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Autore: GioTanner    02/10/2015    8 recensioni
[SPOILER SOUL OF GOLD] Il cavaliere del Cancro e la sua storia, confusione e orrore, perdita e gentilezza. DeathMask, uomo dalla scintillante armatura d'oro e dall'animo annerito, dagli occhi iniettati di rosso e dal fulgido e azzurro potere.
L'attimo prima di partire per l'Yggdrasil lascia una lettera e se tu, proprio tu la trovassi, allora vedresti d'un cavaliere diverso dal mito.
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"{...}Così il massimo che potrei lasciare è tutto l'orrore che ho fatto e tutta la paura che ho avuto, macchiare l'esistenza di un uomo è facilissimo, credetemi.
Scrivo questa cosa, chiamiamola lettera, chiamiamola cosa, perché so che sto per andarmene. Di nuovo. E mi sembrava indecente scrivere 'Ciao, sono un omicida che si è innamorato di una ragazza tanto bellina e dolce.{...}"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer DeathMask
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E non m’importa dov’è il potere, finché continua a darmi da bere


Non so più quando non so più come,
mi son scordato il mio vero nome.

Mi piacerebbe pensare di essere sempre stato un gran fetente. Di quelli che c'è poco da fare, fai schifo... fai schifo.
In realtà del mio passato non c'è troppo da dire, né un funerale, né troppe lacrime, solo tanta fottuta paura. La paura mi ha sempre congelato il sangue e dopo un po' c'ho fatto l'abitudine.
Non c'è motivo per cui uno debba uccidere... eppure, se siamo onesti, non c'è neanche un motivo per cui uno non debba farlo. C'è sempre il tarlo della morte che aleggia in ognuno di noi... non fate i furbi, io lo so. E se non hai paura delle convenzioni sociali, delle leggi... che sono piccolezze, per me lo sono davvero, allora puoi dargli ascolto; io l'ho fatto... la morte non ha mai avuto segreti.
Forse sì.
Uno.
La mia morte.
È stata appannata e buia, chiassosa e serpentina. Strisciante, denigrante fra le anime che mi bramavano.
Brutta. La mia morte è stata... brutta.
Al risveglio l'unica cosa che desideravo era non morire di nuovo così. La fine del topo.
Salvare Atena mi sembrava... esigente, per me. Ma l'ho desiderato fare, ho accettato. Potessi tornare indietro lo farei ancora. Se mi chiedeste il vero perché vi direi di rileggere ciò che ho scritto fra le prime righe: non sono un fetente, non del tutto. Credo nella giustizia. Che poi non sia la giustizia in cui credete anche voi, questo... dai, questo è un altro discorso.
Atena è qualcosa che non so spiegare, come un ragazzino che viene accettato da un'armatura. Atena è un ideale che mi ha fatto comodo, ma ora facevo comodo io a lei. E poi sono morto. Ancora.
È la storia della mia vita... morire in modo indecente. No, in verità son morto da eroe. Indecente. Fu perfetto, sguaiato, quasi una morte da mafioso italiano. Vicino a uomini che sapevano ogni omicidio che avevo commesso. Indecente. Mancava giusto la musica, ma solo perché Orpheo era morto prima di noi. Sai che requiem, sai che musica...
Non ho grandi gesta, né bei ricordi. Sono un po' marcio, un po' fuori posto. Mi classifico strano, ma mi ritengo pratico. Se voglio che muori tu morirai, non c'è sorte che tenga; -a meno che non muoia prima io. Ormai lo tengo a mente.- Se voglio che vivi... muori lo stesso. È così, semplice. Geometria.
Credo che al mondo possa sembrare un sociopatico una persona come me. Credo di non esserlo, ma credo anche che il primo passo sia accettarlo. Ho accettato la morte quando sono risorto, ho accettato la vita quando sono morto. E morto ancora... e morto di nuovo.
Sono lo zimbello del mio potere.
La morte è fatale. Ma per me è un valzer di formiche. Non ha senso... quando mai! Ne fanno di cose strane gli Dei... perciò ho sempre seguito uomini forti sul mio cammino. Non ho mai seguito me stesso, mi sentivo in obbligo di seguire quella giustizia che a voi non sta troppo cara. Il mio ordine mentale, la vittoria del più forte.
Non lascio niente su questa cosa perché non è un testamento. O forse lo è. Ma un cavaliere d'Oro perde la sua identità una volta che entra a far parte della schiera di Atena. Così il massimo che potrei lasciare è tutto l'orrore che ho fatto e tutta la paura che ho avuto, macchiare l'esistenza di un uomo è facilissimo, credetemi.
Scrivo questa cosa, chiamiamola lettera, chiamiamola cosa, perché so che sto per andarmene. Di nuovo. E mi sembrava indecente scrivere 'Ciao, sono un omicida che si è innamorato di una ragazza tanto bellina e dolce. È una fioraia e le regalo i soldi che vinco, mi sento tanto un pappone, ma lei manco c'è venuta con me a letto. Ciao tu che leggi questa farsa, troverai un cavaliere inversamente proporzionale alle leggende che ci saranno ora su di noi, che ne dici di andare a sputare un po' sulla nostra reputazione? Magari riesco a farmi una risata, da chissà dove, di quelle quando sai che hai fatto un atto infame e, oh, te ne compiaci tanto perché non ti sono mai piaciuti quei tipi là.'
Così ho scritto senza una data, senza un saluto, perché non saluto mai quando faccio qualcosa. Un giorno uccisi una donna che aveva in grembo un bambino... uccisi tutti e uccisi anche lei, poi me ne andai. Senza salutare, avevo fatto quello per cui ero venuto. La donna divenne un bello scalpo, una faccia piangente lì sul quindicesimo mattone della quarta casa. La mia casa. La casa del Cavaliere del Cancro. Ora è spoglio e fradicio quel tempio, un po' rotto e consunto, come il sottoscritto. Mi sento a pezzi e rimugino come un asino che non ha capito dove sta l'errore.
L'errore lo so però, è colpa mia.
Non mi piace prendermi responsabilità, eppure la legge del contrappasso la conosco da quando ho varcato la soglia fra i vivi e i morti. Tanto tempo fa. È giusto così. Ho ucciso, ho odiato, ho perfezionato la mia arte... non mi pento di ciò che sono stato, né di quello che sono stato ancor prima, quando l'armatura mi ha scelto. E allora Helena è morta, l'unica cosa bella dopo mia madre. Per forza di cose è morta... doveva finire così. Meglio così.
Helena era una ragazza di Asgard, con i fiori che al gelo sfiorivano... lavoro precario il suo. Però non c'era freddo quando la conobbi, solo gentilezza. E voglia di vivere. Tremenda.
Helena era un bel nome, mi piaceva che non guardasse mai nessuno per fargli pietà con quei fiori. Helena aveva un paio di fratelli, ma non reclamava aiuto, non chiedeva niente in cambio di un bel complimento che faceva.
Aveva la forza e la tenacia che, mi secca ammettere, io non avevo mai posseduto. E lei era una donna, una ragazzina, una civile dagli occhi innocui. Sul punto di morte si è aggrappata forte ai suoi desideri e l'ho vista sapete, la sua fiammella blu, cercare di non volare via mai, di non cedere verso l'alto. Così l'ho amata ancora di più, come si ama il mare quando non cede all'orizzonte. Come si ama una persona perché sai che è l'ultima e la prima, la prima e l'ultima che hai amato e che amerai.
Ora che lei non sosta più nella terra dei vivi, io mi accingo a vincere. E a morire.
Però voglio vincere, e poi bere, rimanere un altro po' qui e vedere che potere ha la mia vita, se rimango con gli occhi aperti a danzare fra gli inutili.

-
E non m’importa dov’è il potere, finché continua a darmi da bere.



- - - - - -

*Frasi di una canzone di Edoardo Bennato. 

Non so che fine farà questa lettera. Voi che ne pensate? Uhm, all'inizio avevo in mente un cliché che ho accantonato. Qualcosa come "La lettera venne gettata nella spazzatura dal locandiere e sopra, vicino la spazzatura, c'era una credenza dove era posta la foto di Helena, in sua memoria." <3

Cooomunque, buon pomeriggio gente! Chi ha visto Soul of Gold? Io ero quella a cui non piaceva particolarmente la redenzione di Cancer in questa serie e il suo amore randomico gestito male. (Ma RISPETTO a chi piace. Questo è giusto.) Però... solo perché è il mio preferito e non piango sul latte versato, ho voluto scriverci su questa... cosa.
Una lettera, un testamento... un pezzo di carta che fa pagina di diario o confessione confusionaria. Avete notato? È tutto in prima persona e quasi tutto al PRESENTE. È stata una prova... Non so se ci sono riuscita. Scrivere in prima persona su DeathMask è come giocare al lotto! Non volevo farlo ironico, non con quella ironia alla 'Manigoldo', né volevo farlo troppo simpatico. Volevo rendere la sua confusione, il passare da un argomento ORRIBILE ad uno BELLO come fossero omonimi per lui. MORTE e VITA come aliti di vento. E volevo rendere la sua paura, il suo essere anche un incredibile pusillanime. Uno che ride e tuona, ma di fronte alla morte non trova che una lastra di paura che gli si para davanti.
Tra l'altro  volevo rendere l'amore per Helena qualcosa di sincero, non artificioso, qualcosa che per me ha senso... perciò l'ho scritto. Perciò ho scritto della sua fiamma azzurra...
In fine volevo concludere con malagrazia, con una stonatura, col suo essere 'sempre e solo DeathMask'. Sebbene non si presenti in questa lettera, anche solo dalle ultime righe capiamo quanto esistenzialmente ed essenzialmente non potrebbe che essere lui chi pensa alla vita come una danza fra inutili...

Scusate il PAPIRO delle note e... Spero vi piaccia. È un po' strana, solitamente non scrivo al presente e in prima persona. Se volete lasciarmi una recensione ve ne sarei davvero grata, davvero! Grazie ancora a chiunque leggerà,
Giò.

   
 
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