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Autore: Happy_Pumpkin    14/02/2009    1 recensioni
[Le Cronache di Lymond]Un dialogo tra il carismatico, ironico, viziato Francis Crawford di Lymond e Philippa Somerville, testarda e matura ragazzina.
Per capire le motivazioni di Francis e le ragioni grazie alle quali Philippa lo seguirebbe...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Le ragioni di Philippa Somerville







    Philippa Somerville era cinicamente cosciente dei propri difetti e allo stesso tempo esibiva, come sua madre Kate, il fiero stendardo della propria testarda determinazione.
Seduta sul letto cercava, pur senza troppi risultati, di riordinare quella spenta massa di capelli con la quale da ben quindici anni doveva convivere.
Finché, inspirando pazientemente col naso, non decise di rimandare l'impresa a momenti migliori appoggiando sulla cassapanca di legno il pettine, monito di quanto in futuro avrebbe dovuto fare.
Poi si rassettò la gonna di un triste grigio, gesto quasi propiziatorio per prepararsi alla visita che, in un modo o nell'altro, avrebbe probabilmente comportato un grande spreco di energie per resistere alla tentazione di non odiare Francis Crawford di Lymond, comte de Sevigny.
    Era stata, strano a dirsi, sua madre a pretendere che Lymond prima di intraprendere qualsiasi decisione, la quale avrebbe portato a preoccupazioni non indifferenti, avesse l'occasione di perdere il suo mirabile tempo per dialogare con lei.
Di cosa, Philippa era all'oscuro.
Sapeva solo, rifletté tenendo appoggiata la mano al muro grezzamente intonacato, che in quel preciso istante Gabriel Graham Malett, cavaliere dell'ordine di Malta votato ai suoi desideri di conquista piuttosto che all'amore verso Dio, tesseva la sua rete in tutto il Mediterraneo per controllare il pedone che gli avrebbe permesso di rimanere vivo: il bambino di Francis.
La ragazzina, pragmatica nelle sue decisioni e allo stesso tempo ostinata oppositrice della vendetta,  si morse un labbro solo in parte pentita: era stata lei ad impedire, quando Lymond ne aveva l'occasione, che lui si vendicasse.
E Gabriel, splendido d'altezza e portamento, era fuggito.
La sua morte equivaleva alla morte del piccolo bastardello generato dal biondo conte e dalla donna che, a suo tempo, aveva amato: la fiera irlandese Oonagh O'Dwyer
    Sentiva le voci, di sua madre e di Francis, risuonare nella stanza con il camino, la risata cristallina di lui attraversare quelle semplici pareti.
Finché non si decise e li raggiunse, rimanendo per qualche secondo immobile a guardarli.
Kate era in piedi, appoggiata al tavolo in legno, Lymond mollemente seduto di fronte con un bicchiere di quella che risultò essere acqua.
Philippa fece una smorfia... lui sapeva restare ebbro anche svuotando le cantine dei vini migliori appartenenti al Re di Francia ma, quando non strettamente necessario, evitava di cadere nella sublime tentazione di annegare tra i piaceri del dio Bacco.
    Lymond mosse un braccio, fissandola un istante con gli astuti occhi azzurri, finché non commentò con un accenno di sorriso pur risultando serio:
“Ecco la roccaforte dei Somerville che si erge in tutto il suo monumentale orgoglio. La femme qui refuse l'amour pour amour de l'innocent.”
“E voi? Quale sarà il vostro prossimo gesto?” chiese Philippa con una certa intraprendenza desiderando arrivare dritta alla questione.
Perché lei ci sperava davvero.
Sperava che l'arrogante, viziato, calcolatore Francis di Lymond partisse alla ricerca del bambino. Non per fermare Malett, semplicemente per amore paterno, un amore che però francamente risultava difficile trovare in lui.
    Kate accennò ad un sorriso, rimanendo però in silenzio a fissare prima sua figlia poi il suo ospite che rispose:
“Mi giunge nuovo questo accorato interesse nei confronti delle mie azioni. Ma, ahimé, temo che per voi, giovane Somerville, risulteranno comunque deludenti. Non aspettatevi che sventoli il vessillo della pace.”
Netto, deciso, senza troppi giri di parole.
Philippa strinse i denti, sforzando di controllare quella dannata lacrima di rabbia e di frustrazione che avrebbe compromesso ogni tentativo di mostrare quella maturità che da anni era il suo vanto maggiore.
Ma ci sarebbe stato poco da riflettere.
Il bambino non era né tra gli interessi né tra le priorità di Lymond.
“Non andrete a cercarlo, quindi. Rimarrete rintanato in Scozia all'ombra del vostro maggior nemico aspettando che...” si interruppe, dandosi della stupida.
No, Lymond non era il tipo da lasciar impunito chiunque osasse andare sulla sua strada. Era infantilmente determinato a raggiungere i suoi obiettivi, quali che fossero i rischi.
Non abbassò lo sguardo.
Si corresse da sola, ignorando l'espressione di divertito interesse che Francis le stava riservando:
“No... certo che no. Voi andrete in cerca di Graham Malett. E lo ucciderete.”
Non le sfuggì l'occhiata di comprensione che Kate stranamente aveva rivolto a Lymond e non a lei, che pure ne avrebbe avuto bisogno, per quanto difficile da ammettere.
Il quale non la notò, o forse fece finta di non notarla, e improvvisamente scoppiò a ridere.
Philippa si indignò, irrigidendosi nella sua contrarietà.
    La madre sospirò replicando:
“Ciò che il signor Lymond intende fare o meno è affar suo. Qualsiasi decisione è stata ponderata, al di là di quanto possa sembrare indecorosa.”
Se anche fosse stata sorpresa dall'atteggiamento di Kate, la quale sembrava avere a cuore Francis più di quanto la ragazzina avesse realmente capito, Philippa non lo diede a vedere.
Lymond si alzò elegantemente in piedi rispondendo:
“Sagge parole quelle della vostra fiera genitrice. Credetemi, per quanto vi sarà difficile, ciò che ho deciso è stato valutato con attenzione e... d'altra parte non vedo come la cosa possa riguardarvi, in tutta onestà.”
Kate sospirò mentre Philippa, pur non scomponendosi, trattenne il fiato.
Perché Lymond la stava provocando: sapeva, lo sapeva eccome, fino a che punto per lei il bambino fosse importante.
Eppure si riservava il diritto di giocare su quello che era il suo unico punto debole della corazza che aveva eretto: amore e compassione per gli indifesi, i deboli, le vittime.
Aiutare quel bambino, lo sentiva, era la sua missione.
Ma Francis sembrava non capire.
    Così la ragazzina, cocciuta e fermamente intenzionata a difendere le proprie posizioni, sibilò risultando stranamente autoritaria:
“E' un bambino indifeso quello che lascerete morire per le vostre stupide idee di vendetta. Non è possibile che per orgoglio e amor proprio voi siate disposto a sacrificare una creatura innocente!”
Lymond le si portò davanti replicando quasi in un sibilo:
“Vendetta... ostinata Philippa, credete che si tratti solo di questo?”
La guardò e lei lo guardò a sua volta, come a sperare di poter carpire una traccia del pensiero complesso e sfaccettato di Lymond.
Lei ribatté: “E cos'altro se no? Voi avete la vostra compagnia a St. Mary, Gabriel non può toccarvi direttamente – fece una pausa, come cercando l'aria – solo che io mi aspettavo...”
Non trovò le parole.
    Improvvisamente, contro ogni sua aspettativa, Lymond si rivolse a Kate dicendole con fare cordiale:
“Sareste così gentile da farmi parlare da solo con vostra figlia, Kate? Richiamo le Muse affinché mi guidino con il dono della parola per poter aprire una breccia nel muro di testardaggine eretto dalla giovane Somerville.”
Kate, suo malgrado, ridacchiò replicando con un'alzata di spalle:
“Come meglio credete. Solo... raccomando un buon uso delle parole.”
Prima di andarsene lanciò un'occhiata a sua figlia, senza che fosse possibile decifrare cosa realmente significasse.
Tra i due seguì un istante di silenzio.
Soli, in quella stanza col fuoco acceso che crepitava.
    Lo ammetteva, Philippa si sentiva in soggezione al ricordo di quello che era stato il primo incontro con Lymond e di come nel corso del tempo la sua opinione, molto scarsa inizialmente, nei confronti di quell'uomo capace di errori, di tentazioni, di duelli all'ultimo respiro ma anche di sacrificio per gli altri camuffato da un'ironia pungente, che disarmava chiunque non fosse abituato alla sua lingua agile, fosse mutata.
Ammirazione?
Forse. Anche se le era difficile ammetterlo.
Ma di sicuro era l'uomo più onesto e coraggioso che potesse camminare nelle sue terre ricche di ideali e pretese. Sebbene lei e gli uomini fossero distanti miglia e miglia.
    “Ora sono qui. Ditemi.” disse infine.
Come per pregarlo di essere il più sincero possibile, al di là di ciò che quella testolina di ragazza pensasse.
“Vostra madre sa ciò che voglio fare, conosce le mie intenzioni. Sembra che voi Somerville abbiate un fastidioso istinto a guidarvi. E mi ha pregato di tenervi fuori da tutto quello che nei prossimi mesi capiterà.”
Philippa rimase in silenzio. Poi lentamente sgranò gli occhi, sentendo il sangue affiorarle in viso accompagnato dal leggero tremore della speranza.
Percependo perfettamente ciò che lei provava Lymond aggiunse, diretto, senza preoccuparsi di risultare brusco:
“Cosa che ho intenzione di fare. Quindi resterete qui, senza fare stupidaggini come di vostra consuetudine, occupandovi di vostra madre e coltivando il vostro odio verso chi non ha la stessa dura corazza Somerville.”
    Poi, senza che se lo aspettasse, le diede un buffetto sulla guancia. Un contatto appena sfiorato, senza messaggi impliciti, che però ebbe l'effetto di far avvampare Philippa la quale nascose l'imbarazzo aprendo e chiudendo qualche secondo dopo la bocca, affrettandosi a dire secca:
“Siete voi che dovete occuparvi di voi stesso... molto spesso sembrate dimenticarvene.”
Lymond ribatté facendo per avvicinarsi all'uscita:
“Ho un formidabile istinto di autoconservazione... ciò che è accaduto in passato, anche a vostro discapito, dovrebbe avervelo insegnato.”
Philippa accennò ad un sorriso, non replicando, mentre Lymond aprì la soglia della porta.
    Lo vide di spalle, la testa bionda disordinata, la figura agile e asciutta, i vestiti raffinati eppure senza troppi fronzoli... provò l'impulso di fermarlo e farsi dire più chiaramente cosa intendesse fare.
Ma, dentro di sé, aveva già capito... e stava imparando, faticosamente ma ogni volta con gioia sempre maggiore, a comprendere il suo carattere.
Così, con semplicità, aggiunse:
“... grazie.”
“La nave va con il suo capitano ma non sempre l'equipaggio va con il suo capitano anche senza la nave.” rispose Lymond per poi uscire con passo silenzioso.
    Poco dopo rientrò anche la madre di Philippa, guardando sua figlia un istante, limitandosi poi a commentare:
“So che vorreste seguirlo... perché?”
Philippa sospirò: “Non ti dirò nulla che tu non sappia già Kate – la donna sorrise – perché so che Francis è un uomo buono, solo all'apparenza egoista. Perché sa sempre molte più cose di quanto noi crediamo e dunque sono convinta che anche adesso sappia esattamente cosa fare, dove andare e soprattutto qual'è il vero motivo che lo spinge. E infine... perché adesso è un padre e gli è difficile dare amore.”
Kate non disse nulla, così entrambe ripresero con la solita energia a mandare avanti la fattoria a Flaw Valleys. Eppure dentro di sé sperava che sua figlia non commettesse qualche sciocchezza guidata dall'istinto.
Philippa a sua volta sperava in Jerott Blyth... perché il cavaliere difficilmente avrebbe evitato la ricerca di Lymond in lungo e in largo per le terre d'Europa.
E lei, indipendente dalle volontà del giovane dai capelli scuri, lo avrebbe accompagnato.


    Prima di entrare nei bagni a Baden Jerott tirò un grande sospiro.
“Evidentemente il nostro nobile signor Blyth non riusciva proprio a stare lontano da me... quale onore ricevere tanto ardimentoso amore da parte vostra, Jerott!”
Queste, sommariamente, sarebbero state le sarcastiche e pungenti parole di Lymond una volta che lo avesse visto.
    Poi guardò Philippa, bruttina, determinata, di una nobiltà d'animo e d'intenti che difficilmente in altre persone avrebbe potuto trovare.
Non poteva mandarla via e lui non poteva andarsene, non senza di Francis Crawford nonostante le frecciate piccate con cui l'avrebbe sicuramente sminuito.
La ragazzina si rivolse verso di lui e, sicura di sé, disse: “Entriamo?”
    Perché, ultima delle ragioni per cui Philippa Somerville voleva essere accanto a Francis, era che lo ammirava e al suo fianco il figlio che avrebbe trovato sarebbe stato felice.
Si morse un labbro... no, quella ragione doveva restare assolutamente nascosta. Anche se probabilmente Kate l'aveva già intuita.




Sproloqui di una zucca


Questa one-shot può considerarsi una sorta di particina aggiuntiva tra il Torneo dei Cavalieri e Partita sul Corno d'Oro.
Non ha particolari motivazioni d'esistere forse se non per pretesto mio personale di capire quanti conoscano Le Cronache di Lymond e soprattutto poter dire con orgoglio di aver scritto per prima su EFP qualcosa di questi meravigliosi libri.
Insomma, con tanti personaggi così carismatici e ben descritti, come'è possibile che nessuno scriva fiction su di loro?
Spero comunque che sia piaciuto quanto ho scritto, io adoro Lymond, Jerrott e Philippa... spero di essere riuscita a farli almeno un po' IC... ditemi voi.
Bacione, grazie per aver letto e, sì, questa volta lo vorrei in particolar modo, commentate... ^_^



   
 
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