-E’ orribile- commenta Deidara – Cioè è tutta sproporzionata. Lo hai fatto apposta o è solo senso dell’orrido?-
-Credi che quel che fai tu sia meglio?-
-Se vuoi che ci mettiamo a discutere in campo creativo hai trovato pane per i tuoi denti-
-Mi annoierei-
Sasori poggia Hiruko sulla mensola appena sopra la testata del proprio letto. Deidara fissa la marionetta con una smorfia. Come per tutte le creazioni di Sasori, anche quella lo ripugna, annienta l’idea di arte che Deidara coltiva come un fiore sacro. Ma Sasori non sa nemmeno che vuol dire, oppure se ne frega così come se ne frega per la stramaggioranza di cose o persone.
-Ti stai preparando per gli esami? Oggi in biblioteca ho beccato quella faccia da schiaffi di Uchiha. Dire che mi sta sul cazzo è eufemismo-
Sasori siede sul letto, la stanza nella consueta semioscurità, libri gettati a terra come barricate sconfitte.
-Deidara non essere scurrile è irritante-
- A te il collegio non ha fatto bene- Deidara è annoiato, quella stanza cupa e la totale assenza del compagno lo sfiniscono – Tua nonna a che ora torna?-
Sasori alza le spalle. In lui vi è una totale assenza di energia, scruta il mondo con distacco scientifico, interpreta azioni e sentimenti come processi chimici più o meno comuni ad ogni essere umano, eppure, Deidara ne è convinto, vi è qualcosa di oscuro e alienante negli occhi gelidi del compagno. E’ un’opera d’arte temibile che invoglia molte chiavi d’ interpretazione, per questo Deidara non può allontanarsi e mandarlo al diavolo. Desidera la chiave di lettura, cogliere la follia che sa essere nascosta da qualche parte, dietro la staticità di un viso che non varia mai espressione. Sasori è il burattinaio di sé stesso e Deidara sta cercando di individuare il modo di poter tagliare i fili senza che l’altro possa accorgersene.
-Che c’è in quella scatola?- chiede notando l’angolo bianco di una scatola di cartone fare timida comparsa da sotto il letto.
-Niente- Sasori fissa la finestra, un raggio di sole colpisce il suo sguardo rendendo quel particolare colore degli occhi quasi trasparente.
Deidara allunga un mano per recuperare la scatola ma con un piede Sasori lo ferma, schiacciando la mano sul pavimento.
- Diavolo sei impazzito!- Deidara ritrae la mano, la sua preziosa mano capace di tanta creatività artistica.
-Ti ho detto che non c’è niente-
Deidara sogghigna – Certo, niente. Di quante cose è pieno questo niente- il ghigno si fa più aperto, muta in uno strano sorriso e stavolta gli occhi di Sasori si spostano su di lui, Deidara con soddisfazione può intravedere l’ombra di un turbamento comparire sull’immacolata freddezza della tela.