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Autore: Emma_Sirius_Potter    04/10/2015    2 recensioni
Mentre tenta di insegnare ai suoi alunni come preparare la Pozione Restringente, Severus Piton s’imbatte in un vecchio bel ricordo che forse, tutto sommato, non avrebbe voluto rimembrare.
Lily e i suoi fiori lo perseguitano ancora come un fantasma, e non è sicuro di voler spiegare ai suoi alunni perché la pozione di Paciock è diventata arancione.
Di certo non è colpa di stupide milze di gatto o succo di sanguisuga.
Dal testo:
“Il volto di Severus si schiuse in un largo sorriso, quasi più unico che raro. Quella era la sua Lily, buona come il pane, ma certo non ingenua. Sarebbe rimasto ad ascoltarla per tutto il giorno.
- Attenta Lily, parli quasi come una Serpeverde – la provocò, divertito. Sapeva che non le sarebbe piaciuto, ma lui aveva sognato mille volte che il comportamento di Lily assomigliasse un po’ di più a quello di una Serpeverde. Si sarebbe sentito un po’ più vicino a lei.
Ma lei arrossì ancor peggio.”
{Storia partecipante al “Fan Art Contest” indetto da _kimmy_ sul forum di EFP}
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Storia partecipante al “Fan Art Contest” indetto da _kimmy_ sul forum di EFP

Fan Art (Coppia + numero): Severus/Lily, Immagine 8
NoteLa storia è in parte ambientata nel capitolo 7 di Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, “Il Molliccio nell’armadio”. Gli avvenimenti descritti in quella parte della storia sono rigorosamente fedeli al libro. La maggior parte del testo è però un’analessi nei ricordi di Piton, e il titolo richiama il capitolo 28 di Harry Potter e l’Ordine della Fenice, “Il peggior ricordo di Piton”, dove troviamo la situazione capovolta, perché a trionfare era James, mentre in questo ricordo è Piton ad avere qualche piccola soddisfazione.
Eventuali NdA: Per chi non fosse molto esperto di fiori, è necessario che, prima di cominciare a leggere la storia, conosca la differenza fra pratoline (o margherite comuni) e margherite diploidi: le prime, sono le classiche, piccole margherite che si trovano in giardino, le diploidi invece sono, diciamo, la versione più grossa e robusta. Su Lily Evans invece ho da dire alcune cose: la classica caratterizzazione data al suo personaggio dagli autori di fanfiction, ne dà una versione leggermente diversa dalla mia. Si tende a darle uno spirito battagliero, sempre in contrasto con James Potter e un carattere da “prefetta-perfetta”. Io ho voluto esaltare il buon carattere di Lily, la sua capacità di vedere il buono in tutti, la sua vivacità e soprattutto, i suoi dubbi. Penso che, soprattutto da più piccola, a volte abbia fatto fatica a mettere i suoi ideali e principi davanti all’amicizia con Severus. Non è facile avere un amico come lui, e penso che lei ci tenesse abbastanza. Dato che la Rowling non ha mai parlato molto di lei e non conosciamo davvero la sua caratterizzazione, non ho creduto necessario aggiungere l’avvertimento OOC.
 
 
 
 
 
 
 
 
Il Miglior Ricordo di Piton
{Di Radici di Margherita e vecchi Rancori}

 
 
 
Quel martedì mattina, ad Hogwarts, le cose procedevano noiose e detestabili come sempre.
Seduto alla sua cattedra di legno d’ebano, Severus Piton attendeva seccato l’arrivo degli studenti del terzo anno nell’aula di Pozioni.
Era oramai quasi una settimana che le lezioni erano iniziate e Potter, con suo sommo disgusto, aveva già trovato di che farsi notare. Dopo l’incidente col Dissennatore, girava una nauseante miriade di voci per il castello. Che Harry Potter era svenuto, che Harry Potter era stato perseguitato da quegli esseri, che Harry Potter di qua, che Harry Potter di là. I ragazzini Canon erano addirittura arrivati a mettere in giro la voce che Harry Potter avesse sgominato da solo venti Dissennatori sul treno e lui si era ripromesso, appena appresa quella diceria, di trovare al più presto un pretesto per togliere punti a entrambi appena avessero varcato la soglia del suo sotterraneo.
Dice di aver sentito qualcuno gridare” aveva riferito preoccupato Lupin in sala professori, dopo la Cerimonia dello Smistamento. “Doveva essere la voce di Lily”. E Severus non aveva potuto fare a meno di sentirsi contorcere lo stomaco dal rimpianto e dal disgusto. Anche lui sentiva Lily, vedeva Lily, ogni volta che le guardie di Azkaban si avvicinavano. La vedeva morta, la vedeva voltargli le spalle e abbandonarlo, gridargli che non voleva rivederlo mai più. E soprattutto vedeva se stesso, quella notte sulla collina, quando si era reso conto di averla consegnata alla morte, ed era strisciato implorante ai piedi di Silente, si vedeva nel suo studio a piangere e desiderare che al posto di Lily a rimetterci la pelle quella notte fosse stato Potter. Non poteva sopportare la sua vista, né vedere quegli occhi incastrati a tradimento nel volto del suo vecchio rivale, che lo scrutavano con aria di sfida. Non era ancora riuscito ad accettare che lui e il figlio di James Potter potessero avere qualcosa da condividere, né tantomeno che quel qualcosa fosse Lily Evans. Harry Potter non sapeva niente, non aveva niente di Lily Evans. Non aveva il diritto di soffrire per lei.
Al suono della campanella, accompagnati da un irritante chiacchiericcio, una ventina di Grifondoro e Serpeverde si riversarono in aula, prendendo posto tra i banchi e muovendosi più goffamente e rumorosamente che se fossero stati un esercito di troll in un emporio di alambicchi di cristallo.
Senza troppi preamboli, afferrò la sua vecchia copia di Pozioni per Principianti dallo scaffale, la sbatté sulla cattedra distrattamente e, senza neppure consultarla (come mai aveva avuto bisogno di fare, dacché insegnava), cominciò a spiegare il procedimento per la preparazione della Pozione Restringente e a scribacchiare velocemente l’elenco degli ingredienti sulla lavagna. Sperò di andare abbastanza veloce perché Potter, o perlomeno Paciock si perdessero qualche pezzo e combinassero qualche disastro. Aveva un impellente bisogno di sottrarre punti al Grifondoro, quella mattina più che mai.
- …radici di margherita, Grinzafico, milza di ratto, succo di sanguisuga, un bruco affettato. Questo è quanto. E ora affrettatevi: avete solo quest’ora di tempo per preparare una pozione Restringente che possa essere considerata degna di questo nome. – disse, soffermando sogghignante lo sguardo per qualche secondo su Neville Paciock.
La lezione si svolse in modo conforme all’usuale. Draco Malfoy entrò in ritardo, fingendo palesemente di avere un qualche insopportabile dolore al braccio, ma Piton lo lasciò fare, divertendosi poi, nel corso dell’ora a punzecchiare Potter e il fido Weasley sfruttando l’invalidità del Serpeverde.
Fece tagliare le radici di margherita di Malfoy a Weasley, e a Potter lasciò il digustoso compito di sbucciargli il Grinzafico. Fu solo quando la pozione di Neville Paciock assunse uno scoraggiante color arancione (avrebbe dovuto essere verde acido) che, per la prima volta dopo anni, si ritrovò a dover riaprire la pagina della Pozione Restringente su Pozioni per Principianti: dopo aver sgridato e –notò con somma soddisfazione- terrorizzato Paciock, attribuendo la cattiva riuscita del liquido a un errore con la milza di ratto e il succo di sanguisuga, tornò sconvolto alla cattedra, mentre un vecchio ricordo –uno degli unici che forse, un tempo, gli erano sembrati felici- gli tamburellava insistente nella mente.
Uno scoraggiante color arancione.
Forse, per una volta, anche se non l’avrebbe mai ammesso, non era stata tutta colpa di Paciock.
Come assorto, cominciò a scartabellare le pagine del volume puzzolente, recitando qualche strana parola a fior di labbra e aggrottando la fronte di tanto in tanto.
- Radici di margherita…
Non era la prima volta che quella pozione diventava arancione.

 
***
 

Il vento soffiava leggero tra gli alberi in riva al Lago Nero, quella mattina.
Era una fresca giornata settembrina, uno degli ultimi veri sabati d’estate: il verde dell’erba regnava ancora padrone e il cielo azzurro tamponato di bianco sapeva di sereno, di vento e di luce. Le avvisaglie dell’autunno si scorgevano qua e là: qualche albero appariva più dorato, un odore di terra e di mosto cominciava a serpeggiare sinuoso nell’aria e le zucche di Hagrid stavano lentamente cominciando a maturare.
La bella giornata aveva attirato molti studenti fuori dalla scuola, che, stesi pigramente sul prato ripassavano o chiacchieravano, lasciandosi baciare dalla luce del sole.
Leggermente distaccato da tutti gli altri, in un cantuccio tutto suo fra l’erba, si era annidato Severus Piton, giovane studente del terzo anno che più che di un ragazzo, pareva avere l’aspetto di un nero rapace arcigno, con quel suo naso adunco e gli unti capelli neri che gli ricadevano sul volto giallastro e magro, quasi a volerlo nascondere. Quel giorno non faceva freddo e non aveva indossato il mantello, e forse era una fortuna, o qualcuno avrebbe davvero potuto scambiarlo per uno scuro corvo solitario.
Era intento a scartabellare febbricitante un libricino consunto dalla copertina marrone preso in prestito dalla biblioteca scolastica; mentre le lunghe dita sfogliavano nervosamente le pagine, mormorava a bassa voce il nome di quello o quell’altro ingrediente, come per passare in rassegna un’immaginaria lista della spesa.
Ad un tratto, una ragazza con una notevole chioma di capelli rossi si distaccò gaiamente da un gruppo di persone vestite di rosso e di oro stese sulla riva del Lago Nero e si diresse ridendo verso l’angolo d’erba del ragazzo. Sapeva che a lui non piacevano né la grande compagnia, né i luoghi affollati e se n’era fatta una ragione da molti anni ormai.
Quel giorno vestiva di blu. Severus l’adorava quando vestiva di blu (anche se a ben pensarci, in realtà, l’adorava sempre), perché le stava da dio. L’azzurro faceva un bel contrasto con i capelli rossi e a uno sguardo distratto poteva sembrare quasi che una fiamma solitaria avesse deciso di mettersi a bruciare la cima del cielo.
Ci aveva pensato, qualche volta, a paragoni come questo. Lily era bella, e se ne potevano fare tanti; anche se, in tutta onestà, spesso e volentieri se ne vergognava. Avrebbe semplicemente dovuto smettere di fare certi pensieri su di lei, a volte finivano solo per farlo sentire stupido, o presuntuoso. A volte pensava con orrore a quello che avrebbe potuto pensare di lui se fosse riuscita ad intrufolarsi nella sua mente e leggerla e si sentiva pervaso da un mare d’imbarazzo. Lei era dieci gradini sopra a tutte le altre; che razza di idiota avrebbe mai potuto sperare di avere qualche possibilità?   
- Ehi Evans, ancora a perdere tempo con Mocciosus? – gridò qualcuno non molto lontano da loro - Vieni a sederti insieme a noi!
“Giusto” pensò Severus con stizza e sarcasmo. “Finché c’è Potter in circolazione, di sicuro possiamo star certi che tale idiota esiste”.
James Potter era un pallone gonfiato. Era tronfio, arrogante, spocchioso, irritantemente eccellente in quasi tutto quello che faceva, e come se non bastasse l’anno precedente si era rivelato la nuova brillantissima scoperta della squadra di Quidditch del Grifondoro, guadagnandosi enorme notorietà e un certo rispetto. Tra l’altro, James Potter aveva lo scomodo difetto di possedere una per una tutte le cose che a Severus mancavano, o che anche solo avrebbe potuto desiderare: una famiglia che lo amava e lo viziava, dei vestiti degni di questo nome, un bel viso e un’aria socievole, da campione, che lo rendeva simpatico e divertente agli occhi di tutti quelli che lo incontravano.
- Potter – ribatté Lily con voce stanca ed esasperata, lanciandogli un’occhiata severa e fredda – Non sei affatto divertente.
Aveva l’aria indifferente di chi è abbastanza intelligente da non lasciarsi abbindolare da un paio di stupidi, seppur eccellenti, numeri su una scopa volante, e voltandogli le spalle continuò ad avanzare fino a Piton per sedersi di fianco a lui, con un’adorabile aria di sfida dipinta in volto.
Severus amava quei momenti. Amava osservare lo sguardo perplesso da cane bastonato che puntualmente si dipingeva sul volto di Potter ogni volta che qualcuno non cadeva ai suoi piedi sbavando, scosso e indispettito come solo una persona tanto viziata e puerile poteva abbassarsi ad essere, se rifiutata. Lily era maestra in materia: non era frivola, né superficiale, né vezzosa, e la popolarità di lui non la toccava minimamente. Lo lasciava sempre a bocca asciutta. Lily credeva nell’amicizia e, ancora meglio, credeva nella loro amicizia, di lei e Severus, anche se lei era così tanto superiore a tutti, così tanto migliore di tutti, sia di lui che di Potter.
In quei momenti, suo malgrado, era Piton a sfoderare un sorrisetto tronfio. In fondo, anche lui aveva qualcosa che James Potter, per quanto la desiderasse ardentemente, non era ancora riuscito ad ottenere, sia pure con tutte le lusinghe, le moine e le spacconerie di questo mondo.
Come Lily si sedette accanto a lui, una decina di fiori rosa e gialli spuntò vivacemente tra erba, per poi dissolversi nel nulla una dozzina di secondi più tardi.
Severus l’osservò incuriosito:
- Hai cominciato a provare il nuovo incantesimo di Vitious?
- Sì! Non è grandioso? – rispose lei; poi cominciò a poggiare lentamente una dopo l’altra le piante dei piedi a terra a ritmo alterno, mentre petali colorati spuntavano da terra e vi ritornavano ad ogni nuovo tocco – Primule e anemoni stellati a settembre! Dovrebbe durarmi per circa un paio d’ore! Ricordi quando facevo spuntare le margherite da bambina, Sev?
Certo che lo ricordava. Lily aveva sempre avuto una passione sfrenata per i fiori. Fin dalle prime volte che si era appostato nel parco per spiarla, l’aveva vista far sbocciare germogli, rose e tulipani sotto lo sguardo inorridito della sorella. A Severus in realtà non importava un granché dei fiori in sé; era la magia di Lily che li animava ad affascinarlo enormemente, ma aveva imparato a memoria tutte le specie di fiori che Lily preferiva, e non gli era certo sfuggita la sua predilezione per le pratoline, o per la Margherita diploide: tendeva a giocarci sempre più che con gli altri fiori e, più avanti, quando avevano cominciato la scuola, aveva notato che amava molto anche disegnarle e scarabocchiarle sui margini delle pagine o negli angoli delle pergamene.
Mentre continuavano a conversare la ragazza sfoderò la bacchetta e cominciò a mirare ai fiorellini che le spuntavano tra le dita dei piedi. Con un paio di Incantesimi della Pastoia riuscì a pietrificarne una dozzina prima che si dissolvessero e, raccoltili, iniziò ad intrecciarli in una coroncina. Severus l’osservava rapito.
- … comunque, tutto bene Sev? – l’interrogò lei ad un tratto.
Lui esitò.
- Perché?
Lily alzò le spalle, lo sguardo sempre concentrato sulla corona stretta fra le sue mani.
-  Ho visto come sfogli quel libro, non ho gli occhi bendati.
Rimasero in silenzio per qualche lunghissimo secondo. In effetti, c’era qualcosa, ma non aveva davvero molta voglia di parlarne. Il ridicolo episodio del giorno prima era bastato e avanzato.
- E’ per la Pozione di Lumacorno, vero?
Lui serrò le labbra.
La mattina precedente, come di programma, Lumacorno aveva fatto preparare loro un paiolo di Pozione Belligerante. Ma quella di Piton, prima di andare in ebollizione era magicamente evaporata, lasciandolo senza più neanche una goccia di liquido da consegnare a fine ora. E le risatine di sottofondo provenienti dal banco di Black e Potter non avevano certo permesso al suo umore di migliorare. Per lui era stato un colpo basso: se c’era qualcosa in cui era veramente molto più bravo di tutti gli altri, quella era Pozioni.
- Non riesco a capire. – si lamentò, e fu più forte di lui - Avevo svolto correttamente tutto il procedimento… anche questo libro lo dice. Ho fatto esattamente tutto quello che…- ma si interruppe, scorgendo una nota di sensi di colpa sfumare negli occhi verdi dell’amica.
- Lily. – fece, con fare inquisitore.
- Sì?
- Tu sai qualcosa, vero?
Lei abbassò lo sguardo.
 - Lily!
- E va bene. Ma devi promettermi che non combinerai nessun guaio, se te lo dico. Con nessuno. Li ho sentiti mentre lo dicevano ieri sera in Sala Comune. Ma davvero, Sev, promettimi che non li andrai a provocare. Sono stanca di vedervi litigare, e…
Tutto fu subito chiaro.
- Potter! Ma certo! Come ho fatto a non pensarci? E’ proprio il genere di cose che un bastardo come… – ruggì, carico di rancore.
- Severus.
- … che un verme…
- Sev.
-… che un defi-
- SEVERUS!
Piton le rivolse uno sguardo scioccato. Come poteva difenderlo?
Lily aveva questa tendenza, questa sua irritante abitudine di riuscire sempre a giustificare chiunque, anche se il suddetto se ne girava per il castello con la scritta ‘COLPEVOLE’ pitturata sulla fronte. Vedeva qualcosa di buono in ogni persona. Probabilmente, quello era anche il motivo per cui non l’aveva mai abbandonato ed era rimasta sua amica per tutto quel tempo, ma quando era con Potter che lei si comportava così, a Severus non poteva che dare tremendamente sui nervi.
- Lily, ma come puoi…
Ma lei lo zittì con uno strano sguardo e la frase rimase sospesa a mezz’aria. Con un gesto della mano gli fece segno di attendere e lui, incuriosito, scordò per un attimo tutta la faccenda, mentre tentava di capire cosa avesse in mente l’amica.
Lily si sistemò velocemente la coroncina di fiori in testa, scostò la gonna azzurra dalla zolla d’erba di fianco a lei e, dopo essersi strofinata le mani, le spinse con forza contro il terreno, a braccia tese.
Severus osservò lo sforzo e la concentrazione dipingersi sul suo volto. Anche con quella smorfia dipinta in faccia era bella.
Dopo un paio di secondi, uno stelo più grande degli altri cominciò a crescere veloce, fino ad arrivare a una ventina di centimetri d’altezza. Poi Lily aprì una mano, e il germoglio si schiuse, rivelando un fiore bianco dal pistillo giallo.
Piton impiegò ben poco tempo a riconoscerlo.
- Una margherita? – osservò, scettico.
Lei lo guardò con uno sguardo d’intesa.
- Non è una margherita e basta, Sev. E’ una margherita diploide.
Lui inarcò un sopracciglio. Continuava a non capire dove volesse andare a parare.
Lei sospirò.
- Io so come Potter e Black ti hanno sabotato la pozione.
- Con una margherita diploide? – chiese sarcastico.
- No. Con una Rosa Meijerem. – ribatté lei con tono solenne.
Vedendo che comunque non capiva, sbuffò, esasperata.
- Severus! Non è ovvio? La Rosa Meijerem si usa per preparare gli Antidoti per il mal di testa, non certo per la Pozione Belligerante! Per quella serve una varietà di rosa completamente diversa per le proprietà, anche se quasi identica per l’aspetto…
- La Rosa Virgo. – completò Severus, che aveva studiato la lezione.
- Esatto. La Rosa Virgo, che qualcuno deve averti sostituito con una Meijerem. E sai qual è il prossimo argomento che affronteremo a Pozioni?
- La Pozione Restringente! - rispose meccanicamente, cominciando finalmente a capire il ragionamento della rossa. – Il cui ingrediente principale non sono le radici di margherita diploide, ma…
- … le radici di margherita comune. Vedo che finalmente hai colto. – concluse lei, con un mezzo sorriso colpevole stampato in faccia.
Severus ghignò, sorpreso all’idea che proprio Lily Evans potesse arrivare a suggerire qualcosa di talmente meschino.
- Settimana scorsa ho provato a prepararla usando le radici di margherita sbagliate – spiegò lei – E’ venuta arancione anziché verde, ed era velenosa. Ho rischiato quasi di far saltare in aria il calderone.
- Mi stai davvero suggerendo di sostituire gli ingredienti di qualcun’altro?
Lei avvampò, probabilmente piena di vergogna per quel che stava facendo, ma rispose con fermezza.
- Beh, se lo sono meritati. Non sapranno che sei stato tu e non potranno prendersela con nessuno. Ma almeno qualcuno potrà ricordare a Potter che chi riscuote, prima o poi paga anche…
Il volto di Severus si schiuse in un largo sorriso, quasi più unico che raro. Quella era la sua Lily, buona come il pane, ma certo non ingenua. Sarebbe rimasto ad ascoltarla per tutto il giorno.
- Attenta Lily, parli quasi come una Serpeverde – la provocò, divertito. Sapeva che non le sarebbe piaciuto, ma lui aveva sognato mille volte che il comportamento di Lily assomigliasse un po’ di più a quello di una Serpeverde. Si sarebbe sentito un po’ più vicino a lei.
Ma lei arrossì ancor peggio.
- Sì, beh, in effetti non è… Insomma, mi sembrava uno scherzo innocente, no? Io…
- Lily. Sto scherzando.
- Ah. Beh, sì. Giusto.
Tacquero per alcuni istanti.
- Comunque, questa margherita non scomparirà, l’ho fatta con le mani. – esclamò infine lei. - Puoi usarla.
E così dicendo, strappò il fiore e glielo mise dietro l’orecchio.
Lo fissò incerta per qualche secondo e poi lo baciò sulla guancia, prima di alzarsi e tornarsene dalle sue amiche Grifondoro stese vicino al lago. Oltre la cortina di capelli rossi di lei, Severus riuscì a scorgere un James Potter molto immusonito che, una decina di metri più in là, li osservava con aria cupa. Avrebbe giurato che lo spettacolo non gli piacesse per niente e non potè che compiacersene.
- Stammi bene, Sev. E, se puoi, evita di tradire il mio Lato Oscuro – scherzò lei, con un mezzo sorriso – Ho una reputazione da difendere.
S’incamminò verso il lago, una brezza leggera mosse la sua gonna azzurra e i suoi capelli rossi e la fiamma ricominciò ad ardere nel cielo.
Con uno sguardo che sperò non tradisse così tanto la sua adorazione, seguì Lily allontanarsi lasciandosi dietro un sentiero di fiori colorati.
Una volta tornato al castello, tirò fuori dalla cartella la sua copia di Pozioni per Principianti, e con somma delicatezza vi chiuse dentro la margherita, pronto a utilizzarla al momento opportuno.
Il lunedì successivo, la Pozione Restringente di James Potter divenne di un improbabile color arancione carota e il suo calderone esplose, schizzando dappertutto e facendo perdere una decina di punti al Grifondoro. Ancora più arancione divenne la faccia di James quando uno degli schizzi lo colpì sulla guancia, spedendolo dritto in infermeria; Lily si lasciò rodere di conseguenza dai sensi di colpa fino al giorno in cui non ne uscì, ma entrambi non poterono non ammettere di essersi enormemente divertiti, quando cominciò a circolare la voce che Sirius Black avesse perso metà dei capelli durante l’incidente.
Più di tutto, a Severus piaceva l’idea che, per una volta, complice nella sua guerra contro Potter, si fosse schierata Lily. Si sentiva potente, inaffondabile, pura emozione gli scorreva nelle vene. Era così che la voleva, che l’aveva sempre voluta: amica, complice, compagna e amante.
Sia Potter che Black non impiegarono molto a risalire al colpevole, o, per meglio dire, ad accusare Severus senza neanche una prova in tasca, ma a Piton non importò più di tanto: per svariati mesi, da quel momento, le cose con Lily andarono a gonfie vele. Non trovò mai il coraggio di dichiararsi, ma più volte si convinse di star riuscendo a trascinarla dalla sua parte, più volte lei lo stette ad ascoltare. Sentiva che lei voleva aiutarlo, che non voleva perderlo né lasciarlo. Che era disposta a capirlo, malgrado le loro diverse nature. Si sentiva fortunato, perché nonostante tutto, nonostante il mondo fosse pieno di persone migliori, lei si era fermata e aveva scelto lui. Nient’altri che lui.
Chi conosce la storia sa che mai illusione fu più grande, che Lily un giorno si accorse di essere arrivata al limite e smise di seguirlo, ma per anni Severus avrebbe continuato a considerare quel fresco sabato mattina d’estate come il giorno in cui si era illuso che, forse, in futuro, Lily Evans avrebbe potuto scegliere lui al posto che James Potter.

 
***

 
Severus Piton alzò gli occhi costernato da Pozioni per Principianti.
A metà fra pagina 177 e 178, reciso in prossimità delle radici, uno stelo rinsecchito reggeva una sottilissima corolla appiattita di petali bianchi, abbandonata tra quelle pagine da ormai vent’anni.
Devastato, Severus alzò gli occhi dalla cattedra, e li posò istintivamente su Harry Potter, la prova vivente che quella margherita, in fondo, non aveva mai davvero significato niente. A vincere, alla fine, era stato James Potter.
Mentre un connubio di rancore ed odio s’impadroniva del professore, il ragazzo voltò il capo, e per un attimo gli occhi di Lily incontrarono i suoi. Severus ne rimase paralizzato, e fino alla fine dell’ora non fiatò né si alzò dalla sua sedia.
Quando infine la campanella stava per suonare, si diresse, come promesso, a controllare il lavoro di Paciock. Gli aveva detto che avrebbe testato la pozione sul suo rospo e non vedeva l’ora di farlo. Almeno avrebbe avuto come magra consolazione punti sottratti a Grifondoro e uno stupido Paciock in lacrime. In fondo, era tutto quello che era sempre e solo riuscito ad ottenere: non Lily, né i suoi occhi, ma inutili incidenti con la Pozione Restringente e qualche punto sottratto ai rosso-oro. Si sentì vagamente patetico, ma non si volle comunque negare ciò che passava il convento.
Con suo grande disappunto, la pozione funzionò alla perfezione, e il rospo non riportò nessun particolare danno. Si premurò di sottrarre alla signorina Granger i dovuti punti per aver aiutato Paciock –chi altri poteva essere stato?- e poi cacciò malamente tutti gl’indignati studenti fuori dalla soglia del suo sotterraneo.
Una volta rimasto solo, pianse e s’infilò in tasca la margherita.
Ne avrebbe avuto bisogno, con tutti quei Dissennatori in giro.

 
  
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