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Autore: Voglioungufo    04/10/2015    3 recensioni
"Perdonatemi, ma io non ce la facevo più. E io non sono uno di quelli che lascia spazio alla ragione, ai pensieri. Sono istintivo, mi lascio andare alle emozioni ed è il mio corpo a raccontare una storia, non le mie parole.
Perdono ma non ce la facevo più."
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"Te ne andrai di nuovo. E io ti seguirò di nuovo.
Combatteremo, di nuovo.
E io mi lascerò baciare, di nuovo.
E tu ti lascerai amare, di nuovo.
Ti stringo più stretto, le mani su di me, ovunque. Mi lascio toccare, baciare, mentre tu ti lasci amare.
Ti racconterò la storia di un bacio, con questo mio corpo."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Metto le note qui perché, be’, quando ho finito di scrivere mi sono sentita un po’ vuota, come se ci fosse altro da scrivere ma non abbastanza tasti. E forse nemmeno parole.
Vorrei che lo provaste anche voi, quindi non vi annoierò sotto con i miei sproloqui.
Stavo ascoltando una canzone e mi è tornato in mente una cosa che ho ascoltato non mi ricordo né dove, né da chi, né quando. Parlava di due persone che si amavano, dei loro gesti. Ho provato a cercarlo ma non l’ho trovato, così l’ho scritto io con quello che ricordavo e con quello sentivo. Ho aggiunto i miei bambini ninja perché vorrei che si amassero così. Se voi sapete da chi mi è nata l’idea vi sarei grata se me lo dicesse in modo che io possa contattare (se possibile) la persona in questione e avvertirla, nominarla, ringraziarla o nonloso
Non so quando o dove ambientarla, potete decidere qualsiasi momento della seconda serie.
Spero di non avervi annoiato e vedere qualche vostro commento.
V
 
 
 
 
La storia di un bacio.
Perdonatemi, ma io non ce la facevo più. E io non sono uno di quelli che lascia spazio alla ragione, ai pensieri. Sono istintivo, mi lascio andare alle emozioni ed è il mio corpo a raccontare una storia, non le mie parole.
Perdono ma non ce la facevo più.
 
Mi prendi, stringi le tue mani sulle mie spalle e mi butti sul letto, ti stendi su di me e mi baci.
“Non ci amiamo”,
“Non possiamo” e
“E’ sbagliato”
Sussurriamo, tra un bacio e l’altro, quasi fosse aria. Ma io mi lascio baciare e faccio finta di non amarti davvero, come se non importasse e domani potessi già dimenticarti, baciare con la stessa intensità altre labbra.
“Questo non vuol dire niente”.
Passo le dita sul tuo viso bianco, liscio, privo di barba o imperfezioni, ti bacio il collo e tu sospiri, annuso il tuo odore che non è mai stato così sbagliato, perché è quello di un assassino, che sa di sangue. Passo le dita tra i capelli, lisci, non si impigliano e sembrano le piume di un falco, stringo le ciocche e bacio più forte.
“Sei mio”. Non sei mio. Non sarai mai mio.
Lascio i capelli, faccio scivolare le dita sulla schiena, l’accarezzo con i polpastrello e la sento tremare, fremere. E fremo pure io. Seguo le vertebre, in rilievo, accarezzo un graffio, una vecchia ferita cicatrizzata. Chi hai lasciato che ti ferisse, amore mio? Accarezzo le scapole, sporgono, sembrano ali (le ali di un angelo) tagliate e le stringo come se potessi volare via di nuovo da me, come hai sempre fatto. Ti stringo di più, di più, non è ancora il tempo che ti ricrescano e che tu possa volare via da me. Non ora, non domani.
Mi abbracci forte, fortissimo, e sento la mia anima frantumarsi alla tua presa, mi manca il fiato,  lo lascio andare tra i tuoi capelli. Mi solleticano il viso. Scivolo con le mani sul tuo collo, lo sfioro delicatamente, e ti alzo la testa.
E ti guardo.
Come sei bello
Ho guadagnato la tua attenzione, posi gli occhi su di me, sulle mie labbra e io miei sulle tue. Hai il viso leggermente arrossato, le labbra umidi e gli occhi neri, glaciali, lucidi. Mi guardano, dilatati, scuri pieni dinonsoche.
Quanto sei bello.
E quanto vorrei che il tempo si cristallizzasse così, con noi due allacciati, abbracciati, amati e nessuna guerra fuori, stretti così come due amanti. Tendi io collo, ti trattengo per qualche secondo. Qualche altro secondo per guardarti, ammirarti e sentire che sei mio. Un altro secondo. Un altro. E un altro ancora.
Ancora. Mi baci un’altra volta, con gli occhi chiusi, le ciglia nere che sfiorano le guance, e chissà cosa, chi, vedi dietro le palpebre. Chissà. Se ti rimane qualcosa di me.
Incrociamo le dita, le lingue, i corpi combaciano, si incrociano anche le gambe, tutto per avere più spazio. Non c’è più spazio e nemmeno tempo-no, stringiamoci ancora. È tutto troppo stretto per potersi allontanare, staccare. E il tuo odore ormai è il mio, la mia saliva la tua. Mi mordi il labbro inferiore, mi baci il mento, mi baci il collo e io sono sotto un cielo stellato a contare le stelle cadenti. Ti alzi di poco e bacio la punta del naso, ti accarezzo le guance –quante cose – le labbra –che vorrei dirti – ti bacio le palpebre chiuse –ma che non sono in grado – la fronte –di spiegare – sposto le ciocche corvine –quante storie che –bacio anche quelle –non ti racconterò mai. Posi le labbra sulla fronte e io ti allontano, mi guardi offeso. Ti allontano giusto un po’, giusto per ammirarti meglio mentre i nostri corpi s’intrecciano.
Ti fermo, si ferma il tempo. E si ferma il mio cuore. Appoggi la mano sulla mia, accarezzi il dorso con le dita lunghe, scendi per il polso, segui il profilo delle vene sull’avambraccio, mi fai il solletico sull’angolo del gomito e sfiori il muscolo in rilievo, ruoti intorno alla spalla e mi fai rabbrividire arrivando al collo. Segui il mento, ti fermi agli angoli della bocca e poi le appoggi sulle labbra. Le apro e ti bacio le dita a una a una come se fossero i petali di una rosa. Le bacio come se fossero le tue labbra.
Mi baci i graffi sulle guance e sento il tuo respiro nelle orecchie, tra i capelli e affondo il viso sull’incavo della spalla. Sei su di me. E i tuoi sospiri coprono il ticchettio dell’orologio, tempo inesorabile che fuori scorre mentre noi siamo fermi abbracciati. Le lancette vanno avanti. E le tue labbra, che si appoggiano sulle mie. Ti bacio piano e tu mi baci più forte, mi lascio andare. Per una volta voglio lasciarmi andare e lasciarmi baciare. Da te.
Mi sorrisi sulla guancia, da quanto non sorridevi Sas’ke?
“Naruto..-” sussurri sulla mia pelle e ti bacio il collo, proprio sotto il mento. Mi lascio stringere e ti stringo. Non ci amiamo –o forse sì. Ma domani non importerà.
Te ne andrai di nuovo. E io ti seguirò di nuovo.
Combatteremo, di nuovo.
E io mi lascerò baciare, di nuovo.
E tu ti lascerai amare, di nuovo.
Ti stringo più stretto, le mani su di me, ovunque. Mi lascio toccare, baciare, mentre tu ti lasci amare.
Ti racconterò la storia di un bacio, con questo mio corpo.
   
 
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