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Autore: Niley story    28/09/2015    3 recensioni
Suono delle onde. Questo era il significato del suo nome. Hanon. Lei è una ragazza forte, determinata, pronta a dare il tutto e per tutto, a mettersi in gioco senza rimuginare troppo sulle conseguenze. Lei stessa in fondo è un onda, un onda capace di travolgerti e sconvolgerti la vita.
Ma anche lei troverà quella roccia che le darà un freno, una roccia contro la quale sbattere e il suo nome sarà Ryan Carter. Ma a furia di provare, potrà mai quell'onda scaraventare una roccia?
Questa è una storia che parla di sogni, di passioni, di amore, di amicizia e di vita.
Ma soprattutto parla di rischiare, dare il tutto per tutto sempre e comunque senza condizioni e senza sicurezze. Quanta forza può avere una ragazza di 21 anni? E quanta ne puoi averne tu?
Forse e dico forse, più di quanta immagini.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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 ~~Avete presente quelle persone che non sanno cosa vogliono dalla vita? Quelle che non sanno mai cosa scegliere, quelle che non sanno mai dove andranno o cosa faranno…sì, beh definitivamente, io non sono una di quelle. Mi chiamo Hanon Lee Taylor. Sono alta 1.64 e peso 52 kg. Capelli biondo chiaro, alla radice sono più scuri, ho due meches azzurre sul lato destro, sono lunghi quasi fino al sedere, occhi come il ghiaccio, naso piccolo e labbra carnose. Sì credo di aver fatto il mio identikit completo. Il mio nome lo scelse mio padre esattamente 21 anni fa, quando sono nata, immagino vi starete chiedendo cosa significhi o forse no ma ve lo dirò lo stesso. Hanon significa “Suono dell’onda” lui sapeva già cosa sarei diventata prima ancora che io nascessi, una surfista. In realtà in una famiglia come la mia è difficile non esserlo, sono nata alla Sunshine Cost in Australia, ho due fratelli, Matt 25 anni e Thomas 18 anni. Nella nostra famiglia tutti abbiamo la passione per il surf, tranne mia madre alla quale viene un infarto ogni volta che ci vede cavalcare un’onda. La differenza tra me e i miei fratelli è che a loro piace surfare, per me surfare è tutta la mia vita. Quest’estate ho deciso di trasferirmi da mio zio Zac, anche lui è un surfista e vive alla Gold Coast, proprio vicino a Surfers Paradise, il paradiso dei surfisti. Lui è la persona più vicina a mio padre che mi sia rimasta. Già, credo di aver dimenticato di dirvi che mio padre è morto…tre anni fa. Per ironia della sorte è morto travolto da un’onda, una delle tante onde che amava. Da quel giorno mia madre ci ha proibito di fare surf e di nuotare troppo a largo. Ha chiuso le nostre tavole nello scantinato con un lucchetto. So perché lo ha fatto ma io non potevo accettarlo, così ogni volta che ero in spiaggia con le mie amiche gli chiedevo di prestarmi le loro tavole e mi mettevo surfare per almeno un’ora e mezza. Mia madre non lo sa, lei darebbe di matto, lei non capisce, nessuno può…nessuno eccetto mio zio. Questo è un altro dei motivi per il quale ho deciso di venire qui da lui. Mia madre pensa che io voglia solo passare un po’ di tempo con il mio adorato “zietto” ma la verità è che ho intenzione di partecipare alle regionali, lo devo fare per me stessa e per papà. Presi un bel respiro e suonai il campanello. La mia avventura era appena iniziata. << Un attimo…arrivo >> mi zio aprì la porta e appena lo vidi gli saltai letteralmente addosso << Heyyy! La mia sirenetta! Ciao! >> mio zio mi abbracciò stringendomi la vita, lui aveva 35 anni, era alto 1.80 e aveva capelli biondo scuri che teneva sempre tirati indietro con il gel. Non lo dissi perché è mio zio ma ha un gran fisico palestrato degno del surfista che è, attualmente indossava solo un paio di bermuda, come suo solito in realtà. << Tesoro, chi è? >> al suono di una voce femminile sciolsi l’abbraccio, una donna arrivò dal fondo del corridoio, indossava solo un bikini ed era una…sì, una di quelle donne sexy e bellissime in grado di far perdere la testa a qualunque uomo. Anche se nel caso di mio zio era lui che faceva perdere la testa alle donne…avevo dimenticato che la sua seconda passione dopo il surf sono le donne. Già. << Ehm…Alyssa…lei è mia nipote Hanon. Hanon, lei è…Alyssa >> mio zio si grattò la testa, praticamente imbarazzato, le probabilità che sapesse qualcosa di più su quella donna sono sotto zero, in realtà credo che abbia fatto fatica anche a ricordarsi il suo nome. << Ciao >> dissi io sollevando la mano destra << Ciao >> lei mi rispose con un tono freddo e di superiorità che non sopporto ma decisi di ignorarla, tanto sarebbe andata via presto. << Entra piccola, accomodati. Come se fossi a casa tua. Hai solo questa valigia? >> chiese prendendo il mio bagaglio sulla soglia della porta << Sì, solo quello zio >> << Bene…ehm…Alyssa ti dispiace lasciarmi un po’ da solo con mia nipote? >> la donna sospirò << Come vuoi Zac, ci vediamo. Chiamami >> diede un bacio sulla guancia a mio zio e dopo avermi lanciato uno sguardo per niente carino andò via chiudendo la porta. << Chiamami >> la imitai facendo il segno del telefono con le mani e mio zio rise << Dai non essere cattiva >> << Io?! Ha cominciato lei >> << Vieni, ti mostro la tua stanza >> la mia stanza era enorme e bellissima, le pareti erano bianche e anche il letto matrimoniale, il parquet era color rovere, c’erano un mobile, un armadio e un comodino del medesimo colore ma la cosa più bella era il fantastico balcone che dava sul mare, le porte erano scorrevoli. << Ci sono poche cose, puoi arredarla come vuoi >> << Grazie mille zio è bellissima >> ancora una volta mi gettai addosso a lui per abbracciarlo, mio zio ricambiò e mi diede un bacio sulla nuca << Questo ed altro per la mia piccola sirenetta >>. Mi gettai sul letto e come mi aspettavo era un materasso ad acqua, io adoro i materassi ad acqua…in realtà adoro tutto quello che ha a che fare con l’acqua ma…okay. << Allora, immagino che tu ora voglia riposare quindi… >> << Riposare?! Avrò tempo per riposare questa sera! Adesso voglio andare a vedere la spiaggia! >> dissi mettendomi subito in piedi, mio zio rise scuotendo il capo << Questa è la mia nipotina! Hey hai avvisato tua madre che sei qui? >> << Oh…no mi sono dimenticata >> << Va bene, ci penso io. Vado a chiamarla >> << Okay >>. Mio zio mi lasciò sola nella stanza, quella casa era enorme, c’erano due piani, e conoscevo benissimo ognuna di quelle stanze, ci venivamo spesso in vacanza con mio padre…soprattutto per le onde. Mi diressi verso il balcone per ammirare lo splendido panorama che avevo di fronte, la verità era che ero appena arrivata e non vedevo l’ora di cavalcare quelle onde. Sembrava che mi stessero chiamando. Avrei avuto bisogno di una nuova tavola da surf, se avessi portato la mia la mamma se ne sarebbe accorta, una tavola da surf non passa inosservato. Sospirai, avrei dovuto trovare un lavoretto per mantenermi, non volevo stare sulle spalle dello zio Zac. << Hanon, tua madre vuole parlarti >> mio zio entrò nella stanza tendendomi il cordless << Hey mamma… >> << Hanon, ti prego promettimi che farai molta attenzione >> roteai gli occhi, quando ci si mette sa essere così petulante << Sì mamma >> << E che non salirai su una tavola da surf >> << Mamma! Ti ricordo che tu hai praticamente sotterrato le nostre tavole nello scantinato! >> la sentii tirare un sospiro di sollievo dall’altra parte della linea << Hai ragione. Divertiti tesoro >> << Sì mamma. Lo farò >> detto questo staccai il telefono gettandolo sul letto. Scusa mamma, ma ho bisogno di essere me stessa. << Tua madre…mi ha detto più volte che non devo assolutamente permetterti di salire su una tavola da surf >> << Non mi importa zio. Io ho bisogno del surf come dell’aria per respirare. Il mare è il mio elemento. Papà lo sapeva, io lo so e anche tu lo sai. Vero? >> chiesi pregando mentalmente che mia madre non gli avesse fatto cambiare idea. Mio zio sorrise << Se non lo sapessi non mi sarei cacciato in questo guaio. Allora ti va di fare un salto in spiaggia? >> << Assolutamente sì! >> << Andiamo! >>
Ero elettrizzata al pensiero di poter tornare a cavalcare le onde alla luce del sole, e soprattutto lì al Surfers Paradise! Mio zio teneva un braccio intorno al mio collo mentre ci avvicinavamo al chiosco che era sulla spiaggia, il chiosco era di sua proprietà, il “The surfer’s wave” che significa “L’onda del surfista”. È pazzesco! Tutto in quel posto aveva a che fare con il surf. Quello era il PARADISO. Guardai i ragazzi surfare in mare ed il battito del mio cuore accelerò, quanto avrei voluto essere lì anche io. << Zac! Non ci credo, ma dai, questa è una ragazzina! >> la voce del barista mi distrasse << Hey! Non ti pago per giudicare con chi esco e poi…lei è mia nipote! Sei impazzito?! >> l’uomo dagli occhi azzurri dietro al bancone sgranò gli occhi, dovrebbe avere più o meno l’età dello zio << Nipote?! Mi stai dicendo che questa ragazza è la piccola Hanon?! >> << Proprio così! Sorprendete vero? >> disse mio zio con un tono fiero. L’uomo aveva un volto familiare, dopo qualche minuto riuscii a metterlo a fuoco, era Colin, il migliore amico di mio zio e mio padre, una sorta di secondo zio per me.  << Non posso crederci! Hanon! Fatti abbracciare >> << Ciao zio Colin! >> sorrisi andandogli incontro e ricambiando il suo abbraccio. << Dio! Quanto sei cresciuta! Che ci fai qui?! >> << Hanon parteciperà alle regionali >> << Davvero? Credevo che dopo l’incidente di tuo padre… >> la sua voce si indebolì e il suo sguardo si posò sulla sabbia. Io lo interruppi << Sì, mia madre ha dato di matto e mi ha proibito di fare surf. Ma io ce l’ho nel sangue e non permetterò che quello che è successo a papà mi condizioni, lui non lo vorrebbe >>. Colin mi guardò incredulo scuotendo il capo << Degna figlia di suo padre >> disse abbracciandomi nuovamente << Puoi dirlo forte! Ora se ci dai due gelati andiamo da Bob >> disse lo zio << Arrivano subito! >> Colin tornò immediatamente dietro al bancone e preparò due gelati << Zio, chi è Bob? >> << Bob? È il miglior venditore di tavole da surf di tutta la Gold Coast! >> << Davvero!? Mi comprerai una tavola?! >> << Certo che sì! Volevi surfare sulla mia? >> << AAA!!! Grazie zio grazie! >> lanciai un urlo per poi saltargli letteralmente al collo << Ringraziami dimostrando a tutti chi sono i Lee Taylor! >> << Lo farò zio, te lo prometto >> << Ecco qui i vostri gelati, kinder e nocciola per la sirenetta e nutella e stracciatella per il mio capo >> entrambi ringraziammo Colin e poi degustammo i nostri gelati…okay forse più che “degustare” facevo il possibile per inghiottirlo, non vedevo l’ora di andare da Bob e scegliere la mia nuova tavola da surf!
Il negozio di Bob non era molto distante da casa, questo rendeva tutto ancora più perfetto, sì perché qualsiasi cosa mi sarebbe servita avrei avuto un negozio di surf proprio vicino casa. Mio zio entrò prima di me e io lo seguii a ruota ma finii con lo scontrarmi con un ragazzo che stava uscendo << Hey! Sta un po’ più attenta >> disse guardandomi male << Scusa! >> risposi prontamente con un tono acido alzando le mani, ma che ragazzo antipatico. Una volta dentro finii col guardarmi intorno, quel negozio era enorme! Assolutamente bellissimo, visto da fuori sembrava una bettola di legno, anche l’insegna era su una tavola da surf. Ammirai le tavole che c’erano di fronte a me e all’improvviso sentii la voce di mio zio arrivare da dietro << Allora sirenetta, una egg? Una fish? Una fun board? >> << Egg? Fish?! FUN?! Mi stai prendendo in giro?! Non sono una principiante! Una Shortboard! >> alle mie parole, mio zio rise e alzò le mani << Mi scusi tanto signorina, avevo dimenticato con chi sto parlando. Poppa squadrata o rotonda? >> << Preferisco rotonda >> << Okay, vieni andiamo di là >> mio zio mi fece strada in un reparto pieno di shorboards. Allungai la mano per accarezzare le tavole, una ad una, adoravo sentirle sotto i polpastrelli delle dita, era una scossa elettrica, camminai lentamente scrutandole una ad una con gli occhi fino a quando non mi trovai davanti una tavola tutta azzurra, con un delfino rosa chiaro in trasparenza che occupava poco più della metà della tavola, vicino la prua invece, poco più distanti dal delfino c’erano disegnati dei fiori di ibisco del medesimo colore con dei contorni blu. << È bellissima >> l’ammirai restando senza fiato. Poggia entrambi i palmi sulla tavola e poi ne delineai i bordi << Una Pukas? Ottima scelta >> un uomo entrò nel reparto, era un uomo abbastanza robusto, un po’ più basso di mio zio, pelle abbronzata, indossava un paio di bermuda hawaiani e una t-shirt gialla, capelli neri e un paio di infradito ai piedi. << Sì Bob! La mia nipotina se ne intende. Ci dai questa tavola? >> << Certo Zac! Questo ed altro per te >> << Hanon, lui è Bob il proprietario di questa baracca, Bob lei è mia nipote Hanon >> << Molto piacere >> disse l’uomo tendendomi la mano << Piacere mio! >> strinsi la sua mano con sicurezza e con un sorriso sul volto << Vi serve altro a parte la tavola? >> chiese guardando prima me e poi mio zio, quest’ultimo gli rispose << Sì! Il wax e un leash >> << Non ho bisogno di un leash zio! >> << Hanon… >> << Non perderò la tavola! >> << Non serve per non farti perdere la tavola ma anche per evitare pericolosi strattonamenti alla caviglia >> << Che comunque non ci sarebbero >> dissi incrociando le braccia << Hanon. Vai a prende il wax e un leash >> mio zio mi guardò negli occhi con un’aria da “non provare a contraddirmi” e io sbuffai << Verso l’entrata, sulla sinistra, c’è mia nipote, chiedi a lei >> urlò Bob mentre mi allontanavo << Va bene! >> mi guardai intorno in cerca di questo bancone…quando lo trovai, vidi due ragazze dietro di questo, avrebbero dovuto avere la mia età, credo, una aveva i capelli castani con qualche riflesso di rame, erano mossi e lunghi fin sotto le spalle, dovrebbe essere alta più o meno 1.73 aveva degli occhi marrone scuro, quasi nero erano simili all’ambra, indossava una t-shirt bianca a giro maniche con la scritta “Surfers Paradise” colorata di verde, arancione chiaro e rosa, mi piaceva. Accanto a lei c’era una ragazza più bassa, dovrebbe essere 1.55 credo, la cosa che più attirò la mia attenzione fu il colore dei suoi capelli, erano lilla, lunghi, molto lunghi con dei boccoli, le arrivavano quasi alle gambe, teneva una ghirlanda con dei fiori bianchi, la ghirlanda le ornava la fronte e il resto della testa, non era molto vistosa il che la rendeva molto carina. Aveva degli occhi di un colore particolare, erano marroni ma con i riflessi del sole sembravano verde foglia. Indossava un top bianco con la bandiera americana sopra e leggermente stracciato alla parte di sotto. Le due stavano discutendo molto animatamente << No no no. Non salirò mai su uno di quei cosi! >> la voce della ragazza dai capelli lilla somigliava a quella di una bambina << Non sono cosi! Sono cavalli! >> la rimproverava l’altra alzando la voce, la più bassa sorrise e poi scrollò le spalle << Cosi >> << Ehm…scusate >> dissi avvicinandomi al bancone. La ragazza dai capelli castani roteò gli occhi << Tu mi fai salire il crimine! >> << Ops! >> << Lea!!! >> << May!!! >> << HEY!!! >> sbattetti le mani sul bancone in modo da farle sussultare e sì, finalmente avevo richiamato la loro attenzione. Mi guardavano con gli occhi sgranati e io gli sorrisi << Chi di voi due è la nipote di Bob? >> la ragazza dagli occhi scuri alzò timorosamente la mano << Perfetto. Mi daresti il wax e un leash per favore? >> chiesi sporgendomi sugli avambracci che avevo poggiati sul bancone. << Sì…certo >> la ragazza si voltò e prese il wax e il leash che erano appesi alla parete dietro di lei, l’altra ragazza mi fissava in silenzio << Ciao >> dissi agitando la mano destra davanti la sua faccia << Ciao… >> la sua voce era un po’ riluttante << Ehm…ecco qui, ti serve altro? >> chiese la nipote di Bob poggiando la roba sul bancone << No grazie, bel colore di capelli >> dissi guardando la ragazza di prima, lei sembrò cambiare atteggiamento di colpo, << Ti piacciono?! Vero che sono bellissimi?! A me piacciono le tue ciocche azzurre. May hai sentito? Le piacciono i miei capelli e tu che dicevi che ero pazza >> stava cominciando a parlare veloce come una macchinetta mentre si rigirava le ciocche di capelli tra le mani, l’altra ragazza si coprì il volto con le mani negando col capo. << Hey sirenetta, hai fatto? >> mio zio mi chiamò da lontano, stava parlando con Bob << Sì zio, arrivo! >> quando mi voltai nuovamente verso le ragazze notai che mi stavano fissando nuovamente come prima << Tu…sei la nipote di Zac? >> chiese la commessa << Sì, Hanon Lee Taylor. Mi sono appena trasferita >> << Aww! Che bello!!! Io sono Lea Miller e lei e May Allen! >> la ragazza dai capelli colorati sorrise e mi prese entrambe le mani stringendole << Ehm…piacere di conoscervi, Lea e May… >> << Piacere! >> May mi tese la mano e appena riuscii a liberare quella destra dalla stretta di Lea gliela strinsi. << Ora vado, ci si vede in giro. Ciao >> le salutai con un cenno della mano allontanandomi da loro e lasciandole ad un’altra animata conversazione.
Dopo aver pagato alla cassa io e lo zio ci incamminammo verso casa << Hey zio, ascolta e se invece andassimo a provare la tavola nuova? >> << Domani >> << Ma perché?! Non conosci il proverbio? Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi! >> << Ma tu non ti stanchi mai? >> << Per il surf no. >> << Beh inizia a farlo ragazzina, dai tra poco si cena torniamo a casa >> sbuffai e roteai gli occhi << Va bene vecchietto. Come vuoi tu >> << Hey! Vecchietto a chi?! Porta rispetto mocciosa >> mio zio mi diede una leggera spinta facendomi barcollare << A te vecchio! >> gli diedi una spallata e poi cominciai a correre con la tavola da surf sotto braccio. << Vieni subito qui! >> urlò mio zio cominciando a seguirmi. Mi era mancato il mio dolce e simpatico zietto. Una volta tornati a casa ordinammo una pizza e affittammo un film horror come quelli che piacciono a noi e verso l’una andammo al letto. Il giorno seguente mi svegliai alle 7:00 andai a farmi una doccia, misi il costume a pantaloncino e poi mi diressi in cucina a preparare la colazione. Succo di frutta a pesca, beacon, uova sbattute, pancake con sciroppo d’acero, waffles, fette biscottate, burro d’arachidi, cappuccino, latte e corn-flakes << Mmm…ma che profumino >> mio zio scense le scale già pronto in costume da bagno << Buongiorno zio! >> dissi andandogli vicino e schioccandogli un bacio sulla guancia << Buongiorno sirenetta…che bella colazione. Sarà così tutte le mattine? >> << Sì! E poi andiamo a surfare >> << A surfare dopo colazione?! Vuoi farmi uccidere da tua madre o cosa? >> chiese guardandomi accigliato << Beh la mamma ti ucciderebbe a prescindere ma comunque tranquillo la colazione è solo per te. Io voglio surfare e dopo farò colazione >> << No tesoro, facciamo colazione, ti porto a fare un giro per due ore e poi andremmo a surfare >> << Okay ammettilo. Tu mi odi. >> dissi guardandolo seriamente negli occhi, lui scoppiò a ridere << Non potrei mai odiare la mia nipotina, ma neanche farla uscire di casa senza aver fatto colazione >> sospirai rassegnata e presi solo una tazza di latte con le fette biscottate, volevo mantenermi leggera.
Salii sul pick up di mio zio, nuovo di zecca. Un ford raptor, color bianco metallizzato con dei disegni in nero sulla parte posteriore, come se fossero schizzi di pittura. Mio zio ama questo pick up. Avevamo già messo le tavole e tutto il necessario a bordo. Dopo essere andati in giro dove voleva lui. E dopo avermi presentato ai suoi amici –stupidi amici– finalmente arrivammo sulla spiaggia. Il battito del polso accelerava, il cuore batteva forte nel petto, l’adrenalina scorreva rapida nelle mie vene. Finalmente stavo per tornare…a casa. Nel mio mare. << Ci siamo sirenetta >> disse mio zio affiancandomi. << Sei pronta? >> << Io sono nata pronta >> risposi senza pensarci e guardandolo negli occhi << E allora vai! Su! In acqua! >>. Non me lo feci ripetere due volte. Mi gettai in acqua con la tavola, l’acqua gelata, stupenda, perfetta. Mi stesi su di essa e iniziai a remare quando finalmente la vidi. Era l’onda perfetta, sembrava mi stesse chiamando. Mi tuffai sott’acqua pronta al decollo. Mi sollevai prontamente in piedi e iniziai a cavalcare l’onda. << Wuhu!!! OTTIMO TAKE OFF!!! >> sentii urlare mio zio. Guardai in faccia l’onda che stavo cavalcando, Dio! Era così eccitante, mi faceva sentire viva! La mia tavola slittava sulla parete quasi verticale dell’onda, era di una maneggevolezza incredibilmente perfetta. Mi piegai sulle ginocchia allungando la mano destra per poter toccare l’onda. Non ci sono davvero parole per descrivere cosa si prova in un momento come questo. Ma so per certo che mi sembra di avere il mondo nelle mie mani, sollevai la testa vedendo come l’onda stava per travolgermi. Sorrisi, io ero più veloce, non mi sarei staccata dall’onda fino a quando questa non si sarebbe infranta sulla riva del mare. << Fammi vedere un aerial Hanon! >> risi alle parole di mio zio mentre tornai a stendermi sulla tavola per remare contro la prossima onda. La presi cercai di fare un aerial ma dopo il salto mi sfuggì la tavola da sotto i piedi così finii dritta dritta in mare. << Ah! Ma no!!! Quella non è mia nipote! Mi rifiuto di crederci! >> sentii la voce di mio zio appena riemersi, mi veniva da ridere. Tornai sulla tavola e andai incontro alla seguente onda. La usai come trampolino ed eseguii un aerial perfetto. << SIII!!! Questa è mia nipote!!! >> gioì mio zio. Sollevai le braccia in alto in segno di vittoria e poi notai che accanto a lui c’era qualcuno, un ragazzo che onestamente non vedevo molto bene da qui. Restai per più di un’ora a cavalcare le onde del mare cavolo! Mi facevano sentire viva. Questa era adrenalina pura. << Dai sirenetta! Torniamo a casa! >> << Ancora cinque minuti zio! >> protestai seduta ancora sulla mia tavola << No! Andiamo, ti rifai stasera >> stasera? Cosa ci sarebbe stato stasera?
Decisi di obbedire ma solo per porgli la domanda << Cosa ci sarà stasera? >> << Una sorta di falò sulla spiaggia, molti surfisti andranno a cavalcare le onde >> << E tu mi lascerai cavalcare le onde a mezzanotte? >> << Beh non vedo perché no >> lanciai un piccolo urlo e strinsi il braccio sinistro intorno al collo di mio zio senza lasciare la tavola che avevo sotto al braccio destro, ovviamente. << Comunque sei stata spettacolare su quelle onde piccola! Una vera forza della natura >> << Beh grazie, ho avuto i migliori insegnanti del mondo >> dissi riferendomi a lui e mio padre << Oh sì piccola, puoi ben dirlo. Ma soprattutto è perché ce l’hai nel sangue >> mio zio mi tense il pugno e io lo colpii esattamente come quando ero piccola, lo facevo anche con mio padre. << Hey zio, chi era il tizio che ti si è avvicinato mentre surfavo? >> << Chi? Ah aspetta, parli di Ryan >> << Ryan? >> << Sì, Ryan Carter, è il figlio di un importante imprenditore della Gold Coast >> << E che voleva da te? >> << Nulla. Mi ha solo chiesto tu chi fossi >> << E perché? >> << Non lo so. Io gli ho detto che sei mia nipote e basta >> << Okay >>. Decisi di non dare peso alla cosa, entrai in macchina e durante il tragitto io e mio zio parlammo delle splendide onde di oggi. La sera mi preparai, misi il costume, un pantaloncino di jeans scuro a bassa vita e un top bianco. Insomma cose che avrei potuto togliere facilmente quando sarei andata in acqua. Guardai il mio riflesso allo specchio per controllare che i miei capelli fossero apposto…anche se presto li avrei bagnati di nuovo. Toccai il mio collo e fu allora che mi resi conto di aver perso la collana che porto sempre al collo, una collana con il filo azzurro ed un delfino di madre perla attaccato ad esso, la collana di mio padre. << Dannazione! >>.
 




*Angolo autrice*
*Si schiarisce la voce* Premetto che sono nuova in questo campo di storie originali...quindi vi prego di essere clementi lol ma sincere. Voglio che mi diciate sempre tutte le cose che non vanno u.u mi affido a voi lettrici. Ringrazio chiunque legga la storia e beh...questo non è un granché ma del resto è sempre il primo capitolo, quindi spero di aver richiamato almeno un po' la vostra attenzione...e niente onestamente non so cosa dire lol 🙈 grazie per l'attenzione.

 
   
 
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