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Autore: ShadowsOfBrokenGirl    04/10/2015    1 recensioni
Non riuscivo a smettere di guardarli, mi trasmettevano calore, speranza. Erano il qualcosa che cercavo. Erano l’unica bussola che potesse guidarmi verso un porto di pace. Un’ancora in quella tremenda tempesta che stava avvenendo intorno a me. Dentro di me.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chocola Meilleure, Houx, Pierre Tempête de Neige, Vanilla Mieux
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN’ ANCORA  NELLA TEMPESTA

Polvere di Stelle
Pierre
Aprii la porta pronto a riposarmi, dopo una lunga giornata popolata da patimenti e preoccupazioni, che mi seguivano come ombre dovunque andassi ormai da almeno un mese.                                                                  
Erano passate infatti quattro o cinque settimane da quando ero uscito dal Palazzo per recarmi alla Reggia con l'intento di far firmare ad Houx il trattato di pace e da allora non avevo abbandonato più i miei appartamenti.                                                                                                                               Gli Orchi si stavano preparando a quando la guerra sarebbe ripresa nuovamente costruendo armi con cui poter uccidere più rapidamente migliaia di soldati e realizzando unguenti miracolosi per loro e veleni terribili per gli avversari. Anche Vanilla si era lasciata travolgere da questa frenesia e aveva cominciato a tramare un piano segreto, di cui custodiva gelosamente i dettagli : camminava infatti con un pezzo di vetro sporco di sangue appeso al collo a mo’ di ciondolo,il quale doveva essere la chiave di quei pensieri che scorgevo nel suo sguardo. Febbrile eccitazione e orrore, causati contemporaneamente dai suoi stessi pensieri. Un dissidio interiore che si apprestava ad annientare l'ultimo pizzico di bontà, che albergava ancora in lei. 
Io invece fendevo tutta questa eccitazione, senza lasciare che questa mi sfiorasse. Io ero l'unico a gironzolare senza meta né scopo, animato da terribili ansie e pensieri. La mia visita a Houx mi aveva lasciato davvero turbato : le sue labbra sporche del rossetto di Chocola, i suoi occhi pieni di fiera soddisfazione. 
-Non posso sopportarlo!-gridai alla mia stanza vuota, ricordando quel giorno. 
L'umiliazione e la gelosia che mi avevano stretto il cuore in una morsa, mi avevano suggerito le parole che gli avevano descritto un terribile futuro per lui. Futuro che non era per nulla plausibile. Ben sapevo che, quando gli Orchi avrebbero conquistato Extramondo, non sarei stato io a guidarli, ma Glace e che io sarei stato eliminato. Del resto anche se non fossi stato ucciso e avessi potuto offrire a Chocola la possibilità di governare con me il nuovo Regno unificato, lei non avrebbe mai accettato di stare al fianco dell'uccisore del suo popolo e di suo figlio. 
Mi sbottonai la camicia pronto a trascorrere un'altra notte agitata da terribili presagi di morte. Avvertii però qualcosa che prima non avevo notato, un rumore di passi ed un profumo familiare. Accesi la lampada sul comodino e sbattei le palpebre, cercando di far abituare gli occhi alla luce. Una figura avvolta in un lungo mantello rosso, che le copriva il capo e le spalle, allungandosi poi lungo il corpo magro come una fiamma.  Si avvicinò a me, puntando i suoi occhi verdi nei miei, facendomi sussultare. 
Ci misi qualche attimo per riprendere il mio consueto contegno ed esclamare: -Buona sera, Vostra Maestà!- Appoggiò le sue mani sulle mie spalle e con gli occhi smarriti da tanta freddezza,mi disse: -Perché fai così?- Sollevai la sua mano destra, quella su cui portava la fede, e la baciai dolcemente. 
-Ho bisogno del tuo aiuto, Pierre.- 
“Sai bene che per te farei di tutto.” Fu questa la risposta che il mio cervello formulò alla sua richiesta, ma non furono queste le parole che pronunciai. 
-Perché dovrei essere io ad aiutarti? Non hai detto che sarebbe stato Houx a badare a te? Rivolgiti a lui!-
 Il mio tono era dipinto delle sfumature della gelosia, che nelle terribili ore della notte mi agitava, e della disperazione. 
-Se mi aiuti, ti prometto di ricompensarti in qualunque modo tu voglia.- 
-E’ dunque così importante la faccenda? Beh dovresti sapere che c'è una sola cosa che desidero davvero. Ed è l'unica che non potrai darmi.- 
Abbassò lo sguardo notevolmente imbarazzata ed io spostai la mia attenzione sullo stretto corpetto rosso,che sbucava dal mantello. Il suo vestito non riusciva più a nascondere la pancia che cominciava a prendere forma. Riflettei che fino a quel momento a dividerci erano state cose inconsistenti come titoli, schieramenti, Regni. Un qualcosa di così effimero non riusciva a frenarci, quando ci stringevamo, ma quel bambino sarebbe stata la causa reale della nostra separazione.                                                                                    
Mi voltai di spalle per nascondere la rabbia che iniziavo a provare verso di lui, che mi faceva temere che avrei finito per eseguire l’ordine, provando un po’ di piacere. Intento in simili pensieri, sussultai quando Chocola mi sfiorò con un leggero tocco la schiena e tornò a parlare: 
-Mia madre mi ha intrappolato i ricordi in questo ciondolo ed ho bisogno di trovare lo stregone che ha fatto questo incantesimo per poter sapere la verità. Credo che sia qualcosa di importante e terribile, dato che la Regina Candy si è rifiutata di rivelarmeli. Forse questi ricordi potrebbero contenere un indizio su dove è stata mia madre in tutti questi anni. – 
-E perché ti serve uno stregone degli Orchi?- 
-Perché mia madre ha compiuto l'incantesimo durante la sua prigionia tra gli Orchi!- 
-Credo di aver capito chi possa aiutarti! Lascia che mi rivesta e ti accompagnerò da lui.-dissi sbuffando, come se fossi infastidito dal doverla aiutare. In realtà ne ero entusiasta. 
Lei annuì e attese pazientemente che avessi indossato la camicia, la giacca e il mantello. 
-Dove si trova?-mi chiese curiosa. 
-Ai confini del Regno,alla leggendaria infinita valle blu. E’ molto lontana ma non devi preoccuparti : il Castello è collegato ad ogni luogo attraverso un sistema di gallerie sotterranee- 
La invitai a sostituire il suo mantello rosso con uno nero e a coprirsi bene, così che se vi fossero stati degli Orchi non l'avrebbero riconosciuta. Aprii dunque la porta e camminai di soppiatto per il corridoio che portava alla Sala della Corona, che -come avevo immaginato- era vuota. Non appena Chocola entrò, richiusi la porta alle mie spalle e cominciai a tastare le mattonelle del muro, alla ricerca di quella che avrebbe aperto un passaggio nella parete. 
-Non è strano che nessun Orco mi abbia visto? E’ tutto così silenzioso e immobile…-osservò. 
Notai del sospetto nella sua voce e la tranquillizzai, dicendole che non era vittima di un'imboscata e spiegandole che gli Orchi erano impegnati nell'elaborazione di strategie per distruggere i loro avversari e non si sarebbero accorti di noi. 
-Perché me lo chiedi? Non ti fidi di me?-le chiesi, fingendo di essere offeso. 
-Se davvero non mi fidassi di te, credi che mi sarei rivolta a te?- Sorrisi impercettibilmente alle sue parole, ma il nostro dialogo fu interrotto dal forte rumore che seguì la rotazione di una parte della parete, che ci permise l'accesso ad un buio e umido corridoio. Camminammo a lungo in quella oscurità senza parlare e col timore che qualcun altro stesse attraversando quei cunicoli. L'unica guida per Chocola era la mia mano con cui le avevo serrato il braccio destro. Immaginavo dal suo tremore che un simile viaggio potesse spaventarla e così a bassa voce l’avevo esortata ad attaccarsi a me, che invece conoscevo a memoria ogni centimetro di quei corridoi. Sebbene sulle prime fosse titubante, in seguito si era avvicinata silenziosamente e si era stretta al mio fianco destro. Camminammo per almeno tre ore in quella oscurità, svoltando spesso in stretti e bassi corridoi in cui era difficile persino respirare e scendendo discese ripide e scivolose. Il percorso era angusto e spaventoso, eppure Chocola non ebbe alcun tipo di timore. 
Pensai che fosse la persona più coraggiosa che avessi mai incontrato, ma anche che forse quella sua sicurezza derivasse dalla fiducia che nutriva in me : avrebbe potuto temere che la stessi conducendo in un'imboscata o in un luogo appartato per farle del male, ma non lo pensò e mi seguì senza esitazioni. Non potei fare a meno di esserle grato di quella fiducia incondizionata che mi prestava e che mi convinse a credere di più in me e in quello che avrei potuto fare. 
Arrivati ad un certo punto mi fermai e cominciai a tastare il pavimento. -Cosa cerchi? - chiese a voce bassa. Accarezzai il pavimento sporco e bagnato, fin quando la mia mano non sfiorò una manica di ferro. 
-Ecco la botola!-esordii allegro. Esortai la mia compagna ad aiutarmi a sollevarla ed insieme riuscimmo ad alzare il cerchio di cemento che, sebbene non fosse molto grande, avrebbe permesso ad una persona di corporatura normale di oltrepassarla. Esposi il mio piano di calarmi per primo nella botola per afferrarla quando sarebbe stato il suo turno di lanciarsi. Mi lasciai cadere nel cunicolo sottostante, accesi una piccola torcia che appoggiai al muro di pietra e attesi con le braccia già allargate che lei saltasse. La fioca luce della torcia illuminò a stento il suo corpo mentre cadeva, ma fui comunque capace di prenderla. Le sue mani si strinsero alle mie spalle, per niente intenzionate a lasciarmi andare. Rimasi immobile senza sapere cosa fare, mentre con un filo di voce lei mi supplicava di chiudere gli occhi. Li chiusi e ripiombai nell'oscurità, rassicurato dal contatto delle sue dita sulla mia pelle. Le sue mani si divertivano ad accarezzarmi le spalle, il collo ed i capelli. Disegnarono il contorno delle mie labbra sottili e poi le mie guance lisce. 
-In questo luogo sperduto … mi sembra di essere così lontana dal resto. Sembra quasi di essere in un sogno. Tu ed io da soli in questa oscurità. Ma forse qualcuno potrebbe sorprenderci … -
 -Nessuno conosce questa botola oltre me. Non corriamo alcun rischio.-le assicurai. Mentre tentai di riaprire gli occhi, mi chiuse le palpebre con le dita e restò in silenzio ad ascoltare i battiti dei nostri cuori. 
-Devo farti una confessione : anche io ti ho tenuto nascosti dei ricordi. Riguardano il giorno del tuo matrimonio.-ammisi, spinto da quell’oscurità. 
-Cosa? Come ti sei permesso?- Non potevo vedere il suo viso ed i suoi occhi, ma intuivo dal suo tono che doveva essere adirata. 
-Sono venuto nella tua camera prima che tu andassi a sposare Houx per portarti via con me. Ma non l'ho fatto. Ho finito solo per sputarti addosso tutta la mia gelosia, ma non ho fatto nulla.- 
-Perché?- La sua voce era ridotta ad un sussurro. 
-Credi che io possa essere altro oltre il Principe degli Orchi?Io no. Mi sento come se la mia vita fuori da quel ruolo non esistesse. Io sono un'immagine di austerità e crudeltà che deve generare paura e orrore negli altri uomini. Sai? Uno scrittore terrestre diceva che la vita è una recita su un palcoscenico ed io sono d'accordo. Ognuno è nato per interpretare un personaggio : io sono stato creato ed educato per essere il cattivo, il Re degli Orchi. Non so fare altro, né posso cambiare quello che sono.- 
Gridare con gli occhi chiusi quello che provavo fu liberatorio e per un attimo mi dimenticai anche della presenza di Chocola. Credetti di essere da solo. Io e la mia rassegnazione. 
-Sei un vigliacco! Ognuno può scegliere di smettere di recitare e cominciare a vivere. Bisogna solo saltare e combattere.-mi rispose indignata. 
Il suo atteggiamento superbo mi fece adirare e così la feci scendere dalle mie braccia, pronto ad andarmene via e lasciarla lì da sola. Non capivo cosa le facesse credere di essere capace di giudicare una situazione di cui non sapeva assolutamente nulla. 
-Smettere di fingere? Tu mi consigli di smettere di fingere? E non è quello che fai tu in ogni attimo del giorno? Non indossi anche tu una maschera? Non reciti un ruolo? Quello della moglie perfetta,innamorata e devota? Della Regina, mite, serena, padrona della situazione e sicura di sé? Io sono l'unico a conoscerti davvero perché è sempre da me che ti rifuggi quando hai paura, quando il mondo ti sembra crollarti addosso. E alla fine menti anche a me e a te stessa, dicendo di non aver bisogno di me. Mi spezzi il cuore ogni volta che menti, sebbene io conosca la verità.- 
Battei un pugno contro le dure pareti di pietra, cercando di calmarmi mentre il mio cuore batteva a mille e il mio petto si alzava e si abbassava. Alla fioca luce della torcia la vidi tremare con gli occhi lucidi, non sapevo se per la rabbia o la tristezza. Indugiò senza sapere cosa rispondermi, quando alla fine mi ringraziò per averle nascosto quei ricordi e per aver rinunciato a fuggire con lei. 
-E’ stato meglio così!- 
Quella frase mi fece scattare come una molla. La circondai con le mie braccia che la bloccarono come in una terribile morsa, da cui cercò di divincolarsi. Le mie mani le immobilizzarono il viso e le mie labbra premettero con forza sulle sue. Cercò di opporre resistenza per qualche istante, finché le braccia non scesero lungo i suoi fianchi, mentre le sue labbra erano già mie. Quando le nostre labbra si allontanarono, sussurrai un migliaio di “Se”. 
Se fossi più coraggioso… Se non fossi così legato agli Orchi… Se tu non fossi la mia nemica… Se tu non fossi sposata… Se non stesse per nascere tuo figlio… Non ero capace di terminare però nessuno di quei ‘se’. 
-Non fa niente.-rispose lei, scuotendo il capo. Camminò, lasciandomi da solo qualche metro più in là e dandomi il tempo per ricompormi. 
-Allora vogliamo procedere verso la misteriosa dimora del Mago?-mi chiese, simulando un tono di voce tranquillo. 
Passai una mano sulla mia guancia per asciugare una piccola lacrima,che era scesa a bagnare quel deserto. Non riuscivo a ricordare quale fosse stata l'ultima volta che avevo pianto, forse era da ricollegare addirittura alla mia infanzia. 
La raggiunsi e salimmo numerose scale, illuminati dalla luce della torcia sollevata a mezz'aria e cullati dalle nostre voci. Parlammo. Parlammo moltissimo per mascherare l'imbarazzo che aveva seguito il nostro bacio. Le raccontai di come le gallerie fossero state costruite su ordine di Glace che attraverso queste riusciva a muoversi in tutto il Regno degli Orchi senza attirare troppa attenzione e senza correre alcun pericolo. Le chiesi se Houx fosse a conoscenza del fatto che lei fosse venuta da me e Chocola ridendo ammise di averglielo detto, ma che lui non era stato d'accordo. -Sono stata quindi costretta a venire senza il suo consenso e a farlo addormentare, così che non potesse fermarmi o seguirmi.- 
-Farlo addormentare? Non lo avrai mica drogato?- 
-Drogato…è davvero una brutta espressione per indicare quello che ho fatto. Mi sono solo assicurata che non scoprisse qualcosa che gli avrebbe procurato un dispiacere. Si potrebbe dire che gli ho quasi fatto un favore.- Trattenni una risata ed osservai con molto piacere che finalmente adesso la riconoscevo.
Improvvisamente avvertimmo il rumore del vento, che ci fece capire che eravamo quasi arrivati alla meta. Corremmo sempre con maggior velocità fino a quando non fummo avvolti dalla fredda ed umida aria della notte. La luna era coperta da nuvole spesse ed i nostri occhi non riuscivano a distinguere nulla in tutta quella oscurità. Ammonii Chocola di fare attenzione e la precedetti,camminando per una decina di metri. Allungai le braccia e lanciai due piccole sfere di fuoco in avanti. Lentamente si accesero di fronte ai nostri occhi due sottili linee brillanti che illuminarono tutto ciò che ci circondava, sottraendoci alla notte. Eravamo usciti da un tunnel che era stato scavato in un alto muro di rocce, coperto da una folta vegetazione, che si estendeva per diversi metri,formando una specie di conca. Il fascio di luce, sospeso in mezzo al nero, terminava all'altra estremità della conca naturale, dove si intravedeva una piccola dimora formata dall'ammasso di diverse rocce. 
-E’ quella la dimora dello stregone!-le indicai. 
-E come la raggiungiamo?- Le afferrai la mano forte e la trascinai dietro di me. Percorremmo il pavimento roccioso e poi appoggiammo i piedi nel nulla, cinti a destra ed a sinistra dai due fasci orizzontali di luci. Nell'aria sotto i nostri piedi si colorarono dei rettangoli di luci colorate. 
-Un ponte di luci!-esclamò stupita ed ammirata Chocola mentre correva in avanti facendo brillare quasi l'intero ponte sospeso. Arrivata a metà si appoggiò alla corda fatta di luce e si sporse per guardare in basso. Un pavimento scuro irregolare, pieno di striature biancastre fu ciò che vide. 
-Un lago! Ecco perché si chiama Valle Blu. Perché è formato da un laghetto.-Esclamò entusiasta. Mi avvicinai e le indicai il punto in cui l'acqua si scontrava con le rocce, creando una schiuma biancastra. 
 -Non è un lago,ma è il mare. - Mi fissò allibita e curiosa, sostenendo che su Extramondo non vi erano affatto mari. 
-E’ vero. Il nostro Pianeta non ha oceani, sarebbe stato uno spreco di spazio,secondo il creatore, inserirne uno. Aveva l'intenzione di governare una popolazione molto numerosa, che aveva bisogno di ampie pianure dove coltivare e poter abitare, montagne in cui poter pascere le bestie e di laghetti di acqua dolce in cui poter abbeverarsi. Però era stato sulla Terra e si era innamorato del mare, dei suoi colori e della sua energia. Decise di inserirlo ai confini del regno e fece persino di più : lo rese un portale.- 
Indicai con il dito un punto alle nostre spalle, che non era coperto dalle rocce. Lì l'orizzonte del cielo si fondeva con la superficie del mare. -Se nuotassi fin lì e provassi ad andare oltre ti ritroveresti nelle acque di un mare terrestre. Saresti arrivata sulla Terra.- 
-Questo è quindi un portale per la Terra?-mi chiese stupita. Annuii. Continuò a fissare quella porzione di paesaggio, dove cominciarono ad apparire delle strane nuvole di fumo. Con curiosità li scrutò e manifestò il desiderio di poter volare fin lì per poterli guardare meglio, ma io la trattenni per un braccio. 
-Non riusciresti a volare perché qui la nostra magia non funziona.-le spiegai. 
-Cosa sono?-mi chiese, indicando quelle nuvole irregolari in continuo movimento, che stavano percorrendo volteggiando l'intero orizzonte. Tra loro erano molto diverse, ma avevano in comune delle forme che sembravano corrispondere a degli arti ed a una testa. 
-Sono una specie rarissima di animali incorporei formati di polvere di stelle. Sono i costruttori di stelle. Loro creano sia gli astri presenti in questo pianeta,sia quelli del pianeta Terra.- 
Notando la sua confusione, la esortai ad osservare attentamente la superficie del mare. All'interno cercò il suo riflesso o almeno la luminosa proiezione del ponte su cui si trovava, ma non la trovò. Il mare era un lungo telo nero in cui si distinguevano dei piccoli puntini dorati, alcuni molto splendenti, altri meno. Alzò la testa verso il cielo e non vi trovò le stesse luci che si specchiavano nell'acqua. Come era possibile? 
Uno dei puntini che brillava nell'acqua divenne sempre più splendente e grande : sembrava quasi che si stesse avvicinando e che lei potesse toccarlo. Una nuvola di fumo avvolse la stella che scomparve e apparve solo un istante dopo nel cielo scuro. 
-Le stelle si creano nel mare, dunque?-chiese con gli occhi pieni di stupore. 
-Esatto ed i costruttori si occupano di portarle in cielo.-
 -Ma questo posto è bellissimo. Come fai a conoscerlo?- 
-Non ricordo come l'ho scoperto, ma rammento che da bambino venivo sempre a rifugiarmi qui perché mi sembrava un luogo da sogno in cui potevo dimenticare di essere il Re degli Orchi… Lo vedi? Quell'ingombrante e asfissiante ombra scura del Palazzo qui non riusciva a raggiungermi.- 
-E loro te lo permettevano? Non temevano che tu fuggissi attraverso il portale?- 
-Sapevano che non lo avrei fatto. Avevano agito così a fondo nella mia psiche da riuscire a controllarmi senza bisogno di seguirmi. Ho finito per adeguarmi ad ogni decisione senza più batter ciglio, alla fine.- 
Brutti ricordi bussarono insistenti, pronti a sconvolgermi di nuovo. Per arginarli, la sollecitai a sbrigarsi a camminare per raggiungere il prima possibile la grotta del mago. 
Quando entrammo nell'antro di pietra, mi resi conto di non sapere cosa cercare. Avevo spesso sentito parlare di questo essere capace di controllare la memoria ed i ricordi, ma non lo avevo mai visto, né ero mai penetrato nella sua dimora. Mi ero illuso che ci saremmo imbattuti in un vecchietto dalla lunga barba appena entrati, ma mi accorsi subito del mio errore dato che l'unica cosa che trovammo fu una fitta oscurità. Camminammo a tentoni, tenendo una mano contro la roccia come guida per molto tempo, aspettando di trovarlo da qualche parte, ma fu vano. Quando arrivammo alla fine della caverna, senza averne visto nemmeno l'ombra, ci scoraggiammo. Chocola si sedette a terra e sbuffò con la schiena appoggiata al muro della grotta. Aveva incrociato le gambe in una posa piuttosto infantile, ignorando il fatto che indossava un elegante vestito da sera. 
-Credi che possa essersi assentato? Non si sarà mica trasferito in un'altra dimora?- 
Feci spallucce, senza sapere cosa risponderle. 
-Tutto quello che so è che è un mago molto potente, che è capace di controllare la memoria. La leggenda racconta che vive nella roccia eterna, come imperituri sono i ricordi.- 
“E infatti è vero.” Io e Chocola ci voltammo intorno alla ricerca dell'uomo che aveva esclamato quelle parole, ma doveva essere nascosto dalle tenebre poiché non riuscivamo proprio a vederlo. Chocola con la magia creò una piccola scintilla di fuoco che illuminò una considerevole parte della grotta. Grande fu la nostra sorpresa quando notammo nella parete di fronte a noi un volto scavato nella roccia. 
Fu allora che capii il reale significato della leggenda. -Tu sei tu il Mago dei Ricordi?- Chocola interrogò quei tratti facciali tracciati nella pietra. -Ai vostri ordini, Vostra Maestà. Se potessi mi inchinerei, ma come vedete…- 
-Come fate a sapere chi sono?- 
-So molte cose: me le sussurra il vento che si abbatte spesso contro le rocce della mia grotta. Quello che vorrei sapere è in cosa posso esserle utile.- 
La ragazza fece un respiro profondo e cominciò a domandargli se si ricordasse che anni prima sua madre si era recata da lui per cancellarle dei ricordi. Alla sua risposta affermativa, con gli occhi brillanti ed il cuore che le batteva, chiese se potesse restituirglieli, mostrandogli anche il gioiello in cui erano intrappolati. 
-Non posso, mi dispiace.- Con quelle quattro parole riuscì a smorzare tutto il suo entusiasmo e la delusione sul volto di Chocola fu evidente. 
-Non è così facile. Tua madre, per fare in modo che in nessun modo tu potessi scoprirli, aggiunse una clausola speciale : recupererai la memoria, solo rivivendo almeno una delle situazioni che è stata eliminata dalla tua memoria.- 
Una domanda, che mi premeva da tempo porre, cominciò a martellarmi il cervello fino a farmi dubitare dell'autenticità delle sue parole. Come era riuscita una prigioniera di Glace ad arrivare fino a lì? Scappata dalla sua prigionia aveva preferito recarsi da un mago per cancellare i ricordi a sua figlia piuttosto che mettere in salvo la sua vita? Si era forse rifugiata in quel magico luogo? Né io, né Chocola avevamo osato chiederci perché Cinnamon si trovasse tra gli Orchi, ritenendo implicito che fosse una prigioniera di Glace. Era davvero così? Manifestai al mago i miei dubbi. 
- Pierre, il principe maledetto. Hai spesso cullato la tua tristezza, i rimorsi e i sensi di colpa in questo mare in cui trovavi un alleato. Come fai ad essere convinto che Cinnamon fosse una prigioniera?- 
-E per quale altra ragione poteva essere tra gli Orchi altrimenti?-chiese Chocola confusa. Un presentimento si fece largo nella mia mente. 
Mi ricordai di quando, da piccolo, avevo sentito parlare di una donna che aveva vissuto tra gli Orchi prima che fossi arrivato io. Avevano detto che Glace aveva perso la testa per lei e che a causa sua era stato indebolito dall'amore, questo sentimento che mi veniva descritto come il peggior male che possa accadere ad un uomo. Alcuni dicevano anche che dall'unione fosse nata una bambina. Ma del resto non si poteva essere certi di questo, perché era vietato a questa donna uscire dall'area del Castello in cui viveva, così come era vietato ad ogni Orco recarvisi. 
Eppure alcuni ne erano certi : mi dicevano che la bimba era stata portata via da sua madre e che era scomparsa nel nulla, ma che sarebbe potuta tornare e rubarmi il posto. Oltretutto c'erano voci secondo cui sarebbe stata proprio lei ad indicare il mio nome a Glace, sarebbe stata lei a scegliermi per sostituirla. Mi ero chiesto spesso cosa l'avesse spinta a preferirmi e a maledirla per averlo fatto. 
“Non può essere lei”  Avvicinai una mano tremante alla testa ed un'altra alla parete di roccia, mentre avvertivo tutto intorno a me ruotare a gran velocità. -Pierre, stai bene?-
-Era tra gli Orchi spontaneamente. E’ tutto chiaro. Ora è tutto chiaro.-
Chocola si avvicinò a me e mi sfiorò il braccio con le dita, desiderando chiedermi cosa intendessi.
Le ordinai di lasciarmi e la strattonai. Ero convinto che la colpa fosse sua? Che lei fosse la figlia di Glace? No. E allora perché la allontanavo da me? 
-Cosa cavolo ti prende?-mi chiese irritata e preoccupata.
-C'era una donna, così mi sembra di ricordare, tra gli Orchi. Era l'amante di Glace…-
-Cosa stai insinuando? Stai dicendo che mia madre avrebbe rinunciato alla sua famiglia, ai suoi amici, a tutto ciò che amava, a me per andare a riscaldare il letto dell'essere più terribile e malvagio del Pianeta?-
-Dico che tu sia frutto di questa unione.-
Lei indietreggiò inorridita e tremante.
-Ti sembro forse un Orco, un mostro come…?-
-Me-aggiunsi, lanciandole uno sguardo di fuoco.
Era dunque così che mi vedeva? Credevo che mi amasse, perché mi vedeva diversamente da come facevano gli altri, ma mi sbagliavo.
Scappò via verso l'uscita ed io non provai il desiderio di seguirla. 
-Principe della notte, tu a differenza sua potresti ricordare, se lo volessi.-sentenziò il mago, ricordandomi della sua presenza.
-Tu sai se è stata lei la causa dei tuoi mali oppure no.-
-Tutto quello che ricordo della mia infanzia è corrotto e deformato dal mio noir. Non ho la certezza che quello che ricordo sia realmente accaduto in quel modo.-
-Con un po’ di sforzo potresti farcela a distinguere la verità dalla menzogna. Questo potrebbe darti pace. -
-E se invece la conoscenza portasse solo più dolore?-affermai e cominciai ad allontanarmi verso l'uscita.
“Prima o poi tutti dobbiamo fare i conti col passato.”
Queste furono le ultime parole che udii e che rimbombarono in tutta la grotta, fin quando non fui all'esterno. Notai subito che c'era qualcosa di strano : forti raffiche di vento mi agitavano la parte inferiore del mantello e stravolgevano quel paesaggio prima paradisiaco. Schizzi di acqua volavano nell'aria, bagnandomi il viso. Nel cielo grigiastro che precede l'alba vidi Chocola avanzare sul ponte di luci lentamente, per non farsi portar via dalle raffiche di vento. Improvvisamente quelle luci colorate scomparvero. Senza alcuna ragione il ponte sparì, come se fosse stato un semplice frutto della mia immaginazione. Come se tutto fosse un sogno.
Per un istante vidi Chocola sospesa in aria, che tentava in ogni modo di riuscire a volare. Mi guardò negli occhi terrorizzata e le sue labbra sussurrarono qualcosa. Poi precipitò nel mare e sparì.
Una fitta mi colpì al cuore, costringendomi a piegarmi e a portarmi una mano al petto. Un grido strozzato, come quello di un animale ferito, uscì dalle mie labbra.
Il mio respiro era accelerato e stavo tremando, mentre la mia mente elaborava quell'immagine. Mi sollevai e respirai profondamente, cercando di trovare la forza per poter affrontare quella situazione. Mi sporsi per poterla cercare tra le onde del mare che si infrangevano contro le pareti di roccia della conca. Non riuscii a respirare, finché non la vidi riemergere tra i terribili flutti e divincolarsi con difficoltà. Non ci pensai due volte e mi lanciai.
  
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