Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: Melabanana_    02/10/2015    2 recensioni
Hera Tadashi è un ragazzo apparentemente indifferente a tutto, che si lascia passare accanto gli eventi senza preoccuparsene molto.
Afuro Terumi è un idol emergente, ma già molto famoso, che nasconde il suo vero carattere.
Questa fic parla di come il loro incontro abbia modificato le loro vite, e di come la loro storia sia venuta ad intrecciarsi con quella dei loro amici.
Coppie: HerAfu, DemeKiri, ArteApo, vari ed eventuali.
{dedicata a ninjagirl, che mi ha fatto scoprire e amare queste pairings.}
~Roby
---
Perché in ogni momento, il rosso e il viola sanno sempre trovarsi.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Altri, Hera Tadashi, Jonas Demetrius/Demete Yutaka
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buonasera c:
Il titolo di questo capitolo extra significa "The Complex of Love". Gli avvenimenti di cui leggerete vanno posti cronologicamente tra i capitoli 28 e 29 (ovvero dopo la partenza di Afuro, ma prima dell'epilogo e del compleanno di Hera). Anche se l'ho scritto solo recentemente, la verità è che da tempo pensavo ad un capitolo del genere, perché volevo approfondire meglio quali siano i sentimenti di Artemis verso Hera, da un lato, e dall'altro dare più spazio a Artemis e Aporo.
La HerAfu come pair principale prende molto spazio nella storia e nell'epilogo, mi dispiace per le secondarie un po' trascurate... sulla DemeKiri ho ripreso a scrivere con la raccolta pubblicata sull'altro account, ma sull'ArteApo ho scritto davvero troppo poco, quindi ecco qua ;)
Buona lettura~


Ai no fukuzatsuna
 
 
Tre ragazzi stavano attraversando il corridoio del secondo piano.
-Spiegami ancora perché dobbiamo venire qui ogni giorno durante la pausa pranzo, invece di andare a mangiare sul tetto?- domandò Demete, sperando di avere, una volta tanto, una risposta decente a quella domanda.
Naturalmente, invece, Kirigakure gli ripeté la solita solfa.
-Papà, devi essere più sensibile!- lo rimbrottò. –Il nostro Tadashi è in una fase delicata dell’adolescenza, inoltre il suo ragazzo è all’estero, quindi è ovvio che sia in un momento di crisi! Noi abbiamo il dovere di fargli compagnia e sostenerlo ogni giorno.-
-A me pare che Hera stia benissimo- osservò Aporo.
Kirigakure ignorò il suo commento, e anzi accelerò il passo. Aporo e Demete si scambiarono un’occhiata rassegnata e stavano per affrettarsi anche loro, quando videro Kirigakure fermarsi di colpo davanti alla porta dell’aula di Hera.
-Ah!! Siamo stati preceduti!!- esclamò.
-Cosa?- disse Demete, avvicinandosi. Gettò un’occhiata dentro alla classe e fece un leggero fischio. –Uh, è vero. Avremmo dovuto immaginare che anche Artemis si sarebbe fatto vivo.-
-Arute?- Sentendo il nome del suo ragazzo, Aporo si fece largo tra gli altri due.
Seguì gli sguardi di Demete e Kirigakure e si soffermò su Arute e Hera, che stavano ancora parlando serenamente proprio nell’aula di fronte. Nonostante non fossero capitati di nuovo in classe insieme, Arute sembrava terribilmente a suo agio seduto al banco di Hera, come se per lui fosse una cosa normale andare a trovarlo.
-Certo che Artemis capisce proprio bene Tadashi- commentò Kirigakure.
-Forse perché sono amici d’infanzia?- aggiunse Demete. Kiragakure scosse il capo e si portò una mano al mento con aria pensierosa.
-Mmm, non è proprio quello che volevo dire, sembrano più… come dire… - D’un tratto s’illuminò come se avesse avuto un’idea ed esclamò:- Ecco! Sembrano come una coppia di vecchietti sposati da anni!-
Demete guardò per un momento Aporo, poi si accostò a Kirigakure e gli diede una gomitata nel fianco.
-Ehi, ma cosa…- protestò Kirigakure imbronciato, ma s’interruppe quando Demete gli indicò Hikaru senza che quest’ultimo se ne accorgesse.
Per qualche secondo Kirigakure sbatté le palpebre, perplesso, poi parve capire.
-Oh, m-ma naturalmente Artemis è così fissato con Hikaru…! Il rapporto che ha con Tadashi non è assolutamente la stessa cosa, è ovvio!- aggiunse in tutta fretta.
Hikaru si voltò a guardarlo con aria accigliata e chiese:- Cosa stai cercando di dire?-
-Ah, uhm, vedi…- Kirigakure inciampò nelle parole, Demete sospirò passandosi una mano sul viso, esasperato, e Hikaru si accigliò ancora di più, ma prima che il ninja riuscisse a spiegarsi Artemis intervenne nella conversazione.
-Di che parlate? Posso partecipare anch’io?- disse, con la stessa nonchalance con cui mise un braccio sulle spalle di Hikaru e lo attirò a sé, un gesto che Kirigakure e Demete interpretarono subito come possessivo, perché Artemis non era Artemis se non era geloso di Hikaru. Era incredibile come non si fossero neppure accorti che si fosse avvicinato.
-Non ti appoggiare su di me, mi fai sembrare ancora più basso!- protestò Hikaru cercando di scrollarsi Artemis di dosso, ma questo ovviamente non fece che aumentare il suo divertimento.
-Oh? Cosa c’è, hai paura che sul bus ti faranno pagare il biglietto ridotto per i bambini?- replicò infatti Artemis, con un sorriso e un tono così dolci da mascherare quasi la presa in giro. E Hikaru ci cascava sempre.
-N-non succede quasi mai, stupido!-
-Ah, quindi succede davvero?-
-Vaffanculo!-
Kirigakure e Demete li osservavano senza tentare di intromettersi. Erano talmente abituati a scene come quella che ormai non se ne preoccupavano nemmeno più: dopotutto, quello era il modo in cui Artemis e Aporo dimostravano l’affetto reciproco quando erano in pubblico, da molto prima che si mettessero insieme.
-Sei davvero un borioso del cavolo- borbottò Aporo, gonfiando le guance in un broncio. –Non capisco come puoi trattarmi così quando… quando noi…- Si fermò e diventò rosso fino alla punta delle orecchie sentendo Artemis ridacchiare.
-Quando noi due cosa, Hikaru?- domandò il ragazzo, divertito. Inchinò la testa di lato, fingendosi pensieroso, poi il suo sorriso si allargò in modo poco rassicurante. –Aaah, parli del nostro felice idillio d’amore? Hai qualche lamentela a riguardo, Hikaru? Perché onestamente penso di poterti dare molto di più, soprattutto a letto…- Artemis s’interruppe e rise vedendo Aporo coprirsi le orecchie e scuotere la testa, rifiutandosi di ascoltare ciò che lui stava dicendo.
-Hikaru~ Se non mi ascolti, come faccio a scusarmi?-
-Scusarti, come no! Sicuramente vuoi dirmi altre cose strane, no grazie, Artemaniaco!- si lamentò Hikaru, senza alzare lo sguardo, ma abbassando leggermente le mani.
-Wow, che nostalgia, da quando non mi chiamavi così!- Artemis rise di nuovo.
“Dannazione” pensò Hikaru. “In qualunque modo si metta, finisco sempre per essere preso in giro!” Ma, per qualche motivo, l’atteggiamento di Arute non gli dava più fastidio come un tempo. C’era stato un periodo della sua vita in cui Hikaru avrebbe voluto davvero liberarsi di Arute una volta e per tutte; era strano pensare che fosse passato appena un anno da allora.
-Hikaru, a cosa stai pensando?- La voce di Arute, di colpo un sussurro al suo orecchio destro, fece sussultare Aporo. Colto alla sprovvista dalla vicinanza improvvisa, Aporo sentì la propria mente svuotarsi e quando aprì la bocca per rispondere non ne uscì alcun suono. Arute socchiuse gli occhi e Aporo notò ancora una volta quanto fossero lunghe le sue sopracciglia, cosa stupida da pensare in un momento come quello, quando la persona di cui era innamorato stava per…
All’ultimo istante, Arute parve cambiare idea e gli baciò la fronte invece che le labbra. Aporo aprì gli occhi che aveva inconsciamente chiuso e scoccò un’occhiata perplessa ad Arute, il quale ricambiò con un mezzo sorriso.
-Siamo a scuola- ricordò, rialzandosi e stiracchiandosi. –Magari continuiamo dopo, mh?-
Hikaru avvampò. –Senti un po’, tu…!!-
-Cosa state facendo qui fuori all’aula?-
I due ragazzi si voltarono nello stesso tempo verso Hera, che stava in piedi all’uscio della porta scorrevole, con le mani nelle tasche dei pantaloni e un’espressione annoiata in volto.
-Non avete niente di meglio da fare che fare casino qui?- aggiunse con un sospiro.
-Ah, scusa, Hecchan. Adesso ce ne andiamo, okay?- replicò Artemis serenamente, poi si avvicinò al suo migliore amico e gli posò una mano sulla spalla. –Non stare troppo da solo, ricorda che se ti serve sono sempre qui- disse, affettuoso.
Hera lo guardò per un istante, poi scosse il capo.
-Non potrei mai “stare troppo da solo”, con voi rompiscatole in giro. Saiji passa a trovarmi almeno tre volte al giorno e a volte insiste anche per venire a casa mia- replicò. –A proposito, strano che non siano qua in giro anche loro. Sei venuto da solo, Aporo?-
-Cosa? No, io…- Hikaru si guardò intorno e solo in quel momento si accorse che Demete e Kirigakure se n’erano andati, lasciandolo a se stesso. –Ma erano qui fino a pochi minuti fa!!-
-Forse mamma e papà si sono ricordati di una commissione urgente. Da non credere, trascurare così il loro figlioletto- commentò Artemis sarcastico.
-Beh, io vado in bagno, ci si vede.- Hera alzò gli occhi al cielo, poi li salutò con un cenno della mano e, sempre con le mani in tasca, si incamminò verso i bagni del piano.
Artemis lo osservò andare via finché non sparì dietro un angolo, quindi rivolse nuovamente la sua attenzione verso Aporo.
-Oggi torniamo a casa insieme- stabilì. –Ci vediamo più tardi, Hikaru, non essere troppo triste in mia assenza~- lo salutò, e Hikaru aveva genuinamente voglia di dargli un pugno.
-Stanne certo- sibilò, gli diede le spalle e si allontanò impettito, cercando di ignorare il fastidioso rossore che gli accendeva tutto il viso. Era sicurissimo che Artemis lo stesse guardando con un sorriso divertito, non voleva dargli ulteriore soddisfazione, tuttavia non poté fare a meno di girarsi e lanciargli un’ultima occhiata una volta arrivato alla fine del corridoio.
Artemis non si era mosso, solo che invece di seguire lui con lo sguardo, stava guardando nella direzione in cui se n’era andato Hera; Hikaru non riuscì ad ignorare una puntura di gelosia nel petto e si diede subito dello stupido, tornando a guardare avanti.
 
xxx
 
All’uscita da scuola, Aporo scoprì con orrore che Demete e Kirigakure si erano avviati con una scusa, senza aspettarli, e probabilmente avevano trascinato con loro anche Hera, ragion per cui lui e Artemis si trovarono a tornare a casa insieme completamente da soli.
Se Artemis era consapevole del fatto che gli altri li avessero lasciati soli apposta, non ne diede segno; non fece commenti e, quando Hikaru arrivò, gli propose di andare con un sorriso, intrecciando la mano nella sua e tirandolo al proprio fianco.
Nonostante fosse l’inizio di maggio e facesse caldo, la mano di Hikaru era fredda per il nervosismo. Il ragazzino sperava intensamente che Arute non facesse caso a quanto era sudato il suo palmo o quanto erano rigide le sue dita: non doveva essere piacevole tenergli la mano così, ma Arute non disse nulla.
Parlarono un po’ del tempo, degli esami e dei programmi estivi.
L’estate precedente Afuro aveva dovuto lavorare e non era riuscito a stare con loro neppure un giorno, ricordò Hikaru pensieroso. Loro invece erano andati spesso a mare insieme. Tadashi non gli era parso particolarmente triste o solo senza Afuro.
“Però non stavano ancora insieme” si disse Hikaru. Afuro e Hera si erano messi insieme molto più tardi, dopo Capodanno (il primo Capodanno che avessero trascorso tutti insieme), forse si erano messi insieme proprio il giorno in cui Arute aveva detto ad Afuro di andare da lui, da Tadashi. Quel giorno Arute aveva pianto… aveva pianto per Tadashi.
-Hikaru? Sono felice che tu non voglia staccarti da me, ma non siamo arrivati a casa tua?-
La voce dello stesso Arute lo strappò ai suoi pensieri.
Aporo alzò il volto e si rese conto che l’altro aveva ragione, la sua casa era proprio là di fronte.
-Oh, sì, giusto- borbottò. Iniziò a sfilare la mano dalla presa di Arute, ma l’altro pareva restio a lasciarlo: nonostante la presa in giro, era proprio lui a non volersi staccare.
Hikaru non rimase neppure troppo sorpreso quando Arute si chinò verso di lui e lo baciò velocemente all’angolo della bocca, stringendolo tra le proprie braccia e il proprio petto.
-S-scemo- soffiò Hikaru contro le sue labbra. –Mia madre e mia sorella sono in casa! E poi se ci vedono i vicini…- protestò debolmente, perché anche lui aveva voglia di baciare Arute. Da quando si erano messi insieme, si era reso conto di avere sempre tantissima voglia di baciarlo, come aveva potuto resistere alla tentazione fino ad allora?
-Oggi sei pensieroso- commentò Arute con una nota di curiosità. –È una cosa così rara, mi stavo chiedendo come mai.-
-C-cosa vuoi dire con “rara”?!-
-Beh, tu non sei uno che pensa troppo, no?-
-Razza di…!- Hikaru gli pizzicò il dorso del braccio, irritato, e Arute borbottò un “ahi”, ma in tono divertito.
-Era un complimento, era un complimento! Te l’ho detto, mi piaci perché sei onesto!- ribatté ridacchiando. -E quindi… non vuoi dirmi a cosa pensi?-
Hikaru considerò la domanda per un momento, ma la verità era che non aveva ancora idea del perché si sentisse inquieto. Scosse il capo, e Arute lo lasciò andare con un sospiro.
-Allora ci vediamo domani- disse.
-A domani- rispose Hikaru, si voltò e s’incamminò nel vialetto del proprio giardino. Arrivato alla porta, lanciò un’occhiata alle proprie spalle e vide che Arute era ancora lì ad osservarlo: il ragazzo alzò una mano in cenno di saluto e sorrise, senza muoversi né sorprendersi del fatto che Hikaru si fosse voltato di nuovo. 
-Idiota!- urlò Hikaru, cercando di nascondere un sorriso dietro il dorso della mano.
 
Appena entrato in casa, Hikaru si trovò assaltato dalla sua sorellina che reclamava la sua dose di attenzione giornaliera e che lo tenne occupato fino a metà pomeriggio, quando la madre decise che entrambi dovevano fare i compiti.
Fu così che solo dopo cena, dopo il bagno serale, mentre si strofinava i capelli con l’asciugamano, la mente di Hikaru si liberò abbastanza da poter tornare a riempirsi di pensieri su Arute.
Probabilmente Arute era rimasto deluso, ma Hikaru ignorava davvero i propri sentimenti in quel momento: non era mai stato bravo a capire queste cose da solo, e comunque non aveva alcun senso. L’amicizia tra Hera e Arute durava da anni e a lui non aveva mai dato fastidio, quindi non capiva perché proprio adesso dovesse provare una qualche forma di gelosia. Quando erano soli, Arute si comportava in modo normale; non c’era motivo di dubitare di lui, no? E non aveva senso nemmeno prendersela con Hera, perché lui stava con Afuro…
Solo che Afuro ora non c’era.
Hikaru spalancò gli occhi e, “Oh” pensò, stupefatto.
Ecco dove era il problema.
Ora che Afuro non c’era, era come se Arute avesse preso il suo posto. Certo, non nello stesso modo, e probabilmente neppure Arute e Hera se ne rendevano conto perché per loro era normale stare costantemente assieme, ma Hikaru la vedeva con una prospettiva diversa.
Ripensò a come Arute avesse seguito con lo sguardo Hera anziché lui, quella mattina a scuola, e poi al momento in cui l’aveva salutato dopo averlo accompagnato a casa.
Quando c’era Hera, Arute era lievemente diverso e il fatto che Hera potesse influenzare Arute in quel modo irritava Hikaru più di quanto gli facesse piacere ammettere.
Il ragazzino sentì il volto andare a fuoco per l’imbarazzo, si lasciò cadere all’indietro sul letto con un lamento e si coprì la faccia con le mani. Era una gelosia così stupida ed insensata, e accorgersene era anche peggio, perché ora non sapeva proprio con che faccia guardare Arute il giorno successivo.
 
xxx
 
Se Hikaru aveva un pregio, quello era la sua onestà; ma, a ben pensarci, poteva anche essere un’arma a doppio taglio. La verità era che lui non era capace di tenere segreti e, siccome nascondere ciò che provava ad Arute era impossibile, il piano che scelse di adottare era semplice: evitare (preferibilmente del tutto) Arute.
Sì, non c’era altra scelta, se l’avesse incontrato gli avrebbe di certo detto tutta la verità e sarebbe stato così mortalmente imbarazzante. “Mi prenderebbe in giro per il resto della vita” si disse Hikaru mentre aggirava la schiera di armadietti addossato al muro, silenzioso e attento ad ogni movimento umano nelle vicinanze. In momenti come quelli quasi rimpiangeva di non essersi mai interessato davvero alle tecniche ninja di Saiji.
Dopo alcuni minuti, Hikaru vide comparire Demete e Kirigakure davanti agli armadietti. Il suo sguardo e quello di Demete s’incrociarono per un attimo, poi l’amico gli si avvicinò.
-Cosa stai facendo?- domandò, sorpreso.
-Niente di particolare- mentì Hikaru, poi gli venne in mente che avrebbe dovuto essere arrabbiato con lui e con Kirigakure. –Ehi, ieri mi avete lasciato solo! Begli amici!-
-Oh, beh, scusa, ma non volevamo intrometterci nel tuo tempo con Arute… anche perché onestamente Arute è spaventoso quando… Tutto bene?- Demete interruppe il monologo quando si accorse che Hikaru si era paralizzato per la tensione.
-Non dire quel nome!- sibilò. –Ogni volta che lo diciamo, lui sembra comparire dal nulla!- Un po’ come i demoni, a ben pensarci. Questo avrebbe dovuto dire molte cose su Arute.
-Uhm, per caso tu e…- Demete non riuscì mai a completare la domanda, perché in quel momento Arute entrò dalla porta insieme a Hera e Hikaru ebbe uno scatto improvviso.
-Ecco, lo dicevo io! Non dirgli che mi hai visto!- furono le ultime cose che Demete sentì, prima che l’altro si girasse e sparisse nella folla, cosa che gli riusciva abbastanza facile grazie al fisico minuto. Demete rimase immobile a fissare con uno sguardo perplesso il punto in cui prima c’era il suo migliore amico, finché Kirigakure non gli venne vicino e gli posò una mano sulla spalla strappandolo al suo shock.
-Mi hai lasciato solo mentre parlavo!- protestò Saiji con un broncio.
-Mm, dovresti trattare meglio tua moglie- commentò Hera con nonchalance, ma chiunque lo conoscesse abbastanza bene poteva dire che era divertito.
-Ecco, diglielo tu, Tadashi!- Saiji gli si attaccò immediatamente al braccio.
Arute rise ai loro battibecchi, ma quando si guardò attorno e notò l’assenza di Aporo il suo sorriso si trasformò in un’espressione accigliata.
-Hikaru non è con voi?- chiese, stranito. In effetti, Aporo era solito venire a scuola con Demete e Kirigakure ormai da anni. Saiji sembrò accorgersene anche lui solo dopo la domanda.
-Uh, ora che ci penso, stamattina non l’abbiamo incontrato per strada. Dem, tu l’hai sentito per caso? Ti ha mandato messaggi?-
Demete iniziò a sudare freddo sotto gli sguardi dei suoi compagni.
-No! Per niente!- disse in fretta, stringendo convulsamente la tracolla della borsa.
-Mm… sei sicuro?- ribatté Arute, sospettoso, stringendo gli occhi, e Demete sentì l’immediato bisogno di evacuare il più presto possibile.
-Sicurissimo! Ora scusatemi, ma devo ripetere inglese per la prima lezione perciò, uh, devo proprio andare! Ciao!- esclamò, poi si girò e imitò Hikaru nella fuga tra la folla, solo che lui fu seguito subito da Kirigakure, che gli gridava anche di non lasciarlo indietro.
Ci fu un attimo di pausa, come se Hera stesse aspettando che la confusione si placasse. Quando il corridoio si fece più tranquillo, il ragazzo si voltò verso Arute.
-Hai problemi relazionali?- chiese.
-Scusa, ma non mi va proprio di sentirmelo dire da te, Hecchan.-
-Che scortesia.- Hera scrollò le spalle, fece un cenno di saluto e si avviò a lezione. Arute scosse il capo, mise le mani in tasca e s’incamminò dal lato opposto con aria irrequieta.
 
xxx
 
Il suono della campanella dell’ultima ora fece scattare Hikaru in piedi: aveva probabilmente pochissimi minuti per evadere da scuola prima che Arute venisse a cercarlo.
Era una vera fortuna che quell’anno non fossero finiti in classe insieme, o quella giornata sarebbe stata un vero inferno. In ogni caso, Arute doveva aver intuito che qualcosa non andava, perché Aporo l’aveva intravisto gironzolare attorno alla sua aula per tutta l’ora di pranzo. Aporo aveva optato di nascondersi sotto il banco di un compagno, saltando il pranzo, e ora il suo stomaco brontolava e i suoi nervi erano letteralmente sul punto di spezzarsi.
Infilò le proprie cose alla rinfusa nello zaino e si fiondò fuori senza salutare nessuno, correndo dritto verso l’uscita della scuola.
Demete lo stava aspettando davanti agli armadietti.
-Ehi!- esclamò, bloccandolo per un braccio mentre passava. –Ti ho mandato un messaggio, perché non mi hai risposto?- lo rimproverò. Hikaru lo guardò, mortificato.
-Mi dispiace, ho spento il cellulare per non ricevere messaggi o chiamate da Arute- ammise.
-Lo stai evitando? Potresti farlo in modo un po’ meno palese?!-
-Non gli hai mica detto qualcosa, stamattina?- chiese Hikaru allarmato.
-No! Ma Artemis fa paura, lo sai? Potrebbe uccidermi, lo so!- ribatté Demete, ebbe un brivido ripensando a quanto fosse spaventoso un Arute arrabbiato o geloso.
Aporo abbassò lo sguardo sulle proprie scarpe. –Scusami, so che è difficile- mormorò.
Demete gli lanciò un’occhiata sconfortata e sospirò.
–Allora, dimmi… Avete litigato? Cosa ti ha fatto questa volta?-
-Uh… nulla… credo?- L’esitazione di Hikaru non fece che preoccupare ancora di più Demete.
-E quindi cosa è successo?- insistette il ragazzo, accigliandosi. Aporo si morse l’interno della guancia, indeciso se confidarsi o no con l’amico, ma quando alzò lo sguardo vide l’espressione paralizzata dalla paura dell’amico e un brivido percorse anche la sua schiena.
-Una domanda interessante- disse Arute, che era appena arrivato alle loro spalle. –È successo qualcosa, Hikaru?- aggiunse con un tono apparentemente gentile, che però Aporo conosceva fin troppo bene. Arute era pericoloso quando usava quel tono.
-Non è successo niente!- gridò Aporo, si liberò bruscamente della presa di Demete e si mise a correre senza perdere un battito. Arute rimase per un attimo immobile, scioccato, poi borbottò un “Dannazione” e partì all’inseguimento, spostando Demete senza riguardo.
Era una strana sensazione, un orribile déjà-vu, notò Hikaru.
-Smettila di seguirmi!- urlò continuando a guardare avanti. –Sto andando a casa!-
-La tua casa non è nemmeno in quella direzione, stupido!-
Ah, no? Aporo era così impegnato a urlare e correre che non sapeva neppure dove stava andando con precisione, probabilmente aveva davvero sbagliato strada, ma non era questo ad innervosirlo. Il problema era piuttosto sapere che Arute non si sarebbe fermato finché non l’avesse preso, il solo pensiero bastava a fargli martellare il cuore nel petto… o forse era colpa della corsa a perdifiato?
–Non ho niente da dirti in questo momento, quindi lasciami in pace…!- Aporo si sentì mancare il fiato e il terreno da sotto i piedi mentre gridava le ultime parole: non sapeva in cosa fosse inciampato, ma era chiaro che sarebbe caduto di faccia. In pochi secondi, Arute coprì la distanza che c’era tra loro con uno scatto e riuscì ad afferrare il suo zaino, gli diede uno strattone e lo fece cadere all’indietro anziché in avanti.
Hikaru sbatté con la nuca e il corpo in qualcosa di morbido e, quando alzò lo sguardo, scoprì di essere finito proprio nelle braccia di Arute, vanificando così tutti gli sforzi della mattinata.
-Hikaru…- soffiò Arute tra un respiro affannato e l’altro. –Stai… Stai bene…?-
Il ragazzino annuì a malapena, in stato di shock, mentre rifletteva rapidamente su come sfuggire a quella situazione. Sfortunatamente per lui, Arute aveva già intuito da un pezzo le sue intenzioni e gli teneva ferme le spalle con le mani; osservò l’espressione di Hikaru per qualche istante, poi sospirò.
-Come posso credere che tu non abbia niente da dirmi, quando fai un’espressione così affranta? Faresti meglio ad essere sincero come al solito- sussurrò.
Hikaru avvampò e abbassò subito lo sguardo.
-Non costringermi a dirlo.-
-Hikaru, voglio sentire cosa hai da dirmi, okay?- Arute gli scosse le spalle, impaziente. Sembrava che cercasse di essere gentile, a modo proprio, ma non riusciva a celare la propria agitazione.
-Per caso…- borbottò Hikaru, la sua voce si abbassò fino a perdersi del tutto. Arute lo guardò accigliato e gli diede un’altra piccola scrollata. Hikaru si schiarì la voce.
-Arute, a te piace Tadashi?- chiese, riluttante.
Arute si ammutolì per la sorpresa: di tutte le possibili lamentele che si era immaginato, di certo non si aspettava quella domanda.
-È il mio migliore amico- rispose, confuso.
-Non ti ho chiesto questo- ribatté Hikaru senza sollevare lo sguardo.
-Dov’è che vuoi andare a finire con questa domanda, esattamente? A me piaci tu, Hikaru. Non so quante volte te l’ho…-
-Non stai rispondendo alla domanda!- sbottò Hikaru, spazientito. –Volevi sapere cos’avevo da dire, ed io ti ho chiesto se ti piace Tadashi!-
Arute rimase di nuovo in silenzio, riflettendo. Aporo era convinto che i suoi nervi stessero per cedere, quando finalmente Arute parlò.
-Non lo so. Forse?- disse. La sua voce suonava stanca e dubbiosa. –Penso proprio che mi piacesse… che mi sia sempre piaciuto, intendo. Ma ormai non conta più niente, perché mi sono innamorato di te e Tadashi ora sta con Terumi.- Aporo gli lanciò un’occhiata di sbieco. Era la prima volta, forse, che sentiva Arute chiamare Hera per nome e non con il familiare “Hecchan”.
-Penso che forse i miei sentimenti avrebbero potuto diventare amore… se non ci fossi stato tu. Se noi due non ci fossimo mai incontrati, se io non mi fossi innamorato di te, allora probabilmente mi sarei innamorato di Tadashi. Ma non è andata così, quindi…-
Hikaru sentì la tensione scivolargli da dosso in un attimo. Si sentiva mortalmente imbarazzato, ma anche più leggero, quindi magari avrebbe dovuto affrontare la questione fin dal principio.
Non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo e, in quel momento, si sentì abbracciare da dietro: Arute gli avvolse la vita con le braccia, lo attirò a sé e lo strinse forte.
-Non mi avevi detto tu stesso che è inutile pensare troppo?- mugugnò, con la bocca premuta nei suoi capelli. –Come ti sono venute queste idee?-
-Uh… ultimamente passi molto tempo con Tadashi… ho pensato che fosse perché Afuro non c’è ed io… beh…- rispose Hikaru, imbarazzatissimo.
-Ah, capisco, capisco.- Arute tacque un momento. –Passo davvero così tanto tempo con Hecchan? Non è che voglia prendere il posto di Terumi, o che so io. È solo che non mi va di vederlo solo, lui tende ad isolarsi troppo facilmente…-
-Lo so. Anche io, e Dem, e Saiji, tutti vogliamo fargli compagnia!- lo interruppe Hikaru. -Ma per te è diverso! Saiji dice che tu e Tadashi sembrate una coppia di anziani sposati!-
-Saiji ha detto questo? Che simpatico- commentò Arute con un mezzo sorriso. –Beh, non so come sembri da fuori, ma io e Hecchan siamo solo amici, davvero. Ah, eri geloso, Hikaru~? Ma dovresti sapere che da anni, ormai, il mio unico pensiero sei tu... Devo piacerti proprio tanto se ti preoccupi così…-
-Perché lo dici con quel tono scherzoso? Certo che mi piaci, idiota- lo interruppe Hikaru con un’espressione seria. Arute lo fissò, stupito della confessione, ed il suo viso si tinse con un vivace rossore; era talmente incredibile vedere Arute arrossire che Hikaru temette per un momento di avere le traveggole per mancanza di fiato, ma poi il ragazzo lo strinse ancora di più, chinandosi in avanti e nascondendo il volto nella sua nuca e Hikaru si rese conto che Arute scottava letteralmente. Al contrario di lui, la sua temperatura si alzava quando era nervoso o imbarazzato. Hikaru sorrise, intenerito in qualche modo dalla scoperta.
-Mi piaci proprio tanto… Saneki- disse.
-Non provocarmi- sussurrò Arute in risposta. –Mi sto già trattenendo per non saltarti addosso qui e ora.-
-P-pervertito!-
 
xxx
 
La mattina successiva, quando Hikaru arrivò al cancello della scuola, la prima cosa che vide fu Hera appoggiato al muretto, con il telefonino schiacciato tra spalla e orecchio e un’espressione tranquilla in volto, se non persino divertita.
Hikaru si avvicinò a Kirigakure e Demete, che stavano confabulando là vicino, e chiese:- C’è qualche novità? Sta parlando con chi penso?-
Kirigakure si girò e gli rivolse un gran sorriso.
-Eh già! Sembra che Afuro si sia svegliato prestissimo stamattina solo per chiamare Hera. Quando siamo arrivati, parlavano già da parecchio tempo, secondo me! Ah, mi scalda l’animo vedere il loro amore sbocciare!-
-Il loro amore è già sbocciato tempo fa- obiettò Demete, ma anche lui sorrideva. D’un tratto parve ricordarsi di qualcosa e si girò verso Aporo con aria preoccupata.
-A te tutto bene? Hai risolto… il tuo problema?- s’informò con cautela, guardandosi attorno per assicurarsi che Artemis non gli comparisse alle spalle.
-Certo, è tutto a posto ora- lo rassicurò Hikaru. Si sentiva davvero più tranquillo dopo aver risolto i suoi dubbi, anche se poi Arute l’aveva tenuto sveglio tutta la notte, insistendo perché lui lo chiamasse di nuovo per nome (Hikaru aveva deciso che una volta ogni tanto era più che sufficiente, perché quello sì che era imbarazzante).
-Bene, così Artemis non ci ammazzerà nel sonno- sospirò Demete.
-Questo non è ancora detto.- Una voce li fece sobbalzare, poi qualcuno afferrò Kirigakure per la collottola della camicia. Il ragazzo stava per protestare, ma quando alzò il viso e si trovò faccia a faccia con una maschera bianca le parole gli morirono in gola.
-Saiji, mi è stato riferito che hai detto una stupidaggine l’altro giorno, vorrei proprio discuterne con te- disse Arute in tono allegro, notò che Demete stava cercando di defilarsi e afferrò anche lui per il collo della maglia. –E tu, Demete, non hai forse cercato di nascondere il fatto che Hikaru mi stesse evitando? Penso che dovremmo fare tutti e tre una bella chiacchierata- aggiunse, trascinandoli via con sé.
-No! No, aspetta, è tutto un equivoco!- provò a giustificarsi Demete, terrorizzato come un personaggio di un film dell’orrore, mentre Kirigakure lottava per liberarsi dalla presa. Hikaru si chiese se non avrebbe dovuto salvarli. Hera continuava a parlare con Afuro senza preoccupazioni.
In fondo, era una bella giornata.
 


 
**Note Finali**
È passata un'eternità da quando è nata questa fic, creata su un forum anni or sono e poi postata anche qui su efp. Sul forum l'avevo conclusa senza questo capitolo extra e ora mi sembra incredibile averla finita per davvero! Devo ammettere che riprendere i personaggi di Aka to Murasaki per scrivere questo extra è stato strano, ma anche bello. Mi mancherà questa combriccola di disagiati c':
Ringrazio tutte le persone che hanno seguito e recensito questa fic, ma anche chi l'ha inserita nei preferiiti/seguiti/ricordati. Se la fic vi è piaciuta e vi ha appassionati, non posso che esserne contenta!
Un ringraziamento particolare va a AliCChan, che mi ha betato questo extra (sopportando pazientamente la mia fissa con le virgole, ahah ♥) e a Gaia a.k.a ninjagirl, la ragazza a cui è dedicata la fic e che mi ha fatto amare questi personaggi.
Buonasera a tutti~

Roby
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: Melabanana_