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Autore: Nihal_Dubhe    03/10/2015    1 recensioni
"Lo guardai disgustato ancora una volta.
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Come diavolo faceva a non capire il significato di un "no"? Per quale dannato motivo per lui voleva sempre dire "Se insisti ti dico di si"?
Mi irritai ancora di più pensando che era colpa mia se stava accadendo ancora. Troppe volte era andata esattamente così.
"Hyung fai questo?" ripetuto per ore in loop, faccia da cucciolo abbandonato e i miei "no" che per disperazione diventavano "sì".
Mi sentii una madre sconfitta dai capricci di un moccioso."
[Yoongi x Jimin]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo guardai disgustato ancora una volta.
<< Ti prego, hyung. >>
Come diavolo faceva a non capire il significato di un "no"? Per quale dannato motivo per lui voleva sempre dire "Se insisti ti dico di si"?
Mi irritai ancora di più pensando che era colpa mia se stava accadendo ancora. Troppe volte era andata esattamente così.
"Hyung fai questo?" ripetuto per ore in loop, faccia da cucciolo abbandonato e i miei "no" che per disperazione diventavano "sì".
Mi sentii una madre sconfitta dai capricci di un moccioso.

***
Non riuscivo a capire perché Yoongi insistesse tanto a dirmi di no. Sapevo che in fondo sarebbe stato contento di accompagnarmi all'inaugurazione del ristorante di Jin hyung. Potevo capire che avesse molto lavoro da fare, ma era da troppo tempo che non uscivamo io e lui.
<< Sai che mi piacerebbe passare una serata fuori con te! Sarebbe una bella occasione. >>
Lui sbuffò sonoramente e sembrava che nemmeno mi stesse ascoltando.
<< Aish! Se non vuoi uscire con me allora stattene a casa da solo! >> Esplosi con tono più acido del solito. Anche lui sembrò sorpreso.
Non me ne importava un fico secco di averlo trattato male.
Era lui lo stronzo.
Me ne andai in camera, sbattendomi dietro la porta.
Appena fui solo iniziai a sperare che lui mi avesse seguito. Non volevo andare a dormire senza di lui. Non volevo sentirlo mettersi a dormire tardi sdraiandosi lontano da me o, peggio ancora, non volevo che lui decidesse di dormire sul divano.
Soprattutto, però, non avrei voluto rendermi conto di quanto fossi dipendente da lui anche in quelle cose.

***
Fissai con gli occhi leggermente spalancati la porta chiusa della nostra stanza.
Da quando il moccioso era diventato così scontroso?

Mi massaggiai le tempie stanco.
Come faceva a non capire? Se avessi preferito stare da solo di certo non gli avrei mai chiesto un anno prima di traferirsi in casa mia, non avrei condiviso la mia stanza e la mia vita con lui. Ma lui finiva sempre per farmi richieste imbararazzanti, tra luna park, fuochi d'artificio insieme e cenette romantiche.
Non riusciva a ficcarsi in testa che quelle non erano cose per me.
A me piaceva ritrovarmi con lui a cena nell'intimità della nostra casa, tenerlo stretto a me sul divano durante un film e fare l'amore con lui.
<< Aish! >>
Ero io l'unico ad avere il diritto di imprecare in quella situazione.
***
Alla fine non avevo fatto altro che coricarmi e rimuginare. Ero ancora troppo orgoglioso per poter correre da lui a scusarmi, anche se evidentemente non lo ero abbastanza per implorarlo ogni volta.
Mi ero stufato dei suoi continui rifiuti detti con quell'irrirante espressione disgustata.
Cercai di scaricare la tensione prendendo a pugni il suo cuscino. Dopo una serie di colpi, un rumore improvviso mi fece fermare.
La porta di casa sbattè e udii i passi di Yoongi allontanarsi rumorosi sul pianerottolo.
Il mio cuore perse un colpo.
Che cos'era appena successo?
Non potevo credere che per una simile stronzata lui se ne fosse andato di casa.
Era colpa mia?
Più i minuti scorrevano e più ero certo di esser stato io a sbagliare. Avevo insistito troppo, come sempre. Non potevo obbligarlo a fare ciò che non gli piaceva, nonostante in questa categoria ci fossero i tre quarti delle possibili attività umane.
Perché non tornava?
Corsi a prendere il cellulare dimenticato nell'altra stanza per chiamarlo ma mi bloccai: il suo giaceva abbandonato accanto al mio. Vederlo lì per un attimo mi tranquillizzò. Sarebbe tornato presto, aveva solo bisogno di una passeggiata. Con questo pensiero fisso tornai nel letto, tenendo il telefono vicino per qualunque evenienza.

"Qualunque evenienza"
Prima di formulare quella frase nella mia mente non avevo pensato che potesse accadere nessuna evenienza.
Scossi la testa scacciando ogni pensiero di quel genere e mi rannicchiai, abbracciandomi le gambe con le braccia.
Dovetti scuotere la testa molte altre volte durante quella snervante attesa. Più il tempo passava, più il terrore che quel suo gesto volesse dire "È finita." mi annientava.
Stare soli in quella casa faceva schifo, come avevo potuto augurarglielo?

La porta di casa si riaprì e sbattè di nuovo.
Senza alcun ritegno corsi da lui. Non aveva fatto in tempo a raggiungere il tavolino che già ero avvinghiato a lui in un abbraccio.

***
Per un attimo, avvolto dalle sue braccia così all'improvviso mi irrigidii, ma sentirlo aggrapparsi così forte a me mi fece sciogliere.
Dannato moccioso.
Sapeva di essere il mio unico punto debole e senza alcun ritegno sfruttava questo fatto per cercare di farmi diventare il coccolone che non ero.
Dannato Park Jimin.

Lo abbracciai a mia volta e gli accarezzai la testa.
<< Yoongi. >>
La sua voce sembrava spaventata e lo strinsi ancor più forte.
Forse a forza di stringerlo prima o poi lo avrei inglobato e non mi sarei più dovuto preoccupare di lui tenendolo sempre accanto a me e lui finalmente avrebbe smesso con le sue richieste romantiche.
<< Yoongi. Yoongi. >>
Ok, si era spaventato probabilmente quando ero uscito senza dir nulla, ma sentir ripetere il mio nome iniziava ad essere imbarazzante.
<< Yoongi. >>
< << Suga? >>

-dimmi!! Aspetta, cosa? >>
Lui scoppiò a ridere di gusto.
Io lo guardai come se fosse impazzito.
<< Perché hai risposto "Dimmi" anche quando ti ho chiesto del sacchetto? >>
<< No, io-
Ma un suo nuovo attacco di ridarella mi impedì di continuare. Per di più non capivo cosa c'entrasse il sacchetto.
Mi voltai a guardarlo e notai solo in quel momento che la pasticceria dove ero entrato si chiamava "Suga".
Alzai gli occhi al cielo.
<< Hai finito di ridere come uno scemo? >>
Lui cercò di trattenersi.
<< Sei tu che rispondi anche se dico "Suga"! Vuoi essere chiamato Suga? Suga hyung ti amo! >>
E ricominciò a ridacchiare.
Lo guardai disgustato per coprire l'imbarazzo.
Mi aveva appena detto che mi amava con tanta naturalezza mentre mi chiamava con quel ridicolo nome.
Afferrai il sacchetto e glielo sbattei sulla testa, infischiandomene se le brioches al suo interno si sarebbero spiaccicate.
<< Mangia e stai zitto. Se la smetti di chiamarmi con quel nome verrò con te domani sera. >>
Lui sembrò illuminarsi ancor di più.
Forse era per quello che tutte le volte finivo per cedere: per quel sorriso stupendo che mi rivolgeva quando ormai credeva di dover rinunciare. Mi sentii spacciato e già immaginavo le cose imbarazzanti che mi avrebbe praticamente costretto a fare.
<< Non vedo l'ora di andare là con te domani, Suga! >>
Lo colpii di nuovo in testa, questa volta con un leggero pugno.
<< Aish! Smettila di farmi fare tutto quello che vuoi, dannato moccioso! >>
Ma lui ormai era troppo felice per ascoltarmi. Ormai le sue attenzioni erano tutte per il croissant al cioccolato.
Suga.
Non era il primo nomignolo con cui mi chiamava, ma quella volta ebbi il presentimento che quello sarebbe durato molto più a lungo degli altri.
<< Dannato moccioso. >>
Questa volta però il mio tono era disgustosamente dolce.
Gli scompigliai i capelli e finì mio malgrado per sorridere vedendolo tutto sporco di zucchero a velo.
  
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