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Autore: Smeralda Elesar    04/10/2015    6 recensioni
Loki, catturato da Thanos, ha un solo modo per rimediare alla sua sconfitta su Midgard ed avere salva la vita: consegnare il Tesseract al Titano.
Ma il Tesseract è custodito ad Asgard, e Loki dovrà scegliere se continuare sulla strada del tradimento o costruirsi un’occasione di riscatto.
=>Mini-long pensata come sequel di quello che succede dal capitolo tredici in poi dell’altra mia fiction “Il sacro vincolo dell’ospitalità”, ma se non vi fate troppe domande si può leggere lo stesso.
Genere: Azione, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Odino, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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From where the dark is born

-Di comprensione-

 

From where I come is where I go
The game of life and death will lead my way
More scars to gain, more pain to grow
And I will walk again where the dark is born

(From where the dark is born – Serenity)

 

*

 

Loki sapeva perfettamente dove erano appostati i Chitauri ad Asgard: li aveva disposti lui.

Li trovò, un drappello dopo l’alto, e li ridusse a statue di metallo contorto grazie al potere dello scrigno.

In un certo senso si sentiva fiero di sé perché lui era l’unico in tutta Asgard a poter usare quel potere.

Non era un mostro, era speciale.

Nelle segrete fu ancora più facile perché i Chitauri erano accalcati nel corridoio centrale e Loki non dovette neanche entrare per gelarli: gli bastò concentrarsi ed incanalare il potere dello scrigno verso di loro.

Stava diventando bravo a gestire quel potere, e se da un lato avere acquisito una nuova abilità era una soddisfazione, dall’altro Loki si sentiva inquieto perché aveva l’impressione che stare a contatto con lo scrigno lo rendesse sempre più simile agli Jotnar, e non solo nell’aspetto.

Quando gli Asgardiani si accorsero di cosa era successo lui era già lontano, di nuovo giù nella sala delle armi a rimettere il suo alleato temporaneo al suo posto.

Lo rimise sul piedistallo, ma ancora non era convinto del tutto convinto di lasciarlo.

E se lui avesse usato lo scrigno per tenersi Asgard? Dopotutto l’aveva conquistata non solo con i Chitauri, ma anche difendendola da loro.

Aveva dimostrato di essere in grado di tenere le minacce lontano dal suo regno, e allora perché non avrebbe dovuto tenersi il trono che aveva difeso?

Si guardò le mani accigliato.

Strano: di solito la sua pelle tornava normale dopo pochi secondi che non era più a contatto con lo scrigno, invece quella volta stava rimanendo blu più a lungo.

Forse perché lo aveva toccato più a lungo.

, in fondo lui era sempre stato diverso, e forse era arrivato il momento di usare la sua diversità a suo vantaggio.

Con il potere dello scrigno avrebbe potuto schiacciare qualsiasi ribellione.

Sarebbe stata finalmente la sua vittoria: da bastardo mezzo Jotun, adottato per interesse, a sovrano incontrastato del regno degli Aesir.

La razza degli dei avrebbe dovuto inginocchiarsi davanti a lui, un meticcio dal sangue sporco.

Loki ansimava, gli occhi rossi pieni di visioni di conquista e potere.

Sì, sarebbe stato perfetto!

“È lo scrigno”

Lo scrigno liberava la sua natura Jotun a tutti gli effetti, compreso il lato più irrazionale, primitivo ed istintivo.

Si allontanò di scatto per non fargli prendere il sopravvento.

Lui non era quello. Non voleva essere quello!

Si sedette per terra con la schiena appoggiata al piedistallo, con le gambe tirate al petto e la testa tra le mani, scosso dai tremiti.

Nel suo petto batteva selvaggio il cuore di un gigante di ghiaccio.

Vero: poteva conquistare Asgard e governarla con il pugno di ferro stroncando ogni forma di opposizione con un arma che nessuno a parte lui avrebbe potuto impugnare, ma così sarebbe diventato un tiranno, ed i tiranni vivono nella paura.

Sarebbe stato temuto, e non era questo che Loki cercava nel governare.

Lui voleva il rispetto della gente di Asgard, e che le sue qualità fossero ammirate, non oggetto di terrore.

Non voleva essere un mostro.

Respirò a fondo per scacciare il tremore che lo scuoteva e si lasciò andare con la testa contro la parete ad occhi chiusi.

Quando li riaprì vedeva lo scrigno al contrario perché guardava verso l’alto.

Si fermò a lungo a considerare le due scelte che aveva davanti.

 

-Mi se stato molto utile, ma non credo di volerti portare con me per sempre-

 

Mormorò alla luce azzurra.

Si tirò in piedi e si scosse di dosso la polvere e la brina dagli abiti, e sperava anche l’influenza della sua natura Jotun.

 

**

 

Ormai che aveva scelto di aspettare un momento più propizio per conquistare per sé il regno degli Aesir, l’ultima cosa da fare era liberare qualcuno dalle segrete in modo che potesse liberare gli altri.

Pensò di liberare Tyr, Hugin o un altro dei generali, ma prima voleva essere sicuro delle condizioni di Odino e di Thor.

Pensò bene di nascondersi perché non era affatto certo che sarebbero stati contenti di vederlo.

Oltrepassò le celle una per una, facendosi strada tra i corpi dei Chitauri che si erano spaccati per il gelo.

Non sapeva esattamente dove fossero Thor ed Odino, per questo quasi inciampò per la sorpresa quando vide il Padre degli dei dietro il campo di forza.

Odino era seduto stranamente tranquillo. Sembrava aspettare qualcosa.

“Prima mi libero di questa cosa e meglio è”

Pensò Loki.

Il suo piano era disattivare il muro di energia e poi scappare prima che Odino liberasse il resto dei comandanti e si mettesse a dargli la caccia.

Funzionò solo la prima parte: riuscì ad aprire la cella, ma appena non ci fu più un muro a dividerli Odino si voltò e guardò esattamente nella sua direzione, come se lo vedesse perfettamente.

 

-Loki. Sei qui, non è vero?-

 

Lui rimase inchiodato sul posto.

Non era paura, no, era uno strano senso di soggezione dovuto al fatto che Odino lo stava guardando negli occhi.

Lui era invisibile eppure Odino lo aveva trovato in qualche modo.

 

-Avanti, lo so che sei qui. Voglio solo parlare con te. Ne ho diritto dopo quello che hai fatto, non credi?-

 

Loki decise di obbedire solo a metà dell’ordine: lasciò cadere l’illusione che lo rendeva invisibile ma mantenne quella che gli dava l’aspetto degli Aesir.

Non voleva che Odino lo vedesse come uno Jotun.

 

-Ah, eccoti-

 

Padretutto si alzò a fatica per andargli incontro e Loki era teso come un animale in trappola, pronto a scappare.

Per lui vedere Odino che usciva dalla cella era vedere una tigre libera dalla sbarre della gabbia, anche se il Padre degli dei si muoveva a fatica per la ferita al fianco non ancora rimarginata.

 

-Sei stato ancora più sconsiderato del solito stavolta-

 

-Colpa della fretta: ho dovuto improvvisare-

 

-Credo di capire. Sei stato prigioniero, ma la storia della tua fuga era falsa. Tu non sei scappato, sei stato lasciato andare. Dal Titano-

 

Loki annuì.

Odino non gli sembrava ostile, era ferito e comunque lui poteva scappare quando voleva.

No, non aveva motivo di temerlo, doveva convincersene.

E poteva approfittare del momento per chiarire alcune cose con il Padre degli dei.

 

-Avevi capito che non ero sincero? Da quando?-

 

Gli chiese.

 

-In realtà sospettavo di te dal primo momento che Heimdall mi ha detto di averti visto, perché tu ti fai vedere solo quando hai bisogno di qualcosa. Poi mentre eri qui eri troppo tranquillo. Ma soprattutto ho sospettato quando mi hai chiamato “padre”. Da allora ho cercato di tenerti d’occhio il più possibile, ma tu ormai sei diventato troppo bravo nell’eludere il mio controllo-

 

Loki lo prese come un complimento.

 

-Spiegami ancora una cosa, Padre degli dei. Come mai non hai combattuto sul serio quando eravamo nella sala delle armi?-

 

-Per lo stesso motivo per cui non lo hai fatto tu, immagino-

 

-Non capisco-

 

-Loki, non sono ancora tanto vecchio da non comprendere le intenzioni dei miei avversari. Perché insistere tanto per essere tu e tu solo a combattere contro me e Thor? Per desiderio di vendicarti personalmente o per essere sicuro di ferire senza uccidere?-

 

Loki strinse i pugni. Da quando Odino capiva tante cose di lui?

 

-Te lo concedo, ho un po’ manipolato il nostro duello. Altro?-

 

-Sì. È vero che hai guadagnato tempo combattendo senza impegno perché volevi che arrivasse Thor?-

 

-Sì, lo ammetto, volevo che arrivasse al momento giusto-

 

-Per farlo arrabbiare. Un avversario accecato dalla rabbia è più facile da manipolare-

 

Loki diede la sua conferma annuendo.

 

-Ed hai fatto tutto questo per Asgard. Hai rischiato molto. Non potevi dirci dall’inizio che Thanos voleva il Tesseract e te? Ti avremmo aiutato-

 

-Certe cose devo risolverle io di persona, senza mettere di mezzo nessun altro-

 

-Sei stato stolto e presuntuoso-

 

Loki fece spallucce.

Ormai era abituato che Padretutto pensasse certe cose di lui. Riusciva quasi a convincersi che non gli facesse male.

 

-Saresti morto nel tentativo di sistemare le cose senza umiliarti a chiedere il nostro aiuto-

 

Loki fece una smorfia di disappunto perché non gli piaceva che Odino capisse troppe cose di lui ed ancor meno gli piaceva che le dicesse a voce alta, anche se gli unici testimoni erano dei Chitauri morti assiderati.

 

-Sei stato un incosciente. Ma nonostante tutto sei stato anche coraggioso a modo tuo, ed io sono fiero di te-

 

A quelle parole Loki sgranò gli occhi e la sua espressione sorpresa era quasi comica.

Per un attimo era stato l’essere più felice dei nove regni quando suo padre gli aveva detto che era fiero di lui, poi però l’antica inquietudine era riemersa per morderlo a tradimento.

 

-Sei fiero di me? Davvero? Ho rischiato di farmi ammazzare non so quante volte e solo adesso me lo dici che sei fiero di me? Prova a ripeterlo dopo aver visto questo-

 

Lasciò svanire l’illusione del suo aspetto Àss e si presentò com’era veramente: uno Jotun.

Odino lo guardò ma non era per niente sconvolto come Loki si era aspettato.

 

-Ah, gli effetti dello scrigno degli antichi inverni, immagino. Sì, dopo aver liberato quasi tutto il suo potere avresti dovuto aspettarti che i suoi effetti su di te durassero più a lungo-

 

-Sai dirmi solo questo? Trattarmi come un curioso fenomeno della natura?-

 

Odino non gli rispose, invece si avvicinò un po’ a lui e gli tese la mano.

Loki sapeva cosa voleva dire: se avesse toccato Odino gli effetti del gelo di Jotunheim sarebbero svaniti più rapidamente.

“Non riesce a sopportarmi con quest’aspetto”

Pensò inorridito.

I suoi occhi rossi presero a bruciare e presto si riempirono di lacrime.

“Che altro devo fare per essere degno?”

 

-Non mi toccare! Preferisco restare un mostro che elemosinare la tua pietà!-

 

-Loki, guardami. Ti ho già detto una volta che tu sei mio figlio, non importa di che colore sia la tua pelle: ti ho preso in braccio quando eri un neonato blu senza sapere se saresti cambiato o meno. Non mi importava allora e non mi importa neanche adesso-

 

Loki voleva credergli, ma fidarsi non era nella sua natura.

Non poteva fare a meno di pensare che Odino gli stesse mentendo come gli aveva mentito per secoli sulle sue vere origini.

Aveva un brutto nodo alla gola che gli bloccava il respiro.

 

-Ah, davvero? E mi vuoi bene anche quando distruggo mondi, quando faccio entrare eserciti ad Asgard e quando attento alla vita del tuo prezioso primogenito? Chi ti dice che non abbia ucciso Thor?-

 

-Non è Thor che mi preoccupa in questo momento-

 

La mano di Odino era ancora tesa verso di lui.

All’improvviso il freddo che sentiva dentro divenne più forte di quello sulla pelle e troppo brutto da sopportare da solo.

Allungò la mano anche lui e toccò incerto quella di Odino.

L’effetto fu immediato: il blu si ritirava dalla sua pelle e così anche il freddo, allentando la morsa di gelo che gli serrava il petto.

Avrebbe potuto sopportarla, certo, ma senza stava decisamente meglio, e per una volta voleva credere che Odino lo stesse facendo per aiutarlo e non perché gli ripugnava vederlo con i tratti dei giganti di ghiaccio.

“Tu sei mio figlio, non importa di che colore sia la tua pelle”

Doveva essere vero.

Una lacrima scese dai suoi occhi rossi di Jotun senza che lui potesse trattenerla.

Scivolò sulla guancia seguendo i disegni in rilievo sugli zigomi, ma prima che arrivasse al mento Odino gli posò l’altra mano sul viso e la asciugò con un gesto del pollice.

Odino ebbe il buonsenso di non dire nulla, però sorrise a Loki per rassicurarlo, e quello per Loki valeva più di mille discorsi.

Chiuse gli occhi e si lasciò calmare dalla sensazione del freddo che svaniva.

Ogni tanto l’enormità del pericolo che aveva corso e di quanto aveva rischiato si affacciavano alla sua mente e lo facevano tremare, ma c’era la mano di suo padre a sostenerlo, e allora la marea della paura rifluiva.

 

-E adesso? Dopo quello che ho fatto dovrei aspettarmi tutte le truppe di Asgard pronte a saltarmi addosso?-

 

Chiese Loki a metà tra l’ironico e lo spaventato.

 

-So per esperienza che le celle non riescono a trattenerti a lungo. E devo considerare anche che hai liberato la città. Sbrigati ad andartene. Io mi occuperò di liberare Thor e gli altri-

 

Loki lasciò andare una breve risata.

 

-Sì, credo sia meglio che io non mi vedere qui per un po’ di tempo. Accoglierò il tuo suggerimento ed andrò via da Asgard prima possibile-

 

Per un po’ Odino lo guardò come se cercasse le parole per dire qualcosa di importante; Loki conosceva bene quell’espressione perché era quella che tante volte da ragazzo per lui aveva avuto il significato di “lunga predica paterna in arrivo”.

 

-Loki, lascia che ti dica una cosa prima che tu te ne vada. Ci sono cose che prima o poi devono accadere. Aspettano il giusto momento, possiamo combattere per ritardarle, ma è certo che accadranno come è certo che una corda troppo tesa prima o poi si spezzerà. Come era ovvio che prima o poi tu avresti scoperto le tue origini, anche la guerra contro il Titano è inevitabile. Loki, tu sei stato una delle cause, ma se non ci fossi stato tu sarebbe stato qualcos’altro. Il solo fatto che il Tesseract esista è causa di guerra-

 

Loki lo guardò concentrato, in silenzio, senza capire esattamente dove portasse quel discorso.

 

-Quello che voglio dirti, figlio mio, è che è inutile combattere per non far accadere certe cose. Il nostro valore è determinato da come le affrontiamo nel momento in cui si presentano-

 

Loki annuì.

 

-Cercherò di tenerlo a mente. Per ora, addio-

 

Odino scosse la testa.

 

-Secondo me ci vedremo prima di quanto immagini, quindi io ritengo più appropriato un arrivederci-

 

Poi si voltò e si allontanò lungo il corridoio, lasciando Loki solo e libero di regolarsi come meglio credeva su come andarsene.

Lui lo guardò andare via.

Era curioso di vedere se Odino si sarebbe voltato almeno una volta per controllare i suoi movimenti.

In fondo non era saggio offrire le spalle ad un traditore.

Fosse stato Loki nei panni del re di Asgard, almeno un’occhiata di sfuggita indietro l’avrebbe data…

Odino no.

Camminava lentamente per la ferita, ma non c’era traccia di altra tensione in lui.

Evidentemente non considerava Loki una minaccia.

Solo quando ne fu assolutamente certo Loki si rilassò a sua volta.

 

-Allora arrivederci… Padre-

 

Mormorò quando fu abbastanza lontano da essere sicuro che Odino non lo sentisse.

 

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Cantuccio dell’Autore

 

E siamo giunti alla fine anche qui.

Nell’ultimo capitolo ho voluto lasciare spazio ad Odino, perché parlasse con Loki seriamente e senza cascare addormentato.

Nei film il rapporto tra Odino e Loki è inesistente (e certo, se Odino si addormenta!), e invece secondo me meriterebbe di essere approfondito.

Poi vabbè, Loki i suoi deliri di onnipotenza ce li ha sempre, se no non sarebbe lui!

 

Voglio ringraziare A Dreamer e kia17 per aver messo la storia tra le preferite e le seguite, AlessiaOUAT96, eltanininfire, MamW e salierix per aver messo la storia tra le preferite, e poi evuzzola, lionelscot, LokiD, Merihon, Suomi, tilia e Venere DG per averla messa tra le seguite.

E ancora MITICA BEP97 (viola, eh!), AlieNation_Zone, MamW, Venere DG e lionelscot per le recensioni.

 

Per ringraziarvi e salutarvi vi regalo queste due belle immagini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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