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Autore: retrovertigo    04/10/2015    1 recensioni
Era la prima settimana di luglio e il caldo torrido diventava sempre più insopportabile; fortunatamente la casa era a pochi metri dalla spiaggia, così avrebbero potuto raggiungerla tranquillamente a piedi. La via dove si trovavano era piuttosto isolata, c’erano soltanto altre tre villette oltre alla loro e in giro non c’era nessuno.
Ottimo!, sbuffò tra sè e sè, ormai convinto che quelle sarebbero state le vacanze più noiose della sua vita.
Genere: Drammatico, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL SEGRETO DELL’ESTATE

Ecco a voi il primo capitolo di questa mia storia-esperimento, che ho deciso di ripubblicare dopo diverso tempo. Spero vi piaccia e, se vi va, lasciate una recensioncina. Al prossimo capitolo, F.

Capitolo 1

Marco si sporse appena dal finestrino dell’auto, scorgendo in lontananza la casa che la madre aveva preso in affitto e nella quale sarebbero rimasti per tutte le vacanze estive, sino al rientro a scuola. Sentì il sole delle due del pomeriggio picchiare sulla sua testa, e un vento caldo accarezzargli le guance tonde e lisce e spettinargli i morbidi riccioli biondi; socchiuse un attimo gli occhi godendosi l’aria tiepida e lasciandosi trasportare dalle note della canzone “Estate” dei Negramaro.
 « Ehi, non sporgerti troppo! » lò richiamò Stefania.
 Si voltò leggermente a guardarla e un sorriso si dipinse immediatamente sul suo volto pieno, sentendo la madre che aveva ripreso a cantare a squarciagola la sua canzone preferita. Era bella sua mamma, lo era sempre stata ma ora come non mai; i lunghi capelli castani svolazzavano quasi a ritmo della musica che fuorisciva dallo stereo dell'auto, accarezzandole delicatamente quel volto che, nonostante i quarantadue anni compiuti da qualche settimana appena, nascondeva perfettamente i segni del tempo. Soltanto il suo sguardo tradiva una leggera malinconia, ma nonostante tutto appariva sereno, segno che tutto il dolore improvviso che si era ritrovata ad affrontare nei mesi passati rappresentava ormai soltanto un brutto ricordo.
Appena arrivati Marco scese dall’auto stiracchiandosi, un po’ assonnato e con i muscoli intorpiditi a causa del lungo viaggio; si guardò attorno incuriosito: la casa era circondata da un grande giardino un po’ in disordine, l’erba era molto alta e qualche vecchio gioco giaceva abbandonato per terra, probabilmente una famiglia con dei bambini aveva abitato lì non molto tempo prima.
Era la prima settimana di luglio e il caldo torrido diventava sempre più insopportabile; fortunatamente la casa era a pochi metri dalla spiaggia, così avrebbero potuto raggiungerla tranquillamente a piedi. La via dove si trovavano era piuttosto isolata, c’erano soltanto altre tre villette oltre alla loro e in giro non c’era nessuno.
Ottimo!, sbuffò tra sè e sè, ormai convinto che quelle sarebbero state le vacanze più noiose della sua vita.
« Marco che fai lì fermo? Vieni ad aiutarmi piuttosto! » attirò la sua attenzione la madre, mentre scaricava l’auto.
« Arrivo arrivo, eccomi... » brontolò raggiungendola.
« Bè, come ti sembra? Ti piace? » gli chiese Stefania, porgendogli uno scatolone.
 « Sì, è carina…solo che… »
« Solo che? »
« Bè, non conosco nessuno qui mamma… »
« Non preoccuparti! Sono sicura che ti farai un sacco di nuovi amici. »
« Non vedo molti altri ragazzi della mia età qui in giro, mamma...anzi, non vedo nessun'altro oltre noi. » constatò lui.
« Siamo appena arrivati! Incontrerai molti altri bambini, vedrai...e poi, in ogni caso, ci sono io, no? » 
«Si certo. » la assecondò lui senza troppa convinzione.
Avrebbe voluto replicare che ormai aveva tredici anni, non era più un bambino ed era un po’ troppo grande per stare sempre attaccato a lei, ma sapeva che era inutile discutere con sua madre. Soprattutto dopo che suo padre se n’era andato di casa, lasciandoli con un semplice biglietto dove aveva scritto che gli dispiaceva molto, ma purtroppo si era innamorato di un’altra. Erano passati ormai tre mesi e, oltre a qualche telefonata, non si era più fatto sentire. Stefania non aveva pianto, né fatto scenate o qualunque altra cosa ci si aspetti da una donna tradita e abbandonata dal marito. Si era semplicemente limitata ad affermare che era uno stronzo e a bruciare il biglietto. Ora più che mai Marco sapeva di dover stare vicino a sua mamma, spettava a lui confortarla. Non poteva deluderla, lui non l'avrebbe mai abbandonata come aveva fatto suo padre.
Passarono l’intero pomeriggio a pulire e riordinare. La casa aveva numerose stanze ed era molto più grande di quanto ci si sarebbe aspettato vedendola dall’esterno: la cucina era piuttosto spaziosa, così come il bagno e la camera da letto; al piano superiore c’erano un piccolo stanzino, un altro bagno e una camera con una scrivania e un letto singolo.  Marco corse su in camera, buttò la valigia sul letto e si affacciò alla finestra; da lì poteva benissimo vedere il giardino della casa dietro la loro: sembrava come abbandonata, l’erba cresceva alta e indisturbata, i muri erano sporchi e scrostati e anche le persiane erano tutte socchiuse e malandate. Probabilmente è disabitata, pensò. Ma proprio mentre stava per richiudere la finestra una delle persiane si aprì con uno scatto. Dalle fessure vide due occhi cerulei e inquietanti spuntare e rivolgersi proprio verso di lui. Marco sussultò preso alla sprovvista. Voleva ritrarsi ma nello stesso tempo non riusciva a staccare lo sguardo da quegli occhi vitrei e inespressivi che lo fissavano.
« Marco scendi! La cena è pronta! » lo chiamò Stefania dalla cucina. 
Richiamato dalla madre, finalmente Marco riuscì a distogliere lo sguardo e ad allontanarsi dalla finestra, che chiuse in tutta fretta. Si mise una mano fredda sul petto, sentiva il suo cuore battere all’impazzata per lo spavento. Un leggero brivido gli percorse la schiena, mentre ripensava a quegli occhi che lo studiavano dalla persiana. Lentamente si sporse nuovamente e guardò attraverso la tenda, per vedere se quei terribili occhi erano ancora lì, pronti a scrutarlo. Nulla. Le persiane erano chiuse, tutto sembrava esattamente come prima.
Che se lo fosse soltanto immaginato?
Decise di non pensarci troppo, e si precipitò giù per le scale.
   
 
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