Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: __aris__    28/09/2015    3 recensioni
Belle Lefort è una studentessa della NYU che spera di diventare una scrittrice, ed al momento è alla ricerca di un lavoro per pagarsi gli studi. Le Risorse Umane le propongono di fare da assistente a Lionel Dubois: un uomo che ha scritto un unico libro, un best seller mondiale vincitore del premio Pulizer, e che, al massimo della popolarità, ha deciso di ritirarsi dal mondo e non esce più dal suo appartamento in cima ad un alto grattacielo -– moderna versione della Bella e la Bestia. Spero vi piaccia e che venga recensita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
  
NOTE DELL’AUTRICE: buon giorno Lettore. Chiedo infinitamente scusa p
er il ritardo con cui aggiorno questa storia ma scrivere l’ultima parte di questo capitolo è stata un’impresa ardua. La verità è che io e le sorellastre cattive non andiamo d’accordo. Piccola nota per tutti coloro convinti che le sorelle acide e snob siano un privilegio di Cenerentola sappiate che non è così: sono presenti anche nella versione originale de La Bella e La Bestia. Per cui le ritroverete anche nelle prossime righe. Ma non siate troppo cattivi con loro perché non avranno il loro lieto fine.

Chiedo ancora scusa per il ritardo, spero che il capitolo vi piaccia e che mi lasciate un comento.
Grazie per aver conservato la stria tra le seguite, preferite o ricordate.
 
 
 
 
 
Lionel aveva moltissimi libri e tutti dei generi più disparati: dalla narrativa, alla botanica, passando per la saggistica e la filosofia o alle scienze in genere. Belle iniziò a spostarli nella stanza che le era stata indicata dividendoli in base all’argomento trattato. Iniziò da quelli del salotto perché nello studio c’era ancora Lionel e le non voleva assolutamente disturbarlo: le era sembrato un Rottweiler pronto ad azzannare il prossimo, o almeno a scacciarlo. Così decise che i libri dello studio erano rimandati al giorno seguente; sperando che il suo datore di lavoro fosse di umore migliore.
Tra un tomo e l’altro arrivò l’ora in cui doveva prendere la metro se non voleva tardare alla lezione del professor Abbot. Diede un ultima occhiata alla stanza: i libi erano messi apparentemente a caso sugli scaffali di ferro, altri erano per terra accanto alle pareti. Avrebbe voluto riuscire a sistemarli meglio ma erano davvero troppi e se fosse arrivata tardi il trattamento che Abbot le avrebbe riservato non sarebbe stato piacevole: visto l’estro che l’insegnante aveva nel tormentare ed umiliare i suoi studenti non voleva scoprire cosa sarebbe stato capace di inventarsi. Infilò il soprabito e mise la borsa a tracolla, poi con circospezione si avvicinò allo studio di Lionel.
La porta scura era chiusa.
Belle soffiò via l’aria per prendere coraggio e poi bussò.
Nessuno rispose.
Facendo appello a tutte le sue forze riprovò, leggermente più forte rispetto al primo tentativo, poi aprì la porta ed entrò timidamente. Non c’erano luci accese e la stanza era completamente buia.
Che succede?” domandò lo scrittore con voce infastidita.
Mr Dubois, io avrei finito…” rispose Belle con un sussurro.
Allora vattene. E cerca di non fare troppo rumore!” fu l’unica risposta che ricevette.
La ragazza deglutì “A domani.” Sussurrò sospettando che l’uomo oltre la porta le inveisse contro. In silenzio si avviò verso l’uscita, ammirando ancora una volta l’aria desolata di quella casa; sicuramente in passato era stata illuminata e rumorosa, chiudendo gli occhi poteva immaginare feste con camerieri in giacca bianca che portavano vassoi di Chapagne e caviale. Magari con qualche musicista in un angolo. Ma adesso era tutto talmente abbandonato da metterle nel cuore una strana malinconia. Nell’ascensore scrollò le spalle sbuffando un paio di volte per allontanare quella spiacevole sensazione.
L’uomo della reception mise da parte la rivista scandalistica appena sentì i passi della ragazza, aspettando che si avvicinasse. “Posso fare qualcosa per lei?” domandò con distacco.
Em … il signor Dubois mi ha detto di tornare domani.” Disse posano la chiave sul bancone in marmo bianco.
L’uomo le avvicinò l’oggetto con espressione piatta “Tenga la chiave e buona giornata.”
Grazie, buon giorno a lei.” Disse prima di uscire per prendere la metropolitana per l’università.
 
 
Il campus era affollato come sempre con studenti ed insegnanti che si affrettavano per raggiungere la loro meta, mischiati ai newyorkesi che passeggiavano per Washigton Square o Bleccker Street. Le bandiere del NYU sventolavano sotto le finestre e sopra le porte sospinte dal vento. Belle corse nell’aula del professor Abbot, sedendosi nel posto che James le aveva riservato.
L’ho difeso con le unghie e con i denti.” Disse il ragazzo mentre si sedeva “Ormai è l’ultimo posto libero.
Mi spiace, ho fatto tardi a lavoro.” Sussurrò lei togliendosi il cappotto.
Hai trovato un lavoro?  Di che si tratta?” ma Belle portò l’indice alle labbra indicando con la testa Abbot che entrava.
Lauwrence Abbot era un uomo che aveva passato a mezza età da più di dieci anni, con il volto squadrato segnato da tante piccole rughe tra le sopracciglia, ai lati del naso e degli occhi. L’età gli aveva alzato l’attaccatura dei capelli, che però rimanevano folti e ben curati. Portava grandi occhiali squadrati con la montatura in plastica nera, che si sfilava solo quando doveva torturare i suoi studenti, ed era sempre circondato da un’aura di arcigna severità tale da mettere quasi tutti in un perenne stato di inadeguatezza davanti a lui.
Buon giorno signori.” Iniziò arrivando davanti alla lavagna sistemata accanto alla cattedra. L’aula era molto grande, aveva le pareti in legno, c’erano scaffali con libri antichi o prime edizioni sormontati da busti di scrittori e filosofi; la luce entrava da alte finestre in vetro piombato. Dietro i posti degli studenti erano appesi ritratti dei romanzieri più famosi dell’800 e del 900. “Oggi iniziamo il semestre con un autore che ha avuto tutto ed avrebbe potuto dare molto di più. Lionel Dubois aveva 23 anni quando ha pubblicato il suo primo ed unico libro, The Unlucky Star. Molti hanno tentato di scrivere il libro del secolo ma Dubois ci è riuscito, ed al suo primo tentativo. Non sappiamo perché non abbia pubblicato altro e non sappiamo nemmeno se ha scritto altri libri, ma questi saranno le domande che dovrete risolvere entro la prossima settimana. Dopo aver letto il libro, ovviamente.” Dalla platea si levarono suoni di disapprovazione ma il professore li ignorò mentre prendeva alcune copie del romanzo dalla cattedra perché fossero distribuite. “Voglio i vostri saggi tra una settimana esatta a partire da oggi.” Ammonì prima di iniziare ad esporre il romanzo.
Belle sfogliò la sua copia distrattamente, accarezzando le pagine come sentisse le parole impresse ad inchiostro semplicemente sfiorandole. Era ironico che, tra tutti gli autori del corso, Abbot avesse scelto proprio Lionel come lezione del giorno. Il cuore saltò un battito quando, arrivata alla copertina posteriore, rivide la foto in bianco e nero dell’autore: bello, affascinante e sorridente. Gli occhi la colpirono: sentì che qualsiasi cosa gli avesse potato via metà del volto era arrivata fin nel suo sguardo lasciandoci il vuoto: gli occhi della foto brillavano, quelli dell’uomo che aveva incontrato prima erano l’esatto opposto. Stentava a credere che fossero della stessa persona.
Se avesse scritto ciò che aveva visto quella stessa mattina Abbot non avrebbe creduto ad una sola parola, le avrebbe sicuramente messo una valutazione negativa, e sarebbe anche stata licenziata, se Lionel l’avesse scoperta. Ma cos’avrebbe dovuto scrivere? Che Dubois era sfigurato e si rifiutava di uscire o anche solo di parlare con qualcuno? Senza conoscere il motivo di un simile cambiamento? E che diritto aveva di spiattellare qualcosa che per qualcuno era così doloroso? Alla fine la campanella suonò e Belle smise di pensarci mentre prendeva distrattamente appunti.
Credo che questo sarà il compito che ti piacerà di più.” Disse James uscendo dall’aula con Belle.
Solo perché ho perso il conto delle volte in cui ho letto The Ulucky Star?
O perché lo hai sempre in borsa!” le fece l’occhiolino. “Ti sei mai chiesta perché ha scritto un libro solo?
Tutti se lo sono chiesto, James.” Disse vaga “Un unico libro, un premio Pulizer e poi il vuoto. Tutti si sono chiesti cosa gli sia successo … tutti possono fare le loro ipotesi perché Dobuis non replicherà mai.”
Il ragazzo smise di camminare guardandola perplesso. “Sai che oggi sei particolarmente strana.” Visti da lontano parevano un gigante accanto ad un topolino: il giocatore biondo, dal fisico perfettamente allenato e Belle, con la bora su un fianco, che gli arrivava alla spalla.
La ragazza alzò le spalle. “Sarà il primo giorno di lavoro.”
Gli occhi castani di James si spalancarono: “Ehi! Non mi hai ancora detto che lavoro hai trovato! Speravi che me lo fossi dimenticato, ammettilo?
Mi hai scoperta!” Belle fece un finta espressione colpevole e poi entrambi i ragazzi risero. “A dire il devo solo sistemare dei libri a casa di un tizio, nulla di esaltante.” Spiegò alzando le spalle.
Tutto qui? Non mi dici altro?” James rimase tutt’occhi, deluso perché avrebbe voluto un racconto dettagliato della prima giornata del primo lavoro di Belle.
“Il mio datore di lavoro vuole rimanere anonimo, così non posso dire niente.”
Il ragazzo le si mise davanti posando le mani sulle spalle di Belle. “Mica lavorerai per uno squilibrato? Ed i libri sono veri o son come quelli dei film che nascondono eroina?” domandò guardandola dritta negli occhi.
Belle rese “No, niente eroina. È un tipo ok, non è un maniaco o uno psicopatico. Vive in centro, in un attico pieno di libri, solo che non ama avere persone in giro. Forse non ama proprio le persone.”
E tu devi solo sistemargli i libri?
Esatto. Devo andare lì tutti i giorni per un pio d’ore e ordinare tutti i suoi libri in una stanza pena di scaffali.”
E sei da sola o ci sono altre persone che lavorano per lui?” Ad ogni domanda la sua voce era sempre più preoccupata: James sapeva perfettamente che New York era piena di tipi strani, specie se erano persone di una certa classe sociale; spesso erano solo persone un po’ bizzarre, con manie innocue, ma non voleva stare in pensiero per Belle.
La ragazza posò l’indice sulla bocca riflessiva: se Lionel avesse avuto un cameriera non avrebbe visto tutta quella polvere. “Non mi sembra che abbia qualcuno che gli faccia le pulizie.
Ma sei sicura che sia un uomo ricco? Senza una cameriera!
Credimi: lo è. Solo che non ami le persone, tutto qua. Mi dispiace, James, ma non posso dirti di più. Ho promesso.” Belle gli sorrise cercando di rassicurarlo.
James la lasciò andare dopo qualche istante, ancora poco convinto. “Promettimi che starai attenta. C’è qualcosa che non mi convince in tutto questo.”
Starò attenta!” gli sorrise la ragazza “Ma corro meno rischi di quanto immagini.” Il giocatore la guardava ancora scettico, non completamente rassicurato da quelle parole “Dai, andiamo a pranzo. Prima che il tuo fan club ci veda.”
Troppo tardi, ecco Cheryll!” disse James a mezza bocca.
Cheryll Bird era il capitano delle cheerleaders: ricchissima, biondissima e bellissima. Era stata sempre la reginetta di tutti i balli a cui aveva partecipato, oltre che una delle ragazze più popolari del suo liceo a Miami. Alla NYU la conoscevano tutti per le acrobazie che faceva prima delle partite di basket e per essere la fan più agguerrita di James. Erano in molti a farle la corte ma l’unico con cui sarebbe davvero voluta uscire era proprio James, che non degnava mai di troppe attenzioni i membri del suo fan club.
Non possiamo scappare?” domandò Belle osservando la bionda che si avvicinava con la stessa determinazione di una rompighiaccio.
Ormai è tardi. Sta puntando proprio noi.
La cheerleader li raggiunse pochi secondi dopo, con lo stesso sorriso delle concorrenti dei concorsi di bellezza. “Ciao James!” poi vide Belle ed il sorriso fu sostituito da una smorfia di repulsione “E … Belle! Non hai una biblioteca in cui seppellirti? Oggi James potrebbe cambiare il suo destino e di certo perdere tempo camminando non lo aiuterà.”
Non oggi, Cheryll.” Rispose l’altra incassando con il sorriso più educato di cui fu capace “Cosa intendi dicendo che oggi James potrebbe cambiare il suo destino?”
La cheerleader sfoderò la sua espressine da Miss Universo, quella che le faceva sempre ottenere tutto ciò che voleva. “So che da Scarpetta c’è un reclutatore dei Knicks. Dato che il ristorante è qui vicino avevo pensato di invitarti a pranzo.” Affermò come se Belle non fosse presente.
Ti ringrazio Cheryll, ma preferisco che mi notino per come gioco e non per come arrotolo gli spaghetti sulla forchetta.” Le rispose James prima di girarsi verso Belle “E poi sono già impegnato.”
Lo vedo.” borbottò a mezza voce storcendo il naso. “È un peccato che tu la pensi in questo modo.” Continuò guardando James: “Se hai davvero intenzione di passare al professionismo dovresti iniziare a prendere contatti con le squadre delle leghe maggiori.”
Quando sarà il momento ci penserò. Per ora vorrei solo andare a pranzo, con Belle.” Ribadì il ragazzo calcando le ultime parole.
Se è quello che vuoi, vi lascio soli. Ciao James.” Disse prima di girare i tacchi delle sue Louboutin.
I due ragazzi si osservarono senza dire niente per qualche istante. Erano abituati alle intrusioni di Cheryll, che arrivava come un tornado e poi spariva alla velocità della luce, ma Belle si sentiva sempre a disagio quando se ne andava. Cheryll riusciva sempre a ricordarle che tra lei e James c’erano diversi zeri che, terminata la NYU, avrebbero inciso nelle loro prospettive future. La famiglia di James possedeva giornali, tv e case editrici; quando avrebbe finito gli studi suo nonno lo avrebbe inserito in qualche consiglio d’amministrazione o qualcosa del genere. Lei probabilmente sarebbe tornata nel Maine da suo padre.
Pizza?” propose il biondo ugualmente desideroso di mangiare e romper il silenzio.
Pizza!
 
 
 
Belle trascorse il pomeriggio alla New York Library e tornò a casa solo quando il Sole fu tramontato. Viveva in un appartamento che condivideva con le sorelle maggiori: era una casa piccola, ma non era sopra ad un ristorante indiano e non affacciava su insegne al neon. Era un semplicissimo appartamento vicino alla metropolitana ma a lei piaceva molto. Anche se Nataly e Holly lo lasciavano spesso in disordine, come quella sera.
Ah! Sei arrivata!” disse Nataly, la sorella maggiore, stendendo un gloss davanti allo specchio. “Si può sapere che fine hai fatto oggi?” Nataly era una bella ragazza bionda e magra. Da quando aveva imparato a camminare aveva deciso che sarebbe diventata una ballerina. Oltre alle lezioni di danza aveva studiato anche canto, riuscendo sempre ad ottenere il ruolo della protagonista alle recite del liceo. Era alta, aveva lunghi capelli biondi e portava sempre abiti attillati che sembravano usciti da un videoclip.
Questa mattina sono andata a lavoro e poi ho passato il pomeriggio in biblioteca per un compito.” Rispose Belle togliendosi la giacca.
Tu e quella dannata biblioteca!” sbuffò richiudendo il tappo del cosmetico. “Sinceramente non capisco perché ti ostini a frequentare l’università. A cosa credi che ti servirà quando sarai tornata nel Maine da papà?
La mamma sarebbe felice della mia ammissione alla NYU.”
Ma lo siamo anche io e Holly. È solo che non vogliamo che tu stia male quando nessuno vorrà pubblicare il tuo romanzo. Per avere successo devi spiccare, brillare e tu sei sempre così ordinaria! Mi chiedo solo come faranno a notare il tuo libro tra tutti quelli che gli vengono inviti tutti i giorni.” Disse con voce compassionevole
“I libri non si giudicano per la copertina ma per ciò che c’è dentro.”
Prima che Nataly le rispondesse Holly entrò nella stanza. “Finalmente sei tornata! Non dirmi che eri di nuovo a studiare in biblioteca? Davvero non capisco come fai a frequentare l’università, con tutti quei compiti di metà corso e gli esami di fine semestre. Io non resisterei cinque minuti.” La seconda delle sorelle Lefor aveva un anno in meno di Nataly e l’aveva sempre imitata in tutto: dai vestiti al trucco, nel modo di comportarsi o nella scelta di entrare alla Juliard.
“A me piace. Alla lezione di oggi abbiamo parlato di The Unlucky Star.
Contenta tu.” Rispose a mezza voce Holly ignorando completamente l’entusiasmo della sorella minore.
Noi dobbiamo andare ad una festa al MET e probabilmente faremo tardi. Prima di andare a dormire ripulisci la cucina, lo avremo fatto noi ma dovevamo prepararci. Buona notte Belle.” Disse Nataly uscendo.
Notte.” Fece eco l’altra chiudendo la porta.
Le sue sorelle erano ottime ballerine ma non erano mai state persone ordinate o brave nelle faccende domestiche. Anche quando sua madre stava male era stata lei ad occuparsi della casa perché loro potessero pensare solo alla danza. Ad un occhio esterno questo poteva sembrare un comportamento egoista ma Belle era la prima sostenitrice delle sue sorelle e le incombenze domestiche non le pesavano perché sapeva che Nataly e Holly sarebbero andate lontane sulle loro scarpette da danza.
Rimasta sola, Belle si guardò attorno: non era solo la cucina che doveva essere ripulita ma tutta la casa che necessitava di essere riordinata. E poi quell’appartamento era davvero piccolo: cucina e salotto erano praticamente una stanza unica, o meglio era la cucina ad occupare una delle pareti del salotto. Il pavimento era in legno scuro mentre le pareti bianche e senza decori, con l’eccezione di quattro quadretti raffiguranti ballerine famose. Il divano a due posti era praticamente attaccato alla porta d’ingresso ed aveva tanti cuscini colorati, nell’angolo della finestra di fronte c’era una poltroncina bianca con un cuscino verde. La grande tv a schermo piatto era appesa sul muro vicino alla finestra. Il resto della stanza era occupato da un tavolo rotondo con quattro sedie in legno. Di fronte alla porta d’ingresso c’era il piccolo corridoio che portava alle camere da letto ed al bagno.
Con pazienza riassettò i cucini color crema del salotto, sistemò le riviste di moda e spettacolo sparse sul tavolino e passò l’aspirapolvere in tutte le stanze, prima di pulire anche la cucina. Quando ebbe finito tutto mancavano pochi minuti alla mezzanotte e Belle era davvero stanca. Sbadigliando roteò il collo, prima in una direzione e poi nell’atra, sentendo tutti i muscoli tendersi. Sbadigliando per l’ennesima volta rese The Unlucky Star dalla borsa ed andò in camera sua: una piccola stanza dove c’era posto solo per il letto, l’armadio ed una libreria che non riusciva a contenere tutti i libri di Belle. Si sedette sul letto promettendo che dopo cinque minuti avrebbe infilato il pigiama e dormito ma gli occhi le si chiusero da soli mentre, osservando ancora la foto di Lionel, si chiedeva cos’aveva potuto trasformarlo nell’uomo che aveva incontrato.




   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: __aris__