Storie originali > Fantascienza
Ricorda la storia  |      
Autore: Maskul93    02/10/2015    0 recensioni
L'uomo non può arrivare a Dio, non può comprenderlo. Ma può esserlo.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
0.
Dio. Una parola per indentificare tutto ciò che noi non possiamo essere.
Perchè, cosa vogliamo essere? Esseri superiori? Peggio.
Peggio perchè vogliamo pretendere della considerazione da egli/esso.
Veramente... siamo (siete!) davvero così sciocchi da pensare che un
essere così potente, pandimensionale, abbia considerazione di voi? Non vi
sembra un po' egoista?
Sento di gente che dice di avere avuto contatto con tale entità
iperspaziale, senza poi relamente riuscire a spiegarlo razionalmente: mi
viene da ridere…
Tutti quelli che credono in un Dio che realmente si preoccupa di loro, è
perchè non riescono a trovare un senso di vita terreno nella propria
esistenza, di benessere comune della propria razza; non riescono a
trovare uno scopo TANGIBILE di ciò che devono essere nella propria,
insignificante, presenza su questo pianeta.
Siete la vergogna di migliaia di anni di evoluzione. Non per il credere in
qualcosa di intangibile che, per l’appunto, non vanifica la propria ipotetica
esistenza seppur in altre dimensioni, ma nel parlarne. Nel parlarne agli
altri facendoglielo credere.
Voi la fame non l'avete mai conosciuta. L'insicurezza nemmeno. Nè un
futuro instabile. Nè un PRESENTE instabile. Eppure fate affidamento su
Dio. Quanto vi invidio.
Ammesso che all'uomo importi davvero della propria razza, piuttosto che
di sè stesso. Cosa che non è. Perchè a nessun uomo timorato di Dio
importa realmente qualcosa oltre alla PROPRIA salvezza.
1.
Ma procediamo con ordine.
Salvezza della razza: un bel concetto, forse il più alto e nobile che un
qualsiasi organismo, senziente o meno, abbia mai ereditato dal tempo in
cui eravamo semplici esseri monocellulari; era il nostro unico scopo, la
salvezza della razza. La spontanea generazione di un individuo figlio - per
quel che valeva questa parola miliardi di anni fa - capace di compiere le
nostre stesse azioni, e, cosa più importante, di portare avanti il nostro
compito a sua volta.
Nobile, nobilissimo. Essenziale.
Poi, per qualche strana ragione che la ragione stessa non riesce a
spiegare, un barlume, una fiamma ardente nel freddo Universo: l’Essere
Umano. La più bella e strana creatura che quella landa sconfinata di
Quasar, Stelle, Galassie e Buchi Neri Super Massicci abbia mai visto.
Sempre lì ad interrogarsi, sempre lì a cercare di cavarsela. Un bene, ma
forse anche un male. Aveva imparato, nel corso della sua brevissima
esistenza in questo mescolarsi di caratteri genetici universali, a
comprendere, domare ed usare a suo uso e consumo molte delle leggi che
regolano l’Universo.
Ci furono altre razze a riuscirci, anche in maniera più efficiente, ma dai
tratti “caratteriali”, per così dire, totalmente differenti rispetto a quelli
dell’Essere Umano. Razze il cui unico scopo era però pressochè lo stesso:
quello di salvare non solo la propria razza, ma tutto ciò che li circondava,
cercando di vivere in armonia, pace e amore.
Tanti corpi, una sola anima, una sola Coscienza Comune.
L’Essere Umano fu diverso. Che si voglia credere che fu l’inospitalità della
Terra, in quell’inequivocabile istinto di sopravvivenza del singolo rispetto
alla pluralità, o che si voglia credere in altro, era una ed una sola la
caratteristica predominante in quest’essere: la voglia di primeggiare come
SINGOLO INDIVIDUO, piuttosto che come specie.
Pensate… questi esseri furono capaci di inventare dei beni (chiamati Soldi,
Denaro e in tanti altri stupidi modi), ai quali loro stessi affibbiarono un
valore numerico, con i quali era possibile possedere altri beni. Più se ne
possedevano, più quell’individuo appartenente alla specie veniva
considerato importante. Loro stessi si davano un valore in base a ciò che
possedevano, non per ciò che potevano dare alla propria comunità.
Una singolarità non di poco conto, nella vastità dell’Universo. Una
singolarità che, prima o poi, avrebbe portato all’autodistruzione di quella
specie così unica.
2.
Torniamo indietro, ma non così tanto.
Gli Esseri Umani avevano un proprio metodo, non essendo venuti mai a
contatto con altre specie, di contare il tempo. Essi si basavano sulla
semplice rotazione periodica del proprio minuscolo sassolino di nome
Terra intorno ad un altrettanto piccola scintilla nel buio cosmico, che loro
chiamavano Sole. Guardiamola dal loro lato, dai: era la cosa più luminosa
che riuscissero a vedere e, se dobbiamo dirla tutta, era anche la cosa che,
come impararono dopo tanto, gli permetteva di vivere. Avevano accettato
univocamente che una rotazione completa della Terra attorno al Sole
corrispondesse ad un preciso ciclo, detto Anno. Avevano anche stabilito
che, come punto di riferimento della loro enumerazione, dovesse esserci
qualcuno di importante (non qualche avvenimento, qualcuno!); più
precisamente scelsero un tale di nome Gesù (o Cristo, che dir si voglia).
Uno di quegli individui che cambiano il modo di vedere l’esistenza in se’,
soprattutto in un’epoca dove di risposte ce ne erano poche.
Ecco, il tutto parte dal 2090 dopo Cristo.
L’avido Essere Umano sta finendo di depauperare quel poco che gli è
rimasto da sottrarre senza dare nulla in cambio al proprio sassolino, la
Terra. Il livello del mare è altissimo, zone che, fino a qualche decennio
prima erano densamente popolate da questi esseri, ormai sommerse. Un
certo tipo di combustibile – lo chiamavano Petrolio – indispensabile per
permettere non solo il progresso scientifico, ma anche la prepotente
ascesa di alcuni individui (tali Presidenti delle industrie petrolifere), si era
ormai esaurito.
Ciò, qualunque altra specie extraterrestre a quella umana, l’avrebbe
affrontata in un’unica via: rimboccandosi le maniche, e cercando una
soluzione utile per tutti, che andasse a salvaguardare anche il loro habitat.
Ma, come avrete capito, è prerogativa della razza umana anche trovare un
colpevole a tutto ciò. E sarebbe facile aggiungere che il colpevole è
proprio la razza umana stessa. Ecco, forse un’altra caratteristica intrinseca
di tali esseri, è proprio quella di riuscire a mentire a se’ stessi.
Erano divisi da delle linee immaginarie, pronte a rimarcare delle differenze
prettamente estetiche; alle zone di terra racchiuse da questi confini gli si
dava il nome di Stati. Se c’era una cosa divertente in questo tipo di
demarcazione, era che si potevano tracciare tratti stereotipati più o meno
complessi degli abitanti di ciascuno di questi fantomatici Stati. La
problematica era che, essendo capaci di mentire a se’ stessi, gli esseri
umani prendevano questi aggettivi non come proprie reali caratteristiche,
ma, peggio, come un affronto. Si parla, in questo caso di razzismo, una
delle più strane invenzioni umane, che consisteva nel prendere di mira,
più o meno impudentemente, un individuo della propria specie.
Le linee immaginarie che racchiudevano i territori più prestigiosi –
secondo il loro metro di misura (il Denaro), sia chiaro! – erano
principalmente tre, nel lontano 2090: gli Stati Uniti d’America, la
confederazione Germanico-Russa e la Repubblica d’Italia. Un piccolo
appunto merita proprio quest’ultimo territorio.
Nella corso della storia dell’Umanità, poche zone sono state attraversate,
parlando sempre di importanza dei singoli, quindi contestualizzando tutto
alla mentalità Umana, da esseri strani come i cosiddetti Italiani. Spesso
bisogna considerarli come una variante della specie, quasi una specie
vera e propria.
Essi alternavano, sempre e comunque, i due lati opposti della natura
umana: la fratellanza, quel sentimento che dev’essere proprio di una
specie affinchè essa possa sopravvivere, e la furbizia, che, per come la
applicavano, gli garantiva sì di sopravvivere, ma non con un equilibrio tale
che tale popolo riuscisse a cavarsela equamente e con la stessa dignità. Il
solito predominio del singolo di fronte alla molditudine. L’esaltazione della
propria natura all’ennesima potenza. E forse è per questo che si trovavano
così a loro agio in quel disastrato mondo, che riuscivano a cavarsela,
sempre e comunque.
E’ proprio da ciò che parte tutto, dal desiderio di rivalsa sociale da parte di
un minuscolo essere con pochi miliardi di cellule, che aveva compreso il
compendio perfetto tra queste due caratteristiche, portando gli umani a
diventare l’UOMO: Tanti corpi, una sola anima, una sola Coscienza
Comune.
Gli umani, nel loro identificarsi a quell’epoca come singoli, lo chiamavano
Aurelio.
3.
Erano passati pochi anni terrestri dal Big Bang. E’ curioso come gli diedero
lo stesso nome che spesso affibbiavano a quell’evento scatenante
dell’Universo. Ma questa volta non scatenò nulla di tutto ciò. Nulla di
buono. Non era nemmeno l’origine di qualcosa. Era semplicemente una
grossa esplosione: un gruppo di pazzi, all’epoca capi di grosse banche,
ovvero dei “buchi” dove gli umani custodivano i propri soldi per paura che
qualcun altro li rubasse, governava, seppur sotto mentite spoglie, il
mondo. Ne decideva le sorti, i movimenti stessi del denaro, le opere che
venivano realizzate, anche quelle in apparenza utili all’umanità tutta,
erano tutte al servizio della loro voglia di potere, che più cresceva, più
creava dipendenza.
Da poco erano state brevettate nuove armi di distruzione, una su tutte: il
Laser a fotoni sonici.
L’idea era nata diversamente, proprio dalla mente di Aurelio, e non come
arma di distruzione, ma di sopravvivenza. Tramite un sistema di specchi di
una complessità davvero notevole per le piccole e chiuse menti umane,
un solo raggio di luce solare poteva essere convogliato in un condensatore
di capacità praticamente infinita passando per un sistema a centrifuga, il
quale riusciva a scindere la parte corpuscolare della radiazione luminosa (i
fotoni appunto) e ad immagazzinarli. Quel condensatore conteneva, una
volta riempito, un’energia tale da alimentare l’intero pianeta senza
l’utilizzo dei tanto agognati soldi, sopperendo al problema dell’assenza di
Petrolio. Ovviamente, e ne converrete ora che sapete qualcosina della
natura umana, non fu usato per quello scopo.
Aurelio fu ingannato, e, sovvenzionato da quegli stessi banchieri che tutto
volevano, men che privarsi dei propri profitti, fu deviato nel progetto, e
costretto a lavorare a questa nuova arma, pena la sua vita.
Al generatore fu aggiunto un dispositivo che sfruttava l’energia fotonica
per produrre grandi onde d’urto sonore, capaci di spazzare via Stati interi.
Aurelio non ci stava, ma nonostante ciò, pena sempre la morte, gli fu
affidato l’indegno fardello di brevettare l’arma da lui stesso creata e quindi
potenzialmente di distruggere l’umanità tutta.
Il Big Bang lo si ebbe il 20 Aprile 2090: un raggio di una potenza pari a un
decimilionesimo di decimilionesimo di decimilionesimo l’esplosione di una
stella di modeste dimensioni, sì, ma fu quanto bastò ad ammazzare tutta
la popolazione vivente dell’Emisfero Australe. Un grosso boato, un
terremoto forse… no! Molto peggio. Quanto di peggiore l’uomo potesse
fare.
La cosa quanto meno divertente, se di divertente si può parlare quando si
parla di morte, è che tutti i potenti, in preda ad un’overdose da deus ex
machina, vollero assistere di persona al collaudo, radunandosi in un’isola
della Polinesia Francese: non essendo degli scienziati, né tantomeno vicini
alla cosa più lontana da essi, non avevano calcolato che l’onda d’urto li
avrebbe colpiti. Il potere spesso logora, ma in questo caso aveva
addirittura provocato inconsapevoli suicidi.
Il 20 Aprile 2090, però, il Big Bang fece nascere qualcosa in mezzo a
cotanta distruzione: fece nascere in Aurelio quel sentimento di rivalsa
sociale, di rivalsa razziale!
4.
Era un matematico militare, Aurelio, una figura nata per la necessità,
durante la X Crociata (sì, agli umani piace rivangare il passato, soprattutto
emulando nomi epici che di epico hanno poco), allo scopo di stabilire
matematicamente, appunto, se una guerra era o meno utile
economicamente. Era una commistione tra la Ricerca Operativa, nata
anche essa per scopi prettamente militari, e la Statistica Economica: gli
umani erano delle semplici variabili, dei semplici valori di costo, dei
numeri, proprio come i soldi. Bastava alzare il prezzo di un qualche
parametro per farlo sparire. Se si voleva far sparire quante più vite
possibili in base alle esigenze, bastava aumentarne il costo. Un po’
paradossale, no?
Difficile trovare una qualche uguaglianza tra un pezzo di carta cui si dà un
valore ed un essere senziente, ma, l’ho detto: loro erano unici, anche e
soprattutto in questo. Per tale “scienza”, che di scientifico ha ben poco,
era molto più importante il profitto delle vite umane.
Ad Aurelio non stava bene, ma sapeva, in cuor suo, che era l’unico modo
per arrivare ad ottenere le sovvenzioni necessarie per realizzare il suo
Condensatore a capacità infinita. L’unica via da seguire, in quel mondo
malato, di creare per la sua stessa specie un barlume di speranza. Un
vecchio proverbio dice che l’occasione fa l’uomo ladro. Non di certo
Aurelio, una mosca bianca in un mare di letame fumante.
Sapeva che in un mondo in cui l’anarchia ormai regnava sovrana, solo un
atto di forza scientifica, razionale, avrebbe potuto risollevare le sorti di
quei pochi eletti ormai rimasti vivi. Così, in quella scheggia di quel
sassolino in mezzo al buio dell’Universo, iniziò a far perpetrare nelle menti
degli umani ormai scossi l’unica speranza che le sue equazioni parevano
reputare valida: l’ibernazione collettiva. Il lasciare per qualche migliaio di
anni mondo a rifiorire, senza che l’uomo potesse in alcun modo deturparlo
ancora. Ne era certo, era l’unica soluzione. E sapeva anche che, dopo il
risveglio, ogni uomo o donna, ogni insieme di cellule senzienti, avrebbe
percepito di essersi risvegliato da un incubo.
5.
I potenti non c’erano più: solo degli umani volenterosi di vivere di nuovo.
La proposta di Aurelio fu accettata all’unanimità, con stupore dello stesso
matematico. Riuscì a costruire il suo Condensatore: questa volta avrebbe
funzionato. Questa volta avrebbe dato la vita, non l’avrebbe tolta.
L’energia praticamente infinita catturata in quelle due armature sarebbe
finita in un impianto di criogenia, dove i corpi avrebbero riposato per circa
2000 anni alla temperatura di -273 °C, dove la fisica non c’è più, dove il
tempo si ferma.
Era lui a capo del progetto, ma poco gli importava. Lui era lì per salvare
l’Uomo, non per salvare Aurelio. Una mosca bianca in un mare di letame
fumante.
Tutte quelle poche migliaia di scimmie senza pelo rimaste, dopo migliaia
di anni di rabbie, rancori, guerre e stermini, improvvisamente decisero che
era l’ora di dormire per un po’… perché a loro quei 2000 anni sarebbero
parsi un istante infinitesimale di tempo.
Aurelio li guardava tutti lì, allungati su quei lettini per la criogenesi,
sorridenti e sereni, in quel grosso stadio dove fino a pochi anni prima
sbraitavano contro ventidue altri loro pari che rincorrevano un pallone.
Sorrise, accese il generatore dopo aver controllato che la carica
praticamente infinita del condensatore fosse completata, e… dormì pure
lui. Insieme a tutti. Per 2000 anni.
6.
Al loro risveglio gli umani quasi non credevano ai loro occhi. Verde,
ovunque. L’aria era così limpida, così pulita, che quasi dava quel senso di
iperventilazione. O forse erano i 400 lustri di sonno? O forse era per via di
qualcosa che nessuno aveva mai visto? Un mondo felice, senza
contaminazioni, senza la contaminazione dell’Uomo.
Gli umani, che ormai tutti avevano capito i propri sbagli - e quelli dei
propri avi – decisero che era il momento di dire basta all’individualità,
decisero di ammettere di essere, come singoli, degli insignificanti
ammassi cromosomici. Ma capirono, e Aurelio in cuor suo lo sapeva ormai
da due millenni, che come specie potevano dare molto di più al proprio
sassolino, oltre che a loro stessi.
Il pensiero dell’Uomo al servizio di sé stesso iniziava a penetrare le
coscienze di tutti. Ed il mondo girava attorno al Sole, a sé stesso, ma
questa volta nel verso giusto.
-273.
E Aurelio? Niente giorni dedicati a lui, né tantomeno culti religiosi di alcun
tipo. Un ringraziamento sincero al piccolo frammento d’umanità capace di
salvarla da sé stessa. Fu questo ciò che toccò ad Aurelio, e a lui stette
bene, benissimo così, poiché conscio di aver fatto semplicemente la cosa
giusta.
Mi guardo indietro e rido di noi pensando a quanto siamo stati inetti alla
vita. Potevamo fare di meglio, ma forse è nella nostra natura complicarci
un po’ l’esistenza e, d’altra parte, ammettiamolo pure: ci piace.
Adesso io sono l’UOMO, a narrare la storia di ciò che fui un tempo. Sono
uno, ma siamo tanti. Tanti corpi, una sola anima, una sola Coscienza
Comune.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Maskul93