Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja
Ricorda la storia  |      
Autore: Quisquilia Radioattiva    02/10/2015    4 recensioni
" Cercami... quando non avrai più paura. "
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi ripropongo con un’altra One-Shot, una Song-fic ispirata alla canzone “ For You “ dei Calling.

Ambientata nella serie 2012, ovviamente.

Il tema Song è stato proposto dalla nostra cara LaraPink, in vista della nuova sfida e spero vivamente di aver reso giustizia a questa bella canzone!

Come avrete notato in “ Hysteria “ tendo a complicarmi l’esistenza, con tematiche abbastanza contorte… abbiate pazienza con questa donna becera, che attraversa la canonica fase “ anti-fluff “ e che si augura di alleggerire un pochino ‘sti toni pesantini, con sfumature d’altri tempi, che si ingarbuglia da sola e scrive talmente a singhiozzi da far rabbrividire un telegrafo.

Detto ciò, vi auguro una buona lettura!

Grazie a chi legge/recensisce/preferisce/ e tutto ciò che finisce per “-isce” … beh, dai, proprio tutto no.

Vi abbraccio.

Quisqy.

 

I am a vision, I am justice
Never thought that I could love
Living in shadows, faded existence
It was never good enough
Within the darkness, you were the light
That shines away
You're trapped in violence, I can be the man
That saves the day

 

Non ricordo cosa mi spinse a recarmi su un tetto, proprio a quell’ora della notte.

Attesi che tutti dormissero, sperai che nessuno udisse i miei passi e, silenzioso, mi arrampicai lesto, quasi stessi rincorrendo qualcosa che si ostinasse a sfuggirmi.

Più volte mi convinsi avessi voglia di scrutare il cielo in assenza di luci, vederlo per una volta ad occhi pieni, senza sbirciarlo da una fessura sul mondo esterno o semplicemente non notarlo, quando una missione richiedeva l’ausilio di tutti i miei sensi.

Per un buon lasso di tempo avevo anche creduto a quella sciocca scusa, ma sapevo che non erano le stelle che volevo come confidenti. Così come non era il buio, il silenzio e tutto ciò di cui avrei potuto godere in qualsiasi altro momento di pace interiore.

E allora dov’era l’inganno? Cosa, oltre la giustizia, avrebbe dovuto spingermi oltre il mio rifugio, lontano dalle mie sicurezze?

Mi chiesi tutte queste cose, mentre ero chino sul cornicione della terrazza di cemento e il manto di brina si posava, pesante ed algido, su ogni muscolo contratto dal gelo. Eppure, non trovai risposta, immaginavo avrei dovuto cercare altrove, esattamente al lato opposto della pelle.

Le riposte non le avrei trovate in ciò che i miei occhi stavano vedendo… ma in ciò che essi avevano visto.

Sorrisi mesto e scossi appena il capo, poi mi portai una mano alla fronte, come volessi coprirmi dall’imbarazzo di quel che avevo appena appreso: nulla, neanche il più tormentoso pensiero o la più aberrante paura m’avevano mai tolto il sonno, niente era mai riuscito ad avvelenarmi la mente come quel nome, che al sol pronunciarlo mi avrebbe scosso sin dentro le ossa.

Avrei dovuto essere discreto, come un’ombra o una visione, come la giustizia invisibile che riscatta con l’ordine nel mondo il tugurio di squilibri che nasconde sotto il guscio; per fare tutto questo avrei dovuto restarmene a letto e riposare… e invece ero lì, disarmato, senza maschera, completamente vulnerabile al cospetto della mia unica, vera, debolezza.

Quei maledetti sogni pieni di luce. Quella maledetta donna.

Mi tormentava da mesi, infettava i miei sogni e non esisteva giorno in cui non ripensassi alla notte trascorsa con quello spettro onirico, fatto di forme armoniose, desiderio per me.

Ogni volta che le palpebre cadevano, lei appariva sinuosa come fumo, e mi cercava, e mi rincorreva, ogni gesto d’affetto o premura mi apparivano incomprensibili.

Era bella, avrebbe potuto insinuarsi nei sogni di chiunque… eppure scelse me, un mutante.

Mi prendeva le mani, le carezzava come fossero la cosa più bella avesse mai visto, voleva le mie labbra, le assaggiava con sete e ogni volta le rivolgevo in mio sguardo incredulo, le mi ricambiava con impudico rossore.

“ Chi sei? “ le domandavo sempre, e ad ogni notte passata, una nuova lettera si aggiungeva a parole lasciate a metà, tra il dubbio e l’immaginazione.

Nel sonno che precedette quella notte era finalmente giunta, dopo angoscianti attese, una parola completa: “ Nessuno “.

Era un martirio quella parola, non poteva essere il suo nome, non poteva “ Nessuno “ irrompere nei miei sogni e turbarmi da sveglio. Chi eri, straniera dei sogni? Perché mi scegliesti per il tuo maleficio?

Prima di deprimermi per la mancanza di risposte, un rumore acuto mi costrinse a girarmi di scatto e a mettere d’istinto le mani alla cintura vuota. Gli occhi balzarono da un angolo all’altro della terrazza circoscritta, ma non vi trovai nulla che potesse aver generato quel fracasso.

Mi inumidii le labbra rinsecchite dal freddo e dalla circospezione, poi sospirai… prima di essere colto di sorpresa, ancora una volta.

“ Una notte disarmati non è una notte sicura. “ disse in un sussurro una voce alle mie spalle.

Il cuore batteva talmente deciso che riecheggiava in ogni anfratto del corpo, fin quasi a far tremare  il cemento sotto i piedi.

Come poteva essere lì?

Mi voltai in stato confusionale, poi la vidi, nitida, come in ogni anatema ad occhi chiusi. Seduta con le gambe penzolanti sul cornicione, mi fissava con tenerezza, in una posa rilassata.

Rimasi impietrito, la mente smise di porsi domande , si congelò insieme al senso delle cose che, con la sua venuta nella realtà, cessò di esistere.

“ Chi sei? “ domandai perentorio.

Lei sorrise dolcemente, scivolò dal poggiò su cui era e si avvicinò flessuosa e sensuale, come una gatta, sicura di sé.

“ Nessuno “ bisbigliò flebilmente, con quella voce flautata, che sembrava soffiare sulle fiamme ogni parola pronunciata.

Digrignai i denti fino a farmi pulsare la testa ed indietreggiai… “ Chi cazzo sei? “ le urlai in faccia.

Ma quella non si perse d’animo, e recuperò i quattro passi che dividevano i nostri corpi. Non mi toccò con le mani, ma mi violò con lo sguardo, con quegli occhi se mi sfogliavano la pelle, ed arrivavano al sangue come un’iniezione letale.

Aveva la capacità di estinguere la mia irriverenza, fino all’ultimo brandello di orgoglio. Davanti a lei quel “ Nessuno “ ero io.

 

I'm there for you
No matter what
I'm there for you
Never giving up
I'm there for you
For you.

 

La tuta aderente le stringeva sui fianchi, evidenziandoli, e si beffava del mio autocontrollo. Quella vicinanza irreale era fin troppo vivida, il respiro debole di lei s’infrangeva sul piastrone e risaliva al cielo sfiorandomi il collo infreddolito.

Era tutto reale, non stavo dormendo.

La piccola mano si fiondò verso la mia fronte sudata, su cui fece viaggiare le dita, le quali scesero sino allo zigomo… “ Sei qui per me. “ disse distrattamente, rapita dalla mia immagine, tutt’altro che armoniosa.

Le poggiai una mano sul petto e la spinsi con decisione, stanco di sentirmi vittima dei suoi impetuosi effetti su di me.

“ Chi sei? Perché non mi rispondi?! “ sbottai irato.

La donna barcollò appena, senza contrariarsi per il gesto di stizza, poi tornò a fissarmi con la solita invadenza… “ Perché la domanda è sbagliata. “

“ E cos’altro dovrei chiederti? “ rimbeccai subito.

L’ennesimo sorriso tentò di trascinarmi ancora nel vortice d’intorpidimento, ma tenni duro e cercai di restare lucido. Incrociai le braccia in segno di chiusura ed obbligai agli occhi di non andare oltre le sue clavicole… o avrei finito per abbandonarmi ancora in lei e non cercare la verità.

“ Cosa sono, è la domanda giusta. “ disse finalmente.

“ Bene: Cosa sei? Cosa vuoi da me? “ chiesi, goffamente severo.

Il tempo infinitesimale d’un battito di ciglia, e scomparve dalla mia vista. Sciolsi le braccia e guardai nervosamente da una parte all’altra, in alto, roteai su me stesso, ma non la vidi.

“ Sto impazzendo… “ borbottai istericamente, tra un respiro affannato e l’altro.

Mi schiacciai le mani alla faccia e sospirai esausto, ma sussultai, mi mancò il fiato quando le mani di lei mi toccarono il collo, da dietro, e la bocca carnosa si accostò al canale uditivo.

“ Io sono un tuo desiderio. Non posso andarmene. “

 

Someone has changed me, something saved me
Now this is who I am
Although I was blinded, my heart let me find that
Truth makes a better man
I didn't notice that you were right in front of me
A mask of silence, we'll put away so we can see.

 

Lo sguardo fissò il vuoto per alcuni secondi, l’aria divenne irrespirabile, più pesante del pulviscolo… non potevo credere che fosse veramente così.

“ Non… non è possibile. “ biascicai.

Le braccia dell’incantatrice dei sogni mi cinsero le spalle, e la bocca schioccò piccoli baci all’altezza della giugulare ingrossata. “ Sono la donna che vorresti ti amasse. Albergo nel tuo sub-conscio. “

“ Non è vero. Io non desidero questo. “ esclamai a me stesso, poi ripresi… “ Nessuna donna mi amerebbe mai così. Smettila di tormentarmi! “ tuonai, sottraendomi dalla sua stretta.

Ci ritrovammo nuovamente l’uno di fronte l’altro, ma quella volta era nuda, completamente.

I seni morbidi si sollevavano ritmicamente ad ogni respiro, la pelle lievemente olivastra a farle da veste, il ventre sottile dava un effetto ancor più accentuato al bacino e le gambe tornite s’incontravano sul suo sesso. Una visione che mai mi si era rivelata alla mente, ancor meno tra i desideri più insistenti.

Non riuscivo a capire come quella donna potesse dichiararsi frutto delle mie voglie più profonde o sepolte. Scostai altrove gli occhi, non appena avvertii infuocarsi la parte bassa del guscio… “ Non cadrò nel tuo tranello. Vattene dalla mia testa. “

Nemmeno finii di dirlo che apparve a pochissimi centimetri dal mio viso, spogliandomi nuovamente con gli occhi scuri “ Te l’ho detto. Non posso andarmene. “ sibilò mielosa.

Si protese in avanti e mi baciò dolcemente, con castità, rendendomi inerme al punto da non sapere cosa fare. Quando allontanò la bocca dalla mia, sorrise ancora… “ L’accettazione è il tuo più grande fardello. Se non lasci fluire i tuoi pensieri non mi troverai mai. “

 

Within the darkness, you are the light
That shines away
In this blind justice, I can be the man
That saves the day

 

“ Tu non mi accetteresti comunque. “ discorsi in rimando, senza pensarci.

La risata cristallina della donna risuonò nella notte, la sua leggerezza d’animo mi fece sentire stupido, inadeguato e brutto dentro. La odiavo, quasi quanto odiavo me stesso.

“ Mi troverai, un giorno. Ma dovrai mostrarmi chi sei… o potrei non accorgermi di te. “ mi consigliò.

Scossi il capo ripetutamente… “ Io non voglio che qualcuno si accorga di me. “ confessai timidamente, con un filo di voce.

“ Lo voglio io. Cercami, dopo che avrai smesso di avere paura. “ disse dolcemente, mentre si allontanava.

“ Aspetta! “ le urlai. Avrei voluto chiederle dove, quando. Avrei voluto avere certezza che fosse tutto vero, ma non si voltò, continuò a camminare verso un angolo buio, fino a diventare tenebra e confondersi con esso.

Il vento soffiò più forte, mentre fissavo il punto in cui era sparita. Fui travolto da troppe emozioni per poterle spiegare; individuai un senso di mancanza, mai avvertito prima di quella visita, qualcosa che mi fece sentire la fame d’aria e di coscienza. Possibile fosse una parte di me quel “ Nessuno “ al quale cercavo di dare un volto? O che avessi bisogno di qualcuno perché io non mi sentissi “ Nessuno “ ?

Ma io non ero solo, non lo ero mai stato… almeno così credevo.

Alzai la testa, ormai dolorante, chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dal silenzio di quella notte di rivelazioni, fatta di troppe domande… finita con poche risposte.

 

I'm there for you
No matter what
I'm there for you
Never giving up.

 

Scattai col busto in avanti talmente velocemente che ebbi un lieve giramento di testa; infatti caddi dal divano e capitombolai qualche metro più avanti.

Tremavo moltissimo e il battito impazzito del cuore non mi fu certo d’aiuto. Bastarono poche occhiate per rendermi conto di essere al rifugio, nelle fogne.

Rimasi seduto sul pavimento ancora qualche minuto, con aria diffidente, con l’intento di calmarmi un po’. Ero ancora spaesato, non ricordavo di essermi addormentato sul divano, ma di essere uscito a prendere aria.

Mi appesi al bracciolo del divano e mi alzai ancor più confuso. Compii due passi, quando notai Leo seduto a cavalcioni sulla sedia, proprio di fronte a dov’ero io.

Il fatto che lui fosse lì, a scrutarmi con uno sguardo curioso, mi sorprese.

“ Che vuoi? “ chiesi infastidito e frastornato.

“ Hai passato la notte a lamentarti e parlare nel sonno. Abbiamo fatto a turno, dato che non è la prima volta che accade, né che ci fai tribolare dalla paura. “ spiegò intontito dal sonno.

Sbuffai e lo superai, dirigendomi verso la cucina… “ Chi vi ha chiesto niente! Potevate usare dei tappi per le orecchie. “

Prima che superassi la soglia della porta, la voce di Leo mi raggiunge imperiosa: “ Raph, che cos’hai al lato del collo? “

D’impeto di portai la mano nel punto indicato, e lo sentii molto caldo.

“ Guarda… “ esclamò, lanciandomi la katana che afferrai al volo, senza neppure guardarla.

La posizionai in modo che potessi vedere di cosa stesse parlando e scorsi un’impronta, quella di una mano… una mano poggiata al lato sinistro del collo. Inizialmente non capii cosa fosse, poi il ricordo m’investì come una fucilata nel petto.

Rimembrai ogni cosa, ogni parola, sino all’ultima sillaba pronunciata dal quell’incantesimo della mente… che stranamente mi turbò un poco in meno dei giorni passati.

“ Allora? “ irruppe mio fratello… “ Cos’è? “

Sorrisi rassegnato, era inutile continuare a sfuggirle… “ Un mio desiderio. “

“ Cosa? “ chiese interdetto l’altro.

“ Niente Leo, lascia perdere. Ci ho messo mesi per capirlo. “ borbottai, rilanciandogli la katana.

La sua faccia mi fece sorridere, sembrai me stesso la prima volta che quel “ Nessuno “ si mostrò a me, prima che riuscissi a concepire quel desiderio di essere amato da una donna, la mia persona, quella alla quale appartenere.

“ Raph, capire cosa, scusami? “ insistette.

Scostai la tenda che pendeva dall’architrave e ridacchiai istericamente … “ Lo scoprirò molto presto. “

L’avrei incontrata… lo sapevo.

Lei non mi faceva più paura.

You know it's true
You were there for me
And I'm there for you
For you.

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja / Vai alla pagina dell'autore: Quisquilia Radioattiva