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Autore: Nanek    03/10/2015    3 recensioni
«Perché sei qui?»
«Perché sono una cretina»
«Fare la vittima non mi scalderà il cuore, mi irriti»
«Non voglio scaldare il cuore a nessuno»
«Ti ha lasciata, vero? È per questo che sei qui, no?»
e lei abbassa ancora lo sguardo, presa dalla vergogna, perché lui ha già capito qualcosa, perché detto così, ad alta voce, suona tutto così ridicolo ed insulso.
Perché è lì? Perché ha avuto tutto questo coraggio? Perché farsi viva dopo due anni?
Lei scuote la testa «L’ho lasciato io» confessa, ma non sembra fare la differenza, perché Niall è in un vortice di rabbia repressa.
«Poco cambia, tanto non sei nuova nel lasciare le persone, no? Ti viene facile, tanto quando respirare. Tanto a te non frega un cazzo se una persona va di matto per le tue decisioni del cazzo»
«Non dovevo venire qui»
dice secca lei, alzandosi in piedi, presa dalla vergogna più assoluta, cercando di scappare di nuovo. Ma lui è più veloce di lei, tanto che le prende il polso, stringendolo forte, facendole male, bloccandola e costringendola ad affrontare il suo sguardo.
«Troppo tardi, Vanessa. Ora sei qui, e mi devi delle spiegazioni»
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Infinity.

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Down to Earth
Keep 'em falling when I know it hurts
Going faster than a million miles an hour
Trying to catch my breath some way, somehow

 
«Posso entrare?»
È da esattamente un minuto che si stanno fissando, all’uscio della porta.
Lui sicuramente non si aspettava che fosse lei ad aver suonato il campanello, alle undici e mezza di sera. A dire il vero, non si aspettava nessuno, solo un rompi palle, perché quasi nessuno va a bussare alla sua porta oltre le nove, quando lui decide di stare a casa, senza uscire, godendosi la quiete di quell’appartamento appena fuori il centro di Londra.
Infatti, ritrovarsela di fronte, dopo due anni, esattamente nel posto dove si sono detti “addio”, l’ha spiazzato. È senza parole, perché non credeva di rivederla, non credeva davvero che sarebbe tornata lì, in quell’appartamento che, due anni, prima, dividevano insieme.
Lei ha i capelli bagnati, le labbra violacee, un ombrello rotto al suo fianco, la valigia fradicia e un borsone che regge a fatica sulle spalle; le lenti degli occhiali sono piene di gocce d’acqua, i suoi occhi non riesce neanche a vederli così bene, ma devono essere sfiniti, dato che la sua stessa voce sembra la voce di chi sta per crollare sulle proprie ginocchia.
Lui fa un passo in avanti prendendole la valigia, senza pensare, compiendo quel gesto come se fosse la cosa più normale al mondo, nonostante l’odio che ancora prova verso di lei.
Le apre la porta, le fa cenno di entrare, notando come lei sia esitante, notando come le guance le si colorino di rosso e lo sguardo cada sul pavimento: lei è a disagio, lui lo sa bene, lui sa quanto le sia costato arrivare proprio alla porta di casa sua, dopo due anni.
Lei entra, alzando un po’ la testa, scrutando quelle pareti che non ha mai dimenticato del tutto, notando dei piccoli dettagli nuovi, notando dei piccoli cambiamenti più che scontati: non più foto sui muri, non più foto di loro due insieme; solo quadri, solo maglie firmate incorniciate, solo qualche premio o riconoscimento, solo nuovi scaffali riempiti da premi vinti con la band.
Non sorride, lei, lasciando che quel profumo sia l’unica cosa che le resta per riconoscere davvero quel posto.
Lui la vede tremare, la vede così piccola in quell’entrata, e si odia, perché si sta ancora preoccupando per lei, nonostante tutto.
«Non sei in compagnia, vero? Non voglio disturbarti» lei bisbiglia, volgendo lo sguardo verso di lui.
«Sono da solo» risponde velocemente, ancora fermo davanti al portone d’ingresso con la sua valigia in mano, ancora confuso, fin troppo perso in mille pensieri.
Ma lei trema, lo nota ancora di più mentre la vede asciugarsi gli occhiali: si è presa tutta la pioggia di Londra, ne è certo, si prenderà qualcosa se non si cambia.
«Fatti un bagno caldo, sei fradicia» le consiglia, appoggiando il bagaglio e mostrandole il corridoio, come se lei non si ricordasse più nulla di quell’appartamento: accende la luce, poi apre una porta sulla sinistra, le indica la vasca con l’indice e con gli occhi, ma lei sembra congelata in quell’entrata.
«Non voglio darti fastidio» abbassa ancora lo sguardo, sentendolo sospirare, mentre lascia che il getto d’acqua rimbombi tra le pareti: l’acqua calda riempie la vasca, il fumo riscalda le pareti, mentre le bolle bianche vanno aumentando mano a mano che le mani di lui mescolano acqua e bagnoschiuma.
Poi, lui si fa rivedere ai suoi occhi, si fa sentire sulla pelle di lei, perché la trascina piano verso il bagno, sentendola tremare, intravedendo gli occhi lucidi che stanno per sfogarsi in un pianto silenzioso.
«P-posso farcela» balbetta lei, quando le mani di lui la aiutando a spogliarsi dagli abiti bagnati: perché per quanto siano gentili quelle dita, sa di non meritarsi quelle attenzioni, sa di non meritarsi di essere ancora lì, a rovinargli la vita di nuovo. Lui annuisce, intuendo ancora una volta il suo disagio, lasciandola sola, chiudendosi la porta alle spalle, sussurrando un «Puoi prendere quello che vuoi, sai dove trovare l’armadio.»
 
Down to Earth
It's like I'm frozen, but the world still turns
Stuck in motion, and the wheels keep spinning 'round
Moving in reverse with no way out

 
Lui prepara qualcosa di caldo, mentre lei resta chiusa in bagno per minuti interminabili.
Lui cerca un modo per distrarsi da quella situazione, perché dentro sa di essere tra due fuochi contrastanti: la voglia di sbatterla fuori, la voglia di sapere perché è qui.
Lui guarda fuori dalla finestra, notando come il vento stia facendo dannare gli alberi, o le poche persone che stanno correndo in cerca di riparo, a quest’ora della notte, mentre gli ombrelli si rompono, si capovolgono, lasciando che l’acqua regni sovrana su tutto.
Fuori piove, un fulmine è seguito da un tuono. Ma nulla sembra stupirlo, agitarlo, spaventarlo.
Lui è congelato davanti alla finestra, lui è bloccato in un flusso di pensieri e di ricordi che credeva aver rimosso del tutto. Ricordi e pensieri rivolti a lei, lei che è tornata, lei che la rivede dopo due anni.
L’acqua che bolle lo richiama all’ordine, facendogli spegnere il gas con gesto fulmineo, mentre gli occhi gli cadono sul cellulare. È ormai mezza notte. Ma chissà se Sean è sveglio.
Gli scrive un messaggio, uno di quelli che non servono troppi giri di parole per sconvolgere una persona.
Lei è tornata. Lei è qui.”
Ed è inviato, ricevuto all’istante, perché è sabato sera e Sean non si perderebbe un solo sabato per fare un po’ di baldoria, cosa che fa anche lui, sempre. Ma non questo sabato.
Un segno, forse? Un segno del destino? Per una volta che è rimasto, lei è tornata, senza preavviso, senza un messaggio, senza una telefonata. Lei è tornata. Ma è tornata per restare? È tornata per farlo soffrire ancora? Perché è tornata, dopo tutto quello che ha fatto?
“Dimmi che scherzi” è la risposta di Sean, e lui già si immagina quegli occhi color pece sconvolti al suo messaggio.
“Lei è qui davvero” non serve neanche fare un nome, Sean capisce subito.
“Mandala a fanculo! Non farla stare lì! Non fare il coglione” e lui lo sa che ha ragione. Ma…
“Non posso. Lo sai.” E la porta del bagno che si apre gli fa nascondere il cellulare in tasca, senza controllare la risposta di Sean.
Lei torna dopo appena cinque minuti, con la sua felpa verde addosso, i pantaloni della tuta legati per bene, scalza e i capelli biondi asciutti, raccolti in una coda corta.
Lei alla porta della cucina, lui appoggiato alla credenza, una scena già vista, una scena di due anni prima, quando lei, su quella porta, gli ha detto “addio”.
Sulla tavola c’è una tazza fumante, il profumo del tè caldo l’avvolge.
«Puoi sederti» la invita lui, vedendola avanzare lentamente «Non hai freddo ai piedi?» si preoccupa di nuovo. Lei scuote la testa «Non preoccuparti per me» un sussurro.
«So che il tè non ti piace ma… non ho molto. Non sto tanto tempo qui»
«Il tè va benissimo, davvero. Grazie» e non osa guardarlo, mentre cerca lo zucchero.
«Ho… ho già… tre cucchiaini, mi ricordavo» lui dice parole sconnesse, parole che si vergogna di pronunciare, perché si ricorda ancora tutti i suoi dettagli.
Lei sorride, ringraziandolo ancora sotto voce, cominciando a soffiare piano sulla tazza.
 
And now I'm one step closer to being two steps far from you
When everybody wants you
Everybody wants you

 
Sono nuovamente insieme, nella stessa stanza, a distanza di due anni.
Due anni prima, loro erano lì, in quella cucina: lei con una valigia e un borsone, appoggiata alla porta, lui era appoggiato alla credenza, gli occhi tristi, la mente confusa, il cuore in mille pezzi.
Le parole che si sono scambiati non sono state violente, ma sono state sufficienti a spezzargli l’animo.
Stavano insieme da quattro anni. Stavano insieme da quattro anni e avevano comprato casa insieme, avevano iniziato a pianificare un futuro, avevano cominciato dalle basi, per dare vita a qualcosa di grande, la loro famiglia.
Eppure, due anni fa, in quella stanza, lei gli ha detto “addio”. Dopo quattro anni di relazione, dopo mille ostacoli superati nel migliore dei modi, dopo mille progetti insieme, dopo mille programmi ancora da mettere in atto.
Lei si è presa una sbandata per un altro, che lui stesso le ha presentato, lui che lo considerava suo amico, a quel bamboccio lì. Illuso lui, sciocco lui, da non aver notato da subito la complicità tra i due. Complicità diventata amicizia, diventata amicizia solida e bella. Amicizia che poi l’ha portata ad amarlo.
Se le ricorderà sempre le confessioni di lei, prima di andare a dormire. Si ricorderà sempre la prima volta che l’ha sentita confessare «Provo qualcosa per lui», confessione che non gli ha fatto chiudere occhio. Si ricorderà sempre la doccia fredda al sentire quel «Non credo di provare più lo stesso per te» nonostante stessero costruendo un futuro insieme. Non scorderà mai quando lei ha voluto chiudere del tutto la loro storia per un moccioso, per un ragazzetto che le ha mandato gli ormoni e il buon senso a puttane. Un ragazzino che lui, però, credeva suo amico. Si fidava di lui, non avrebbe mai creduto che gliela portasse via davvero.
Eppure, due anni fa, in quella cucina, lui l’ha vista andarsene per sempre, andarsene tra le braccia di un altro, lasciandolo in tronco, senza ripensamenti, senza giri di parole, lasciandolo in quell’appartamento da solo, con i suoi ricordi appesi al muro, con i suoi ricordi che rimbombavano in quelle pareti.
Non ha mai odiato nessuno, lui. Ma lei l’ha odiata con tutto se stesso. L’ha odiata a tal punto da voler distruggere le loro foto, l’ha odiata a tal punto da voler buttare ogni singolo regalo, ogni singolo ricordo. Ha cominciato ad uscire con modelle, con tutte le ragazze che gli davano attenzioni senza, però, mai ricaderci sul serio, come se le relazioni, ora, fossero sempre da evitare. Era persino sul punto di cambiare casa, per dimenticarla del tutto.
Eppure, non ha mai trovato il coraggio necessario a lasciarla andare davvero: troppo preso da quello spiraglio di speranza. Troppo illuso nel vederla tornare indietro.
«Mi dispiace essere qui, Niall. Lo so quanto male ti ho fatto» confessa lei, fissando la tazza, temendo la sua reazione, sentendolo solo sedersi davanti a lei, mentre un sospiro anticipa la discussione che lei non potrà evitare.
 
How many nights does it take to count the stars?
That's the time it would take to fix my heart
Oh, baby, I was there for you
All I ever wanted was the truth, yeah, yeah
How many nights have you wished someone would stay?
Lie awake only hoping they're okay
I never counted all of mine
If I tried, I know it would feel like infinity
Infinity, infinity, yeah
Infinity

 
«Dimmi come dovrei comportarmi con te, Vanessa» la sua voce è dura, nonostante stia cercando di mantenere la calma. Lei alza lo sguardo sul suo, cacciando indietro le lacrime, conscia di meritarsi tutto quello che lui le dirà.
«Non mi aspetto niente, Niall»
«Perché sei qui?»
«Perché sono una cretina»
«Fare la vittima non mi scalderà il cuore, mi irriti»
«Non voglio scaldare il cuore a nessuno»
«Ti ha lasciata, vero? È per questo che sei qui, no?» e lei abbassa ancora lo sguardo, presa dalla vergogna, perché lui ha già capito qualcosa, perché detto così, ad alta voce, suona tutto così ridicolo ed insulso.
Perché è lì? Perché ha avuto tutto questo coraggio? Perché farsi viva dopo due anni?
Lei scuote la testa «L’ho lasciato io» confessa, ma non sembra fare la differenza, perché Niall è in un vortice di rabbia repressa.
«Poco cambia, tanto non sei nuova nel lasciare le persone, no? Ti viene facile, tanto quando respirare. Tanto a te non frega un cazzo se una persona va di matto per le tue decisioni del cazzo»
«Non dovevo venire qui» dice secca lei, alzandosi in piedi, presa dalla vergogna più assoluta, cercando di scappare di nuovo. Ma lui è più veloce di lei, tanto che le prende il polso, stringendolo forte, facendole male, bloccandola e costringendola ad affrontare il suo sguardo.
«Troppo tardi, Vanessa. Ora sei qui, e mi devi delle spiegazioni»
«Non saprei cosa dirti, dato che quello che dico ti suona come una bugia»
«Beh, scusami, allora, se ti odio a tal punto da ritenerti solo una bugiarda del cazzo!»
«Allora lasciami andare via, cosa ti servo qui? Per umiliarmi? Per insultarmi? Per ricordarmi quanto male ti ho fatto? Risparmiamelo, Niall, perché lo so benissimo, perché non sei l’unico ad odiarmi, dato che mi odio dal giorno che ti ho lasciato»
«E allora perché torni adesso? Perché dopo due fottuti anni?! Dove la trovi la faccia tosta di tornare e sperare che io ti accolga di nuovo?!»
«Allora lasciami andare via. Come sono entrata, esco» e lui la odia, perché lei rende le cose così semplici, senza rendersi conto di quanto lo stia distruggendo da dentro.
Lei gli dà le spalle, ma lui ha ancora la mano sul suo polso. La trascina a sé, colto da una strana sensazione, una sensazione che lo porta ad abbracciarla, a tenerla stretta.
«Vaffanculo, sei una stronza» le dice, in netto contrasto con il suo gesto.
«Perché mi abbracci se mi devi insultare?»
«Stai zitta, sei solo una bastarda» e lei è certa di sentirlo tremare, lei non osa muoversi, non osa rispondere.
«Vaffanculo, Vanessa, perché sono così coglione da essere ancora innamorato di te» e confessarlo ad alta voce, a distanza di due anni, dopo mille scatti di rabbia, dopo mille pianti, dopo mille canzoni scritte pensando a lei, dopo tutto quell’odio, dentro di lui c’è ancora quella briciola di amore nei suoi confronti, nei confronti dell’unica persona che voleva vedere tornare.
«Niall…»
«Stai zitta. Stai zitta e basta, perché non puoi neanche lontanamente immaginare quello che ho passato per colpa tua» le mani di lei lo accarezzano sulla schiena.
«Invece lo so, Niall»
«No, non lo sai»
«Ti ho sentito, Niall. Ti ho sentito in ogni tua canzone, in ogni singola parola che hai cantato da quando ti ho lasciato» e lui si sente rabbrividire, mentre una lacrima gli solca una guancia «Le ho sentite tutte, le tue lacrime, le sofferenze, in ogni singola nota. Ho pianto molte volte, chiedendo scusa al cielo, fino ad addormentarmi. Ho pianto troppe volte dopo averti lasciato, odiandomi ogni giorno sempre di più, per quanto ti possa sembrare impossibile. Ma è vero, o non sarei tornata qui, Niall. Non sarei mai tornata se avessi dimenticato l’amore che ho sempre provato per te» e lei deglutisce, perché non spera davvero un suo perdono, non spera più in loro due insieme, perché lei stessa non riesce a perdonare i suoi errori, perché lei stessa si odia troppo.
«Cosa ti fa credere che io ti perdonerò dopo tutto questo tempo?» e quella domanda, lei, la intende come l’inizio della discesa finale.
«Non lo credo, Niall, non mi aspetto niente da te»
«E allora perché sei venuta lo stesso?»
Un sospiro.
«Perché ti amo, e perché credo di aver sentito qualcosa in Infinity, qualcosa di diverso dalle altre canzoni» lo ha confessato davvero.
E lui è senza parole.
 
Eyes can't shine
Unless there's something burning bright behind
Since you went away, there's nothing left in mine
I feel myself running out of time

And now I'm one step closer to being two steps far from you
When everybody wants you
Everybody wants you

 
«Magari sbaglio, Niall. Magari sono solo una povera illusa. Io ho voluto provarci, Niall. Ho voluto provarci un’ultima volta, senza vivere di rimpianti» confessa ancora, sentendo la presa di lui allentarsi, mentre scioglie piano quell’abbraccio, per poterla guardare negli occhi.
Aspetta spiegazioni, aspetta qualcosa di più.
«Dopo averla ascoltata, ho pensato che tu mi stessi ancora aspettando» abbassa lo sguardo, cominciando a spiegare la sofferenza provata nell’averlo tolto dalla propria vita, spiegando quanto fosse stato impossibile cancellarlo davvero, nonostante stesse con un altro.
Ha sempre continuato a pensare a lui, nonostante tutto.
Ha sempre continuato a preoccuparsi per lui, guardando in internet, cercando nei giornali, assicurandosi che Niall Horan stesse bene.
Si è sempre sentita in colpa nel vedere come nei suoi occhi azzurri ci fosse sempre quel vuoto che lei gli ha lasciato. Si è sentita triste nel constatare che quel vuoto è pure nei suoi occhi blu. Si è sentita stupida molte volte per aver continuato una relazione non stabile, una relazione sempre compromessa, perché Niall era sempre tra lei e l’altro.
Hanno litigato spesso per questo, lui le rinfacciava spesso di essere ancora legata al passato, lei ha sempre cercato di negare, di guardare avanti, di non cedere ancora ai ricordi. Eppure, perché ogni sera si ritrovava a pensare a momenti ormai passati? Perché non riusciva ad immaginare un futuro nuovo, senza Niall? Perché continuava a mentire a se stessa, vivendo qualcosa che non le apparteneva?
Dopo neanche un anno di relazione, lei lo ha lasciato. Lei è da un anno che non si vede con nessuno, è da un anno che vive con il dubbio: Niall è davvero un capitolo chiuso? È davvero finita con lui? Perché lei non si sente di aver chiuso quel capitolo della sua vita. Lei ascolta le sue canzoni e si convince che quelle parole siano per lei.
Egoista, forse? O semplicemente una speranzosa, esattamente come lui?
«Non pretendo niente da te, Niall. Non pretendo il tuo perdono. Io… io volevo solo mettermi il cuore in pace. O non riuscirò mai ad andare davvero avanti.»
 
How many nights does it take to count the stars?
That's the time it would take to fix my heart
Oh, baby, I was there for you
All I ever wanted was the truth, yeah, yeah
How many nights have you wished someone would stay?
Lie awake only hoping they're okay
I never counted all of mine
If I tried, I know it would feel like infinity
Infinity, infinity, yeah
Infinity, infinity, infinity

 
Si guardano, senza che nessuno dei due dica niente.
Si guardano, ma è Niall, adesso, a dover prendere la decisione finale, lo sanno entrambi.
Se quando l’ha vista alla porta era certo di volerla distruggere di insulti e di cacciarla via, godendosi la sua vendetta, ora non è più certo di quella rabbia, di quell’odio.
Come se lei riuscisse sempre ad avere quell’effetto su di lui, l’unica in grado di riuscire a stupirlo a tal punto, l’unica in grado di resettare tutte le sue convinzioni, l’unica in grado di renderlo inerme davanti ai suoi occhi.
Non sa cosa pensare, Niall, anche se ammette a se stesso che Infinity l’ha davvero sempre cantata rivolgendosi a lei. Lei e nessun’altra, e quasi è felice che quel messaggio le sia arrivato, perché vuol dire che qualcosa che li lega ancora c’è davvero, che non è andato tutto perso.
«Effettivamente, è stata scritta per te» ammette pure a lei «A distanza di due anni, sono sicuro di non aver ancora rimesso a posto tutti i pezzi di me stesso, dopo che mi hai lasciato» lei abbassa un po’ lo sguardo, il senso di colpa che si fa sentire d’un tratto.
«Effettivamente, ho sempre sperato che tu restassi con me. Ho sempre sperato di svegliarmi la notte e di trovarti al mio fianco, l’ho sperato infinite volte, non riuscivo ad arrendermi a tale pensiero» lei annuisce, facendo un passo indietro, perché quelle parole al passato non promettono niente di buono.
Lui capisce, ancora una volta, quello che lei sta provando. Sa benissimo che è questo il momento decisivo per scegliere.
«E adesso, a distanza di due anni, ora che dovrei essere oltre i tuoi ricordi…» la vede chiudere gli occhi, come se si stesse preparando alla batosta finale «Mi rendo conto che, nonostante siano passati due anni, continuerei ad aspettarti all’infinito, consapevole che l’unica in grado di mettere a posto i miei pezzi sei tu, nessun’altra» ammette, notando gli occhi di lei aprirsi, sorpresi, mentre lasciano due lacrime scendere sulle sue guance.
Ha la bocca socchiusa, cerca anche di formulare qualcosa, ma non trova le parole adatte.
Niall le si avvicina, prendendole il viso tra le mani, cancellando quelle righe salate con i pollici, sorridendole, per la prima volta dopo due anni, esattamente come la prima volta che si sono conosciuti.
«Niall… io non-»
«Mi voglio fidare di te, mi voglio fidare dei tuoi occhi vuoti. Mi voglio fidare e basta» si avvicina veloce, appoggiando le labbra alle sue, riconoscendole, così familiari mentre si uniscono alle sue.
La sente, quasi esitante, mentre schiude la labbra, sentendo come la sua lingua cerchi la sua, lasciando che tutto avvenga come sempre, mentre le mani di lei si intrecciano tra i suoi capelli, come ha sempre fatto.
Lasciando che i secondi passino senza che loro se ne accorgano, lasciando qualche lacrima scendere ancora, di gioia, di incredulità, lasciando poi spazio a nuovi sorrisi, a nuove promesse, a nuove pagine da scrivere insieme, pagine che hanno sperato infinite volte di riprendere.
Lasciando che sta volta nulla si metta in mezzo tra di loro. Lasciando che sta volta tutti i pezzi si rimettano al proprio posto.
Lasciando che le loro vite si intreccino di nuovo, in un tempo che, sta volta, sa di infinito.

 



 
Note di Nanek
E ma tu guarda chi ritorna a scrivere di Niall e, alleluia, pure lui ha un lieto fine!!!
Un miracolo, non c’è che dire, finalmente riesco a scrivere pure di Niall felice, ormai mi ero stancata di finali aperti o di lui che soffre, povero il mio irlandese preferito!!
Infinity, poi, sta canzone mi ha uccisa nel profondo, spero che vi piaccia in questo contesto un po’ strano, perché, siamo sinceri, chi mai avrebbe perdonato Vanessa??? Io no di sicuro, ma boh, ho deciso di far battere la testa a Niall e gli ho messo in testa l’idea che si può perdonare pure un torto del genere.
Io… beh, mi farò viva presto, con altre os e con qualche long a cui sto lavorando, sempre su di lui ;) sperando di rendere felice qualcuno!!
Io vi ringrazio sin d’ora per tutto, anche solo per aver letto ed essere arrivate fino a qui, siete coraggiose :D se avete voglia di lasciarmi qualche parolina, se volete dire a Niall che ha commesso un errore madornale/tutto quello che volete, sarò felice di leggere qualche vostra recensione <3
Grazie per tutto <3
A presto!
Nanek
  
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