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Autore: summers001    01/10/2015    5 recensioni
Daryl le aveva urlato di uscire fuori, di fuggire per non acchiapparsi altre pallottole. Riusciva a muoversi a stento, ogni muscolo faceva male. Immaginava il metallo freddo e rugginoso del proiettile che le aveva colpito il fianco, farsi strada tra la carne, sporcarsi del suo sangue e incastrarsi nelle viscere morbide. Ricordava il panno bianco che aveva tenuto addosso a lui la prima volta che lo vide, prima ancora di chiedergli il nome. Ricordava la velocità con il quale s'era imbevuto di rosso, ricordava le linee curve del sangue avanzare sulla stoffa, bagnarle la mano, appiccicargliela. Beth non riusciva più a vedere niente. Voleva accasciarsi a terra e se non si sarebbe mai svegliata, tanto male. C'erano suoni in lontananza, suoni che le ricordavano le poche volte che era andata in città. Voci, persone. Parlavano inglese. Mollò la presa sul fianco e cadde sulle ginocchia in avanti. Non riuscì mai a ricordare il momento preciso in cui s'addormentò.
Bethyl, AU.
Genere: Avventura, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Beth non aveva dormito quella notte. Si era alzata e aveva camminato avanti e indietro dall'angolo cucina al letto nel suo monolocale. Si era sciacquata la faccia, aveva provato a tenersi le lenzuola solo sulle gambe o fino alle spalle, aveva bevuto un centinaio di bicchieri d'acqua. Aveva lo stomaco sotto sopra, si teneva la pancia e guardava il soffitto. Alle sei del mattino aveva finalmente deciso che se non si fosse alzata subito avrebbe fatto tardi. Era una giornata troppo importante per potersela perdere.
Era dicembre del 1946 e faceva freddo. Era passato più di un anno da quando suo padre era partito e Maggie non era tornata; ancora meno di un anno da quando a scuola qualcuno arruolò ragazze dell'ultimo anno come infermiera e lei s'era imbucata di nascosto mentendo; ancora meno da quando si era trovata in mezzo alla guerra. S'era ferita, poi l'avevano salvata. Non si ricordava bene come, s'era soltato svegliata in un ospedale a Londra, con gente che non ne sapeva niente di lei. Le avevano detto che c'era stato un bombardamento in Germania tra le sue trincee, e quello se lo ricordava, e che poi l'avevano ritrovata in Francia. Nessuno le parlò mai del soldato che era con lei. Nessuno l'aveva visto.
Quando tornò in America, Beth era vuota. Non si parlava dei morti. Non si parlava dei campi di concentramento, dei morti, delle tute a strisce bianche e nere, dei numeri al posto dei nomi. Tutto quello che erano capaci di dire era che l'America aveva sconfitto la Germania. Quando tornò in America inoltre Beth era senza casa. Quando Hershel Greene era morto, un paio di soldati ed una salma arrivarono a casa Greene trovandola vuota. Maggie Greene e Beth Greene erano disperse. La casa fu allora rivenduta, come molte altre all'epoca. Beth si trasferì ad Atlanta. Un giorno aprì il piccolo pacchetto di carta con dentro le sue poche cose che le avevano restituito a Londra, trovò arrotolati, spiegati e sporchi i vestiti da infermiera di trincea, gli stivali infangati, quelli che voleva tanto togliersi quando era in viaggio e poi qualcosa tintinnò sul pavimento. Beth raccolse le medagliette militari che erano cadute, le rigirò e lesse "Daryl Dixon". Non se lo ricordava il suo cognome. Doveva avergliele infilate in tasca prima di fuggire. O morire. O chissà. Beth se le riguardava e rigirava in mano ogni mattina. In quella mattina da quelle targhette cercava però qualcosa di più. Coraggio, forse.
Raccolse un cappello ed una sciarpa bianchi. Nascose il mento, le labbra e la punta del naso nella lana quando uscì di casa. Il freddo era pungente. Raggiunse la piazza del comune e lo trovò ancora chiuso. Un'altra decine di persone era lì in attesa al freddo, infagottati come lei ed in piedi nelle loro scarpe lucide sui gradoni del grande edificio o appoggiati alle possenti colonne doriche ai due lati della porta, persone come lei che stavano aspettando di poter ritrovare qualcuno.
Beth incrociò le braccia per nascondere le mani e si strinse nelle spalle e nel cappotto. S'appoggiò al muretto bianco ed aspettò.
Diversi minuti dopo un uomo sulla sessantina con un pappilon che gli stringeva le rughe del collo ed una giacca marrone s'avvicinò al portone dell'ingresso principale. Beth alzò gli occhi ed attraverso i vetri lo notò allungare la mano e finalmente riaprire. Diverse teste risorsero dalla lunga attesa, un vociare silenzioso si faceva sempre più nitido. Beth sentì l'ansia salirle dallo stomaco e morirle sul gruppo di saliva che si fermò in gola, dietro la lingua, e dovette faticare per ingoiare. I piedi congelati si staccarono dal pavimento e s'avviò con intollerabile lentezza verso l'ingresso.
Si trovò di fronte ad un atrio enorme, coi soffitti così alti e tondi che pareva quasi gonfio. Al centro c'erano tre file lunghe di bacheche di legno, riempite di fogli e colonne e inchiostro e nomi. Accellerò il passo con le mani davanti per non cadere. I nomi dei superstiti erano posti in ordine alfabetico uno sotto l'altro. Beth cercò sua sorella sotto la lettera G e la M. Provò anche con il nome di Glenn, G ed R, ma non trovò niente e si sentì delusa. Passò poi con più paura su altri fogli dove invece c'erano i nomi dei morti riconosciuti. Accanto ad alcune colonne c'erano delle foto che parevano essere disegni a matita o carboncino. Li lesse velocemente uno ad uno e le si alleggerì il cuore quando, se non altro, non trovò di nuovo i loro nomi.
Ripercorse tutte le colonne una ad una, sperando di trovarli nella prima. Magari i loro nomi erano finiti nell'ordine sbagliato, magari avevano confuso qualche iniziale o i nomi erano scritti male, magari poteva riconoscere i nomi di quelli che li conoscevano. Ma ancora niente.
Si sentì sconfitta, ma non perse le speranze. Ci sarebbero stati altri annunci. Forse dovevano ancora rimpatriare. Forse erano ancora nascosti ed avevano paura ad uscire. Forse erano in viaggio come semplici civili o forse erano scappati via dall'Europa da prima che la guerra la dividesse.
La sala s'era riempita di un vociare, di urla di gioia, altre di dolore. Alcuni urlavano e piangevano. Non poteva restare là. Alzò solo un'ultima volta la testa e vide due abbracciarsi e saltellare e sorrise. Abbassò la testa e s'allontanò così verso l'uscita, ricominciando a nascondersi nella lana bianca. Mise le mani in tasca e chiuse gli occhi. Non voleva piangere, non voleva piangere più.
Riusciva a vedere piedi di persone salire frettolose quei gradini. Pensò a quanto dovessero essere alte certe persone per avere dei piedi così lunghi. Cominciò a pensare ai volti di queste persone, ad immaginarsi come potevano essere.
Una mano le si posò sulla schiena e la fece sobbalzare. "Beth." disse una voce.
Beth spalancò gli occhi sorpresa. Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque e si chiese se fosse vero o stesse sognando. La mano le scivolò piano piano via, lasciando uno stampo di aria fredda dietro la schiena. Si girò di scatto per vederlo, sorpresa, felice, su di giri.
"Daryl!" 

 




Angolo dell'autrice
Bon jour, vi ricordate di me? Ho aggiornato solo ieri ed ora aggiorno di nuovo, ebbene sì, perché sono cattiva e vi voglio male mhuahua!
Parlerò al vuoto probabilmente, ma voglio dire al vuoto la verità: sono partita con questa storia con grandi aspettative sotto dicembre (e sì mi ricordo che stavo preparando l'albero di natale quando ho cominciato!), avevo in testa questa storia che poteva essere grandiosa, che poteva far rivivere quei famosi due episodi della stagione e che allo stesso tempo fosse diversa e uguale, che contenesse dolcezza, fiducia, disperazione e coraggio (insomma quei due episodi), e poi? E poi niente l'affluenza è stata un "pochino" scarsa (considerando quante schifezze - senza offesa - ci sono in giro e hanno molti più commenti della mia). Me ne sono data un po' la colpa, pensando che in effetti la mia idea e il mio lavoro non coincidessero. E quindi alla fine l'ho lasciata un po' stare, pensando invece ad altre ff che ho scritto e che sono più seguite. Alla fine quando ho avuto più tempo, mi sono detta amen a me piace, io continuo. Ed ho continuato ed ora eccomi qua. E poi ad una persona è piaciuta, quindi beh è giusto aggiornare per quella persona :) 
Detto questo, io continuo a continuare ed a breve farò di questa storia una serie mhuahuahuahua!! 
Ora chiudo che è più lungo il sproloquio che la ff. Me piace parlà! XD 
A presto e grazie a chi è arrivato fin qui :)

  
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