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Autore: MarcoG    15/02/2009    1 recensioni
Altrimenti intitolato: "Al passato non si può voltar le spalle". Joey Jacquet era un onesto lavoratore sposato con una bellissima moglie, abitava in una bellissima casa ed avevano un bellissimo figlio. La sua vita era perfetta...fino a quando alcune ombre del suo passato non iniziarono a tornare a galla.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Neira tolse lentamente il cerotto, sforzandosi il più possibile di fargli il meno male possibile. Poi, una volta rimosso, guardò la ferita.
- Si è riaperta, James... -
Joey fece per spostare la testa per guardarsi la ferita al braccio, ma fu subito ammonito da Samantha che gli stava disinfettando la fronte.
- Se continui a muoverti non ce la faccio! - lo rimproverò.
In quel momento, pur rendendosi conto che le ragazze si erano offerte volontariamente di medicarlo, Joey avrebbe voluto mandarle al diavolo entrambe. Se avessero seguito cioè che Joey  aveva detto Roukis sarebbe morto con un colpo in testa davanti al Dupert Queen e la storia sarebbe finita subito.
- Mi sono voltato per vedere come sta il mio braccio - fece notare alla fine dei suoi pensieri.
- Ok, però ora non muoverti più - gli rispose Samantha staccando un cerotto dall'adesivo e applicandoglielo sulla ferita.
- Passami la scatola che gliene metto un altro qua - aggiunse poi Neira continuando a guardare con un po' di disgusto il taglio aperto che Joey aveva sulla spalla.
- Stai messo un po' male, James...lasciatelo dire. Quanti giorni pensi di stare fermo? -
Joey la guardò dubbioso. - Fermo? -
- Sì, fermo...per far cicatrizzare le ferite, intendo... -
- Non voglio stare fermo per niente. Da tuo fratello andiamo domani sera, e da tuo padre la sera dopo. -
- Ma James, non puoi andare in queste condizioni! Perdi sangue da tutte le parti! -
- E chissà per colpa di chi mi sono ridotto in questo modo... - sbuffò lui.
- Certo, ora ce lo rinfacci pure! - esplose Samantha in uno sbuffo di disperazione. - Scusaci se noi non siamo criminali come te, che sanno come si muovono o cosa pensano gli assassini come quel Roukis! -
Joey le lanciò un'occhiata di fuoco, ma Neira fu veloce nel calmare gli animi.
- Riusciamo a stare un po' tranquilli, noi tre? Per favore! -
Sia Joey che Samantha la guardarono sbuffando, evitando di guardarsi a vicenda.
- Sul serio, James, prenditi almeno un giorno...per lo meno dormi un po', quanto tempo è che non dormi per almeno otto ore? Stanotte possiamo vegliare noi davanti alla tua camera, se c'è qualcosa di sospetto veniamo a svegliarti subito, te lo prometto! -
L'idea di fermarsi un giorno non gli piaceva, ma effettivamente quello che diceva Neira era vero. Era stanco e ferito e sicuramente con Steven e Ivan sarebbe stata più dura che con Webb e Roukis, quindi l'essere in buona forma era una condizione essenziale.
- Ok, ma ci fermiamo solo un giorno. Poi tu saluti la tua barbie e vieni con me a far fuori quello stronzo di tuo fratello, ok? -
- Va bene... - sospirò Neira.
Samantha li guardò entrambi preoccupata.

***

 

- Andiamo, lo ammazziamo, e torniamo subito da te. -
Samantha gli rivolse solo un cenno con la testa, poi abbracciò Neira come se fosse certa di vederla per l'ultima volta.
- Oddio, non sono fatto per vedere certe cose. Principessa, ti aspetto in macchina. E vedi di far presto - disse Joey avviandosi verso l'auto.
Dallo specchietto retrovisore potè vedere Samantha tenersi stretta Neira, sussurrandole qualcosa nell'orecchio che le fece lacrimare gli occhi. Poi, visto che sembravano non sciogliersi più da quell'abbraccio, Joey diede un colpo di clacson, e finalmente si divisero.
Quando Neira entrò in macchina era ancora impegnata a togliersi le lacrime dal volto.
- Guarda che fra neanche un'oretta saremo di ritorno, eh... -
- Ma insomma James! Dimostra un po' di umanità, se ancora ne hai!! - sbottò Neira. - Stiamo andando ad ammazzare mio fratello, mica a fare la spesa! -
- Umpf - Joey si concesse solo una smorfia, poi accese l'auto e iniziò a dirigersi verso la villa di Steven.
- Che ti ha detto barbie? -
- Non sono affari tuoi. - rispose Neira imbronciata. Poi si guardò attorno e non riuscì a trattenere la sua curiosità. - Ma come mai andiamo in giro con questo catorcio? Dov'è finita la tua Audi? -
- Ho...avuto un piccolo incidente. Questa ce la presta Kirk Webb -
- Che cosa vuol dire che hai avuto in piccolo incidente? - chiese Neira sempre più incuriosita.
- Significa che Webb me l'ha fatta saltare in aria. -
Neira quasi sussultò. - O mio Dio! E ti sei fatto male? -
- Webb se ne è fatto più di me quando sono riuscito a mettergli le mani addosso. Fregargli la sua auto era il minimo che potessi fare. -
- Capisco... -
- Anzi, guarda un po' se sto cesso di macchina ha anche una radio - aggiunse indicandogli quella che sembrava essere una radio vecchia di almeno dieci anni.
Neira lo fissò interdetta per qualche secondo, poi trovò le parole per parlare. - Sai James, non so se questo tuo atteggiamento mi deve preoccupare o farmi sentire più al sicuro! -
- Quale mio atteggiamento? - chiese Joey innocente.
- Questo! Questo tuo modo di fare...così...tranquillo! -
- Perchè? Non lo dovrei essere? -
- Beh, caspita! Stiamo andando ad uccidere un uomo! E' una cosa grossa! -
Joey si fece cupo in viso. - Già, su questo non posso darti torto. Però questa volta non sono stato io ad iniziare... -
- Ascolta James, te la posso fare una domanda senza che ti arrabbi? - chiese Neira, che voleva  domandargli questa cosa da parecchio tempo ma non aveva mai trovato il momento giusto.
- Dimmi -
- Non hai mai pensato di lasciar stare e non vendicarti? Intendo dire cambiare nuovamente identità e vivere con tuo figlio da qualche altra parte... -
- Sì, c'ho pensato, eccome. - si fermò per un istante, come a pensare alle giuste parole da usare. - Ma vedi Neira, quando uno come me si ritrova a subire un'ingiustizia del genere non può fare finta di niente e scappare. -
- Oh andiamo James! Tu eri riuscito a farti una famiglia! Non eri più un delinquente qualsiasi! -
- E' vero, ma questo non fa di me una brava persona. Se anche avessi deciso di lasciar perdere e di non ucciderli, credi che sarebbe cambiato qualcosa? Che Dio avrebbe perdonato tutti i miei peccati perchè questa volta ho porto l'altra guancia? -
- Non intendevo questo e tu lo sai... - rispose quasi con il broncio Neira.
- Te la dico io l'unica verità in storie come queste: certe persone per quello che hanno fatto non potranno mai essere perdonate, e io sono una di quelle. Ho già perso tutto quello che potevo avere di buono nella vita quando ho deciso di uccidere la mia prima vittima, tutto il resto è stata solo un'evoluzione di quel fatto. -
- E Lily? - gli chiese a bruciapelo.
- Lily è stata... - si fermò, perchè le parole gli morirono in gola. Sentì un'enorme tristezza salirgli dal cuore fino in gola, e decise di non rispondere oltre.
Neira capì e lo lasciò stare. Per fare quello che doveva fare da lì a poco era importante che fosse lucido, quindi non le sembrò il caso di indagare oltre.
Arrivarono davanti alla villa di Steven in silenzio, ognuno dei due pensando a cosa sarebbe successo nel giro di mezz'ora.
Joey parcheggiò la macchina non lontano da dove, ormai due giorni fa, aveva ucciso Roukis e Deckard. Scese dalla macchina e facendo il giro aprì il baule.
- Adesso avrei bisogno di una mano, principessa. -
- Cosa devo fare? - chiese Neira adocchiando il contenuto.
- Dovresti reggermi l'M24 fin quando non ci avviciniamo, io prendo il resto.
Iniziò a raccogliere le granate ed ad infilarle dentro una piccola borsa verde militare, mentre Neira guardava nel baule con aria dubbiosa.
- Ehm James...ho un problema... -
- Sì? -
- Non ho la minima idea di quale sia un M24 fra questi... -
Joey la guardò per un attimo, poi non riuscì a trattenere una risata.
- Oddio principessa, scusami! E' questo - rispose prendendolo e dandoglielo in mano. - E' uno sniper, un fucile di precisione. Ci servirà per le guardie fuori dalla villa. -
- E una volta che saremo entrati? - chiese Neira guardando il fucile con aria confusa.
- Beh per allora...sarà più utile questo - rispose estraendo dal baule il grosso M249.
- Capisco...cioè no, non capisco, ma va bene lo stesso.... -
Joey rise di nuovo, poi cercò di tornare velocemente serio.
- Ora parliamo seriamente: tu intendi entrare con me o vuoi che te lo porto fuori io? Vorrei evitarti di assistere a tutto il massacro che ci sarà prima di raggiungerlo... -
- Tu non ti preoccupare di me James, fai semplicemente quello che faresti se io non ci fossi. Non farò nient'altro che seguirti, ok? -
Joey la guardò e nonostante incontrò uno sguardo serio e determinato, non riuscì a dimostrarsi completamente tranquillo.
- Ne sei proprio sicura? E se ti dovesse raggiungere una pallottola? -
- Non succederà, vedrai! Tu pensa solo a fare quello che devi... -
Joey annuì e iniziarono a dirigersi verso il grosso cancello che faceva da perimetro a tutta la villa, giardino compreso. A sua guardia c'erano due uomini, entrambi armati di M16 e protetti da un pesante giubbotto antiproiettile.
- Da qui non si passa, dobbiamo fare il giro fino a quando non troviamo un angolo al buio. Vieni, -
I due camminarono aderenti al grosso cancello allontanandosi dall'entrata fino a quando Joey non si fermò.
- Ok qua va bene. Come te la cavi con la corda? -
- Corda? In che senso? -
- Intendo così - disse Joey tirando fuori dalla borsa in cui precedentemente aveva messo le granate una lunga corda arrotolata. Ne fece un nodo a un'estremità e poi la lanciò verso una punta del cancello, facendola passare proprio in mezzo. Diede poi un paio di strattoni per capire se avrebbe retto il peso, e ne fu soddisfatto.
- Vado prima io così al massimo ti aiuto, ok? -
- Ok...grazie - rispose Neira che aveva già iniziato a preoccuparsi.
Joey si arrampicò velocemente fino alla fine della corda, poi una volta lasciatosi cadere dall'altra parte ne recuperò un pezzo per poter tirare su Neira.
Con un po' di sforzo e qualche strattonata, entrambi passarono dall'altro lato entrando in definitiva nella villa. Camminarono bassi verso il grande albero che c'era sul lato destro del giardino, dopodichè si sdraiarono e Joey aprì il bipede appoggiandoci sopra l'M24. Guardò attraverso il mirino del fucile in direzione delle due guardie all'ingresso della villa, poi esclamò - Però! Pare che tuo fratello abbia ospiti stasera. -
- Perchè dici così? - sussurrò Neira.
- Guarda tu stessa - rispose Joey spostandosi e indicandole col dito il mirino sul fucile. Neira fece come gli era stato indicato e vide che Joey aveva lasciato il fucile nella posizione in cui si poteva vedere il parcheggio davanti alla villa. Era tutto pieno di macchine, soprattutto BMW e Mercedes.
- Porca vacca! Che macchine! -
- Già...io gli ammazzo i gregari, e quello fa una festa? Merita proprio di morire... -
Neira lo guardò perplessa e Joey sorrise. Estrasse dalla borsa delle granate un silenziatore e lo avvitò sulla canna dell'M24.
- Dì addio a quelle due guardie... -
- Li ammazzi? - chiese Neira, ma Joey non aspettò neanche che finisse la domanda per sparare. Un rumore sordo uscì dall'M24 e una delle due guardie cadde a terra, nel silenzio più totale. Spostò leggermente il fucile e sparò nuovamente; anche la seconda guardia cadde per terra, morta.
- Oddio James ma li dovevi proprio ammazzare? - Neira sembrava preoccupata.
- Non uccido mica solo loro, ce ne è una per lato - rispose Joey alzando il fucile e spostandosi di 90 gradi. - Uno davanti alla casa, due ai lati, e sono sicuro che ce n'è anche uno nel retro. - Tolse lo sguardo dal mirino per guardarla. - Se non li faccio fuori non potremo mai entrare in casa, te ne rendi conto vero? -
Neira lo fissò per qualche attimo, poi annuì lentamente.
- Bene, procedo allora. - Riportò l'occhio al mirino, dopodichè sparò un'altra volta. Da dove erano ora, Neira non riusciva a vedere le guardie a cui stava sparando Joey, quindi si limitò ad assistere silenziosamente.
Lo sentì sparare una terza volta, dopodichè lo vide alzarsi in piedi.
- Dove vai? - chiese preoccupata.
 - Da qua non riesco a vedere quello sull'altra facciata e quello sul retro, quindi mi devo spostare. Tu rimani qui ok? Torno subito - poi, senza aspettare nessuna risposta, prese il fucile e si incamminò lentamente verso l'altra parte del giardino rimanendo il più basso possibile.
Non passarono neanche due minuti che lo vide tornare nella sua direzione, senza fucile.
- Che è successo? -
- Sono morti, possiamo entrare - rispose Joey facendole gesto di alzarsi.
- E il fucile? Dove l'hai lasciato? Non lo porti con te? -
-  No, per quando saremo dentro mi servirà solo l'M249. Forza andiamo. -
Joey sembrava sicuro di quello che diceva, quindi Neira non indagò oltre. Lo seguì timorosamente avviarsi verso il grosso portone principale, dopodichè vide che estrasse una granata dalla solita borsa.
- E' già il tempo per quelle? -
- Sì, diciamo che è il nostro biglietto da visita. Perchè sicuramente ce lo chiederanno, non è vero? - chiese alzando la voce ed aprendo il portone.
L'interno della villa lo colpì come una secchiata d'acqua gelida. L'ingresso era formato da un arco in marmo bianco che poggiava su quattro enormi colonne, per terra si poteva trovare un grandissimo tappeto persiano rosso e appoggiati alle pareti busti di vari personaggi famosi.
Se quella fosse stata una casa di una persona qualsiasi, molto probabilmente Joey si sarebbe fermato ad osservarla per bene, ma visto che era la villa di Steven e che lui doveva sfruttare l'effetto sorpresa, si rivolse immediatamente alle due guardie sedute all'ingresso.
- Allora, è vero? Dobbiamo avere un invito per entrare? - chiese ad alta voce.
Entrambe le guardie, non appena visto l'M249 che aveva in mano, si alzarono in piedi estraendo le pistole, ma Joey fu più veloce di loro togliendo la spoletta alla granata e lanciandola nella loro direzione. Dopodichè si voltò rapidamente verso Neira, facendole da scudo con il suo corpo e premendole un orecchio contro il suo petto e tappandogli l'altro con una mano.
Nonostante questa premura, la ragazza sentì un botto fortissimo, tanto che sussultò fra le sue braccia. Quando poi Joey la lasciò girandosi, Neira vide una delle due guardie per terra svenuta e l'altra che ancora agitava il suo braccio in preda a urla di dolore. Probabilmente doveva essere stato quello più vicino all'esplosione, perchè non aveva più una mano e il resto del braccio era un ammasso di pelle e muscoli a brandelli.
Joey lo finì sparandogli con l'M249 e Neira constatò che il rumore assordante del fucile mitragliatore non era di molto inferiore all'esplosione appena sentita.
Le venne istintivo chiudere immediatamente gli occhi e aggrapparsi al suo braccio.
- Principessa, te l'avevo detto che non sarebbe stato piacevole. Sicura di voler continuare? -
Neira si portò una mano alla bocca, quasi a cercare di fermare un coniato di vomito, ma poi annuì.
Camminarono per tutto l'ampissimo atrio, dopodichè superarono due rampe di scale sempre di marmo bianco che portavano probabilmente al piano superiore e si recarono davanti alle due grandi porte di legno che c'erano alle fine dell'ingresso.
Una volta aperte con un calcio, i due si ritrovarono davanti un'immensa sala da ballo, popolata da uomini vestiti in giacca e cravatta e donne in lussuosi abiti da sera.
- Ma porca puttana, dove cazzo siamo finiti? Negli anni '70? - urlò Joey appena constatò che ognuno dei presenti si era voltato per guardarlo.
Spostò velocemente lo sguardo su ognuno di loro cercando Steven, ma niente da fare, lui non c'era.
- Fanculo - si lasciò scappare, e iniziò a sparare.
Neira si buttò a terra cercando di tapparsi le orecchie per evitare di sentire ulteriormente il rumore assordate del fucile di Joey, ma era troppo vicina per eluderlo. Joey si attaccò al grilletto e iniziò a sparare sulle persone presenti, da destra verso sinistra senza risparmiare nessuno. Da quella distanza le munizioni 5,56 × 45 mm NATO dell'M249 fecero una strage: i corpi che ne venivano colpiti venivano letteralmente squarciati nel punto in cui venivano presi, schizzando sangue in tutte le direzioni. La folla di gente scappò impazzita verso una porta presente alla fine della stanza, ma Joey fu lesto a spostare la propria mira verso quella porta impedendo a qualsiasi di loro di raggiungerla. I pochi sopravvissuti allora cercarono di ripercorrere tutta la stanza nella direzione opposta per uscire da un'altra porta presente sul lato destro, ma Joey continuò la sua carneficina fino a quando ognuno di loro cadde a terra, morto.
Fu solo allora che il fucile mitragliatore smise di sputare fuori proiettili e Joey si fermò, rendendosi conto solo in quel momento che Neira, poco dietro di lui, si era messa a urlare.
- E' finita, principessa. - le disse, ma la ragazza continuava a urlare ad occhi chiusi.
- E' finita principessa, alzati. - ripetè lui.
Poi, quando vide che Neira sembrava impazzita, le si avvicinò e la colpì piano con il calcio del fucile, facendola finalmente smettere.
- Qua tuo fratello non c'era, credo di dover andare di sopra. -
Neira, che non aveva ascoltato nulla perchè si era lasciata ancora le mani alle orecchie, si fece forza e si guardò attorno. C'erano almeno una trentina di cadaveri davanti a lei, alcuni mutilati perchè presi a una gamba o addirittura in  testa.
Quella che fino a un attimo prima era una tranquilla ed elegantissima sala da ballo, ora sembrava il retro di una macelleria di terz'ordine.
Neira si sentì le lacrime salirle agli occhi, per orrore o per paura, o forse per entrambe.
- Forza andiamo principessa! - gli ripetè Joey, riaprendo il portone con un calcio.
- Ma...ma... - provò a dire la ragazza, ma accortasi che l'uomo la stava lasciando sola si alzò e iniziò a seguirlo.
Si diressero verso una delle due scale che portavano al piano superiore, ma Joey si fermò ancora prima di salire il primo gradino.
- Hai sentito qualcosa? - le chiese fermandosi immobile.
- Co...cosa? - chiese Neira, che ancora non si era ripresa da quello che aveva visto.
- Un rumore, qualcosa che veniva da quella direzione - chiarì Joey indicando con la canna del fucile  una porta a metà fra l'ingresso e la sala da ballo appena superata.
Si girò e si avviò in quella direzione.
Appena arrivato davanti, si fermò, cercando di captare un qualsiasi rumore.
- Sono sicuro di aver sentito qualcosa, e ora non sento più niente. Non mi piace, stai qui. -
Neira non riuscì neanche ad obiettare che Joey si avvicinò alla maniglia e la aprì. Lo vide scattare subito di lato, evitando giusto per un pelo una scarica di proiettili venire da dentro la stanza.
- Cazzo! - urlò lui. - Indietro principessa, indietro! - le urlò, ma Neira non si era neanche mai avvicinata.
Joey inspirò velocemente due volte, poi si abbassò strisciando contro la parete fino alla porta e una volta avvicinatosi puntò il proprio M249 al suo interno ed iniziò a sparare alla cieca.
I rumori che sentì gli confermarono che era una cucina: avvistò chiaramente piatti rotti, posate che cadevano e altri oggetti che si distruggevano all'impatto con i proiettili.
Una scarica di altri proiettili fu la risposta degli uomini che vi erano all'interno.
- Ehy, figlio di puttana! Smettiamola di spararci alla cieca e usciamo allo scoperto! - urlò una voce da dentro la stanza. Parlava in americano, ma aveva un fortissimo accento russo.
Joey corrugò la fronte al sentire quella voce.
- Avanti, vieni dentro! Tu non hai neanche idea di chi io sia! - continuava ad urlare.
Joey notò che nella sua voce c'era tanta rabbia ma nessuna paura, cosa che lo fece insospettire ancora di più.
- Forza! Entra che ti faccio saltare il culo immediatamente! - e seguì un'altra raffica di proiettili.
- E perchè, chi saresti tu? - urlò Joey, ancora con la schiena appoggiata al muro.
- Io sono l'Alabama intera, ecco cosa sono! -
Questa volta Joey si convinse: quella voce lui la conosceva.
- Io invece sono James Hawk, ti dice niente? -
Seguì un lungo periodo di silenzio, sia di parole che di proiettili.
- James Hawk? - chiese il russo con un tono di voce decisamente meno alto.
- Esatto. Tu sei Sergei Gomorov, giusto? -
Seguirono altri secondi di silenzio.
- Grandissimo stronzo, entra! - rispose quello, con un tono estremamente gioviale. Neira guardò Joey sorridere ed alzarsi entrando nella stanza. Avrebbe voluto urlargli di stare giù, ma se si stava comportando così...un motivo c'era sicuramente.
Joey entrò in quella che era proprio una cucina e si ritrovò davanti a tre tavoli rovesciati per terra con dietro ad ognuno di loro due persone armate che ancora gli puntavano addosso una pistola.
Dai cocci dei tavoli e delle varie stoviglie rotte si alzò un uomo biondo, vestito in un elegantissimo frack. Aveva un paio di intensi occhi azzurri e riservò a Joey un gran sorriso.
- Vecchio figlio di puttana, si può sapere cosa stai facendo? - gli disse allargando le braccia come a volerlo abbracciare.
Neira gattonò fino all'ingresso e guardò dentro, incuriosita dal sapere con chi stava parlando James.
- Sto cercando di ammazzare il proprietario di casa, tu invece perchè vai in giro a dire che sei l'Alabama? -
Il tono di Joey sembrava tranquillo e pacato, come se l'uomo che aveva davanti lo conoscesse da tempo.
- Perchè è vero, qua sono io che conto. E Steven Kimberlin è uno dei miei uomini, quindi vorrei che mi chiarissi che cazzo stai facendo esattamente, prima che io ti faccia sparare. -
Neira al sentire parlare ancora di spari si lasciò sfuggire un gemito, che catturò l'attenzione di tutti i presenti in cucina.
- Alzati pure principessa, Sergei non ci farà alcun male. Vero Sergei? - chiese poi tornando a voltarsi verso di lui.
- Prima mi devi spiegare che cosa sta succedendo. - gli rispose sempre con il suo tipico accento russo. - Sei tu il pazzo che sta facendo tutti questi casini in questi giorni? -
- Se per casini intendi uccidere gli scagnozzi di Kimberlin sì, sono io. - rispose lui con un sorriso. Neira nel frattempo gli si avvicinò e si strinse attorno al suo braccio come una bambina.
- Uh, e lo sai chi è questa? E' la sua sorellastra. -
- Incantato, madame. - rispose lui, imitando il gesto di togliersi un cappello che non indossava.
- E stiamo andando ad uccidere suo fratello, quindi se non ti dispiace... -
- Sì, mi dispiace invece. - rispose secco Sergei, tornando immediatamente serio. - Mi vuoi spiegare che sta succedendo? Oggi sono qui perchè Ivan e Steven mi hanno contattato chiedendomi aiuto per un pazzo che ha deciso di ucciderli, a questo punto è chiaro che sei tu. Io però avevo capito che eri andato via dall'America, sbaglio? -
- No, non sbagli, ero andato a vivere in Europa. Ma poi Ivan ha pensato bene di vendicarsi su mia moglie per il fatto di averlo mandato in galera, e quindi eccomi qua. -
- Uhm...sì, me ne aveva parlato. Però devi smetterla qui e ora, perchè io teoricamente adesso avrei già dovuto spararti. -
- E invece perchè non lo fai? - si lasciò scappare Neira, sorprendendosi di averlo detto ad alta voce anzichè averlo semplicemente pensato.
- Perchè mi deve un favore bello grosso, ecco perchè - rispose Joey ridendo.
- C'è poco da ridere, Dagger, sei nei guai. Mi dispiace per tua moglie, ma non puoi venire qua nel mio stato a combinare tutti questi casini andando in giro ad ammazzare la gente. Io ho una reputazione da rispettare e se un mio uomo mi chiede una mano, io gli devo dare una mano. -
- Nel "tuo stato"? Un "tuo uomo"? Ma che stai dicendo Sergei? -
- Sono diventato un uomo molto importante in questi anni Hawk, che credi? Non sono più lo sprovveduto di trent'anni fa quando mi hai...aiutato in quell'occasione. Ora in Alabama sono io che comando e devo essere sempre a conoscenza di tutto. -
- Beh ora lo sai come stanno le cose, no? Ero qua per ammazzare i due bastardi che hanno ucciso mia moglie e gli altri due bastardi che hanno commissionato il suo omicidio. Tutto qua. -
- Tutto qua? - chiese stupefatto Gomorov. - Tu stai dicendo che vuoi uccidere uno dei miei uomini più importanti! Ivan Kimberlin si è fatto vent'anni di carcere per poter finalmente uscire e ricominciare la sua vita e ora tu lo vuoi fare fuori! Non ci siamo Hawk, non ci siamo proprio! -
- E allora cosa vuoi fare? Vuoi metterti anche tu contro di me? - ringhiò Joey. Neira sentì il bisogno di allontanarsi da lui, spaventata dal tono che aveva appena usato.
Sergei lo guardò intensamente per qualche attimo, poi sospirò.
- No, direi che non è il caso. Se proprio lo vuoi fare, devo iniziare a muovermi subito, perchè ci sarà un bel po' di gente che vorrà prendere il posto libero dei due Kimberlin e io mi dovrò far trovare pronto. -
- Fai quel che vuoi, questi sono problemi tuoi. - rispose Joey alzando le spalle.
- E quando intendi farlo? -
- Ora, subito. Poi toccherà al padre. -
Ora venne il turno di Sergei di alzare le spalle.
- Non credo proprio che ci riuscirai in così poco tempo, Hawk. -
- Perchè? - chiese Joey preoccupato.
- Perchè Ivan è partito mezz'ora fa verso Pensacola Beach, ecco perchè. Sta andando a prendere il suo yacht per sparire per qualche mese, fino a quando io non trovavo il modo di capire chi eri ed ammazzarti. -
Joey sgranò gli occhi stupefatto.
- CHE COSA? - urlò senza accorgersene.
- E' proprio così, gliel'ho consigliato io stesso. Ivan ha accuratamente evitato di dirmi chi era questa persona che stava facendo tutto questo casino, non potevo sapere che eri tu. E comunque anche se lo avessi saputo, gli avrei suggerito ugualmente di sparire per un po' di tempo. E' appena uscito di galera, non deve essere in alcun modo coinvolto in nulla di illegale, altrimenti ci rifinisce dentro subito. -
Joey scoppiò a bestemmiare, talmente tanto e talmente forte che Neira si riportò le mani alle orecchie come prima quando stava sparando.
Gettò poi contro un tavolo l'M249, in preda a una furia senza controllo. Sergei lo guardava con un sopraciglio alzato.
- Non credi che dovresti contenerti, Hawk? -
- Tu... - disse Joey indicandolo con un dito tremante, poi si fermò, evitando di continuare nella sua minaccia. Ma il suo sguardo di fuoco esprimeva tutto quello che pensava.
- Adesso non esagerare Dagger, a tutto c'è un limite e tu lo stai decisamente superando. -
Joey iniziò a girare per la stanza guardando in basso, estremamente agitato e senza parole.
Poi si fermò e tornò a guardare Sergei. - Steven almeno è in casa? -
- Sì, è di sopra con due sue amichette. Ammesso che non si sia già lanciato giù dal balcone, non saprei. -
- Fanculo. Addio Gomorov, noi dobbiamo andare. -
Uscì a grandi passi dalla stanza, poi quando si accorse che Neira era rimasta ancora dentro guardandolo stralunata, le urlò - Andiamo principessa! - e la ragazza lo seguì subito trotterellando  al suo fianco.
- Addio Hawk! - rispose il russo dalla stanza, mettendosi a ridere subito dopo.
Joey nel frattempo aveva già iniziato a salire le scale percorrendo i gradini a due a due, e se non fosse stato tanto arrabbiato Neira gli avrebbe anche chiesto il perchè di tanta fretta.
Una volta arrivati in cima percorse il lungo corridoio sempre a passo svelto, tanto che sembrava quasi conoscesse già la casa, dopodichè aprì l'ennesima porta con un calcio e vi entrò.
Il corridoio che aveva davanti sembrava lungo e buio, ma si sentivano delle voci alla fine e si poteva anche vedere una luce uscire da una porta aperta. Joey alzò una mano per indicare a Neira di fermarsi.
- Hai guardato dove Zack ha detto di averla messa? - urlò una voce provenire dalla fine del corridoio.
- No, non ancora! Ma sono sicuro che sia qui, cazzo! Ne sono sicuro! - rispose una seconda voce.
Si sentì subito dopo un rumore di un qualcosa simile a un cassetto che cade, visto che fu subito accompagnato da altri tintinnii di altri piccoli oggetti rotolare sul pavimento.
- Ma possibile che in quella merda di stanza non c'è un interfono con cui poterci parlare? E' completamente isolato dall'esterno così! - ritornò a urlare la seconda voce.
- Idiota! E' proprio per isolarsi dal resto del mondo che Kimberlin entra lì dentro! Lo sai anche tu con chi è in compagnia no? - urlò la prima.
- Sì ma cazzo...come facciamo ad avvisarlo che c'è quel pazzo di sotto? Io non... -
Si sentì altri oggetti che cadevano, dopodichè la prima voce tornò a parlare. - Trovata, ecco, l'ho trovata! Ho la chiave che apre quella dannatissima porta, entriamo e avvisiamolo! -
Al sentire quelle parole, Joey si avviò a passi rapidi verso la fonte delle voci ed estrasse la propria Smith & Wesson. Entrò nella stanza e ci trovò due uomini immersi nel caos più totale; sembrava che avessero rivoltato l'intera stanza come un calzino per trovare quello che cercavano.
- Buona sera ragazzi, che succede? - chiese Joey con un finto sorriso.
- O merda... - riuscì solo a pronunciare il primo uomo.
- Dai su, non è carino dire parolacce davanti a una signora - disse facendo segno a Neira di avvicinarsi. - Si può sapere che sta succedendo qui? -
I due uomini si guardarono, incerti se confessare o no quello che sapevano.
- Ecco...Steven è chiuso lì dentro da ore e... -
- E non è al corrente di quello che è successo fino ad adesso? - chiese Joey interrompendolo.
- ...esatto - rispose il secondo uomo.
- Come mai non avete semplicemente bussato? -
- Perchè è una stanza insonorizzata e la musica dentro è ad altissimo volume! Abbiamo provato a bussare per dieci minuti di fila ma non ci sente! -
Il sorriso di Joey si allargò ancora di più.
- Bene, bene...eccellente. Hai detto ti aver trovato la chiave tu, no? - chiese indicando il primo uomo.
- Sì, è questa! - rispose lui, pensando che collaborare con quel pazzo con una 610 in mano lo potesse aiutare dal salvarsi.
- Ok, appoggiala su quel tavolo e sparite. Di corsa. -
I due uomini si guardarono di nuovo.
- Vuoi dire che ci lasci andare? - chiese uno dei due.
- Dai fuori, non ho voglia di ripetervelo ancora. -
I due si guardarono per l'ennesima volta, dopodichè a passi lenti si avvicinarono all'uscita e poi girarono per il corridoio, mettendosi a correre per raggiungere l'uscita.
Non appena furono lontani cinque o sei metri, Joey sparò ad entrambi.
Neira sobbalzò urlando.
- Ma avevi detto che li facevi scappare! - piagnucolò.
- E' sempre divertente vedere che ci cascano ogni volta. - rispose Joey, fortemente divertito.
Recuperò la chiave, dopodichè oltrepassò la stanza ridotta a un caos indecifrabile e si portò davanti alla robusta porta che aveva davanti, inserendo la chiave e aprendola.
Una volta entrati furono subito assaliti dalla musica a un volume decisamente superiore all'umana sopportazione. Quello che si trovarono davanti sembrava essere uno studio di registrazione: c'era la batteria, svariati microfoni e cavi dappertutto sparsi per terra. Più in là, in un angolo, c'era una piccola stanza più piccola con una parete a vetro.
Joey si avvicinò lentamente, dopodichè aprì la porta di scatto.
La visione che ebbe davanti lo disgustò non poco: Steven, che sembrava completamente strafatto, era sdraiato seminudo su un divanetto davanti alla console del fonico, in compagnia di due ragazzine. Erano vestite e truccate come adulte, ma avranno avuto sì e no undici anni ciascuna.
Al vederlo irrompere in quella maniera sussultarono tutti e tre.
- Porca troia! - urlò Steven cercando di mettersi in piedi, rovinando a terra subito dopo averci provato. Le due ragazzine urlarono alla vista di Joey armato e scesero dal divanetto andando a mettersi in un angolo dietro a una sedia, come a voler scomparire dalla sua vista.
- Fai schifo Steven, lo sai vero? - gli chiese mentre lo guardava cercare di mettersi in piedi.
- Co...come cazzo siete entrati qui? - balbettò Steven, quando alla fine riuscì a risalire sul divanetto.
Joey passò velocemente lo sguardo sul tavolino che aveva davanti: era strapieno di bottiglie di liquore oltre a diverse bustine contenenti quelle che sicuramente erano diversi tipi di droga.
- Ma dai veramente questa merda a quelle bambine? - chiese con quanto più disprezzo poteva metterci.
- Io... io... - cercò di alzarsi nuovamente in piedi, questa volta riuscendoci.
Joey lo colpì immediatamente al volto, ributtandolo sul divano.
- Stai giù pezzo di merda - gli urlò. - Non sei neanche degno di stare in piedi davanti a me, sottospecie di essere umano. -
Se fosse stato per lui, gli avrebbe già sparato, ma si ricordava bene cosa gli aveva detto Neira.
La ragazza infatti, dopo aver vinto un certo disgusto per quello che aveva visto, si affiancò a Joey, guardando con pietà il proprio fratello.
- Steven... - sussurrò.
L'uomo si riprese dal colpo subito solo qualche secondo dopo, cambiando completamente espressione nel momento in cui la vide.
- Neira? Neira...sei tu? -
Gli occhi della ragazza si inumidirono immediatamente, ma trovò la forza di non piangere.
- Cosa stavi facendo con queste due ragazzine? -
- Io...io non ci stavo facendo niente... - cercò di rispondere, ma il colpo non aveva aiutato di certo la sua già scarsa lucidità.
- Avanti principessa, spostati che lo faccio fuori. Non ha senso parlargli in queste condizioni. -
- No aspetta - rispose Neira, cercando sempre di mostrarsi calma. - C'è una cosa che gli devo chiedere prima... -
- Fa..farmi fuori? Non mi vorrai uccidere adesso, vero? - chiese terrorizzato Steven.
Neira ignorò la sua domanda e si chinò davanti a lui, in modo tale da averlo davanti agli occhi.
- Hawk mi ha detto che è stato papà a volermi spedire in quel bordello in cui sono stata per due anni, e che non è stata una decisione tua. E' vero? -
Steven la guardò facendo fatica a metterla a fuoco, poi fece ancora più fatica a capire il senso di quella frase.
- S-sì, è stata un'idea sua...io non volevo... - riuscì a rispondere.
Joey per un attimo si preoccupò di come la principessa avesse iniziato il discorso, ma poi decise di lasciarla continuare.
- Va bene. E dimmi, mi sei mai venuto a trovare quando ero in quel posto? -
- S-sì, ti venivo a trovare! Ti venivo a trovare spesso! - rispose cercando di alzare la voce per farsi sentire da Joey.
- E quando mi venivi a trovare... - poi si dovette fermare, perchè le lacrime iniziarono a uscirle copiose dagli occhi.
- Neira... - Joey provò a dirle qualcosa, ma lei gli fece gesto di tacere.
- Quando mi venivi a trovare...eri tu che decidevi di farmi una dose particolarmente forte, vero? Per potermi fare quelle cose...senza che io reagissi, vero? -
Quando Joey finalmente capì quello che stava chiedendo, sentì un'incredibile schifo soffocargli l'animo, tanto da stare quasi male. Gli vennero in mente le parole di Lucrece e di Samantha, quando gli avevano detto che Steven sembrava avere quasi un'ossessione verso Neira, tanto da pensare che lui fosse in qualche modo attratto da lei. Ma arrivare ad approfittare della sua condizione mentre era al Bad girls...no, quello non lo avrebbe mai immaginato.
Steven provò a muovere le labbra per rispondere qualcosa, ma il suo cervello era troppo anestetizzato da tutto quello che aveva assunto per produrre anche la più stupida risposta.
Neira si lasciò cadere la testa in avanti, iniziando a piangere a dirotto.
- Forza principessa, forza...ora è tutto finito... - le disse Joey mettendo via la 610 e tirandola in piedi di forza. Neira lo abbracciò subito continuando a piangere e Joey lasciò che si sfogasse per qualche istante, prima di allontanarla dolcemente dal suo petto.
- Sono solo brutti ricordi, Neira, solo brutti ricordi...adesso chiamiamo la polizia e denunciamo tutto, ok? Prima chiudi questa storia e prima inizi a dimenticarla. Chiamiamo Samantha, ti va? -
Neira si asciugò le lacrime, annuendo.
- Forza, prendi il mio cellulare e chiamala. Scendi pure, io ti raggiungo subito. -
La ragazza uscì a passi lenti dalla stanza, non voltandosi nè verso Joey nè verso Steven.
Poi, una volta che i due uomini furono rimasti soli, Joey tornò a fissarlo.
- No ti prego...non lo fare... - si disperò Steven, abbandonandosi per terra e cercando di strisciare lontano da lui.
Joey si chinò e lo prese per il collo, rimettendolo seduto sul divanetto. Strinse talmente tanto che per poco non lo uccise soffocandolo.
- Apri la bocca. - disse poi.
- Co..cosa? - disse Steven, tossendo per il trattamento da poco subito.
- Ho detto: apri la bocca - ripetè Joey, estraendo la sua 610.
Steven la aprì lentamente, iniziando a piangere come un bambino che sa che sta per essere sculacciato.
Joey gli infilò in bocca tutti e 6 i pollici della lunghezza della canna della propria Smith and Wesson, dopodichè sparò.
Il colpo aprì un vero e proprio buco nel cranio di Steven, schizzando pezzi di pelle e di cervello su tutta la parete.
Rimase per un attimo a fissare il suo corpo morto che si accasciava naturalmente a terra, dopodichè si voltò e tornò velocemente al piano di sotto.
Neira era in piedi al centro dell'ingresso con il cellulare in mano.
- Hai chiamato Samantha? -
- Sì...ha detto che prende un taxi e viene subito qui. -
- Bene. E la polizia? -
- Ho chiamato anche lei...ma tu come farai ora se arriva? - chiese lei, alzando gli occhi a guardarlo per la prima volta da quando erano entrati nello studio di registrazione.
- Io infatti ora sparisco. Tieni - le disse porgendole la 610. - Sono tutti morti, ma non si sa mai. -
- Ma...come... -
Joey la interruppe mostrandole il sorriso più sincero che poteva esibire.
- Non preoccuparti per me, principessa. Ho tutte le armi che mi servono. - poi la guardò, sentendosi quasi triste al doverle dire addio.
- Statemi bene tu e la barbie eh... -
Neira lo fissò intensamente, dopodichè lo abbracciò di nuovo, questa volta senza lacrime.
- Su, su...non vorrai far commuovere James Hawk, vero? - chiese lui tornando a sorriderle.
- No, certo che no...andrai a inseguire mio padre ora? - chiese lei con un filo di voce.
- Sì...Pensacola è a circa cinque ore da qui, considerando che non pensa di essere inseguito non dovrebbe percorrere la strada a grande velocità...se parto subito e infrango qualsiasi limite, forse posso farcela a riprenderlo. -
- Capisco... -
Joey le dice un bacio sulla fronte, dopodichè la strinse un'ultima volta fra le braccia.
- Stammi bene principessa - le disse spostandosi e avviandosi verso l'uscita.
- James... - lo chiamò lei, prima che lui scomparisse.
- Dimmi. -
- Sta attento, ok? -
  
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