Adàm guardava l’orizzonte, gli occhi che puntavano in lontananza tra i riflessi del sole sulla Senna e un piccolo battello che navigava pigro. Le mani in tasca e i capelli neri legati in un piccolo codino, si mise a posto gli occhiali scuri che portava.
Sospirò alla vista di quel paesaggio poetico che aveva imparato ad amare, sorrise alle parole che subito gli vennero in mente: una vecchia poesia che aveva letto una volta.
-Les feuilles mortes se ramassent à la pelle. Tu vuois, je n’ai pas oubliè…
Scosse la testa a quel pensiero, senza smettere di sorridere.
Le note di una fisarmonica accompagnavano il suono dolce del fiume che scorreva lento sotto di lui. Se fosse stato pittore, avrebbe voluto imprimere quell’ immagine su tela. Fosse stato scrittore avrebbe espresso con inchiostro quelle emozioni indescrivibili che gli erano tanto difficili da esprimere.
Tuttavia era lì, solo, a guardare il paesaggio.
Le fronde degli alberi si muovevano dolcemente per la brezza di fine Estate che animava ancora le strade.
Una foglia si staccò, danzando in aria come una ballerina. Girò e rigirò seguendo il vento, a lui ricordava una meravigliosa danza della natura.
Un ultimo inchino delicato e la foglia si posò a terra, tremante come stremata da quel frenetico ballo che aveva appena compiuto.
Adàm respirò l’aria che si stava già impregnando di Autunno.
-Les feuilles mortes se ramassent à la pelle, les souvenir set les regrets aussi…
Il sole del tramonto rifletteva una luce dorata sulla sua pelle olivastra, era calda e piacevole.
Gli occhi neri cercavano di imprimersi a fuoco lo scenario stupendo e poetico, tipico di quella meravigliosa città.
Parigi, la città magica. La città che nascondeva le meraviglie: solo chi riusciva a percepirle poteva comprendere la vera bellezza, quella immortale ed immutabile nei secoli.
-Je t’amais tant, tu ètais si jolie. Comment veux-tu que je t’oublie?
Adàm si perse tra le note della fisarmonica che suonava una canzone dolce e malinconica. Per completare il tutto, si aggiunse una tromba che suonava a tempo: un alchimia perfetta tra poesia e realtà.
Quel confine invalicabile per chi non riusciva a vedere oltre, per chi non riusciva a vedere il sole splendente. Per chi non si fermava un secondo a guardare quella scena che non era descrivibile con le labbra.
Dopotutto l’alfabeto è composto solo da 22 lettere. Il linguaggio dell’ anima è inesprimibile a parole: infinito e perfetto.
Vibrò il cellulare in tasca.
Adàm guardò lo schermo del vecchio smart-phone: Louise.
Il cuore gli si scaldò all’ istante.
“Sono quasi da te… non vedo l’ora di vederti.”
Adàm sorrise tra sé e mise via il cellulare. Chiuse gli occhi e riconobbe all’ istante le note di una canzone che aleggiavano nell’ aria, una vecchia canzone di Yves Montand. Perfezione pura.
Conosceva a memoria quella meraviglia d’arte, ogni singola lettera e parola.
Non potè resistere, prese fiato.
-C’est une chanson qui nous ressemble tuoi, tu m’amais et je t’amais…
"Oh, vorrei tanto che anche tu ricordassi
i giorni felici del nostro amore
Com'era più bella la vita
E com'era più bruciante il sole
Le foglie morte cadono a mucchi...
Vedi: non ho dimenticato
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi, e i rimpianti
e il vento del nord porta via tutto
nella più fredda notte che dimentica
Vedi: non ho dimenticato
la canzone che mi cantavi
È una canzone che ci somiglia
Tu che mi amavi
e io ti amavo
E vivevamo, noi due, insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza nessun rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi
Le foglie morte cadono a mucchi
e come loro i ricordi, i rimpianti
Ma il mio fedele e silenzioso amore
sorride ancora, dice grazie alla vita
Ti amavo tanto, eri così bella
Come potrei dimenticarti
Com'era più bella la vita
e com'era più bruciante il sole
Eri la mia più dolce amica...
Ma non ho ormai che rimpianti
E la canzone che tu cantavi
la sentirò per sempre."
Le Foglie Morte – Jacque Prevert
i giorni felici del nostro amore
Com'era più bella la vita
E com'era più bruciante il sole
Le foglie morte cadono a mucchi...
Vedi: non ho dimenticato
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi, e i rimpianti
e il vento del nord porta via tutto
nella più fredda notte che dimentica
Vedi: non ho dimenticato
la canzone che mi cantavi
È una canzone che ci somiglia
Tu che mi amavi
e io ti amavo
E vivevamo, noi due, insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza nessun rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi
Le foglie morte cadono a mucchi
e come loro i ricordi, i rimpianti
Ma il mio fedele e silenzioso amore
sorride ancora, dice grazie alla vita
Ti amavo tanto, eri così bella
Come potrei dimenticarti
Com'era più bella la vita
e com'era più bruciante il sole
Eri la mia più dolce amica...
Ma non ho ormai che rimpianti
E la canzone che tu cantavi
la sentirò per sempre."
Le Foglie Morte – Jacque Prevert