri, lo sai.
Tom era un licantropo, come me, e anche lui era nella sua forma ibrida, di lupo mannaro dal pelo bruno chiaro e a chiazze bianche.
Avevamo partecipato entrambi, la sera prima, ad una specie di festa aziendale per la condanna in via definitiva del capo di un gruppo di criminali che sfruttava mutaforma per il traffico di esseri umani. Il mio team aveva contribuito alle indagini, e dato il nostro successo ci eravamo concessi un po' di svago come premio. Tom se n'era andato ben prima di me.
-È un sollievo che tu sia arrivato.- disse, con un tono eccessivamente zuccheroso -Il capo ti vuole in sala riunioni tra dieci minuti.
La sua affermazione mi lasciò sorpreso, sia per il modo in cui l'aveva detta sia per ciò che aveva detto. Non riuscivo a immaginare perché il capo volesse vedermi, né perché Tom si fosse offeso per questo.
-Allora mi conviene sbrigarmi.- mi congedai -Buona giornata, Tom.
-Anche a te. E buona fortuna.- aggiunse, indugiando prima della parola “fortuna”.
Mentre salivo le scale dell'edificio non potei fare a meno di chiedermi ancora cosa avesse Tom. Io e lui non eravamo mai stati amici, anzi, verso quel lupo provavo un vago sentimento di antipatia a causa di alcuni suoi modi che trovavo tiranneggianti, ed esibizionisti. Però ci eravamo sempre sopportati a vicenda senza nemmeno bisogno di queste vaghe punzecchiature verbali.
In poco tempo fui davanti alle porte di metallo della sala riunioni, su cui c'era stampato il simbolo del Protettorato, lo scudo con al centro una fiamma. Lo stesso simbolo era ricamato sulla mia divisa, all'altezza del cuore. Quando entrai in sala riunioni venni accolto dallo sguardo freddo di Gerald McGery, direttore di questa sezione del Protettorato, Generale della nostra provincia e un mutaforma-aquila che non vorrei avere mai contro nella vita.
-Buongiorno signor Blackfur,- mi salutò McGery, nella sua forma umana -temevamo non arrivasse, visti gli avvenimenti di ieri sera.
Presi una boccata d'aria prima di rispondere.
-Fortunatamente i suoi timori non si sono avverati.- risposi, sedendomi su una delle sedie girevoli che circondavano il grande tavolo bianco.
-Allora, signori e signore, possiamo cominciare.- annunciò McGery.
Mentre lo schermo grande come tutta la parete si accendeva alle spalle del capo, io osservai le persone intorno a me. Notai con mia sorpresa che i posti intorno al tavolo erano tutti occupati. Conoscevo solo alcune di quelle persone, e in generale avrei potuto dire che la maggior parte di loro erano o esperti in relazioni tra umani, o Artificieri (i maghi esperti nello spezzare incantesimi). La cosa che mi mise in guardia era un soldato delle teste di cuoio seduto in silenzio vicino al capo.
-Signor Blackfur.- mi chiamò McGery.
Mossi la testa verso di lui appena in tempo per vederlo pronunciare la domanda successiva.
-Lei perché è qui?
Scossi la testa e sgranai gli occhi.
-Scusi?- chiesi a mia volta.
-Intendo- specificò McGery -perché lei lavora al Protettorato?
La domanda mi colse impreparato. Sospettai che fosse una specie di strano test, o che fosse l'inizio di una lunga ramanzina che terminava con la frase “Sei licenziato, lascia il distintivo sul tavolo”.
-Beh...- esitai -Il Protettorato è un organismo...
-Non voglio una definizione tratta da un dizionario, Blackfur.- mi interruppe di nuovo il capo -Voglio che lei ripeta quello che ha scritto sulla domanda di ammissione all'accademia, sotto la domanda “perché desidera diventare Protettore?”.
Me la ricordavo, quella domanda, il giorno del test d'ammissione. Me la ricordavo perché mi aveva colpito, perché era praticamente l'unica domanda di cui fossi certo della risposta che dovevo dare. Sapevo il motivo per cui ero diventato Protettore.
-Salvare vite.- risposi -È il motivo per cui lavoriamo. È il motivo per cui il Protettorato è stato fondato. Dobbiamo far rispettare la legge, certo, ma aiutare la gente è la ragione per cui io adesso non sono da un altra parte a fare il contabile.
-Senza offesa per i contabili.
McGery spostò lo sguardo verso il soldato di fianco a lui, lanciandogli un'occhiata d'intesa. L'altro sbuffò e girò la testa dalla parte opposta.
Sullo schermo si materializzò all'improvviso la foto di una ragazza.
-Questa è Jane Mory, ventitreenne- ce la presentò il capo, alzandosi dalla sedia -È una specializzanda in neurochirurgia. Vive poco al di fuori del quartiere riservato alle creature magiche. Non ha precedenti penali, ma ha una passione per il disegno e per i cani, anche se non ha animali domestici.
La ragazza aveva i capelli marrone chiaro a boccoli che le scendevano appena sotto le spalle. Il suo naso era piccolo, e leggermente all'insù, circondato da qualche lentiggine presente sulle gote. I suoi occhi erano dello stesso colore dei capelli, e il mento recava una piccola cicatrice.
Non la conoscevo, mi pareva evidente non essere una creatura magica, e, a parte l'età, non mi pareva di avere nulla in comune con lei.
-Quello è l'obiettivo dell'operazione?- chiesi, stupito.
Dalle occhiate che si scambiarono gli altri presenti dedussi di essere il solo a non essere stato ancora informato.
-In un certo senso.- confermò il capo -La signorina non ha commesso alcun reato, sia chiaro, lei è la vittima...
-E la minaccia.- aggiunse l'agente speciale di fianco a McGery.
Di norma se qualcuno osava interrompere il capo rischiava seriamente di beccarsi un'artigliata in faccia. Nessuno era mai stato colpito, s'intende, ma a volte sembrava che McGery potesse cavare gli occhi a qualcuno senza battere ciglio.
Evidentemente questo non preoccupava l'agente delle teste di cuoio.
-Ci stavo giusto arrivando.- commentò il capo, lanciando un occhiataccia al suo vicino -La signorina Mory è la vittima di una maledizione complessa e molto potente, che per ora giace dormiente nel suo corpo. Si attiverà solo tra due anni, secondo i nostri dati, causando la vampirizzazione della vittima.
Non ci fu nessun gesto plateale o esclamazione sorpresa nella sala. Non era la prima maledizione di questo genere che incontravo, e io ero praticamente appena sopra a uno stagista in fatto di carriera. In genere in questi casi si portava la vittima da un Artificiere, dove si svolgevano ore di controlli praticamente inutili per assicurarsi che la maledizione non fosse più complessa di quello che sembrava. Poi l'Artificiere diceva due Parole, spezzava l'incantesimo, e mandava a casa la vittima augurandole buona giornata.
-Non sarò io a darvi maggiori informazioni sul caso.- disse poi -Vi presento la vampira agente speciale...
-Dikstra.- pregò una voce femminile dietro di me -Solo e soltanto Dikstra, vi prego. Niente cognomi.
L'avevo riconosciuta dal momento in cui aveva aperto la porta, dal suono dei suoi passi. L'odore di vampiro che mi era arrivato alle narici era stato solo una conferma.
-Sei tornata solo ieri sera da Parigi, Dikstra.- dissi, freddo -Pensavo che saresti stata troppo stanca per venire al lavoro, oggi.
Sì, esistono anche i vampiri, e sì, bevono sangue, ma no, non sono immortali. Hanno un ciclo di vita comune, come tutti, escluso il fatto che possono essere uccisi solo decapitandoli, bruciandoli o trafiggendogli il cuore.
-Non potevo lasciare New York per sempre, né perdermi la tua convocazione dal capo.- sorrise lei, con gli occhi seducenti che brillavano -Ho troppe cose qui che amo: il clima, gli hot dog, un licantropo da prendere a calci...
-La presentazione del caso, Dikstra.- le ricordò il capo.
La vampira mi sorrise un'ultima volta, facendo allungare i canini, e andò di fianco allo schermo. Quel giorno la donna si era messa in tiro: aveva un vestito nero aderente che le scendeva fino alle caviglie, ma che si allargava sulle maniche, dove probabilmente erano nascosti i pugnali d'argento. I capelli corvini lisci le ricadevano su una spalla sola, mentre l'altra era scoperta.
-A Jane devono essere state somministrate costanti dosi di sangue di vampiro perché le potesse venire applicata una maledizione del genere.- cominciò Dikstra -Abbiamo il sospetto che di ciò siano responsabili gli Apostoli del Caos, una setta di vampiri che contesta apertamente l'autorità del Protettorato.
Uno strano sigillo, il simbolo degli Apostoli, apparve sul monitor.
-Questo gruppo predica l'uscita delle creature della magia dall'ombra. Vuole che entriamo nella vita degli umani.
-Noi siamo già nella vita degli umani.- rifletto -È il ventunesimo secolo. Molti umani sanno della nostra esistenza.
-Ma non tutti.- mi ricorda Dikstra -Gli Apostoli vogliono che ci separiamo dalla società comune, prendendone poi il controllo. Ritengono gli umani incapaci di autogovernarsi. Un'opinione che personalmente condivido, purché sia estesa a tutti gli esseri dotati di raziocinio, vampiri compresi.
Varie risatine d'approvazione risuonarono nella sala.
-È però la natura stessa della maledizione a preoccuparci.- continuò lei -Quando io scoprii in Francia questa fonte di magia...
-L'hai scoperta tu?!- esclamai sorpreso.
-Giovanotto- mi richiamò un altro lupo seduto al tavolo -Credo che lei dovrebbe portare più rispetto ad un agente operativo...
-Nessun bisogno di formalità, capitano.- lo rassicurò Dikstra -Io ed Elija siamo amici di vecchia data. E comunque, ho scoperto le prime traccie dei legami di potere a Parigi, e poi le ho risalite fino a qui.
-Come hanno fatto delle traccie della magia di una maledizione ad attraversare l'Atlantico?- chiesi, sorpreso.
-Non si tratta di una semplice maledizione di vampirizzazione, Elija.- rispose la vampira -Per cominciare, tutti gli artificieri qui presenti hanno dichiarato che non sarebbero in grado di spezzare quella maledizione senza conoscerne a fondo i dettagli. E per farlo sarebbe necessario trovare chi l'ha imposta, persona che guarda caso è molto brava a nascondersi.
Allora avremmo dovuto preparare quella ragazza al processo, sperando di riuscire a trovare quello stregone prima della scadenza del termine. Se non ci fossimo riusciti, vivere da vampiro non era poi così male, con la giusta preparazione psicologica per evitare il trauma.
-Inoltre- mormorò Dikstra -Jane è solo l'occhio del ciclone, il pilastro su cui si fonda l'incantesimo.
Lo schermo alle spalle della vampira cambiò e mostrò un atlante, dove comparvero varie linee rosse che congiungevano New York al resto degli Stati uniti, poi rimbalzavano in Francia, in Europa, e in Africa, seppur in maniera minore.
-Lo stesso processo è stato eseguito a random su varie persone nel globo.- illustrò Dikstra -Questa mappa segna solo quelle che siamo riusciti a trovare. Tra due anni, tutta questa gene andrà incontro a una vampirizzazione in contemporanea, e noi non possiamo annullare il maleficio. Questo è un attacco terroristico su larga scala.
La donna si fermò un attimo e mi fissò, per essere sicura che avessi compreso il concetto.
-Senza una preparazione e ritrovandosi da un giorno all'altro con la sete di sangue- terminò lei, senza staccare il suo sguardo dal mio -Avremo per le mani una carneficina su scala mondiale.
L'istante successivo ero convinto che stesse scherzando, che fosse tutto una colossale presa per il culo organizzata da Dikstra. In fondo, quella vampira aveva tutti i suoi appoggi da agente operativo speciale, e probabilmente persino McGery le doveva almeno un favore, perciò avrebbe avuto la possibilità per inscenare una cosa del genere...
Il sorriso che aveva cominciato a spuntarmi sulle labbra si tramutò immediatamente in un ringhio quando capii che Dikstra non stava mentendo.
-Quindi qual'è il piano?- domandai -Se avete bisogno del supporto del mio team...
-Vogliamo te, non il tuo team.- s'intromise McGery -La maledizione ha un unico, seppur enorme, punto debole, cioè ciò su cui si regge: la signorina Mory. Se impediamo che questa vada incontro a vampirizzazione, la tela dell'incantesimo non riceverà mai il segnale di attivazione e collasserà su sé stessa.
-Il modo più semplice per farlo sarebbe eliminare l'oggetto su cui è apposto il sigillo.- commentò ancora l'agente delle teste di cuoio, senza ironia.
-...ma l'eliminazione di una vittima innocente non rientra nelle nostre priorità!- appuntò McGery, con decisione -Abbiamo optato per un'altra soluzione.
Ci fu un istante in cui credetti che i due si sarebbero lanciati l'uno sull'altro. In quell'istante intravidi un dito della mano destra di Dikstra far scivolare lentamente un pugnale fuori dalla manica.
La situazione però si distese rapidamente, forse perché l'agente delle teste di cuoio aveva capito di essere in inferiorità numerica.
-Se trasformiamo la signorina Jane in una creatura magica che non sia un vampiro, la maledizione non potrà attivarsi.- espose McGery, riguadagnando il controllo.
Un licantropo non poteva diventare vampiro, certo, e non poteva avvenire nemmeno il contrario. Valeva lo stesso per tutte le altre creature magiche.
-Intende che dovremmo farla trasformare in uno di noi, signore?- domandai.
Neanche questa soluzione mi sembrava molto corretta, ma almeno Jane avrebbe avuta salva la vita.
-È il momento per salvare delle vite, Blackfur.- continuò McGery -Lei avvicinerà la signorina Mory da umano, e, quando i tempi saranno maturi, le esporrà il caso della sua difficile questione, e tenterà di persuaderla ad accettare questa soluzione.
Annuii, prendendo mentalmente nota dello scopo fondamentale dell'operazione e...
-Cosa?!- esclamai -Ma... ma io non sono un operativo!
Dikstra rise e io le lanciai un'occhiataccia. Mi promisi di prenderla a calci alla prima occasione.
-Lei potrebbe non essere il nostro agente più potente, o il più esperto in relazioni con gli umani, anche se si sta specializzando in questo campo- mi spiegò -ma abbiamo esaminato attentamente la situazione e abbiamo deciso che lei era il più adatto agente reperibile.
-Sia chiaro a tutti- specificò Dikstra -che per tutta la durata del meeting per prendere una decisione io non ho fatto che parlare male di Elija.
-La fiducia che riponi in me mi riempie di gioia.- commentai a denti stretti.
Presi un respiro e mi passai nervosamente le dita tra la pelliccia della collottola. Mi stavo specializzando in relazioni umane o no? Avrei dovuto vedere la faccenda come un'occasione per la mia carriera, oltre che come una fonte di appagamento personale che mi avrebbe permesso di aiutare il prossimo.
Il mio sguardo incrociò di nuovo quello di Dikstra, e lei mi fece silenziosamente segno di accettare. Mi resi conto che mi stava implorando di farlo.
-Va bene.- acconsentii -Quando comincio?
Il capo sorrise.
-Adesso. Ti voglio in forma umana e all'uscita tra quindici minuti.
Feci per alzarmi per andare a prendere degli abiti da civile di taglia umana, ma Dikstra mi fermò con un gesto della mano.
-Generale McGery,- chiese la vampira -le dispiacerebbe lasciarmi sola con Elija?
-No, agente.- rispose il capo, facendo un cenno col capo.
-E lasci attivi i sigilli anti-spionaggio.- si raccomandò la vampira, mentre il capo usciva, lasciandoci soli.
Dopo due secondi dalla chiusura della porta, Dikstra aprì un sacchetto che teneva in mano (non voglio sapere da dove lo aveva tirato fuori, siccome sul vestito non c'erano tasche) e con le erbe che conteneva cominciò a tracciare un piccolo cerchio intorno a noi, sussurrando Parole. L'odore delle erbe e gli incantesimi mi dissero che Dikstra stava apponendo dei sigilli per la riservatezza.
-La sala è già provvista di questo genere di...- cercai di protestare, ma lei non mi ascoltò.
Si girò verso di me solo dopo aver chiuso il cerchio, e averci lasciato cadere sopra una goccia di sangue pungendosi un dito.
-Ora dovremmo essere davvero al sicuro per una decina di minuti.- disse, fissandomi -I sigilli delle pareti possono essere disattivati da quelli che lavorano qui.
-E con ciò?- domandai -Non sarai mica nei guai, vero?
Lei scosse la testa, avvicinandosi a me.
-Abbiamo poco tempo, Elija, ascolta e basta.- disse, seria -Ti ricordi che ieri mi sono unita a voi per la festa del team?
Annuii. Era stata la prima volta che avevo rivisto Dikstra dopo il suo viaggio a Parigi.
-Ricordi che ti ho rubato un drink?- chiese ancora.
-Sì, te lo sei scolato prima che potessi anche solo assaggiarlo.- raccontai -E non me lo hai nemmeno pagato.
-Quel bicchiere era drogato.- mi rivelò lei.
Quella mattina erano successe troppe cose strane perché potessi registrare subito la notizia.
-Strozzalupo unita ad un sonnifero.- continuò lei -Ne ho avuto la certezza quando ne ho sentito il sapore. Ti avrebbe fatto dormire qualche ora in più stanotte, ma niente di grave. La cosa grave è che è stato Tom a cercare di metterti fuori gioco.
-Aspetta.- la fermai -Tom Witchwood? Quello che lavora con me?
-Sì.- confermò lei -Mi sembrava di averlo visto toccare il tuo bicchiere mentre eri girato, e così l'ho bevuto al tuo posto. Tanto noi vampiri siamo immuni all'avvelenamento.
-E perché avrebbe voluto farmi arrivare tardi al lavoro?- chiesi ancora -No, aspetta, non dirmelo.
Ricombinai i pezzi. Il suo saluto freddo quella mattina, il drink drogato, l'operazione che doveva partire immediatamente.
-Era il prossimo in lista per il mio posto nella missione, non è così?- chiesi -Se io non mi fossi presentato oggi avrebbero preso lui come rimpiazzo.
Lei mi sorrise.
-Sto avendo un effetto positivo su di te, visto che adesso fai lavorare la tua materia cerebrale.- si complimentò da sola.
Non avrei mai pensato che Tom potesse arrivare a tanto per lavorare in una missione come operativo, ma Dikstra non aveva ragione di mentirmi e io mi fidavo di lei, ciecamente.
Prima di continuare la vampira mi abbracciò.
-Stai attento, Elija. Non mi piace quel licantropo, è troppo ambizioso.- mi avvertì lei -E metti questo in casa.
Mi porse una strana sfera attaccata ad un elica, che all'apparenza sembrava un giocattolo per bambini.
-Se qualcuno che non sei tu entrerà nel tuo appartamento senza essere invitato da te, questa riprenderà la scena.- mi spiegò lei -E salverà i video anche su un server esterno, così avremo una copia nel caso l'intruso distruggesse questa telecamera.
M'infilai l'oggetto magico in una tasca e abbracciai la vampira a mia volta, lasciando che lei appoggiasse il capo sul mio petto.
-Non mi sei mancata per niente.- sussurrai.
-Nemmeno tu.- fu la risposta.
-Hai ancora il mio sangue?- domandai.
-Oh... sì, certo...
Prima che lei potesse separarsi da me, le sfilai dal collo un ciondolo con una fialetta metallica come medaglione. La scossi e mi accorsi che, a differenza di quello che aveva detto Dikstra, essa era vuota.
-Ho avuto un brutto incontro con dei lupi mannari che non conoscevano le buone maniere.- sbuffò lei -Gliele ho insegnate io, ma mi sono beccata un morso. Era piccolo, ma ho bevuto la fiaschetta per precauzione.
Per un vampiro venire morso da un licantropo trasformato poteva essere un problema. Una parte dell'odio millenario tra le nostre razze s'insinuava nella ferita, e l'odio è una delle magie più potenti per uccidere. Il perdono di un altro lupo poteva risanare la ferita, ma se l'odio corrispondeva al morso, il perdono coincideva con la cessione di qualche goccia di sangue.
Mi accostai il polso al muso e mormorai qualche Parola di guarigione prima di mordermelo. Ero abituato quella specifica sensazione di dolore, ormai. Usai dell'altra magia per direzionare le gocce di liquido rosso dentro la fialetta. L'emorragia si fermò subito, ma il potere guaritivo che avevo evocato nel mio sangue prima di ferirmi era passato anche nella fialetta, oltre che nella mia ferita.
-Me ne dovevi chiedere altro già ieri.- la rimproverai, rimettendole la collana al collo.
-Avevo paura di stancarti.- si giustificò lei, mormorando una Parola per far levitare le erbe e farle rientrare nel sacchetto.
-Considerando il lavoro che fai,- protestai -non dovresti preoccuparti della mia stanchezza se questa ti salva la vita.
Dikstra alzò gli occhi al cielo.
-Vedi di muoverti.- mi avvertì lei -Ti restano solo undici minuti.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Owlfiction