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Autore: Verde Pistacchio    29/09/2015    6 recensioni
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Percepivano la carne calva e vibrante di quel corpo giacente sotto il proprio. Avrebbe potuto accarezzarlo per l'eternità. Poter godere di quella morbidezza. Era... Tenero. Così dolce e morbido che se lo avesse morso sarebbe andato dritto in paradiso per non uscirne più. Ma in fondo chi vorrebbe scappare dal paradiso? Lui lo sapeva. Ne era certo. Quel corpo falsamente immobile sotto di egli nascondeva un grande piacere. Di quelli che si scoprono e si conquistano una sola volta nella vita. Dopotutto a lui bastava anche solo una notte. [...]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
 
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Era in uno stato di beatitudine. Non sentiva la necessità di niente, ne aveva altri desideri. Era completo. Si sentiva completo. Era più che sicuro che se la perfezione fosse esistita sarebbe stata proprio quella sensazione. Il respiro era calmo. Il corpo si espandeva e si ritraeva al suono di quel fievole soffio d'aria calda che usciva da quelle labbra scarlatte, ormai dischiuse. Senza nessun segno di opposizione, diniego o, peggio, di rifiuto. Le sue mani lo potevano sentire. Oh e come se lo sentivano. Percepivano la carne calva e vibrante di quel corpo giacente sotto il proprio. Avrebbe potuto accarezzarlo per l'eternità. Poter godere di quella morbidezza. Era... Tenero. Così dolce e morbido che se lo avesse morso sarebbe andato dritto in paradiso per non uscirne più. Ma in fondo chi vorrebbe scappare dal paradiso? Lui lo sapeva. Ne era certo. Quel corpo falsamente immobile sotto di egli nascondeva un grande piacere. Di quelli che si scoprono e si conquistano una sola volta nella vita. Dopotutto a lui bastava anche solo una notte. 

Un momento solo per ottenere quel tutto così meraviglioso. In quella stanza, in quel letto, in quel momento, in quell'istante lei rappresentava tutto ciò che lui non aveva e non avrebbe mai avuto ma che, proprio per questa ragione, egli desiderava più di ogni altra cosa. Ichigo racchiudeva nel suo corpo, nella sua immagine e nella sua persona i suoi desideri, le sue aspettative ed anche i suoi dolori. Per lui era tutto e niente allo stesso tempo e lo sapeva. Era cosciente che bastava un niente perché tutto questo svanisse, ma ciò non poteva (o voleva?) accadere. Doveva rimanere in quello stato ancora un po', se l'eternità era troppo per il suo destino che gli concedesse almeno un'ora o un giorno. Non voleva che quella realtà finisse. Che Ichigo andasse via. Ora che era tra le sue mani, o doveva dire sotto le sue mani, non poteva permetterlo. 

C'era pace. Sia dentro che fuori i loro corpi. L'unico suono a rompere quel silenzio erano i loro respiri. Aliti di vita che testimoniavano una sola cosa: non tutte le parole che si erano detti erano terminate, no, ce n'erano altre. Altre parole morbide, dai toni più calmi, quasi sussurrati, così dolci che forse i loro cuori avrebbero smesso di battere contemporaneamente. Kisshu voleva sussurrargliele quelle e molte altre parole. Alcune anche sconosciute alla cultura umana. In quella posizione, lui sopra e lei sotto tormentati dagli stessi pensieri probabilmente, non erano altro che un maschio ed una femmina. Due generi opposti, diversi ma complementari. Perché l'alchimia, la magia, che si creava fra i due era primitiva, antica. Andava oltre la cultura, oltre la razza per arrivare al loro punto comune, alla loro essenza: due esseri viventi. Solo questo. Loro erano e potevano essere solo questo. Non Kisshu ed Ichigo, ma due creature che vivevano e si lasciavano trasportare dalle loro passioni, da quegli istinti primordiali che sono sempre esistiti. Era questo quello che voleva far comprendere ad Ichigo la loro uguaglianza che partiva dalla loro diversità. Le avrebbe fatto capire. Le avrebbe spiegato ogni cosa. Prima con le parole, poi con i gesti e in seguito di nuovo con le parole, a seguire sempre questo schema come un ciclo infinito. 
Non un nomignolo uscì dalle sue labbra. Solo il suo nome. Perché era il più dolce e bello fra tutti: «Ichigo».



Inspira ed espira. Inspira ed espira. Inspira ed espira. Era questo su cui doveva concentrarsi e su nient’altro. Doveva riprendere il controllo del suo corpo, delle sue emozioni e della sua mente. Tutto doveva tornare alla normalità, sempre se di normalità questa situazione aveva qualcosa.
Era stesa su quel letto, su quella brandina scomodissima ma che in quel momento era l’ultimo dei suoi pensieri. Sì perché a distrarla dai suoi tentativi di razionalizzazione c’era un corpo, ma non un corpo qualsiasi. No, quello che la imprigionava era il corpo di Kisshu. Lo poteva sentire benissimo, era vivo. Il suo torace le schiacciava il seno, l’addome era poggiato sulla sua pancia e le gambe strusciavano sulle sue. Una situazione a dir poco imbarazzante, dalla quale voleva uscirne subito, almeno per evitare che il rossore al viso divenisse la sua seconda pelle. In quella posizione era possibile percepire tutto: il respiro che contraeva e distendeva il diaframma (proprio come il suo), due suoni uguali che lavoravano all’unisono, le forti braccia che artigliavano le sue immobili e distese e… la sua virilità molto vicina al punto di non ritorno, gli occhi. Oh il suo sguardo era uno spettacolo di sfaccettature. La fissava sfrontato, quasi sfidandola dicendole: “Coraggio, guardami e vediamo chi distoglie lo sguardo per prima”. Così diretti da farla sentire nuda, adesso era capace di leggere tutte le emozioni che passavano per la sua mente. Non poteva permettersi una cosa del genere, sarebbe stato un grande vantaggio. 

Voltò la testa di lato, sapeva che avrebbe perso la sfida. C’era silenzio nella stanza, forse perché entrambi stavano raccogliendo le forze rimaste per un ultimo attacco. Lo ricordava bene. Rammentava le parole che si erano scambiati o era meglio dire gettati. Sì si erano graffiati, picchiati con tutte quelle parole. Ichigo aveva riversato su di lui tutta la sua paura e il tormento, da parte sua Kisshu cercò di far valere la sua posizione. Quello che la ragazza non capiva era perché, dopo tutte quelle frasi, lui si ostinava a perseverare. Doveva ammetterlo, questo gli faceva onore.
Ma cosa poteva mai dirgli che non aveva già fatto? Era stanca, stanca di quella loro battaglia personale, stanca del suo e del proprio atteggiamento. Eppure, nonostante questi pensieri il suo corpo era di un altro parere. Ne era certa. Kisshu non la molestava, non le urlava addosso e, cosa ancora più strana, non la baciava. Era così strano ma il corpo di Ichigo si stava adattando, quasi abituando, alla presenza dell’alieno. Ora le sue membra non erano più irrigidite, erano rilassate, distese, pronte ad accogliere un piacere atteso ed inaspettato allo stesso tempo. La mano sinistra abbandonò il suo polso e scese verso la gamba accarezzando tutto il lato sinistro del corpo. Lo accarezzava delicatamente come fa uno scultore con la sua migliore opera ormai completata. Piccoli brividi si diffusero lungo tutto il suo corpo e un pensiero la colpì: era un atto di fiducia. Quello che stava facendo Kisshu in quel momento era darle fiducia, allontanando la mano e percorrendo un lato del suo corpo le stava dando la possibilità di ribellarsi, con tutto ciò che avrebbe comportato quest’azione. Non credeva che lui potesse farlo. Un dubbio le si insinuò nella mente, lei avrebbe mai fatto una cosa del genere. Benché fosse stordita da tutte quelle nuove e istintive sensazioni, da quel magico languore sapeva chi aveva di fronte, ma soprattutto chi era. Voleva aprire la bocca e parlargli, dirgli qualcosa ma non ne ebbe il tempo.

Lo sentì sussurrare il suo nome mentre la testa si abbassava sul suo petto. Affondò il viso tra i suoi seni e sospirò. Il suono era attutito dalla stoffa, ma era chiaro, era un sospiro di piacere. Vista dalla sua prospettiva quella scena era meravigliosa. La stoffa del pigiama delineava perfettamente il seno e i capezzoli turgidi, si vedevano le pieghe causate dalla tensione di questi ultimi. Sembrava così… soffice, come una candida nuvola su cui distendersi e riprendere le forze. Come se qualcosa di caldo, morbido e forse dolce ti avrebbe protetto per tutta la vita. Forse Kisshu, affondando sempre di più, voleva perdersi in quella sensazione. Egli era come un relitto del mondo che, tuffandosi, stava per ritrovare la pace e la serenità e… il piacere. Una strana sensazione la dominava, era insolita, sconosciuta e bella. Fu in quel momento che Ichigo decisa di lasciarsi andare, di abbandonare tutte le difese per lasciarsi trasportare in quella nuova dimensione che stava prendendo forma. Un gemito le uscì dalla bocca in risposta a questa reazione. Cercò di sussurrargli qualcosa, ma non aveva abbastanza fiato.



Gli sussurrò qualcosa, ma non afferrò il significato di quel borbottio. Il gemito si invece che l’aveva compreso. Fu proprio quello a mandare alla deriva la sua mente. Stava affondando il viso sul suo seno, era una goduria e un tormento allo stesso tempo. Il suo fiato caldo riscaldava quella porzione di petto e percepì i brividi che scuotevano il corpo della rossa, li comprendeva perché erano gli stessi che correvano attraverso il suo fisico. Voleva gridare dal piacere e fare gridare anche lei per le stesse ragioni. Desiderava perdersi in quel corpo che lo attirava come il canto delle sirene ipnotizzava i poveri marinai destinati alla morte. Ma qui era tutto diverso, perché lui avrebbe ottenuto il piacere tanto desiderato, i tesori e le mute promesse che sembravano chiamarlo a gran voce. Voleva sussurrarle il suo nome all’orecchio mentre si univano, mentre fondevano insieme carne e cuore, mentre diventavano una sola cosa, mentre si perdevano nel piacere e allo stesso tempo lo donavano all’altro. Lasciò piccoli baci dal petto al collo per raggiungere la mandibola. Eccola la sua bocca era lì a pochi passi. Pronta per lui, ne era certo. Pronta per qualsiasi cosa lui avesse voluto farle. Pronta per tutto. All’improvviso accadde e non poté fare niente per impedirlo.

Alzò la testa riprese a respirare e aprì gli occhi. Un sogno, era solo un sogno. Accanto a lui c’erano solo le foglie dell’albero e le luci notturne della strada nient’altro. No un momento! C’era ancora lei, la luna. Luminosa e solitaria e così crudele. Gli aveva concesso solo questo un sogno, un’illusione, una dolce illusione. Le emozioni, le sensazioni, tutto era così vivido da sembrare vero. L’amarezza dipinse un velo di tristezza sul suo viso. Si asciugò il sudore dalla fronte. Ichigo era ancora lì, distesa sul letto a riparo tra quelle colorate coperte. Non sapeva per quanto tempo aveva dormito sapeva solo che se il destino voleva farsi beffe di lui non ci sarebbe riuscito. Questa volta avrebbe vinto lui la partita cambiando le carte in tavola. Sapeva cosa fare adesso grazie a quel sogno premonitore e con il suo classico sorriso arrogante sparì nella notte.












Note
Bene bene siamo arrivati alla fine, purtroppo doveva succedere come avevo già detto questa era fic abbastanza breve. Mi spiace averci impiegato parecchio, avevo previsto di terminarla a fine estate ma siamo quasi a ottobre, fortunatamente la sessione d'esami è conclusa (almeno per me). Questo lavoro mi serviva per ripopolare efp con una coppia canon e avere del tempo per delineare la trama di Different Human (no pubblicherò subito vi avviso). Ma ho altri progetti per questi due, ciò significa che pubblicherò qualche one-shot ;) Non so se avete notato ma questa è la prima fic a più capitoli che completo! *^* mi sento soddisfatta!
RyoePie: eh non ti vergogni! Te la vanti pure <.<
VP:ahh ma sempre a gettare fango su di me! Mai una volta che siate carini con me u.u
RyoePie: *gettano acqua ghiacciata sull'autrice*
VP: ç_ç
Come potete vedere è presente anche il pov di Ichigo, dico semplicemente che anche lei sta dormendo, chi dice che non stesse facendo il medesimo sogno? ;) Concludo ringraziando tutti coloro che hanno seguito la storia e recensito. È grazie a voi se noi fanwriter andiamo avanti!


 
   
 
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