- If today was your last day
- Il mio migliore amico mi ha
dato i consigli migliori
ha detto ogni giorno è un regalo e non spetta di diritto
non lasciare alcuna pietra girata, lasciati dietro le tue paure
e prova a prendere la strada meno percorsa
questo primo passo che fai è il passo più lungo - Il computer era sul pavimento dal bianco immacolato, come
le pareti.
- Near non poteva crederci.
- Era stato convocato da L in persona, senza Mello. Perché?
- Forse finalmente il grande detective aveva deciso il suo
successore?
- “Improbabile”
pensava Near andando a sedersi proprio di fronte al computer, anch’esso
bianco.
- S’immaginava la stanza di L completamente diversa, e non
così simile alla sua.
- -Ciao, Near – proruppe la
voce di L dalle casse vicino allo schermo.
- La vera voce di L, e non quella miseramente contraffatta.
Si fidava di lui, dopotutto.
- -Buongiorno, L – salutò di rimando il ragazzo,
attorcigliandosi una ciocca lattea tra le dita.
- -Sai, perché ho chiesto a Roger di convocarti nella mia
vecchia stanza?- chiese calmo. Probabilmente, il grande detective era seduto
dietro alla scrivania a mangiucchiare dolci, in attesa che Light Yagami si
svegliasse, per riprendere ad investigare sulla Yotsuba.
- -Trovo improbabile che tu abbia deciso di scegliere il
tuo successore, quindi no, L non so perché sono qui – rispose Near pacato, e
curioso.
- Near non era mai curioso.
- -Infatti, non ho scelto il mio successore. Ma quanto
voglio dirti, riguarda anche quel discorso. Devi ascoltarmi attentamente. –
- Near si rigirò più forte la ciocca tra le dita, qualunque
cosa gli avesse detto L, lui l’avrebbe ascoltata. Aveva la massima stima del
detective, a cui tanto voleva assomigliare.
- -Near non sceglierò un successore. Non credo che
singolarmente, tu e Mello siate pronti a prendere il mio posto. Mello deve
imparare ad essere meno impulsivo ed emotivo. Near, riguardo a te, non dovrai
più avere paura del mondo. –
- L rimase zitto per un secondo, mentre Near stringeva
sempre più a sé la gamba sinistra, già piegata sul petto, nella sua solita
posizione.
- -Non è una critica quella che ti sto facendo, Near. Nessuno
ti regalerà giorni da vivere, devi riuscire ad utilizzarli tutti. Non lasciare
niente di incompleto – aggiunse L, al silenzio di Near.
- -Se non riesci a vincere il gioco, se non riesci a
completare il puzzle... Sei solo un perdente- disse Near per rispondere ad L.
- Si attorcigliò ancora più velocemente quella ciocca, che
girava da un’ora.
- Quel movimento lo manteneva calmo, e gli permetteva di
ragionare.
- -Saprai scegliere ciò che è giusto Near, ne sono certo –
disse L intenzionato a chiudere la chiamata. Ma Near lo interruppe, con un tono
di voce più alto del normale.
- -Hai detto che non sceglierai un successore. Ciò vuol
dire che ci sceglierai entrambi? – dedusse Near.
- Mello l’avrebbe presa male, se fosse stato così, e Near
lo aveva accettato già da tempo.
- -Sì, sono intenzionato a scegliere entrambi – rispose
freddamente il detective.
- Near e Mello erano le sue metà perfette.
- -Mello non la prenderà bene – disse Near dando voce ai suoi
pensieri.
- - Farete un buon lavoro, ne sono certo – chiuse L,
interrompendo il contatto.
- Near si alzò dalla sua posizione con le gambe leggermente
addormentate. Ignorò il formicolio e si diresse lentamente nella Sala Grande,
dove lo aspettavano Mello e Matt.
- Oggi c’era l’esame di fisica.
- Se oggi fosse il tuo ultimo
giorno
e domani fosse stato troppo tardi
potresti dire addio al tuo ieri?
vorresti vivere ogni momento come il tuo ultimo?
lascia le vecchie foto al passato. - 26 Gennaio 2010
- -Near è
tutto pronto per l’incontro – disse l’uomo con i capelli scuri, dall’accento
americano.
- -Grazie,
Gevanni- rispose Near freddo.
- Domani
avrebbero catturato Kira. A Near non importava che non avessero abbastanza
prove a carico di Light Yagami. Sarebbe riuscito a catturarlo lo stesso.
- Per L.
- Guardò i
suoi giocattoli a terra, tra cui le bamboline che lui stesso aveva creato. Si
soffermò a guardare quei capelli biondi, il sorriso strafottente tipico di un
ragazzo come Mello.
- Avrebbe
voluto affrontare quel caso insieme a lui e non da solo.
- Loro erano
una squadra, lo erano sempre stati.
- Nonostante
tutto.
- “Se non riesci a vincere il gioco, se non riesci a
completare il puzzle... Sei solo un perdente” pensò Near attorcigliandosi per l’ennesima
volta quella ciocca lattea.
- Era
cresciuto. I tratti del viso si erano fatti più duri, e i capelli lattei si
erano ancora allungati, permettendogli di attorcigliare meglio le ciocche.
- La posizione
però era sempre quella. Dopotutto, le abitudini sono dure a morire.
- -Gevanni
chiamami Mello, devo dirgli una cosa -
- Il premio che si vince, vale sempre la pena di
lottare
- ogni istante conta perchè non c’è una seconda
opportunità
- perciò vivi come se non dovessi mai vivere una
seconda volta.
- chiameresti vecchi amici che non vedi mai?
- ricordi di memorie
- Perdoneresti i tuoi nemici?
- -Near, Mello
non risponde – gli disse Gevanni.
- -Allora
chiamami Lidner, a lei dovrebbe rispondere -
disse Near frettolosamente.
- Doveva
assolutamente dirglielo.
- Near non
voleva morire senza dirglielo.
- Gevanni non
fece nemmeno in tempo a comporre il numero, che sul grande schermo davanti a
Near apparve l’immagine di Kiyomi Takada, rapita da un uomo in moto, di cui
riuscivano ad intravedersi i capelli biondi.
- Non poteva
essere che Mello.
- Dietro di
lui, una vecchia auto rossa, guidata da un altro ragazzo molto singolare.
- Near potè
vederlo di sfuggita.
- “Occhiali da
aviatore, può essere solo Matt” pensò Near preoccupato.
- Che diavolo
stava facendo, Mello?
- Si alzò
traballante e raggiunse Gevanni, prendendogli di mano il telefono.
- “Non è da
Near” pensò Gevanni con un espressione di stupore sul viso.
- -Lidner,
insegui subito Mello, scopri che cavolo sta combinando- disse Near alterato, e
poi riattaccò.
- Poi, sempre
con il telefono del suo subordinato, digitò il numero di Mello.
- Squillava a
vuoto.
- “Dannazione,
Mello” pensava Near arrivando a strapparsi qualche capello per il nervoso.
- No, non
doveva finire così.
- Indipendentemente da chi
sei
- Quindi fai tutto ciò di
cui c’è bisogno
- Perchè non puoi rivivere
alcun momento in questa vita
- Non lasciare che nulla sia
sulla tua strada
- Perchè le mani del tempo
non sono mai dalla tua parte
- Poi, sullo
schermo apparve la macchina rossa di Matt, trapassata da delle pallottole, che
avevano anche colpito il ragazzo uscito dalla macchina.
- Morto.
- -Matt-
sussurrò flebilmente Near.
- “No, non
doveva finire così. Era lui che doveva morire.” Pensò Near verso se stesso.
- Per anni era
stato il primo alla Wammy’s House, e si era promesso che sarebbe stato il primo
a cadere.
- Non Mello,
non Matt.
- Lui.
- Eppure
conosceva Mello sapeva che avrebbe sempre fatto azioni avventate pur di
recuperare delle prove, ed a Near servivano delle prove.
- Che lo
stesse veramente aiutando? No, non poteva essere.
- Mello lo
aveva sempre odiato.
- Perché ora?
Perché doveva aiutarlo proprio ora?
- “Devo
chiamarlo, deve sapere” pensò Near.
- Mello era
tutto ciò che gli rimaneva. Doveva
saperlo.
- “Perché devi
sempre essere così avventato, Mello?” pensò preoccupato Near.
- Aveva
lasciato il telefono squillare più volte, e Mello non rispondeva.
- Al terzo
squillo, della terza chiamata, Near riuscì finalmente a sentire la voce acida
del biondo.
- -Cosa c’è Near?Sto
prendendo la tua prova! Non sei contento? Ora puoi finalmente vinc...-
- -L mi ha
detto di non lasciare niente di incompleto- lo interruppe a voce alta l’albino.
- Mello si
sorprese.
- Era
preoccupato, era arrabbiato. Non era così che doveva andare.
- -Come vedi,
è tutto completo. Anche Matt si è sacrificato, e tu potrai prendere la tua
vittoria in santa pace – rispose acido il biondo non lasciandosi sorprendere
dalle parole del rivale.
- -Non è la
vittoria che voglio, Mello. Non mi interessa, non l’ho mai voluta. Ma tu stai
distruggendo l’unica famiglia che ho, Mello. Per una rivalità che non ha senso,
non ha mai avuto senso, se non per te – lo sgridò Near.
- Mello rimase
zitto, sorpreso. Near era fuori di sé. Allora anche quell’albino era capace di
provare emozioni. Se avesse scoperto prima che bastava morire, per vedere Near
nei panni di un essere umano, forse ci avrebbe fatto un pensierino.
- -Tu e Matt
siete l’unica famiglia che avevo. Perché?- gli disse Near dopo aver ripreso il
controllo. Però la voce era ancora flebile, quasi disperata.
- No, non era
per niente da Near.
- Mello
sospirò.
- Oggi era il
suo ultimo giorno.
- Era brutto e
dannatamente ingiusto, pensarla così freddamente, ma era la verità e Mello
aveva perso da tempo, l’abitudine di essere tanto positivo. Doveva morire, lo
sapeva e lo aveva accettato, insieme a Matt quella notte, quando ancora il suo
amico dai capelli rossi giocava a Super Mario per l’ultima volta.
- “Se devo
dirglielo, glielo dirò ora” penso il biondo, toccandosi la cicatrice.
- -Anche tu e
Matt eravate l’unica famiglia che avevo. Ho sacrificato già Matt, non metterò
in pericolo anche te, pidocchio. Prenderò la prova che ti serve, e metterai in
carcere Kira.Vendica me, Matt, Wammy ed L, okay? So che puoi farcela anche da
solo. Addio, Near. – gli disse flebilmente Mello, prima di riattaccare la
chiamata.
- “Mi
dispiace, pidocchio” pensò Mello stringendo la foto dove Near aveva appuntato
nella sua bella grafia un semplice “Dear Mello”. Strinse ancora una volta la foto,
e la rimise in tasca, raggiungendo Kiyomi Takada sul retro.
- -Mello..-
rispose al vuoto Near.
- La ciocca
che aveva in mano, si strappò.
- L si alzò dalla sedia, sganciando
per un minuto le manette che tenevano legato a Yagami, e raggiunse Watari
nell’altra stanza.
- -Cosa c’è L?- chiese Watari
sorpreso di vedere il suo pupillo, lì.
- -Tu credi che Near e Mello
saranno in grado di prendere il mio posto? – chiese L con voce incerta.
- Dopotutto, era impossibile
sostituire una persona. O clonarla.
- -Io credo che uno di loro non
lascerà morire l’altro. Sono l’unica famiglia che hanno. E anche se non vanno
d’accordo, nessuno dei due vuole la morte dell’altro. Si proteggeranno a
vicenda – gli disse saggio il suo vecchio tutore
- -Mi fido del tuo giudizio, Wammy- rispose L ritornandosene sulla sua
sedia.